venerdì 29 luglio 2011

Dal sito: http://katundetarbereshe.jimdo.com/

BREVE BIOGRAFIA DI Gjergj Kastrioti Skënderbeu (1)
 
 
  « Non fui io a portarvi la libertà, ma la trovai qui, in mezzo a voi! » (2)
 
Giorgio Castriota Scanderbeg (albanese: Gjergj Kastrioti Skënderbeu; Dibra, 6 maggio 1405 – Alessio, 17 gennaio 1468) unì le tribù dell'Epiro e dell'Albania, e resistette per 25 anni ai tentativi di conquista dell'Impero Ottomano; per tale motivo è considerato l'eroe nazionale dell'Albania.
Icona del nostro principe romano-cristiano-ortodosso
     Giovinezza: Tra la fine del XIV secolo e i primi decenni del XV secolo l'Albania fu occupata dalle forze ottomane le quali dovettero subito reprimere le rivolte dei principi albanesi. Giovanni Castriota principe di Croia, e padre di Giorgio Castriota Scanderbeg, fu proprio uno dei signori ribelli all'occupazione ottomana contro cui il sultano Murad II, infierì più pesantemente poiché Giovanni era uno tra i più indomiti e potenti nobiluomini albanesi. Inoltre prese i suoi quattro figli maschi Stanisha, Reposhi, Costantino e Giorgio come ostaggi conducendoli alla corte di Adrianopoli. Due di loro morirono, probabilmente uccisi, uno si fece monaco, mentre il quarto, Giorgio, combatté per i Turchi.
     Alla corte del sultano, Giorgio Kastriota si distinse per capacità ed intelligenza, parlava perfettamente il turco, l'arabo, il greco, l'italiano, il bulgaro e il serbo-croato, oltre all'albanese, divenne esperto nell'uso delle armi nonché di strategia militare, guadagnò a tal punto la stima e la fiducia del sultano, che gli diede un nome islamico: Iskënder Bej (principe Alessandro forse alludendo al macedone Alessandro Magno), che gli Albanesi nazionalizzarono in Skënderbej.
     Ritorno in Albania: Dopo una serie di imprese militari portate a termine, brillantemente, nell'interesse dei turchi, la fama del giovane Castriota giunse in Albania e si iniziò a sperare in un suo ritorno in patria. Emissari della sua famiglia lo raggiunsero di nascosto nel quartiere generale del sultano e lo informarono della drammatica situazione degli Albanesi, senza tuttavia ottenere risultati. Il 28 novembre 1443, il sultano diede incarico a Skanderbeg di affrontare una coalizione di eserciti cristiani a maggioranza ungherese guidati dal signore di Transilvania, János Hunyadi ("Il Cavaliere bianco") per riprendersi la Serbia, che il nobile valacco aveva liberato dall'oppressione ottomana. Skanderbeg, influenzato dalle suppliche della sua gente disattese gli ordini del sultano non intervenendo nello scontro, favorendo per giunta una colossale sconfitta turca. Egli, assieme ad altri suoi 300 fedelissimi albanesi, che lottavano per i turchi, decise di combattere per la causa nazionale albanese e con il suo gruppo di soldati si riprese il castello di Krujë, radunò i nobili e diede inizio al grande riscatto del suo popolo. In rapidissima successione, conquistò tutte le fortezze tenute dai mussulmani.
     Skanderbeg, conquistata la fortezza di Kruje, si auto-proclamò vendicatore della propria famiglia e del poprio paese pronunciando queste famose parole: Non fui io a portarvi la libertà, ma la trovai qui, in mezzo a voi.
     Guerra contro i Turchi: Il 2 marzo 1444, nella cattedrale veneziana di San Nicola ad Alessio, Scanderbeg organizzò un grande convegno con la maggior parte dei principi albanesi, e con la partecipazione del rappresentante della Repubblica di Venezia; qui egli fu proclamato all'unanimità come guida della nazione albanese. Intanto il sultano Murad II, furioso per il tradimento del suo protetto, inviò contro gli albanesi, un potente esercito guidato da Alì Pascià alla testa di 100.000 uomini. Lo scontro con le forze di Skanderbeg, notevolmente inferiori, avvenne il 29 giugno 1444, a Torvjoll. I turchi riportarono una cocente sconfitta. Il successo di Skanderbeg ebbe vasta risonanza oltre il confine albanese, arrivò fino alle orecchie di Papa Eugenio IV il quale ipotizzò addirittura una nuova crociata contro l'Islam guidata da Skanderbeg.
     L'esito dello scontro rese ancora più furibondo il sultano, che ordinò a Firuz Pascià di distruggere Scanderbeg e gli Albanesi e così il comandante ottomano partì alla testa di ben 15.000 cavalieri. Il Castriota lo attese alle gole di Prizren il 10 ottobre 1445 e ancora una volta ne uscì vincitore. Le gesta di Scanderbeg risuonavano per tutto l'occidente, delegazioni del papa e di Alfonso d'Aragona giunsero in Albania per celebrare la straordinaria impresa. Skanderbeg si guadagnò i titoli di "difensore impavido della civiltà occidentale" e "atleta di Cristo".
     Ma Murad II non si rassegnava. Allora dispose agli ordini di Mustafà Pascià due eserciti per un complessivo di 25.000 uomini, di cui metà cavalieri, che si scontrarono con gli Albanesi il 27 settembre 1446: l'esito fu disastroso, si salvarono solo pochi turchi e a stento Mustafà Pascià. Le imprese di Scanderbeg, tuttavia, preoccupavano i veneziani, che vedendo in pericolo i traffici nel frattempo stabiliti con i Turchi, si allearono con il sultano per contrastare il Castriota. La battaglia del 3 luglio 1448 vide la sconfitta dei veneziani, che si vendicarono radendo al suolo la fortezza di Balsha.
     Nel giugno del 1450, Murad II in persona intervenì contro l'Albania alla testa di 150.000 soldati, assediando il castello di Kruje. I Turchi persero metà dell'esercito e il comandante Firuz Pascià venne ucciso da Skanderbeg. Ma, anche se le straordinarie vittorie avevano inferto profonde ferite alle forze e all'orgoglio turco, avevano pure indebolito le forze albanesi e il Castriota, ben cosciente dei propri limiti, decise di chiedere aiuto ad Alfonso d'Aragona, che si rese disponibile riconoscendo a Skanderbeg il merito di essersi fatto carico di una durissima lotta contro i Turchi, che assai inquietavano la Corona napoletana.
     Maometto II, successore di Murad, si rese conto delle gravi conseguenze, che l'alleanza degli albanesi con il Regno di Napoli poteva far nascere, decise quindi di mandare due armate contro l'Albania; una comandata da Hamza-bey, l'altra da Dalip Pascià. Nel luglio del 1452 le due armate furono annientate e mentre Hamza-bey fu catturato, Dalip Pascià morì in battaglia.
     Altre incursioni turche si tramutarono in sconfitte, Skopje il 22 aprile del 1453, Oranik nel 1456, il 7 settembre 1457 nella valle del fiume Mati. Infine, nel corso del 1458 in una serie di scontri scaturiti da offensive portate questa volta da Skanderbeg, altre tre armate turche furono sbaragliate.
     La fama di Skanderbeg fu incontenibile, anche per il fatto che i suoi uomini a disposizione non erano mai più di 20000, ed al sultano turco non rimase altro che chiedere di trattare la pace, ma il Castriota non ne volle sapere e continuò la sua battaglia.
     Nel 1459 si recò in Italia per aiutare Ferdinando I, re di Napoli, figlio del suo amico e protettore Alfonso d'Aragona nella lotta contro il rivale Giovanni d'Angiò e del suo esercito.
     Intanto, altre due armate turche comandate da Hussein-bey e Sinan-bey, nel febbraio del 1462, mossero contro gli albanesi costringendo Skanderbeg a rientrare in tutta fretta nella sua patria, per guidare il suo esercito. Ci fu una furiosa battaglia presso Skopjë che vide i turchi annientati e il sogno di Maometto II, di far giungere il potere musulmano fino a Roma infrangersi. La decisione finale fu un trattato di pace firmato il 27 aprile 1463 tra Maometto II ed il Castriota.
     Ferdinando I nel 1464, in segno di riconoscimento per l'aiuto ricevuto da Skanderbeg, concesse al signore albanese i feudi di Monte Sant'Angelo, Trani e San Giovanni Rotondo. Intanto, la morte di papa Pio II ad Ancona, il 14 agosto 1464, determinò il fallimento della grande crociata che il Pontefice aveva in mente e che teneva in grande apprensione il sultano. Quest'ultimo, nel settembre del 1464, incaricò Sceremet-bey di muovere contro gli albanesi, ma i turchi furono nuovamente sconfitti. Il figlio di Sceremet-bey fu catturato e rilasciato a fronte di un grosso riscatto.
     L'anno dopo, scongiurato il pericolo della crociata, il Sultano intravide la possibilità di farla finita con il Castriota, mise insieme un poderoso esercito affidandolo ad un traditore albanese, il quale era stato cresciuto allo stesso modo di Scanderbeg, Ballaban Pascià. Ma anche quest'impresa fallì; l'esercito turco in prossimità di Ocrida, fu messo in fuga dalle forze albanesi.
   Ancora una volta, nella primavera del 1466, riunì forze imponenti, mosse contro gli albanesi e cinse d'assedio Krujë; una serie di scontri furiosi, nel corso dei quali Ballaban Pascià fu ucciso, portarono Scanderbeg ad un'ennesima e straordinaria vittoria. Maometto II ostinatissimo nella sua lotta contro il Castriota, riorganizzò il suo esercito e, nell'estate del 1467, pose di nuovo l'assedio a Krujë, ma, dopo innumerevoli tentativi, dovette rassegnarsi a sgombrare il campo. Nonostante i successi in imprese, alcune delle quali, assolutamente straordinarie, Skanderbeg si rese conto che resistere alla pressione turca diventava sempre più difficile. La stessa preoccupazione convinse il doge di Venezia ad inviare Francesco Capello Grimani da Skanderbeg per organizzare una difesa comune, ma l'ambasciatore veneziano non poté portare a termine l'incarico perché Skanderbeg morì di malaria, ad Alessio, il 17 gennaio 1468. Kruja, l'eroica cittadina, cadde nelle mani turche dieci anni dopo la sua morte.  
     Erede di Giorgio Castriota fu Giovanni, il figlio avuto dalla moglie Marina Donica Arianiti. Giovanni (a quel tempo era ancora un fanciullo) si rifugiò con la madre a Napoli, dove fu ospitato affettuosamente da Ferdinando d'Aragona, figlio d'Alfonso. Nel 1481, Giovanni Castriota radunò alcuni fedelissimi e sbarcò a Durazzo, osannato dal popolo, ma non riuscì a portare a termine alcuna impresa poiché i turchi vanificarono immediatamente i tentativi del figlio di Skanderbeg.
     Discendenti: La famiglia Castriota Scanderbeg, alla morte di Giorgio (3), ottenne dalla corona aragonese il ducato di San Pietro in Galatina e la contea di Soleto (Lecce, Italia). Giovanni, figlio di Scanderbeg, sposò Irene Paleologo, ultima discendente della famiglia imperiale di Bisanzio. In virtù di tale imparentamento, i membri della famiglia Castriota Scanderbeg oggi rappresentano gli unici discendenti diretti degli ultimi imperatori di Costantinopoli. (4)
     Attualmente esistono due linee della famiglia Castriota Scanderbeg d’Albania, una delle quali discende da Pardo e l’altra da Achille, entrambi figli naturali del Duca Ferrante, figlio di Giovanni e nipote di Scanderbeg. Entrambe sono parte da secoli della nobiltà italiana e membri del Sovrano Militare Ordine di Malta con prove di giustizia. (5). L’unica figlia legittima del Duca Ferrante, Erina, nata da Adriana Acquaviva, ereditò lo Stato paterno, portando il ducato di Galatina e la contea di Soleto nella famiglia Sanseverino dopo il suo matrimonio con il principe Pietrantonio Sanseverino.
     Oltre a questi due rami (uno risiede a Lecce, a Ruffano , a Bari e a Foggia, l'altro ha dimora a Napoli) di comprovata appartenenza al casato dell'eroe nazionale albanese, ci sono stati tentativi da parte di alcuni di accreditarsi quali discendenti di Scanderbeg, pur senza alcun titolo abilitante o documento fidefacente.
 
Curiosità  
 
* Narra una leggenda che Scanderbeg sul punto di morte ordinasse al figlio di sottrarsi dalla vendetta turca fuggendo in Italia; gli disse inoltre che appena fosse sbarcato sulla spiaggia avrebbe trovato un albero presso cui legare il suo cavallo e la sua spada e per sempre quando avesse soffiato il vento i turchi avrebbero sentito la spada di Skanderbeg volteggiare nuovamente nell'aria e il suo cavallo nitrire e, per paura, non lo avrebbero seguito.
* Durante gli anni in cui i turchi provavano a conquistare l'impero di Skanderbeg, la strada che portava a Kruje, fu chiamata “jezitjoll”, cioè la via del diavolo.
* Un partecipante alla spedizione contro l’Albania disse “il loro guerriero più debole è paragonabile al più forte dei nostri guerrieri turchi”.
* Il palazzo a Roma dove risiedette Skanderbeg negli anni 1465-6 porta ancora il suo nome, sebbene non offra purtroppo testimonianze delle sue gesta, ma ospiti oggi il "Museo Nazionale delle Paste Alimentari". Nella città è anche presente una statua a lui dedicata.
* Gli è dedicata la piazza principale di Tirana.
* Il Palazzo Castriota o Palazzo del Tufo, ubicato a Napoli, è uno dei principali palazzi monumentali della Città. Si trova in via Santa Maria di Costantinopoli e costituisce un bell'esempio di architettura rinascimentale e barocca. L'edificio, che appartenne ai Castriota de Scanderbeg, presenta una facciata ornata mediante un semplice parametro in mattoni con alto basamento sul quale si apre il portale a conci alterni in marmo.
* A Rochester Hills, Michigan, presso St. Paul Albanian Parish è stato eretto il primo monumento a lui dedicato degli Stati Uniti.
* In Umbria, presso il Castello di Castelleone, un'antica fortezza feudale di origini medioevali nei pressi di Deruta (Perugia), è presente una statua equestre a dimensioni naturali di Giorgio Castriota Scanderbeg. La grande scultura è posizionata sulla cima della cosiddetta Torre Longobarda del castello, risalente al XII sec.
* Il 22 giugno 1718 il compositore Antonio Vivaldi mise in scena al Teatro della Pergola di Firenze il dramma Scanderbeg su libretto di Antonio Salvi.
* All'eroe nazionale dell'Albania e alla sua epopea sono riferite decine di leggende e tradizioni locali, e dedicate numerose opere di narrativa: tra queste meritano di essere ricordati il George Kastioti Scanderbeg del 1962 di Naim Frasheri, considerato il fondatore della letteratura nazionale albanese, il romanzo Kështjella (I Tamburi della Pioggia, lett. La Fortezza) del 1970, del più noto scrittore contemporaneo albanese, Ismail Kadarè. La presenza di Scanderbeg in Italia è stata raccontata nel romanzo storico Skanderbeg-La campagna d'Italia di Alban Kraja.
* Dopo la prima guerra mondiale il vescovo ortodosso Fan Stilian Noli, filosofo, storico e scrittore albanese, pubblicò nel 1921 l’opera Istorinë e Skënderbeut (La storia di Skanderbeg), riscuotendo ben presto una straordinaria popolarità, al punto d'essere quasi imparata a memoria da tutti gli studenti delle scuole dell’Albania libera. Dopo la seconda guerra mondiale pubblicò un altro libro sulla storia di Castriota in lingua inglese, un’analisi scientifica e critica delle opere di tutti i precedenti autori che avevano scritto la biografia dello Scanderbeg. In questo lavoro del 1947 Noli cercò di distinguere i fatti storici dalle leggende e dai pregiudizi, interpretando e ponendo Castriota allo stesso livello di un comandante di guerriglia dei tempi più moderni.
* il Consiglio di Stato della Repubblica italiana negli anni novanta del secolo scorso ha ospitato nelle sue sezioni giurisdizionali due discendenti delle due famiglie: Giovanni Paleologo e Giulio Castriota
Scandenberg.
* Nel XVI secolo una discendente dello Scanderberg ha sposato l'architetto e ingegnere urbinate Iacopo Fusti (1510-1562), quest'ultimo ha aggiunto, dopo il matrimonio, il cognome Castriota in onore del celebre avo della consorte.
* Sull’eroe epirota è stato fatto anche un film del 1951 opera del regista russo Sergei Yutkevich. Presentato al Festival del cinema di Cannes nel 1951 Sergei yutkevich vinse il titolo come miglior regista.
 
Bibliografia.
 
F. S. Noli, Storia di Skanderbeg, re d’Albania, traduzione italiana di Francesco Argondizza, Roma, 1924;
F. S. Noli, George Castrioti Scanderbeg (1405-1468), New York – 1947;
F. S. Noli, Historia e Skénderbeut, Boston, 1950.
 
NOTE
 
(1) Breve biografia dello Scanderbegh- tratta da Wikipedia, l'enciclopedia libera;
(2) Scanderbeg a Dibra, appena tornato in Albania
(3) Edward Gibbon, 1788, History of the Decline and Fall of the Roman Empire, Volume 6, Scanderbeg section;
(4) Steven Runciman, 1990, The fall of Costantinople 1453, Cambridge University Press;
(5) Archivio del Gran Priorato di Napoli e Sicilia del Sovrano Militare Ordine di Malta, Napoli.

domenica 24 luglio 2011

Dal sito: http://www.dirittodicronaca.it

Giornata del rifugiato ad Acquaformosa 

- di Emanuele Armentano 

  ACQUAFORMOSA – Nella cittadina arbëreshe di Acquaformosa    arriva la “Giornata del rifugiato”, che si terrà il prossimo 29 luglio nella comunità guidata dal sindaco Giovanni Manoccio. L'evento, promosso dalla locale amministrazione comunale, in sinergia con la Provincia di Cosenza, con l'Associazione “Don Vincenzo Matrangolo” e con lo Sprar, concerne di un ricco programma che si aprirà la mattina a partire dalle ore 10 presso la sede del sodalizio “Don Matrangolo” in cui ci sarà il coordinamento regionale dei progetti Sprar Calabria. Alle 13 pausa pranzo presso l'area pic-nic di Santa Maria del Monte. I lavori riprenderanno alle 19 in piazza “papas Vincenzo Matrangolo” con un convegno sul tema “Emergenza rifugiati e Legge Regionale sull'Accoglienza: quali opportunità per la Calabria?”. Il dibattito, che ricordiamo essere stato aperto già dal sindaco Manoccio, che nei mesi scorsi aveva fortemente criticato il “modus operandi” della sistemazione degli immigrati in Italia, spingendo, piuttosto, nella direzione della promozione dello Sprar (per l'accoglienza dei rifugiati nei comuni piuttosto che “nell'ammucchiamento in tendopoli”), servirà a far luce su una serie di problematiche. Per l'occasione ai lavori, che saranno coordinati dal presidente della “Matrangolo”, Cosimo Vicchio, prenderanno parte un rappresentante del servizio Centrale Sprar, il sindaco Manoccio per l'introduzione. Interverranno quindi il sindaco di Riace, Mimmo Lucano, il vice presidente provinciale, Domenico Bevacqua, i consiglieri regionali Gianluca Gallo (Udc), Mimmo Talarico (Idv) e Gianpaolo Chiappetta (Pdl). Concluderà i lavori la parlamentare del Pd Doris Lo Moro. In serata, a partire dalle ore 21.30 si terrà il concerto di musica etnico-popolare "Bashkim Folk".

mercoledì 20 luglio 2011

Aspettiamo che anche dalle parti nostre qualcuno, dimenticando la propria superiorità religiosa come numero di fedeli, faccia altrettando, affinchè anche i fedeli di confessione ortodossa abbiano un luogo per il culto e le preghiere.

ReadabilityLuoghi di culto per religioni diverse da quella cattolica Ordine del Giorno alle­gato alla delib­era sul Piano di alien­azione a val­oriz­zazione degli immo­bili di pro­pri­età...


Luoghi di culto per religioni diverse da quella cattolica


Ordine del Giorno allegato alla delibera sul Piano di alienazione a valorizzazione degli immobili di proprietà comunale


ORDINE DEL GIORNO

Considerato che a Palermo si registra la totale assenza di spazi pubblici da destinare a luoghi di culto per i credi religiosi diversi da quello cattolico


SI IMPEGNA

L’Amministrazione Attiva ad individuare uno o più luoghi idonei che, di comune accordo con le comunità religiose e straniere, possano essere destinati a luoghi di culto



sabato 16 luglio 2011

Riflessione della V domenica di Matteo, a cura di P. Seraphim (BO)

Серафим Валеряни Ропа
 
V Domenica dopo Pentecoste
Tono IV
Letture: Rm. 8,14 – 21 / Mt. 8,28 – 9,1

Nel nome del Padre e del Figlio e del Santo Spirito. Amen.
“Credo in unico Dio Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le realtà sia visibili che invisibili…” la tradizione della Chiesa pone fra le realtà invisibili anche gli angeli. Gli angeli (dal greco: inviato) sono puri spiriti dotati di intelligenza che servono il Signore. La Sacra Scrittura ci riferisce che essi sono divisi in vari ordini: i Serafini dalle sei ali che stanno intorno al trono di Dio e si velano per timore della inaccessibile sua gloria, i Cherubini dai molti occhi, le Potestà, le Virtù, gli Arcangeli come San Michele il capo delle milizie celesti, San Gabriele l’annunciatore, san Raffaele il guaritore. Anch’essi come gli uomini sono stati creati liberi, alcuni di loro hanno per orgoglio e superbia rifiutato Dio. Pare anacronistico al giorno d’oggi parlare dei demoni o diavoli cioè quegli angeli che sono decaduti dallo stato di grazia e di comunione con Dio e che cercano in tutti i modi di sviare gli uomini dalla retta via per farli cadere nel peccato. Ci sono persone disposte a credere in Dio ma non credono che esistano i demoni tentatori, spesso ahimè la realtà degli spiriti maligni è sottovalutata anche nelle prediche e nei richiami dei sacerdoti.
Purtroppo come ci insegna tutta la Scrittura e tutta la Tradizione essi esistono e ci spingono ad andare contro Dio e contro la sua legge. Come esistono, purtroppo, persone malvagie nel mondo così esistono spiriti malvagi nell’universo, sono spiriti che pare si “nutrano” dei peccati delle persone. Avendo essi reciso ogni rapporto con Dio, con la vita vera, essi “vanno in giro cercando chi divorare” per riempire questa fame spirituale che li attanaglia, che li rode dentro in un circolo vizioso che arriverà alla fine dei secoli. Ad essi non importa se la gente creda o meno nella loro esistenza, ad essi interessa che la gente pecchi e trasportano chi li segue in una specie di vortice oscuro che trascina sempre di più verso il basso. Spesso essi scimmiottano Dio e si presentano come angeli di luce e traviano gli uomini facendosi adorare, è il caso di alcune mode new age e next age che parlano di angeli, di invocare o evocare le potenze angeliche, di vaga spiritualità, ma che sono pericolosissime perché non vengono da Dio. Spesso essi fanno leva sulle insicurezze umane e sulla nostra poca Fede e nei momenti di dolore ci spingono ad andare da maghi, stregoni, cartomanti, astrologi, medium che dicono di parlare coi defunti, i quali o sono ciarlatani o sono in combutta coi diavoli o entrambe le cose. Mai frequentare quelle persone! Mai! Si scherza con il fuoco, con un fuoco spirituale che ci brucia anche se non ce ne accorgiamo e quando ce ne accorgiamo siamo già molto in là nel vortice.
Per questo cari fratelli e sorelle vi raccomando di stare all’erta, non dico di andare all’eccesso opposto cioè di credere che tutto sia (come dicono alcuni settanti) sotto l’influsso del maligno, ma di stare all’erta e il più possibile vicini a Dio. I rimedi, la cura, il mantenimento della nostra salute spirituale sono dovuti alle solite semplici, buone e sante regole: preghiera personale e comunitaria assidua e regolare, digiuno, lettura e meditazione della Sacra Scrittura, frequenza ai sacramenti.
Buona Domenica a tutti.

p. Seraphim
 
CHIESA ORTODOSSA RUSSA
PATRIARCATO  DI  MOSCA

PARROCCHIA
SAN GIOVANNI DI KRONSTADT

P. Gallo – P.zza Vittorio Em. II

CASTROVILLARI


DOMENICA  17  LUGLIO  2011

V  Domenica di Matteo
 
"Dei Santi Padri del IV Concilio Ecumenico in Calcedonia"

TONO IV
 
 
SABATO  16  LUGLIO:  ORE   17.30   VESPRO

DOMENICA 17 LUGLIO:  ORE   10.00    DIVINA LITURGIA
 
ORE   17.15      BATTESIMO DI ALEXANDRA

martedì 12 luglio 2011

Incontro fraterno con i pellegrini in visita
della Magna Grecia,
provenienti dalla Grecia, 
guidati dagli Archimandriti Efrem e Arsenio.
BUON VIAGGIO !!!!