giovedì 18 novembre 2010

Dal sito della Chiesa Ortodossa d'Albania

Të krishterët nisin Kreshmën e Krishtlindjes!

Për të gjithë besimtarët e krishterë orthodhoksë data 15 nëntor daton me fillimin e periudhës së përgatitjes për festën e madhe dhe shumë të rëndësishme të Krishtlindjes, pra me fillimin e Kreshmës. Kjo është një prej periudhave kreshmore që Kisha ka vendosur si kohë përgatitore për të pritur denjësisht festat e mëdha. Kreshma e Krishtlindjes është kreshmë e gëzueshme, sepse edhe vetë ngjarja, Lindja e Krishtit e cila kremtohet në 25 dhjetor, solli gëzim shumë të madh (Mattheu 2:10). Gjatë kësaj periudhe të përcaktuar nga Kisha, ne përgatitemi me kreshmë dhe paralelisht përjetojmë të gjithë himnologjinë e po kësaj periudhe, në mënyrë që të jetojmë ngjarjen e madhe të Ardhjes së Perëndisë në tokë.
Kreshma është bashkëpunim i pjesës materiale të trupit tonë në adhurimin e Perëndisë së gjallë. Duke kreshmuar me disa ushqime dhe nga ana tjetër duke kreshmuar nga mëkatet, ndihmojmë të gjithë njeriun trup e shpirt të afrohet e të adhurojë Perëndinë.
Çdo e kremte, çdo festë kishtare nuk është një paraqitje e thjeshtë, e jashtme e disa ngjarjeve të kaluara, por në çdo të tillë ne rijetojmë si person ato ngjarje sikur të ndodhin sot. Kështu, gjatë periudhës së Kreshmës, njeriu parapërgatitet për të pranuar Shpëtimtarin Krisht që do të lindë në grazhd.
Kreshma është Biblike. Kreshma na është dhënë nga vetë Krishti, i Cili para se të fillonte veprën shpëtimtare në tokë, pas pagëzimit të Tij, qëndroi në shkretëtirë 40 ditë, duke mbajtur kreshmë (Mattheu 4:1-11). Kreshma nuk është diçka që gjeti fantazia jonë, por është një mënyrë që njeriu pastrohet dhe përpiqet t’i dhurojë diçka Perëndisë dhe kjo kreshmë është përmendur që në Dhiatën e Vjetër. Këtë traditë e vazhdoi dhe e bëri me shembullin e tij edhe vetë Zoti, siç edhe është përmendur.
Në këtë mënyrë edhe ne parapërgatitemi për ardhjen e Perëndisë në tokë me kreshmë 40-ditore. Në këtë kreshmë ne privohemi nga prodhimet blegtorale (mish, vezë, qumësht, djathë, gjalpë etj) dhe paralelisht me këto ne përpiqemi të bëjmë edhe një reflektim mbi jetën dhe veten tonë, duke mos e shndërruar Kreshmën në një dietë dhe në “poza”, por në një shqyrtim të vërtetë e të thellë pendimi të vetës dhe të gjendjes sonë mëkatare.
Kreshma është mjet, jo qëllim! Kreshma na ndihmon dhe na krijon atmosferën për lartësimin shpirtëror. Besimtarët gjatë kësaj periudhe urojnë njëri - tjetrin: “Kreshmë të mbara dhe të gëzuara!”
Le të përpiqemi pra të gjithë, sa mundemi, të përgatisim grazhdin e zemrës tonë, që të lindet brenda saj Krishti foshnje, Shpëtimtari i botës!
Le ti lutemi Zotit me fjalët e një prej uratave të Shërbesës së Kungimit: “…dhe siç denjove të shtrihesh në shpellë dhe në grazhd të kafshëve, denjo të hysh edhe në grazhdin e shpirtit tim të paarsyeshëm dhe të trupit tim të njollosur.”
Krishtlindje të bekuara!
Sonila (Dedja) Rëmbeci

domenica 7 novembre 2010

Dal sito del nostro fratello Iosif da Macchia Albanese

PER UN CRISTIANO-ORTODOSSO
CHE VIVE IN ITALIA [1] 
 
     L’Italia, come sapete, è un paese ufficialmente a maggioranza cattolico. E’ bene tener presente che la chiesa di Roma per mille anni è stato il patriarcato ortodosso più prestigioso e che solo dall’Xl° secolo ha iniziato a separarsi dalla comunione con la nostra Chiesa modificando a tappe successive la liturgia, il dogma, la spiritualità e la disciplina ecclesiastica.
     Fino a dieci secoli fa battezzavano immergendo nella kolinvìtra [2] come noi, davano la comunione con il vino insieme con il pane vero, non usavano l’ostia come fanno oggi, facevano il segno di croce ortodosso, le loro liturgie assomigliavano molto alle nostre, non avevano statue, ma affreschi e icone e la mensa eucaristica stava dietro l’iconostasi e i loro sacerdoti, erano coniugati come i   nostri.
     Come molti di noi possono testimoniare, i cattolici sono spesso ottime persone, accoglienti ed ospitali; alcuni nei nostri confronti mostrano un affetto speciale e non di rado veniamo invitati a partecipare alle loro messe, con l’assicurazione che sarebbe la stessa cosa. Questo accade perché i cattolici ignorano gran parte delle nostre regole e sono convinti che non sono differenze sostanziali tra cattolicesimo e ortodossia. Qualche volta ci sente anche in debito verso queste persone che mettono a disposizione tempo e aiuti materiali a sostegno degli immigrati.
     Al momento attuale, però, anche se i rapporti tra le nostre chiese sono migliorati, tuttavia essi non sono ancora tornati all’ortodossia e quindi con loro non c’è comunione sacramentale. Questo significa che quando un ortodosso riceve un sacramento da un prete cattolico, viene automaticamente condotto fuori dalla Chiesa Ortodossa. Per un ortodosso non c’è pericolo più grave di questo. Anche solo accettare l’idea che cattolicesimo e ortodossia, oppure protestantesimo e ortodossia siano la stessa cosa, significa rinnegare la fede ortodossa: anche questo è un pericolo per l’anima.
     Per mettersi al riparo da questo pericolo bisogna ricordarsi che:
 
1. Nessun ortodosso può ricevere la comunione nella chiesa cattolica o comunque da sacerdoti cattolici.
2. Nessun ortodosso può confessarsi o ricevere una qualsiasi benedizione da un sacerdote cattolico.
3. Il matrimonio con un cattolico è consentito come eccezione: deve essere celebrato nella Chiesa Ortodossa e i coniugi devono promettere per iscritto che i figli che nasceranno dovranno essere battezzati ed educati nella Chiesa Ortodossa.
4. Quando un ortodosso si ammala deve ricevere l’olio santo solo da sacerdoti ortodossi.
5. Quando muore un ortodosso il funerale deve essere fatto da un prete ortodosso, possibilmente in una chiesa ortodossa.
6. Le case in cui abitiamo non possono esser benedette da sacerdoti cattolici.
7. Meglio evitare tutte le funzioni pubbliche dei non ortodossi (messe, rosari, incontri di preghiera divario genere), a meno che non si tratti di matrimoni, funerali e altre ricorrenze di amici o parenti.
8. Se i nostri figli frequentano la scuola in Italia non devono seguire I’insegnamento di religione.
9. Non è bene che i nostri figli imparino il catechismo cattolico.
10. Non è possibile fare da testimone alle nozze dei cattolici, né da padrino ai loro battesimi, comunioni o cresime, anche se i loro sacerdoti stessi lo ammettono.  
 
     Nel caso in cui qualcuno male informato ha commesso uno degli sbagli sopra elencati, deve sapere che è ancora in tempo per riparare, se contatta al più presto un sacerdote ortodosso per confessarsi.
     E’ necessario fare molta attenzione agli uniati o greco-cattolici (es. gli italo-albanesi presenti in Italia)[3]. Essi sono sacerdoti che appartengono totalmente al Vaticano anche se celebrano la nostra liturgia. Spesso sono nati nei nostri paesi, parlano la nostra lingua, conoscono le nostre tradizioni e sono disposti a giurare sui Vangeli che sono veramente ortodossi: in pratica, però, sono veri e propri sacerdoti cattolici travestiti da sacerdoti ortodossi; li riconoscete dall’insegnamento: se li sentite predicare che non ci sono differenze con la chiesa cattolica, allora avete a che fare con uno di loro: in questo caso vale tutto quello che abbiamo scritto sopra a proposito dei sacramenti cattolici.
     Non importa se celebrano come noi, nella nostra lingua e nel nostro rito: perché la liturgia sia ortodossa il sacerdote che celebra deve appartenere effettivamente alla Chiesa ortodossa, non a un corpo estraneo che la imita.
     Purtroppo potete incontrare anche qualche sacerdote ortodosso che condivide. queste convinzioni o che sostiene addirittura che tra non molto ci sarà la riunificazione delle chiese: queste persone vanno evitate perché non solo rischiano la loro anima, ma possono compromettere anche la vostra. Ogni tanto vengono organizzati incontri fra cristiani cattolici, ortodossi e protestanti. Il fatto che spesso sono presenti anche sacerdoti della nostra Chiesa, non significa che l’unione è già fatta, ma soltanto che si studia e si riflette sul vero insegnamento di Cristo e si confrontano le idee e le posizioni.
     I sacri canoni ortodossi inoltre vietano ai sacerdoti della nostra chiesa di parteciparvi indossando i paramenti sacerdotali o anche solo una parte di essi come l’epitrachìlion [4].
Quei chierici che trasgrediscono queste prescrizioni commettono un peccato assai grave, perché i paramenti liturgici ortodossi devono essere indossati soltanto per le liturgie ortodosse.
     Che cosa fare in Italia per non smarrire la retta via? Cercate la Chiesa Ortodossa più vicina, non importa se appartiene ad un altro patriarcato. L’idea secondo cui la Chiesa e la nazionalità devono coincidere è un eresia condannata due secoli fa. Dovunque c’è una Chiesa Ortodossa siete a casa vostra perché la Chiesa è la vera patria dei cristiani ortodossi.
     Procuratevi almeno il Nuovo Testamento e qualche libro di preghiere della nostra Chiesa (Salterio, Libro delle Ore). Se la Chiesa Ortodossa è troppo lontana, cercate di raggiungerla almeno una volta al mese. Le altre domeniche, nella stessa ora in cui si celebra la Divina Liturgia pregate a casa davanti alle icone leggendo i libri di preghiera ortodossi e il Nuovo Testamento.
     Tutti sappiamo che è faticoso vivere in un paese non ortodosso, ma dobbiamo ricordarci che la fatica che facciamo per non perdere la nostra strada in queste condizioni, ha molto valore davanti a Dio.
        
NOTE
 
[1] “Manuale di sopravvivenza spirituale per un cristiano-ortodosso che vive in Italia” tratto dal sito: www.wordpress.com;
[2] kolinvìtra: Fonte usata per il Battesimo per immersione, prassi normale nella Chiesa bizantina. È usata anche per la benedizione delle acque nel grande aghiasmos della Teofania. Abitualmente si trova nel nartece;
[3] ns. aggiunta;
[4] Epitrachìlion: Stola sacerdotale, costituita da una larga striscia di tessuto, piegata ad U e cucita lungo il bordo interno; girata attorno al collo giunge sino ai piedi. È adorna di croci e termina con una frangia. Simboleggia la grazia di Dio profusa sul ministro nell'esercizio delle sue funzioni. È simbolo eminentemente sacerdotale. Il sacerdote deve sempre esserne rivestito quando presiede un’orazione pubblica. Secondo Simeone di Tessalonica, essa è talmente indispensabile che qualora il sacerdote non ne disponga, prima di presiedere qualsiasi funzione liturgica deve benedire un pezzo di stoffa od una corda e porsela a modo di essa.
 

martedì 2 novembre 2010

Dal sito di Maqi dell'amico Franco.

UNA INTERPRETAZIONE ORTODOSSA SUL LIBRO DELL’APOCALISSE:  CRISTO E ANTICRISTO [v]
 
 
<< Oggi più che mai il libro dell’Apocalisse subisce abusi di ogni sorta, in ambito cristiano e non, soggetto alle più indiscriminate interpretazioni o attualizzazioni, travalicanti ormai e il ridicolo e persino il blasfemo. In un momento particolarmente difficile per il popolo ortodosso greco, a seguito alcuni anni fa di cambiamenti incomprensibili per una società che (almeno in patria) si è certo sforzata di vivere e leggere tutto in ottica cristiana (non conoscendo ancora a fondo la delirante svolta laicista-anticristiana di buona parte del resto d’Europa), l’Arcivescovo di Australia, Stylianos Harkianakis, ha consegnato un suo prezioso intervento nel tentativo di un chiarimento pastorale e teologico su ciò che è la dottrina della Chiesa in merito non solo a quegli eventi ma a quale debba essere la normale interpretazione del cristiano di ogni momento della vita. 
 
     Un’ondata di paura e di panico è entrata tra i nostri fedeli, sia in Grecia che all’estero, nel corso degli ultimi due anni per quanto riguarda il numero 666, il segno con cui l’Apocalisse di San Giovanni caratterizza la “bestia” che è l’Anticristo. Vedendo l’agonia della gente semplice, su tutto ciò che è stato detto e scritto a questo proposito, si è terribilmente rattristati e ci si domanda che cosa si potrebbe fare per offrire loro conforto e pace. Sicuramente gli incubi di cui soffre il nostro popolo non sono pochi – tra cui la crisi economica degli ultimi anni, il pericolo di cancro o di Aids, l’instabilità politica, la guerra imminente con la Turchia e molti altri mali – e non sarebbe necessario per la “chiesa” aggiungere un ulteriore incubo.
     Siamo lieti di pubblicare in questo numero un lungo articolo (redatto) dal Monastero di Stavronikita nel tentativo di offrire illuminazione con particolare interesse per ogni singola domanda rispetto a questo “dibattere azzardato”. Completando in qualche modo questo testo teologico del Monte Athos, presenteremo qui alcuni pensieri, allo scopo di ricordare ai nostri fedeli alcune semplici ma salvifiche verità.
 
a) Dobbiamo avere non solo grande cura ma letteralmente soggezione e timore di Dio, quando interpretiamo un brano della Sacra Scrittura, in particolare il libro della Rivelazione, che è il testo profetico più difficile e si esprime in un linguaggio particolarmente simbolico. Non dimentichiamo che i Padri della Chiesa, nel loro tentativo di approccio alla parola di Dio da ogni punto di vista possibile, hanno dato spesso molte interpretazioni allo stesso passaggio. Inoltre, non dimentichiamo che anche i Padri Teofori con molta umiltà hanno consultato i migliori tra loro per quanto riguarda l’interpretazione dei passaggi difficili della Sacra Scrittura, al fine di evitare il pericolo di cadere in errore in materia di fede. Infine, nel caso in cui non trovandosi una risposta soddisfacente dalle spiegazioni personali dei Padri Teofori, il criterio unico e assoluto era sempre la voce della Chiesa, che non si esprime attraverso la bocca di un individuo, ma con il giudizio ufficiale del Concilio. Poiché, dunque, la nostra Chiesa non si è pronunciata, ufficialmente attraverso un Concilio, in qualsiasi giudizio nei confronti di qualunque azione concreta di una nazione moderna (caratteri monetari, carte d’identità, ecc,), lasciamo da parte il numero 666, che non può avere affatto alcun potere magico, almeno per coloro che credono e onorano “il culto razionale” del Dio vivente.
 
b) Il messaggio che Gesù Cristo ha portato nel mondo è chiamato, come è noto, “Nuovo Testamento” ed “Evangelo”. Entrambi questi nomi esprimono più caratteristicamente la garanzia definitiva e la gioia che i fedeli sentono per la morte della Morte e per l’abolizione del peccato, entrambi “risolti” una volta per tutte dal Signore. Tale garanzia e gioia dei fedeli non sono affatto compatibili con il panico e la paura del 666, che testimonia una comprensione meccanica e magica del mondo di Dio, piuttosto che la libertà dello spirito, “mediante il quale Cristo ci ha liberati” (Gal 5,1). In una tale atmosfera di paura e di panico, le parole di san Giovanni Crisostomo pronunciate con garanzia dossologica al principe delle tenebre, dopo la risurrezione di Cristo costituirebbero una caricatura: “dov’è, o Ade, la tua vittoria? Dov’è, o Morte, il tuo pungiglione?”. Quindi, la paura principale dei fedeli non dovrebbe essere la presenza dell’Anticristo nel mondo – che è ovunque e sempre data, ma che è allo stesso tempo abolita, dove Cristo è confessato –, ma la caduta dalla retta fede e dalla grazia santificante di Dio assicurata dai misteri della Chiesa.
 
c) Anche se la Seconda Venuta del Signore apparirà come “un ladro nella notte” ed infine trasformerà il mondo, tuttavia noi cristiani sappiamo che, dopo l’Ascensione di Cristo e la venuta del Paraclito viviamo già da ora l’età dell’“eschaton”. Ciò significa che ogni minuto del nostro tempo può essere di importanza decisiva per la nostra salvezza o la nostra dannazione. Almeno, questo è il modo di interpretare il messaggio escatologico degli Apostoli e, in particolare di san Paolo, che ha indicato la vita quotidiana di un cristiano, come il “momento favorevole” e come il “giorno della salvezza” (2Cor 6, 2 ). Ricordiamoci che è stato proprio durante questa vita quotidiana che san Paolo ha dichiarato quel: “il Signore è vicino” (Fil 4,5).
 
d) Il fatto che la “Seconda Venuta” del Signore costituirà la grande “sorpresa” in quanto “riguardo a quelgiorno e a quell’ora nessuno li sa” (Mt 24,86), non significa che la presenza permanente del Signore nella nostra vita quotidiana è in alcun modo messa in dubbio. La differenza tra le due forme di presenza non è “Del tempo”, come se mai ci fosse stato un tempo senza la presenza definitiva del Signore, “che è presente dappertutto e riempie tutta la creazione”. La differenza è puramente “qualitativa”, e ciò significa che la presenza incessante del Signore nel mondo prima della Seconda Venuta è la presenza del Paraclito, che è in rafforzamento e di consolazione, mentre l’operazione della Seconda Venuta è il giudizio finale e la trasformazione.
 
e) Considerato che ogni curioso “ricamo” di recente circolato ufficiosamente in Grecia ma ampiamente (diffuso) attraverso la pubblicità, quando inserito avanti ad un cristallo curvato presenta davvero la forma di Satana con le corna, coda, ali, ecc, dobbiamo dichiarare in modo esplicito quanto segue: Se effettivamente le nuove carte d’identità che stanno per essere rilasciate in Grecia sono in qualsiasi modo connesse con tali emblemi demonologici nella forma descritta, la Chiesa deve combattere apertamente la sfida e chiamare i suoi fedeli a rifiutare tali carte d’identità. Questo dovrebbe essere fatto, naturalmente, non per paura dell’influenza demoniaca, ma per santa indignazione a questa blasfemia. Ancora una volta, se questo non è vero, la Chiesa dovrebbe condannare tutti coloro che con tanta demagogia e profana “giocolieria” disturbano la pace del popolo e anche calunniano la nazione.
     Per quanto riguarda il cosiddetto “numero di codice unificato”, che si dice essere utilizzato in Grecia per una più sistematica e rapida registrazione dei cittadini, dovremmo dire che non vi è nulla contro di essa da un punto di vista puramente teologico e spirituale. Dal momento che, tuttavia, questo sistema considera le persone come numeri ed invade apertamente la libertà e la responsabilità del cittadino, il problema che si crea non è più semplicemente costituzionale e politico, ma anche morale ed estremamente teologico, nel qual caso la Chiesa deve ancora una volta esprimere la sua posizione chiara, al fine di tutelare la sacra ed inviolabile persona dell’uomo. . >>
 
NOTE

[i] Articolo giornalistico del 27 ottobre 2010 di Vittorio Da Rold, Ortodossi contro le nuove carte di identità: richiamano l'anticristo con il numero 666 tratto dal sito internet: “Il Sole 24Ore.com;
[ii]  Parte dell’articolo tratto dal sito internet: http://lapocalisse.wordpress.com;
[iii] Parte dell’articolo presente nel sito internet: www. mednat.org;
[iv] Parte dell’articolo tratto dal sito internet: http://lapocalisse.wordpress.com;
[v] Cristo e Anticristo articolo a firma dell’Arcivescovo Stylianos tratto dal sito internet: www.tradizionecristiana (Tradotto per Tradizione Cristiana da E. M. ottobre 2009).
Vi presentiamo in Home-page la prima parte del breve racconto fantastico “Il sogno di un uomo ridicolo” scritto nel 1877 dallo scrittore russo Fëdor Michajlovič Dostoevskij e pubblicato ne il diario di uno scrittore (aprile 1877) che noi dedichiamo a chi è “malato” di nostalgia per il paradiso perduto. Il resto del racconto potete leggerlo nel documento (in PDF) presente nel LINK ARTICOLI con il titolo NOSTALGIA - IL SOGNO DI UN UOMO RIDICOLO 

Dal nostro Amico e Fratello Stilianos: riceviamo e pubblichiamo.

CALENDARIO LITURGICO 2011
da muro

Nel calendario vi sono tutte le festività della Chiesa. Le letture dell'apostolo, del Vangelo, il tono e i giorni di digiuno da osservare per tutto l'anno.
Per il calendario si chiede un offerta minima di 8 euro comprese le spese di spedizione,
da versare sul C.C. postale n. 67402529 intestato: Associazione cristiana TESTIMONIANZA ORTODOSSA ". Nel versamento specificare la causale: offerta calendario.
Altrimenti con bonifico bancario: Codice IBAN IT38 M076 0102 4000 0006 7402 529