sabato 11 dicembre 2010

Dal sito: Testimonianza ortodossa

CRISTO NASCE, GLORIFICATE

SAN GREGORIO IL TEOLOGO

Cristo nasce, glorificate. Cristo scende dal cielo, incontratelo.
Cristo scende sulla terra, risorgete. Cantate il Signore a tutta la terra e insieme si allieta il cielo ed esulta la terra per il Dio in cielo e poi sulla terra. Anche io parlerò a voce alta della forza di questo giorno.
Colui che è senza carne si incarna. Il Logos diventa materia. Colui che non può esser visto si vede.
Colui che è senza corpo si può toccare. Colui che è senza tempo inizia: Gesù Cristo ieri e oggi, lo stesso nei secoli.
Uno da due nature antitetiche, carne e spirito. L’una ha deificato, l’altra si è deificata. O quale nuova mescolanza! O quale incredibile composto! Colui che È nasce e l’increato è generato. L’incontenibile si fa contenere per mezzo di un’anima spirituale che fa da mediatore fra il divino e la materia della carne. Colui che fa accrescere si impoverisce.
Si impoverisce perché prende la mia carne per arricchirmi della Sua divinità. Il Colmo si svuota, perché si svuota, per un po’, della Sua gloria, per farmi prendere dalla Sua pienezza.
Quale è questa ricchezza di bontà? Quale è questo mistero che si è compiuto per me? Ho ricevuto la Sua “immagine” ma non l’ho custodita. Prende la mia carne per salvare
“l’immagine” e per rendere immortale la carne. Realizza una seconda comunione molto più incredibile della prima. Allora ci ha donato il meglio: “il secondo la Sua immagine”; adesso riceve il peggio: “la mia carne”.
“Cristo nasce, glorificatelo. Cristo scende dal cielo, incontratelo.
Cristo scende sulla terra, risorgete. Cantate il Signore tutta la terra….” Con una parola si allieta il cielo ed esulta la terra per il Dio in cielo e poi sulla terra. Cristo si presenta
con corpo da uomo, esultate con timore ma anche con gioia. Con timore per la colpa del peccato e con gioia per la speranza della salvezza.
Di nuovo si dissolve il buio, di nuovo è la luce. Di nuovo è castigato con l’oscurità l’Egitto e di nuovo il popolo israelita è illuminato con la colonna di fuoco. La gente che si trovava nell’oscurità dell’ignoranza veda la grande luce della conoscenza divina. Ha fatto cancellare l’antica maledizione e ha reso ogni cosa nuova. La lettera della morte arretra. Lo Spirito domina. Le ombre della morte si cancellano. 
La Verità trionfa!
Melchisedec adesso ci indica Colui che stava aspettando: Gesù Cristo. Colui che, essendo Dio, non ha madre e nasce senza padre. Perché per il Creatore di tutto non valgono le leggi naturali.
Tutte le nazioni acclamate perché “ bambino è nato per noi e il Suo nome è Angelo del Gran Consiglio”. Chiama san Giovanni il Battista: preparate la via del Signore. E anche io parlerò a voce alta del significato e della forza di questa giornata.
Colui che è senza tempo ed eterno, adesso, prende inizio.
Colui che è sempre esistito nasce. Colui che è infinito entra nella limitata natura umana. Colui che arricchisce con i Suoi doni il mondo si impoverisce ricevendo corpo umano per arricchire me attraverso la Sua natura divina. Chi può calcolare in che misura è grande la ricchezza della Sua bontà?
Per questo anche tu, insieme con la cometa e i magi, corri e portaGli i doni: oro, incenso e mirra. OnoraLo come Sovrano, Dio e Salvatore morto per te.
Insieme con i pastori glorificaLo. Insieme con gli angeli, canta canti di gloria. Insieme con gli arcangeli esulta di gioia.
Che sia una festa comune sia per le forze celesti che per quelle sulla terra.

Tratto dal libretto LA FEDE DEI PADRI

Dal sito amico: Eleousa.net

Russia - In memoria di Santa Caterina

Mosca, 7 dicembre 2010 – Nel giorno della festa di Santa Caterina, il presidente del Dipartimento per le Relazioni esterne della Chiesa, metropolita Hilarion ha celebrato la Divina Liturgia nella chiesa di Santa Caterina al campo - rappresentanza a Mosca della Chiesa ortodossa in America.
Sua Eminenza è stato raggiunto dal rappresentante della Chiesa ortodossa l’America presso la sede patriarcale di Mosca, rettore di S. Caterina, l'archimandrita Zaccheo e dal clero della cattedrale, tra cui il vicepresidente del Decr, l'arciprete Nikolai Balashov, l'arciprete Nikolai Krechetov, l’arciprete Oleg Klemyshev, l’arciprete Vladimir Volgin, arciprete Michael Dudich (Chiesa ortodossa polacca), igumeno Ireneo (Tafunya), il segretario del Decr Rev. Igor Jakimchuk e altri chierici.
Il servizio divino è stato celebrato in slavo ecclesiastico e in inglese.
Al termine della liturgia, l'archimandrita Zaccheo ha calorosamente accolto il metropolita Hilarion. In memoria orante dei festeggiamenti nel tempio, l’abate di S. Caterina ha presentato in dono al metropolita gli abiti liturgici.
È stato letto un messaggio di congratulazioni del Metropolita di tutta l'America e il Canada, Giona, in occasione della festa della Chiesa ortodossa d’America a Mosca.
In risposta, il presidente del Dipartimento per le Relazioni esterne della Chiesa, ha rivolto all'abate del tempio, al clero e ai fedeli riuniti nella festa, la benedizione del Patriarca di Mosca e di tutta la Russia, Kyrill.
Il metropolita Hilarion ha ricordato che alcuni giorni fa, i residenti di Mosca sono stati in grado, insieme con il Primate della Chiesa russa di pregare dinanzi alle reliquie di Santa Caterina, che sono state portate in Russia dal sacro monte Sinai.
"In questo tempio, dedicato a Santa Caterina, sentiamo il potere speciale della sua presenza - ha detto il metropolita Hilarion. – Fulgido esempio di santità, la cui saggezza, come abbiamo sentito nella preghiera di oggi, ha superato 50 tra i più dotti retori dell'impero, non ha avuto paura di soffrire, ma ha sacrificato la sua vita per Cristo, Santa Caterina è per ciascuno di noi una luce che guida sulla strada che conduce al Regno dei Cieli".
Il metropolita Hilarion si è detto particolarmente legato alla Chiesa di Caterina al campo, in cui ha svolto sei anni di ministero sacerdotale. "Mi ricordo quando questa chiesa ha iniziato a riprendersi dalle rovine, e sono felice di vedere la sua grandezza oggi grazie al vostro lavoro e al lavoro di tutti coloro che si adoperano per la sua rinascita – ha detto il metropolita Hilarion riferendosi all’archimandrita Zaccheo. - Molto è stato fatto, ma molto ancora bisogna fare. La rinascita della Chiesa è un lavoro duro che richiede molti anni e notevoli investimenti, e auguro che questo lavoro venga completato con successo per la gloria del Signore". Poi, il metropolita Hilarion ha rivolto ai fedeli l’omelia: "Nel Vangelo di oggi abbiamo sentito le parole che il Signore Gesù rivolge ai suoi discepoli, e attraverso di loro ai cristiani di tutti i tempi e di tutti i popoli. Se si ascolta attentamente ciò che Gesù Cristo dice, le sue parole possono sembrare strane. Di solito, quando qualcuno vuole attirare discepoli o seguaci, cerca di dire loro qualcosa di buono, promettere qualcosa di buono, come ad esempio succede con le sette. Sfortunatamente, molte persone soccombono all'esca e diventano vittime delle sette e dei falsi maestri.
Il Signore Gesù Cristo dice ai suoi discepoli un'altra cosa. Egli parla della persecuzione dei cristiani: “Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e metteranno a morte alcuni di voi; sarete odiati da tutti a causa del mio nome” (cf. Lc 21, 16-17). Perché i discepoli del Signore devono sentire queste parole? Perché Cristo, essendo Dio, conosce la natura umana, il peccato, Egli sa che, se questa vita terrena dell'uomo diventa la via della virtù, nell’adempiere i comandamenti di Dio, allora questa via non è mai facile - sarà difficile e spinosa. Pertanto, il Salvatore dice ai suoi discepoli: “Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che entrano per essa; quanto stretta invece è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e quanto pochi sono quelli che la trovano!" (Mt 7, 13-14).
Non a caso i Santi Padri dicono: se hai fatto un’opera buona, aspetta, e vedrai che sarai attaccato. Perché così è organizzato il nostro mondo di peccato. La gente non può guardare senza invidia una persona buona, e una parte significativa del nostro sforzo è affrontare le persone malvagie che distruggono con le loro macchinazioni e la loro gelosia le opere buone. Cioè, bisogna superare gli ostacoli che sono del tutto inutili e di cui non ci è chiaro il perché.
Quando facciamo una buona azione, crediamo che seguirà la gratitudine, la gioia - ma succede spesso il contrario. Noi cerchiamo di aiutare qualcuno. E così il Signore ci avverte che qualcuno che vuole in questo mondo di peccato e di caduti, vivere secondo la legge della verità di Dio, incontrerà sempre l'incomprensione, la diffidenza, l’invidia e gli ostacoli da parte degli altri. Dobbiamo vivere senza mai perdere la speranza, sapendo che per ogni atto buono Dio ci ricompenserà - se non in questa vita, nell’altra: “Chi vorrà salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per me, la salverà” (Lc 9,24). Vari ostacoli e opposizioni dalle persone intorno a noi - famiglia, amici, colleghi, - bisogna accettare con umiltà, sapendo che il percorso è spinoso se si vogliono osservare i comandamenti di Dio e fare del bene.
E i martiri che veneriamo - non solo dei tempi antichi, ma anche della nostra epoca – perché hanno sofferto? Tutta la loro colpa era perché credevano in Dio, volevano vivere il Vangelo. Non hanno fatto nulla di male, ma sono stati accusati di crimini terribili. Nei tempi antichi, i cristiani sono stati giustiziati e torturati per aver testimoniato Cristo, e durante le persecuzioni del XX secolo sono stati condannati a morte con false accuse - per esempio, per cospirazione contro il governo o l'assassinio di una vita umana senza alcuna prova.
Migliaia e milioni di cristiani hanno sofferto la feroce persecuzione della Chiesa. Questa serie di confessori e martiri oggi sono davanti al trono di Dio, che splende nel cielo, come luci, e illuminano la nostra vita.
Sono esempi da imitare: mai un uomo, un credente in Cristo, deve essere ipocrita, non deve mai andare contro la propria coscienza e agire secondo le leggi di questo mondo peccaminoso, egli non dovrà mai far parte degli intrighi contro qualcuno. Un cristiano deve sempre cercare di vivere secondo la verità di Dio.
Donaci Dio di essere veri cristiani nella vita imitando l'esempio dei martiri e dei confessori di Cristo. Dio ci aiuti ad essere onesti e sinceri verso le persone, a realizzare la giustizia di Dio e dei suoi comandamenti. Noi crediamo che, secondo le parole del Signore, Dio è con noi".
Sua Eminenza si è calorosamente congratulato con tutti i partecipanti nel giorno della festa di Santa Caterina. In memoria del servizio divino, il metropolita Hilarion ha donato al tempio l’Icona della Beata Vergine del Segno, scritta da un sacerdote della Chiesa della Madre di Dio "Gioia di tutti coloro che Soffrono", il protodiacono Alexis Trunin.

(Fonte: Decr Servizio Comunicazione; www.mospat.ru)

6 dicembre 2010 - Parrocchia Greco-ortodossa di Brindisi - Festa del Santo Patrono: San Nicola di Mira

giovedì 18 novembre 2010

Dal sito della Chiesa Ortodossa d'Albania

Të krishterët nisin Kreshmën e Krishtlindjes!

Për të gjithë besimtarët e krishterë orthodhoksë data 15 nëntor daton me fillimin e periudhës së përgatitjes për festën e madhe dhe shumë të rëndësishme të Krishtlindjes, pra me fillimin e Kreshmës. Kjo është një prej periudhave kreshmore që Kisha ka vendosur si kohë përgatitore për të pritur denjësisht festat e mëdha. Kreshma e Krishtlindjes është kreshmë e gëzueshme, sepse edhe vetë ngjarja, Lindja e Krishtit e cila kremtohet në 25 dhjetor, solli gëzim shumë të madh (Mattheu 2:10). Gjatë kësaj periudhe të përcaktuar nga Kisha, ne përgatitemi me kreshmë dhe paralelisht përjetojmë të gjithë himnologjinë e po kësaj periudhe, në mënyrë që të jetojmë ngjarjen e madhe të Ardhjes së Perëndisë në tokë.
Kreshma është bashkëpunim i pjesës materiale të trupit tonë në adhurimin e Perëndisë së gjallë. Duke kreshmuar me disa ushqime dhe nga ana tjetër duke kreshmuar nga mëkatet, ndihmojmë të gjithë njeriun trup e shpirt të afrohet e të adhurojë Perëndinë.
Çdo e kremte, çdo festë kishtare nuk është një paraqitje e thjeshtë, e jashtme e disa ngjarjeve të kaluara, por në çdo të tillë ne rijetojmë si person ato ngjarje sikur të ndodhin sot. Kështu, gjatë periudhës së Kreshmës, njeriu parapërgatitet për të pranuar Shpëtimtarin Krisht që do të lindë në grazhd.
Kreshma është Biblike. Kreshma na është dhënë nga vetë Krishti, i Cili para se të fillonte veprën shpëtimtare në tokë, pas pagëzimit të Tij, qëndroi në shkretëtirë 40 ditë, duke mbajtur kreshmë (Mattheu 4:1-11). Kreshma nuk është diçka që gjeti fantazia jonë, por është një mënyrë që njeriu pastrohet dhe përpiqet t’i dhurojë diçka Perëndisë dhe kjo kreshmë është përmendur që në Dhiatën e Vjetër. Këtë traditë e vazhdoi dhe e bëri me shembullin e tij edhe vetë Zoti, siç edhe është përmendur.
Në këtë mënyrë edhe ne parapërgatitemi për ardhjen e Perëndisë në tokë me kreshmë 40-ditore. Në këtë kreshmë ne privohemi nga prodhimet blegtorale (mish, vezë, qumësht, djathë, gjalpë etj) dhe paralelisht me këto ne përpiqemi të bëjmë edhe një reflektim mbi jetën dhe veten tonë, duke mos e shndërruar Kreshmën në një dietë dhe në “poza”, por në një shqyrtim të vërtetë e të thellë pendimi të vetës dhe të gjendjes sonë mëkatare.
Kreshma është mjet, jo qëllim! Kreshma na ndihmon dhe na krijon atmosferën për lartësimin shpirtëror. Besimtarët gjatë kësaj periudhe urojnë njëri - tjetrin: “Kreshmë të mbara dhe të gëzuara!”
Le të përpiqemi pra të gjithë, sa mundemi, të përgatisim grazhdin e zemrës tonë, që të lindet brenda saj Krishti foshnje, Shpëtimtari i botës!
Le ti lutemi Zotit me fjalët e një prej uratave të Shërbesës së Kungimit: “…dhe siç denjove të shtrihesh në shpellë dhe në grazhd të kafshëve, denjo të hysh edhe në grazhdin e shpirtit tim të paarsyeshëm dhe të trupit tim të njollosur.”
Krishtlindje të bekuara!
Sonila (Dedja) Rëmbeci

domenica 7 novembre 2010

Dal sito del nostro fratello Iosif da Macchia Albanese

PER UN CRISTIANO-ORTODOSSO
CHE VIVE IN ITALIA [1] 
 
     L’Italia, come sapete, è un paese ufficialmente a maggioranza cattolico. E’ bene tener presente che la chiesa di Roma per mille anni è stato il patriarcato ortodosso più prestigioso e che solo dall’Xl° secolo ha iniziato a separarsi dalla comunione con la nostra Chiesa modificando a tappe successive la liturgia, il dogma, la spiritualità e la disciplina ecclesiastica.
     Fino a dieci secoli fa battezzavano immergendo nella kolinvìtra [2] come noi, davano la comunione con il vino insieme con il pane vero, non usavano l’ostia come fanno oggi, facevano il segno di croce ortodosso, le loro liturgie assomigliavano molto alle nostre, non avevano statue, ma affreschi e icone e la mensa eucaristica stava dietro l’iconostasi e i loro sacerdoti, erano coniugati come i   nostri.
     Come molti di noi possono testimoniare, i cattolici sono spesso ottime persone, accoglienti ed ospitali; alcuni nei nostri confronti mostrano un affetto speciale e non di rado veniamo invitati a partecipare alle loro messe, con l’assicurazione che sarebbe la stessa cosa. Questo accade perché i cattolici ignorano gran parte delle nostre regole e sono convinti che non sono differenze sostanziali tra cattolicesimo e ortodossia. Qualche volta ci sente anche in debito verso queste persone che mettono a disposizione tempo e aiuti materiali a sostegno degli immigrati.
     Al momento attuale, però, anche se i rapporti tra le nostre chiese sono migliorati, tuttavia essi non sono ancora tornati all’ortodossia e quindi con loro non c’è comunione sacramentale. Questo significa che quando un ortodosso riceve un sacramento da un prete cattolico, viene automaticamente condotto fuori dalla Chiesa Ortodossa. Per un ortodosso non c’è pericolo più grave di questo. Anche solo accettare l’idea che cattolicesimo e ortodossia, oppure protestantesimo e ortodossia siano la stessa cosa, significa rinnegare la fede ortodossa: anche questo è un pericolo per l’anima.
     Per mettersi al riparo da questo pericolo bisogna ricordarsi che:
 
1. Nessun ortodosso può ricevere la comunione nella chiesa cattolica o comunque da sacerdoti cattolici.
2. Nessun ortodosso può confessarsi o ricevere una qualsiasi benedizione da un sacerdote cattolico.
3. Il matrimonio con un cattolico è consentito come eccezione: deve essere celebrato nella Chiesa Ortodossa e i coniugi devono promettere per iscritto che i figli che nasceranno dovranno essere battezzati ed educati nella Chiesa Ortodossa.
4. Quando un ortodosso si ammala deve ricevere l’olio santo solo da sacerdoti ortodossi.
5. Quando muore un ortodosso il funerale deve essere fatto da un prete ortodosso, possibilmente in una chiesa ortodossa.
6. Le case in cui abitiamo non possono esser benedette da sacerdoti cattolici.
7. Meglio evitare tutte le funzioni pubbliche dei non ortodossi (messe, rosari, incontri di preghiera divario genere), a meno che non si tratti di matrimoni, funerali e altre ricorrenze di amici o parenti.
8. Se i nostri figli frequentano la scuola in Italia non devono seguire I’insegnamento di religione.
9. Non è bene che i nostri figli imparino il catechismo cattolico.
10. Non è possibile fare da testimone alle nozze dei cattolici, né da padrino ai loro battesimi, comunioni o cresime, anche se i loro sacerdoti stessi lo ammettono.  
 
     Nel caso in cui qualcuno male informato ha commesso uno degli sbagli sopra elencati, deve sapere che è ancora in tempo per riparare, se contatta al più presto un sacerdote ortodosso per confessarsi.
     E’ necessario fare molta attenzione agli uniati o greco-cattolici (es. gli italo-albanesi presenti in Italia)[3]. Essi sono sacerdoti che appartengono totalmente al Vaticano anche se celebrano la nostra liturgia. Spesso sono nati nei nostri paesi, parlano la nostra lingua, conoscono le nostre tradizioni e sono disposti a giurare sui Vangeli che sono veramente ortodossi: in pratica, però, sono veri e propri sacerdoti cattolici travestiti da sacerdoti ortodossi; li riconoscete dall’insegnamento: se li sentite predicare che non ci sono differenze con la chiesa cattolica, allora avete a che fare con uno di loro: in questo caso vale tutto quello che abbiamo scritto sopra a proposito dei sacramenti cattolici.
     Non importa se celebrano come noi, nella nostra lingua e nel nostro rito: perché la liturgia sia ortodossa il sacerdote che celebra deve appartenere effettivamente alla Chiesa ortodossa, non a un corpo estraneo che la imita.
     Purtroppo potete incontrare anche qualche sacerdote ortodosso che condivide. queste convinzioni o che sostiene addirittura che tra non molto ci sarà la riunificazione delle chiese: queste persone vanno evitate perché non solo rischiano la loro anima, ma possono compromettere anche la vostra. Ogni tanto vengono organizzati incontri fra cristiani cattolici, ortodossi e protestanti. Il fatto che spesso sono presenti anche sacerdoti della nostra Chiesa, non significa che l’unione è già fatta, ma soltanto che si studia e si riflette sul vero insegnamento di Cristo e si confrontano le idee e le posizioni.
     I sacri canoni ortodossi inoltre vietano ai sacerdoti della nostra chiesa di parteciparvi indossando i paramenti sacerdotali o anche solo una parte di essi come l’epitrachìlion [4].
Quei chierici che trasgrediscono queste prescrizioni commettono un peccato assai grave, perché i paramenti liturgici ortodossi devono essere indossati soltanto per le liturgie ortodosse.
     Che cosa fare in Italia per non smarrire la retta via? Cercate la Chiesa Ortodossa più vicina, non importa se appartiene ad un altro patriarcato. L’idea secondo cui la Chiesa e la nazionalità devono coincidere è un eresia condannata due secoli fa. Dovunque c’è una Chiesa Ortodossa siete a casa vostra perché la Chiesa è la vera patria dei cristiani ortodossi.
     Procuratevi almeno il Nuovo Testamento e qualche libro di preghiere della nostra Chiesa (Salterio, Libro delle Ore). Se la Chiesa Ortodossa è troppo lontana, cercate di raggiungerla almeno una volta al mese. Le altre domeniche, nella stessa ora in cui si celebra la Divina Liturgia pregate a casa davanti alle icone leggendo i libri di preghiera ortodossi e il Nuovo Testamento.
     Tutti sappiamo che è faticoso vivere in un paese non ortodosso, ma dobbiamo ricordarci che la fatica che facciamo per non perdere la nostra strada in queste condizioni, ha molto valore davanti a Dio.
        
NOTE
 
[1] “Manuale di sopravvivenza spirituale per un cristiano-ortodosso che vive in Italia” tratto dal sito: www.wordpress.com;
[2] kolinvìtra: Fonte usata per il Battesimo per immersione, prassi normale nella Chiesa bizantina. È usata anche per la benedizione delle acque nel grande aghiasmos della Teofania. Abitualmente si trova nel nartece;
[3] ns. aggiunta;
[4] Epitrachìlion: Stola sacerdotale, costituita da una larga striscia di tessuto, piegata ad U e cucita lungo il bordo interno; girata attorno al collo giunge sino ai piedi. È adorna di croci e termina con una frangia. Simboleggia la grazia di Dio profusa sul ministro nell'esercizio delle sue funzioni. È simbolo eminentemente sacerdotale. Il sacerdote deve sempre esserne rivestito quando presiede un’orazione pubblica. Secondo Simeone di Tessalonica, essa è talmente indispensabile che qualora il sacerdote non ne disponga, prima di presiedere qualsiasi funzione liturgica deve benedire un pezzo di stoffa od una corda e porsela a modo di essa.
 

martedì 2 novembre 2010

Dal sito di Maqi dell'amico Franco.

UNA INTERPRETAZIONE ORTODOSSA SUL LIBRO DELL’APOCALISSE:  CRISTO E ANTICRISTO [v]
 
 
<< Oggi più che mai il libro dell’Apocalisse subisce abusi di ogni sorta, in ambito cristiano e non, soggetto alle più indiscriminate interpretazioni o attualizzazioni, travalicanti ormai e il ridicolo e persino il blasfemo. In un momento particolarmente difficile per il popolo ortodosso greco, a seguito alcuni anni fa di cambiamenti incomprensibili per una società che (almeno in patria) si è certo sforzata di vivere e leggere tutto in ottica cristiana (non conoscendo ancora a fondo la delirante svolta laicista-anticristiana di buona parte del resto d’Europa), l’Arcivescovo di Australia, Stylianos Harkianakis, ha consegnato un suo prezioso intervento nel tentativo di un chiarimento pastorale e teologico su ciò che è la dottrina della Chiesa in merito non solo a quegli eventi ma a quale debba essere la normale interpretazione del cristiano di ogni momento della vita. 
 
     Un’ondata di paura e di panico è entrata tra i nostri fedeli, sia in Grecia che all’estero, nel corso degli ultimi due anni per quanto riguarda il numero 666, il segno con cui l’Apocalisse di San Giovanni caratterizza la “bestia” che è l’Anticristo. Vedendo l’agonia della gente semplice, su tutto ciò che è stato detto e scritto a questo proposito, si è terribilmente rattristati e ci si domanda che cosa si potrebbe fare per offrire loro conforto e pace. Sicuramente gli incubi di cui soffre il nostro popolo non sono pochi – tra cui la crisi economica degli ultimi anni, il pericolo di cancro o di Aids, l’instabilità politica, la guerra imminente con la Turchia e molti altri mali – e non sarebbe necessario per la “chiesa” aggiungere un ulteriore incubo.
     Siamo lieti di pubblicare in questo numero un lungo articolo (redatto) dal Monastero di Stavronikita nel tentativo di offrire illuminazione con particolare interesse per ogni singola domanda rispetto a questo “dibattere azzardato”. Completando in qualche modo questo testo teologico del Monte Athos, presenteremo qui alcuni pensieri, allo scopo di ricordare ai nostri fedeli alcune semplici ma salvifiche verità.
 
a) Dobbiamo avere non solo grande cura ma letteralmente soggezione e timore di Dio, quando interpretiamo un brano della Sacra Scrittura, in particolare il libro della Rivelazione, che è il testo profetico più difficile e si esprime in un linguaggio particolarmente simbolico. Non dimentichiamo che i Padri della Chiesa, nel loro tentativo di approccio alla parola di Dio da ogni punto di vista possibile, hanno dato spesso molte interpretazioni allo stesso passaggio. Inoltre, non dimentichiamo che anche i Padri Teofori con molta umiltà hanno consultato i migliori tra loro per quanto riguarda l’interpretazione dei passaggi difficili della Sacra Scrittura, al fine di evitare il pericolo di cadere in errore in materia di fede. Infine, nel caso in cui non trovandosi una risposta soddisfacente dalle spiegazioni personali dei Padri Teofori, il criterio unico e assoluto era sempre la voce della Chiesa, che non si esprime attraverso la bocca di un individuo, ma con il giudizio ufficiale del Concilio. Poiché, dunque, la nostra Chiesa non si è pronunciata, ufficialmente attraverso un Concilio, in qualsiasi giudizio nei confronti di qualunque azione concreta di una nazione moderna (caratteri monetari, carte d’identità, ecc,), lasciamo da parte il numero 666, che non può avere affatto alcun potere magico, almeno per coloro che credono e onorano “il culto razionale” del Dio vivente.
 
b) Il messaggio che Gesù Cristo ha portato nel mondo è chiamato, come è noto, “Nuovo Testamento” ed “Evangelo”. Entrambi questi nomi esprimono più caratteristicamente la garanzia definitiva e la gioia che i fedeli sentono per la morte della Morte e per l’abolizione del peccato, entrambi “risolti” una volta per tutte dal Signore. Tale garanzia e gioia dei fedeli non sono affatto compatibili con il panico e la paura del 666, che testimonia una comprensione meccanica e magica del mondo di Dio, piuttosto che la libertà dello spirito, “mediante il quale Cristo ci ha liberati” (Gal 5,1). In una tale atmosfera di paura e di panico, le parole di san Giovanni Crisostomo pronunciate con garanzia dossologica al principe delle tenebre, dopo la risurrezione di Cristo costituirebbero una caricatura: “dov’è, o Ade, la tua vittoria? Dov’è, o Morte, il tuo pungiglione?”. Quindi, la paura principale dei fedeli non dovrebbe essere la presenza dell’Anticristo nel mondo – che è ovunque e sempre data, ma che è allo stesso tempo abolita, dove Cristo è confessato –, ma la caduta dalla retta fede e dalla grazia santificante di Dio assicurata dai misteri della Chiesa.
 
c) Anche se la Seconda Venuta del Signore apparirà come “un ladro nella notte” ed infine trasformerà il mondo, tuttavia noi cristiani sappiamo che, dopo l’Ascensione di Cristo e la venuta del Paraclito viviamo già da ora l’età dell’“eschaton”. Ciò significa che ogni minuto del nostro tempo può essere di importanza decisiva per la nostra salvezza o la nostra dannazione. Almeno, questo è il modo di interpretare il messaggio escatologico degli Apostoli e, in particolare di san Paolo, che ha indicato la vita quotidiana di un cristiano, come il “momento favorevole” e come il “giorno della salvezza” (2Cor 6, 2 ). Ricordiamoci che è stato proprio durante questa vita quotidiana che san Paolo ha dichiarato quel: “il Signore è vicino” (Fil 4,5).
 
d) Il fatto che la “Seconda Venuta” del Signore costituirà la grande “sorpresa” in quanto “riguardo a quelgiorno e a quell’ora nessuno li sa” (Mt 24,86), non significa che la presenza permanente del Signore nella nostra vita quotidiana è in alcun modo messa in dubbio. La differenza tra le due forme di presenza non è “Del tempo”, come se mai ci fosse stato un tempo senza la presenza definitiva del Signore, “che è presente dappertutto e riempie tutta la creazione”. La differenza è puramente “qualitativa”, e ciò significa che la presenza incessante del Signore nel mondo prima della Seconda Venuta è la presenza del Paraclito, che è in rafforzamento e di consolazione, mentre l’operazione della Seconda Venuta è il giudizio finale e la trasformazione.
 
e) Considerato che ogni curioso “ricamo” di recente circolato ufficiosamente in Grecia ma ampiamente (diffuso) attraverso la pubblicità, quando inserito avanti ad un cristallo curvato presenta davvero la forma di Satana con le corna, coda, ali, ecc, dobbiamo dichiarare in modo esplicito quanto segue: Se effettivamente le nuove carte d’identità che stanno per essere rilasciate in Grecia sono in qualsiasi modo connesse con tali emblemi demonologici nella forma descritta, la Chiesa deve combattere apertamente la sfida e chiamare i suoi fedeli a rifiutare tali carte d’identità. Questo dovrebbe essere fatto, naturalmente, non per paura dell’influenza demoniaca, ma per santa indignazione a questa blasfemia. Ancora una volta, se questo non è vero, la Chiesa dovrebbe condannare tutti coloro che con tanta demagogia e profana “giocolieria” disturbano la pace del popolo e anche calunniano la nazione.
     Per quanto riguarda il cosiddetto “numero di codice unificato”, che si dice essere utilizzato in Grecia per una più sistematica e rapida registrazione dei cittadini, dovremmo dire che non vi è nulla contro di essa da un punto di vista puramente teologico e spirituale. Dal momento che, tuttavia, questo sistema considera le persone come numeri ed invade apertamente la libertà e la responsabilità del cittadino, il problema che si crea non è più semplicemente costituzionale e politico, ma anche morale ed estremamente teologico, nel qual caso la Chiesa deve ancora una volta esprimere la sua posizione chiara, al fine di tutelare la sacra ed inviolabile persona dell’uomo. . >>
 
NOTE

[i] Articolo giornalistico del 27 ottobre 2010 di Vittorio Da Rold, Ortodossi contro le nuove carte di identità: richiamano l'anticristo con il numero 666 tratto dal sito internet: “Il Sole 24Ore.com;
[ii]  Parte dell’articolo tratto dal sito internet: http://lapocalisse.wordpress.com;
[iii] Parte dell’articolo presente nel sito internet: www. mednat.org;
[iv] Parte dell’articolo tratto dal sito internet: http://lapocalisse.wordpress.com;
[v] Cristo e Anticristo articolo a firma dell’Arcivescovo Stylianos tratto dal sito internet: www.tradizionecristiana (Tradotto per Tradizione Cristiana da E. M. ottobre 2009).
Vi presentiamo in Home-page la prima parte del breve racconto fantastico “Il sogno di un uomo ridicolo” scritto nel 1877 dallo scrittore russo Fëdor Michajlovič Dostoevskij e pubblicato ne il diario di uno scrittore (aprile 1877) che noi dedichiamo a chi è “malato” di nostalgia per il paradiso perduto. Il resto del racconto potete leggerlo nel documento (in PDF) presente nel LINK ARTICOLI con il titolo NOSTALGIA - IL SOGNO DI UN UOMO RIDICOLO 

Dal nostro Amico e Fratello Stilianos: riceviamo e pubblichiamo.

CALENDARIO LITURGICO 2011
da muro

Nel calendario vi sono tutte le festività della Chiesa. Le letture dell'apostolo, del Vangelo, il tono e i giorni di digiuno da osservare per tutto l'anno.
Per il calendario si chiede un offerta minima di 8 euro comprese le spese di spedizione,
da versare sul C.C. postale n. 67402529 intestato: Associazione cristiana TESTIMONIANZA ORTODOSSA ". Nel versamento specificare la causale: offerta calendario.
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venerdì 22 ottobre 2010

Dal sito amico: Eleousa.net

Russia - In onore della Madre 
   di Dio di Iviron

Moskva - In connessione con le celebrazioni in onore della Madre di Dio di Iviron, il 26 ottobre la Galleria Tretyakov di Moskva porterà nella chiesa di San Nicola in Tolmachi l’Icona miracolosa della Madre di Dio di Iviron.
L'Immagine sarà esposta nel tempio per alcuni giorni, durante i quali saranno eseguiti servizi di culto: il 25 ottobre alle 17.00 ci sarà la Veglia, il 26 ottobre alle 9.00 sarà celebrata la Divina Liturgia.

(Fonte: www.patriarchia.ru)



Madre di Dio di Iviron
M. Athos - Auguri all'archimandrita Geremia

Monte Athos, 22 ottobre 2010 – Nel giorno del 95° anniversario dell’archimandrita Geremia (Alekhine), il presidente del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato di Moskva, il metropolita Hilarion, che è in visita sul Monte Athos con la benedizione del Patriarca di Moskva e di tutta la Russia Kyrill, ha celebrato la Divina Liturgia nel monastero di San Panteleimon.
Il metropolita Hilarion è stato raggiunto dall'arcivescovo Teognoste di Sergiev Posad, presidente della commissione per i monasteri, dall'arcivescovo Antonio di Boryspil, rettore dell'Accademia Teologica di Kiev e del Seminario, dall'abate del monastero, archimandrita Geremia, dal monaco confessore Makarios, dal personale del Decr e dai pellegrini.
Dopo il servizio, il metropolita Hilarion ha letto il messaggio d’auguri del Patriarca Kyrill per l’archimandrita Geremia. Il presidente del Decr ha dato all'abate la croce pettorale per l’importante anniversario. Poi, il metropolita Hilarion e i vescovi presenti si sono calorosamente congratulati con padre Geremia, augurandogli l'aiuto di Dio nel ministero monastico: "Siete venuto in questa Santa Montagna quando eravate un uomo maturo, e Dio prolunga le vostre giornate in modo che possiate continuare il vostro ministero, che svolgete da molti anni. Possa Dio rafforzare la vostra forza spirituale e fisica, moltiplicare la fratellanza di questo santo monastero, portare i pellegrini qui. Che Dio vi protegga per molti anni buoni".
Il metropolita Hilarion ha dato la benedizione ai pellegrini e monaci, e ha condiviso con i monaci il pasto fraterno.
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L’archimandrita Geremia (Alekhine) è nato il 9 ottobre 1915 in una fattoria del Novo (la regione dei cosacchi del Don), in una famiglia di contadini. Dal 1935 al 1941 ha lavorato presso l'impianto di Ilyich a Mariupol. Nel 1941, durante l'occupazione tedesca di Mariupol ha lavorato in Germania. Nel 1945 è tornato in patria. Dal 1945 al 1952 ha lavorato come operaio in un panificio nella città di Lugansk.
Nel 1956 è entrato nel Seminario Teologico di Odessa, e lo stesso anno ha lavorato presso il monastero della Dormizione di Odessa. Nel 1957 è stato tonsurato monaco con il nome di Geremia e ordinato sacerdote. Nel 1975, come archimandrita è stato inviato al Monte Athos. Nel 1979 è stato eletto abate del monastero di San Panteleimon sul Monte Athos.
Lo Stato della Russia gli ha assegnato un gran numero di premi.

(Fonte: Decr Servizio Comunicazione; www.mospat.ru)
M. Athos - Visita al Monastero di S. Panteleimon

Monte Athos, 21 ottobre 2010 – Il Presidente del Dipartimento per le relazioni esterne del Patriarcato di Moskva, metropolita Hilarion di Volokolamsk ha iniziato la sua visita al Monte Athos, recandosi al monastero russo di San Panteleimon. Il metropolita è accompagnato dall'arcivescovo Theognoste di Sergiev Posad, presidente della Commissione sinodale per i monasteri, dagli arcivescovi Antonio di Boryspil, rettore dell'Accademia Teologica di Kiev, e Teofilatto di Bryansk e Sevsk, dal personale del Decr, dal clero e dai laici del Patriarcato di Moskva.
Sul molo del monastero, il metropolita Hilarion ha salutato i confratelli del complesso monastico. L’abate ha accolto calorosamente la delegazione della Chiesa ortodossa russa e ha espresso la sua gioia per la comunione di preghiera con i cari ospiti. Dopo un pasto fraterno, gli ospiti si sono inchinati nei santuari del monastero. Poi il presidente del Decr si è incontrato con l’abate di San Panteleimon, l'archimandrita Geremia e con il confessore del monastero, monaco e sacerdote Makarios.
Inoltre, il gruppo di pellegrini, guidato dal metropolita Hilarion ha visitato il vecchio mulino dove ha vissuto la sua ascesi spirituale San Silvano (†1937):“Oggi ci sono pochi Staretz che conoscono quanto Dio ci ama, e conoscono la lotta contro i nemici dell'anima, e sanno che i nemici si vincono radicalmente solo con l'umiltà di Cristo. Il Signore ama tanto l'uomo che effonde su di lui i doni dello Spirito Santo; ma, finché l'anima non imparerà a custodire la grazia, sarà messa alla prova per molto tempo".
Alla fine della giornata il presidente del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato di Mosca e il gruppo che lo accompagna hanno pregato con i fratelli del convento nella cattedrale del monastero.

(Fonte: Decr Servizio Comunicazione; www.mospat.ru)
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Il monastero cenobitico russo dedicato a san Panteleimon (27 luglio) è stato fondato nel X secolo e ricostruito nel XVIII-XIX secolo. La biblioteca possiede 1027 manoscritti greci e slavi, di cui 99 su pergamena. Dal monastero dipendono le skite della Nuova Tebaide e di Xylùrgu o Bogoròditsa, la Madre di Dio, dedicata alla Dormizione di Maria. Il grandioso monastero, non circondato da mura, sorge sul versante occidentale della penisola vicino al mare. Le costruzioni sono del secolo scorso, grandiose e funzionali. La storia del monastero è alquanto movimentata. Nell'XI secolo, i monaci russi occupavano un piccolo monastero che ora è la skiti Xylàrgu (1030 circa). Nel 1169 la comunità dell'Athos donò ai russi (e altri slavi), divenuti numerosi, il monastero (già esistente dal X secolo) di San Panteleimon. A causa dell'invasione dei tartari in Russia, l'afflusso dei monaci russi cessò nel 1237 e i monaci serbi ne presero possesso fino all'invasione turca, che distrusse il regno di Serbia (1417). Dal 1480 al 1735 la Russia riprese a proteggere il monastero, inviando numerosi monaci. Poi la guerra russo-turca (1734-1739) creò grandi difficoltà. Dal 1735 al 1821 il monastero divenne idiorritmico e puramente greco, sostenuto dai principi fanarioti della Valacchia e della Moldavia. Uno di costoro Scarlatos Kallimachis fece costruire il nuovo katholikòn negli anni 1812-1821. Intanto nel 1803 il monastero passò alla riforma cenobitica. Dal 1821 prevalse la protezione russa; nel 1888 venne costruita la splendida chiesa di stile moscovita dedicata alla Protezione della Vergine, nel 1892 l'enorme refettorio, nel 1899 la grande chiesa della skiti di Sant'Andrea. Nel 1903 la metà dei circa 7000 monaci che formavano la popolazione dell'Athos era costituita da russi. Con la rivoluzione del 1917 cessò l'afflusso dalla Russia di monaci e di mezzi e il monastero andò spopolandosi. Nel 1968 un furioso incendio distrusse sei cappe, parte della foresteria e tutta l'ala est del quadrato centrale

giovedì 21 ottobre 2010

Jeta Arbëreshe, 67 / llonar-vjesht 2010

L’EPARCHIA DI LUNGRO CERCA LA STRADA PERSA

Questa pagina l’avrei voluto lasciare bianca. Perchè io, sull’Eparchia di Lungro, ho detto e scritto tutto, da tredici anni in qua. Trenta articoli. E li ho scritti perchè credevo che il vescovo di Lungro avrebbe raddrizzata l’Eparchia. Ma così non è stato. E oggi a Lungro abbiamo un Amministratore Apostolico latino. Perchè i papas non si sono trovati d’accordo sul nome del nuovo vescovo. Sono divisi. Io credo che i problemi dell’Eparchia sono cominciati nel 1987. Appena il vescovo Lupinacci si sedette sul trono di Lungro, si scoprì la sua impotenza: appena accortosi che col parroco di Lungro non c’era accordo, avrebbe dovuto allontanarlo, ma non lo fece. Questo gesto d’impotenza fu il suo peccato originale. Peccato ripetuto otto anni dopo,  all’apertura del Sinodo di Lungro (1995). Quando il parroco di Lungro, davanti a tutti, bollò di “illegalità” il Sinodo stesso. Neanche quella volta il vescovo alzò il bastone. E qui lo scandalo si estese, come macchia d’olio, a tutta l’Eparchia. Il vescovo pensava di salvare l’Eparchia con la bontà, non con la forza; con la parola, non con il bastone.(Avrebbe dovuto salvarla con la parola e col bastone). E i parroci, vedendolo impotente, se ne approfittarono: cominciarono a fare quel che loro piaceva. Cominciarono ad allontanarsi dal vescovo. E il vescovo dai parroci. Poco fece il vescovo per trovare vocazioni nei paesi arbëreshë, anche perchè poco aiutato dai parroci. Provò a trovare seminaristi in Albania, ma non uno si fece prete. Rimasto senza seminaristi, il vescovo chiuse i Seminari di S.Basile e di Grottaferrata e non mandò più nessuno al Collegio Greco. E, per coprire questa vergogna, i preti andò a cercarli in ...Romania! Io credo che il vescovo i seminaristi e i preti ce l’aveva in Calabria. Negli anni, chi s’è spogliato e chi se n’è andato, trovando posto nella Chiesa Ortodossa Greca; chi voleva essere fatto lettore, ma venne scacciato, e se n’è andato con la Chiesa Ortodossa Russa, che l’ha ordinato prete; chi è diacono da anni, ma non è stato ordinato prete; alcuni seminaristi hanno finito gli studi filosofici e teologici, ma non sono neanche diaconi; c’è chi è laico sposato e avrebbe voluto farsi prete, ma il vescovo non l’ha neanche voluto sapere. Come il vescovo non ha saputo, nè voluto, esercitare la sua autorità sui preti, e così da questi è stato preso in giro; così i preti non hanno saputo, nè voluto, esercitare la loro autorità sui fedeli dei paesi, ma da questi sono stati trascinati per il naso. Senza bussola, tanto il vescovo quanto i preti. Come il vescovo ha sempre addossato la colpa ai preti (“Glielo dico con le buone, ma non mi ubbidiscono”), così i preti addossano la colpa ai fedeli (“L’albanese non lo capiscono, preferiscono l’italiano; vogliono le statue e non le icone; vogliono la festa di S. Pio, di S. Francesco e di S. Antonio; non vogliono saperne del Sinodo di Lungro, ecc...). Senza bussola. Dove mai s’è visto che le pecore dicono al pastore dove devono andare a pascolare? Senza bussola. Senza cultura bizantina (ce l’hanno, ma l’hanno nascosta), senza cuore arbëresh, senza testa. E l‘anarchia è andata aumentando, tanto a Lungro quanto nei paesi arbëreshë. Frasi tipiche italiane sono entrate nella liturgia bizantina, con la benedizione del vescovo; qua e là,la recitazione italiana (bla-bla-bla monotono) ha sostituito il canto greco e albanese; le statue hanno soppiantato le icone, nelle feste e nelle processioni; in alcune chiese, la messa viene cantata in italiano dal prete e il popolo risponde in greco, e il battesimo si fa per aspersione; ecc... Mons. Nunnari, a cui facciamo tanti auguri, ha da lavorare, prima di trovare un prete arbëresh degno del trono di Lungro.

N.D.R.: Credo che a scrivere questo articolo sull'ultimo numero della rivista italo-albanese " Jeta Arbëreshe" sia il Direttore, un carissimo amico con cui nel primo Sinodo Eparchiale abbiamo avuto idee che ci hanno sempre fatti incontrare, mai allontanare, ma per non fare errori è giusto mettere un bel condizionale. Le cose riportate sono realtà che tutti quanti conoscono, dal più piccolo al più grande, ma che la latinizzazione forzata ha fatto in modo che tutto ciò che era orientale venisse messo in disparte e tutto quello di latino diventasse il pane quotidiano.
Comnque visto che sono stato, amorevolmente, citato nel presente articolo, con calma e ponderando le espressioni, desidero dire ed esprimere il mio pensiero. Quindi a presto.

(Tanto per cambiare) Anno 1975, Elezioni Regionali


Questo sono io avevo 21 anni,

Tanti anni addietro,  tanta gioventù, 
candidato alle regionali per la calabria.

mercoledì 20 ottobre 2010

Il metropolita Hilarion al Foro ortodosso-cattolico

Il metropolita Hilarion di Volokolamsk, presidente del Dipartimento per le relazioni esterne del Patriarcato di Mosca, ha preso parte ai lavori dal secondo “Foro di dialogo tra le Chiese Ortodosse in Europa e il Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa della Chiesa Cattolica Romana”, che su iniziativa del Patriarca di Costantinopoli Bartolomeo è in corso nell’isola di Rodos dal 18 al 22 ottobre 2010.
L’incontro non ha carattere ufficiale e vuole essere un libero scambio di opinioni sul modo in cui nel corso della storia si sono stabiliti e si stabiliscono tuttora i rapporti tra Chiesa e Stato nell’Europa dell’età moderna.
Ai lavori del Foro partecipano rappresentanti di tutte le Chiese ortodosse dell’Europa (eccetto la Chiesa bulgara) e della Chiesa cattolica.
Nel proprio intervento, il metropolita Hilarion ha illustrato i momenti chiave nella storia dei rapporti tra la Chiesa Ortodossa Russa e lo stato russo, a partire dal momento in cui, nell’ottobre 1990, il Soviet Supremo della Repubblica Sovietica Federativa Socialista Russa ha adottato la legge “Sulla libertà di professione religiosa”. Il fatto che la legge del 1997 riconosca il ruolo particolare dell’Ortodossia nella storia russa, si è rivelato di particolare attualità in rapporto alle recenti discussioni sul progetto di costituzione dell’Unione Europea, e all’opportunità che essa faccia menzione del ruolo del cristianesimo in Europa.
“La Chiesa non vuole fondersi con lo stato – ha affermato il presidente del Dipartimento per le relazioni esterne – né vuole interferire negli affari della gestione del potere o della politica. Nello stesso tempo vogliamo che lo stato tenga conto degli interessi dei fedeli ortodossi: tali oggi in Russia si professano non meno dell’80 % degli abitanti”.
Secondo l’opinione del metropolita, è giunto il tempo di una collaborazione più stretta tra Chiesa e stato su una solida base legale: “Il Primate della Chiesa Russa, il Patriarca Kirill, oggi vuol impostare i rapporti tra stato e Chiesa a un nuovo livello. Vorremmo passare da collaborazioni occasionali, riguardanti sfere specifiche di impegno sociale, a una cooperazione sistematica con lo stato per il bene di tutta la società russa”.

Parrocchia di Castrovillari

Evoluzione della nostra Chiesa parrocchiale di Castrovillari

Dal sito: Testimonianza ortodossa

Preghiera del gheron Sofronio Sacharof

Eterno Signore, Creatore di tutte le cose, Tu che mi hai chiamato in questa vita nella tua inesplorata bontà, che mi hai dato la grazia del Battesimo e il sigillo del santo Spirito, Tu che mi hai ornato con la grazia del desiderio di cercarti, l'unico vero Dio, ascolta la mia preghiera:
Mio Dio, non ho vita, luce, gioia, sapienza e forza senza di te.
Ma Tu hai detto ai discepoli "tutto quello che chiederete in preghiera, credendo, lo avrete”.
Perciò mi permetto di supplicarti:
Purificami da ogni corruzione di carne e di spirito.
Insegnami come pregare.
Benedici questo giorno che hai donato a questo indegno tuo servo.
Consentimi, con la potenza della tua grazia, di parlare e lavorare incessantemente per la Tua gloria in uno spirito di purezza, umiltà, pazienza, amore, bontà, pace, coraggio e saggezza, avendo coscienza della tua presenza senza fine.
Signore Dio, mostrami la via della tua volontà nella tua infinita bontà e rendimi degno di continuare il mio cammino senza peccato.
Conoscitore dei cuori, Signore, Tu conosci ogni mia mancanza, Tu conosci la mia cecità e la mia ignoranza, Tu conosci la debolezza e la corruzione della mia anima. Ma neanche il mio dolore e la mia angoscia ti sono sconosciuti. Ascolta la mia supplica e insegnami con il tuo Spirito santo la via da percorrere.
Non mi abbandonare perché la mia corrotta volontà mi condurrà in altre vie, ma inducimi a ritornare a te.
Dammi, con la potenza del tuo amore, la grazia di perseguire il bene.
Custodiscimi lontano da ogni parola o azione che possa portare corruzione alla mia anima e da ogni atto interiore ed esteriore che non sia gradito a te e nocivo per il mio fratello. Insegnami come vedere e come parlare.
Se è tua volontà di non rispondermi, donami spirito di pacifico silenzio che sia privo di amarezza e di pericolo per il mio fratello.
Insegnami nei tuoi precetti e fino al mio ultimo respiro non permettere che possa uscire dalla luce dei tuoi comandamenti, fino a quando la tua legge non diventi la sola legge di tutta la mia esistenza, sia in questa terra che nella vita eterna.
Ti supplico, mio Dio, abbi misericordia di me.
Liberami dal mio dolore e dalla mia miseria e non mi tenere nascosta la via della salvezza. Nella mia follia, mio Dio, per molte e grandi cose ti prego; conoscendo il mia malvagità, la mia debolezza e scelleratezza a te grido: abbi misericordia di me.
Non respingermi dalla tua presenza per la mia arroganza.
Dammi e fai crescere, in me disonesto, il potere di amarti secondo i tuoi comandamenti, con tutto il mio cuore, con tutta la mia anima, con tutta la mia mente, con tutta la mia forza e con tutto il mio essere.
Dio mio insegnami la giustizia e la conoscenza del tuo santo Spirito.
Dammi la conoscenza della tua verità prima di abbandonare questa vita.
Accresci i giorni della mia vita fino a quando possa offrirti un sincero pentimento. E quando con il tuo beneplacito arriverà la fine della mia vita fammi conoscere in tempo l’ora della mia morte, così la mia anima potrà essere pronta a incontrarti. E sii con me, Signore, in quell’ora terribile e donami la gioia della tua salvezza.
Purificami da ogni peccato palese e occulto e da ogni iniquità nascosta in me e donami una buona apologia quando sarò dinanzi al tuo terribile trono. Mio Dio, secondo la tua grande misericordia e la tua filantropia incommensurabile, ascolta la mia supplica.

mercoledì 8 settembre 2010

Liturgia mensile


PATRIARCATO  DI  MOSCA
CHIESA  ORTODOSSA  ITALO-ALBANESE
PARROCCHIA ORTODOSSA
SANTA CATERINA MEGALOMARTIRE
ACQUAFORMOSA (CS)

Care sorelle, cari fratelli:
Vi comunico che domenica 12 settembre presso 
la nostra Parrocchia Ortodossa ad Acquaformosa,
in via Garibaldi, 64
CELEBREREMO
la Divina Liturgia mensile con inizio alle ore 10.00.
Vi spetto come sempre numerosi.
P. Giovanni Capparelli





mercoledì 25 agosto 2010

Ancora una precisazione

Quindi lei, caro Giovanni, è un sacerdote del Patriarcato di Mosca in Calabria con una chiesa russa ad Acquaformosa...ma che c'entra con noi Arbereshe? tuttalpiù dovremmo passare con la Chiesa Ortodossa Greca, se questa fosse credibile in Italia, ma visto quello che è successo con ex sacerdoti uniati (Arduino e Demetrio) ci viene solo da piangere. Ma i russi con noi non c'entrano proprio nioente e neanche lei credo che ci azzecca tanto. Ha studiato il russo? è una lingua molto difficile? io sono stato 3 anni a Mosca e la conosco perfettamente, lei non mi pare tanto avezzo a questo, A studiato liturgia slava e paleoslava? da quello che ho sentito dai suoi fedeli non mi sembra. Noi arbereshe siamo e rimarremo fedeli cristiani di rito greco-bizantino, così come hanno fatto Papàs Zepa Ferrari, Papàs Vincenzo Matrangolo, Papàs Giovanni Capparelli, ecc.. lei si crede più sapiente o più illuminato di questi nostri padri? quindi la smetta di offendere la loro memoria e di cercare di pilotare gli arbershe in direzioni totalmente sbagliate o fuori luogo. Grazie tante!!!
martedì, 24 agosto, 2010


Non solo ad Acquaformosa, ma anche a Castrovillari e ovunque c'è bisogno di un prete ORTODOSSO, a prescindere la mia appartenenza giuridica. L’ortodossia non è russa, non è  greca, o romena o costantinopolitana, è ORTODOSSA PUNTO E BASTA. Ed ovunque c’è bisogno di una presenza ortodossa e di un prete ortodosso lì ci sono io. Io ai fratelli Arbëreshë, non offro la giurisdizione di appartenenza, sarebbe follia, ma essendo anche io Arbëreshë,  ( e senza vantarmi più di tanto: ma che Arbëresh) spiego a te ed a tutti gli altri fratelli la Verità storica dei nostri patimenti causati dal papismo e dalla latinizzazione forzata. Non avendo argomentazioni sostenibili, continuate a perseguitarmi circa la mia appartenenza al Patriarcato di Mosca:
Ebbene cosa centra Roma, il Vaticano, il Papa, il Filioque, il vicario, l’infallibilità ecc. ecc. con la nostra popolazione che fino al 1564 era governata da Vescovi ortodossi i quali ordinavano i preti dei nostri paesi??????
Vedi caro fratello anonimo, mentre io sono del tuo stesso sangue, mentre io parlo la tua stessa lingua, mentre io celebro insieme a te il nostro eroe Skanderbeg, mentre io ho come te, d’altronde, le stesse radici storico-culturali-religiose, mentre insieme a te canto: Mojë e bukura Morè, mentre insieme a te canto Kristos Anesti  (io lo faccio in italiano, affinché tutti possano comprendere ciò che si canta), mentre io, Gloria a Dio, sono ritornato a respirare la Fede dei Nostri Padri che ci hanno traghettato in Italia, TU cosa fai, ti inchini ancora a coloro che dal punto di vista non soltanto materiale ed economico, ma principalmente religioso, ci hanno fatto patire le pene dell’inferno. I nostri Padri gridavano: “Derk e LITI mos i këllit më shpi ……..”. E non penso che lo gridavano perché stando tutto il giorno a panza in su, non sapendo come passare il tempo si accanivano contro i poveri LITIRI. Solo coloro, che ora si stanno rivoltando nella tomba, ci potrebbero enunciare le malefatte subite, i patimenti ricevuti, le sofferenze ed i dolori incassati, solo loro vedendovi in questo stato confusionale e subalterno, saprebbero come comportarsi nei vostri confronti.
Ricordati caro anonimo, che i nostri Santi Preti, proibivano ai fratelli Arbëreshë di recarsi nelle chiese latine, pena la scomunica; e nello stesso tempo proibivano ai preti latini di avvicinarsi nelle nostre chiese. Se lo facevano io credo che un motivo ci doveva pur essere, e non che fossero tutti pazzi.
Negli anni ’60, non conosco la tua età, i nostri paeselli furono letteralmente invasi dai monaci passionisti, inviati dal vaticano, per spiegarci la teologia, come se noi fossimo tutti eretici, ed in quel periodo ci hanno inondato di santini latini, di cui noi non sapevamo neanche la loro esistenza. Ed i nostri preti, poveracci, ancora una volta hanno dovuto subire le angherie papaline. I latini hanno cercato e cercano di farci comprendere che la Verità è tutta dalle parti di Roma, dall’altra parte solo menzogne, e per inciso, mi dispiace immensamente quando vedo che i nostri Patriarchi cercano in tutti i modi di accattivarsi le simpatie di chi non vuole più farsi chiamare Patriarca d’Oriente.
Solo se qualcuno da lassù potesse fare ritorno, forse allora, FORSE, da parte degli Arbëreshë ci sarebbe una presa di coscienza e non si griderebbe che noi abbiamo il Rito greco-bizantino, ma il rito greco-bizantino, certamente è il Rito delle popolazioni ORTODOSSE, a prescindere dalla loro appartenenza giuridico patriarcale. Quando uno annuncia la sua apparteneza a questo rito, annuncia la sua appartenenza all’ortodossia e non al papismo. Tornando a quello che tu sostieni circa i Padri menzionati, in una riunione ad Acquaformosa, davanti a tutti i presenti, vescovo, preti e laici, Padre Matrangolo, mio cugino e paesano, gridò: “Non siamo né carne né pesce……”.
E poi, mai mi sognerei di credermi più sapiente e più illuminato delle persone su menzionate. Io purtroppo ho soltanto un misero Diploma Magistrale da esibire, non ho lauree da poter buttare su un tavolo per pavoneggiarmi; ma una di una cosa mi posso vantare e pavoneggiare, insieme ai confratelli nell’ortodossia Alduino e Demetrio, e lo gridiamo forte forte perché tutti ascoltino, aver abbandonato l’eresia ed essere ritornati alla Vera e Santa Fede dei nostri Avi.
Tutto questo tu non lo puoi fare, grida quanto vuoi, ma resterai sempre uno di quelli che si sono uniti, e noi in albanese a queste persone diciamo: U kuqartin, si sono accoppiati, un termine dispregiativo che si da agli animali…..U KUQARTIN !!!!!!!!!


E Brenno gridò.........: "Guai ai vinti..........."

(Parafrasando una vecchia poesia......) IL MORBO INFURIA.....IL PAN CI MANCA.....SUI PAESI ARBRESH SVENTOLA.....BANDIERA BIANCA.

Senza catastrofismi, senza lagnanze, senza gridare alla scandalo, senza piagnistei, senza ricorrere alla lettura della storia Arbreshe e senza minimizzare il pensiero del mio carissimo fratello 'Il Contessioto', desidero postare il mio commento al link..................Mondo sottosopra!!!!!!! e la risposta al mio intervento.

1) Commento:
Cari Fratelli Italo-Albanesi: ricordiamo che noi non abbiamo mai abiurato alla Santa Fede dei nostri Padri, non abbiamo mai firmato un documento di abiura, quindi siamo Ortodossi dalla testa ai piedi. Dopo 4 secoli di latinizzazione e questo è iniziato nel 1564 quando papa Pio IV con il documento Romanus Pontifex sottopose le popolazioni greco-albanesi ai vescovi latini, "con la volontà di sopprimere o, almeno, di favorire l'estinzione per esaurimento del rito greco in Italia". Stiamo ritornando a quei livelli, il popolo insieme al suo clero che fa? Nulla, piange e basta. Quindi Caro Fratello, che tu continui a scrivere tutte queste belle cose, non risolverai nulla, perchè? Per il semplice fatto che la latinizzazione ha distrutto la memoria storico-religiosa-ecclesiale della BESA. La FEDE, che i nostri Avi per mantenerla viva hanno abbandonato il loro paese per venire in italia. E qui cosa hanno trovato, invece del turbante turco la tiara papale, peggiore per la nostra fede. Soluzioni? Bene io personalmente l'ho trovata nel 2001, SONO RITORNATO ALLA FEDE DEI MIEI AVI. Ora penso che sia arrivato il momento di abbandonare le lacrime e riprendere il vessillo dell'aquila bicipite con sfondo giallo. Sta a voi reagire, perchè nonostante i tuoi scritti siano nobili, non producono nessun effetto.
 Fraternamente in Cristo P. Giovanni Capparelli


2) Risposta del fratello: Il Contessioto:


Ma noi siamo cattolici di rito bizantino

Il blog scrive, scrive … ma non otterrà alcun risultato, ci scrive, dedicandoci molta attenzione e premura, padre Giovanni Capparelli.
Il problema è di chiarire cosa si intende per risultati.
Scrivendo ci proponiamo di perseguire una linea tesa alla riflessione, all'attenzione su certi fatti e all'approfondimento, per meglio comprendere tutto ciò ci sta attorno, attorno all’ambiente in cui viviamo.
Perché no ? proviamo a porre limiti alle ingiustizie più eclatanti.
Fra i nostri obiettivi non c’è, e riteniamo non debba mai esserci, quello di mettere in dubbio la secolare fede cattolica degli antenati, quella da sempre professata in questi ultimi cinquecento anni dalle comunità arbërëshe.
Stiamo seguendo con impegno e vorremo dire con dedizione quanto accade a Contessa Entellina ai danni dei fedeli “cattolici” di rito greco e quanto viene fatto dalle Gerarchie ai danni della sua guida spirituale, Papas Nicola Cuccia. Il tutto accade all’interno della Chiesa Cattolica, dove oggi, domani e sempre ci saranno i padre Mario Bellanca di turno che per carenza culturale si affideranno ora all’avvocato, domani al filosofo e dopodomani ancora allo stregone, per rivendicare spazi di presunto potere nei “comitati” delle feste, motivi di orgoglio da spandere fra i cortigiani che li invitano a pranzo e a cena. Niente di nuovo sotto il sole, viene da dire. Tutto ciò non ha nulla a che spartire con la Fede, con il Mistero che ci è stato insegnato.
Detto quanto sopra, non significa che tutto ciò che accade nel recinto del cattolicesimo ci lascia indifferenti. Proprio perché non abbiamo dubbi sulla Fede ci permettiamo di scrivere sulla sporcizia che ci sta attorno (a cominciare dalla nostra coscienza, ovviamente), sulle ingiustizie che vengono perseguite dall’ottusità delle Gerarchie, sull’ignoranza manipolata ai fini della vanità da voltastomaco.
La Fede unisce noi cattolici (compresi noi di rito bizantino), le “vergogne che ci stanno attorno ci inducono invece a gridare ed a “scrivere” nella convinzione che attirando l’attenzione di chi di dovere qualcosa possa correggersi. Questo è il nostro antidoto al male (o, per meglio dire, a ciò che erroneamente dovessimo giudicare “male”), altri usano altri farmaci come la preghiera, il digiuno ed il sacrificio. Ad ognuno il proprio talento !
Certo non siamo degli illusi e sappiamo bene che la “casta” gerarchica della Chiesa Romana vive in un mondo dove conta il potere, l’otto per mille, l’immobiliare Propaganda Fidei e così via. Ma tutto ciò non ha nulla a che spartire con la Fede che ci sostiene.
Con la convinzione di avere distinto e spiegato le ragioni di Fede dalle ragioni che ci inducono a scrivere e a contestare le decisioni della “Gerarchia”, precisiamo che passare da una confessione all’altra equivale a cambiare partito, casacca. Come dire ieri ero craxiano, oggi sono berlusconiano, domani sarò bossiano e dopodomani vendoliano. E’ come seguire la direzione del vento, come immergersi nel mondo del ridicolo; tutto il contrario della perpetuità della Fede.
Caro Padre Carapelli,
noi le portiamo stima, ma non è nostra intenzione iscriverci ad un nuovo partito. Siamo delusi da tutti i ‘partiti’ in quest’epoca di individualismo esasperato.
Scriviamo delle sporcizie che ci capitano lungo il cammino della Chiesa in cui ci troviamo e senza alcuna riverenza –che sarebbe immeritata- diciamo e denunciamo gli errori e gli abusi dei Mons. Tamburrino di turno. Gente che -priva di sensibilità- giudica allo stesso modo chi intende conservare il rito cattolico-bizantino secolare e pertanto non ha esitazione a pregare dietro un portone che gli viene chiuso in faccia e chi, infischiandosi del Vangelo, della fraternità, della comunione con i confratelli, non ha esitazione a buttare fuori dalla Chiesa chi vuole cantare la Paraklisis.
Non abbiamo pertanto esitazione a gridare l’ingiustizia commessa dall’Eparca, un certo Monsignore latino, essendo da lunghissimo tempo dormiente l’Eparca titolare.
Riteniamo noi che se Mons. Tamburrino ha un attimo, un solo attimo, di riflessione potrà rimediare all’ingiustizia, se invece è assillato dall’idea che da Arcivescovo deve conseguire la berretta di Cardinale e poi da Cardinale deve occupare la sedia di Prefetto di una Congregazione (magari di quella per le Chiese Orientali per imbrigliare i Papas -come Nicola Cuccia- che sono pure sposati) e così via, è chiaro che non gli frega nulla di mettere sullo stesso piano il giusto e l’ingiusto. Questi sono parametri che riguardano i credenti non i Gerarchi. Per la Gerarchia, lo sappiamo bene, benissimo, queste distinzioni, giusto-ingiusto, sono sottigliezze che non meritano attenzione.
Avrai capito bene, caro Padre Capparelli
che le cose su cui siamo impegnati non riguardano la saldezza della Fede. Per noi i padre Mario Bellanca, passeranno come passeranno i Monsignori Tamburrino, mentre la liturgia di San Giovanni Crisostomo, con tutto ciò che prefigura, resterà la stessa anche per i secoli a venire, al contrario della messa latina che cambia ad ogni stormire di papa.


IlContessioto

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Se a qualcuno fosse venuto in mente che qualcosa si stesse muovendo verso una direzione più sensibile alla storia italo-albanese, si mettesse l'anima in pace e continuasse a fare quello che ha fatto fino ad ora. La mia tesi è stata e sarà che il popolo Arbresh, oramai, avendo avuto per 4 secoli il lavaggio del cervello, non è in grado di poter fare una scelta diversa da quella che è stata costretta a subire.
Anzi perchè lasciare il certo per l'incerto?
Ma, sappiamo che pur nel piccolo qualcosa si sta muovendo, quel castello di sabbia, costruito durante la latinizzazione sulle rive del mare, piano piano si sta sgretolando, infatti Roma per tenere a bada il riottoso (Una volta) popolo greco-albanese, cosa fa, invia Amministratori apostolici, affinchè spieghino, se ce ne fosse bisogno, che : "Qua comando io e questa è casa mia"....quindi se la minestra non vi piace, tappatevi il naso e buttatela giù nonostante sia immangiabile.
Così è iniziata nel 1564 la nostra sfortuna realtà religiosa, si a molti paesi arbresh è rimasto il rito, altri hanno subito l'onta di perdere anche quello, altri ancora hanno persino perso lingua e rito. Ma il rito a che serve se si perde la BESA.
"Triqindë Trima, çajtin detin pir të mbajin: BESIN, LIRIN E FLAMURIN".
E certamente Besa non era e non è qualla franco-latina o romana. La Besa è quella Ortodossa, che noi abbiamo continuato a professare in Italia fino a quando è stato permesso ai vescovi ortodossi che avevano giurisdizione, da Pescara ad Agrigento,
sulle popolazioni greco-albanesi.
Storia....ma storia seria!!!!

P. Giovanni Capparelli