venerdì 18 settembre 2009

Ultime notizie dal fiorente Monastero romeno(??????)-ortodosso di Bivongi...

Perplessità bivongesi sulla possibilità di nuovi cambiamenti relativi alla custodia del nostro Monastero di San Giovanni Theristis.Da un mese a questa parte veniamo con frequenza interrogati, (da bivongesi e da quanti sono stati testimoni in questi ultimi anni delle sconcertanti vicende che hanno visto l’allontanamento da Bivongi dei due Eremiti Greci provenienti dalla Santa Montagna dell’Athos), sulla veridicità della notizia che, su richiesta del Patriarcato di Costantino-poli, il Patriarcato di Romania abbia manifestato disponibilità a “restituire” il Monastero di San Giovanni Theristis all’Arcidiocesi Greco-Ortodossa d'Italia e Malta.Non siamo naturalmente in grado di rispondere su possibili recenti contatti, relativi al nostro Monastero, intercorsi tra i Patriarcati di Costantinopoli e di Romania, in seguito alle note sentenze che riba-discono l’assoluta legittimità degli atti doverosamente compiuti dalla nostra Civica Amministrazione a salvaguardia del monumento. Nel merito della questione la Theristis International è però in grado di presentare ai suoi lettori le seguenti osservazioni:1) l’assegnazione della custodia del Monastero e la vigilanza sull’ef-fettiva idoneità dei custodi rientra tra le competenze del Comune di Bivongi;2) per questo motivo il TAR ha giustamente affermato, nel rigettare il ricorso presentato dal Metropolita ortodosso d'Italia (Sua Eccellen-za Zervos) contro il Comune di Bivongi, che il Comune non solo non ha compiuto abusi ma ha piuttosto adempiuto ad un suo preciso one-re nel revocare l’assegnazione della custodia del monumento alla Sa-cra Arcidiocesi Ortodossa d'Italia e Malta che in questi ultimi anni ha evidentemente dimostrato di non essere in grado di assicurare con stabilità l’adeguata custodia del nostro Monastero.L’allontanamento, per ben due volte, dei monaci greci custodi, inap-pellabilmente ordinato da Sua Eccellenza Zervos, pur privo di alme-no un successore idoneo ad assicurare l’immediata custodia del Mo-nastero, (assente, dunque, dal San Giovanni tanto alla partenza di P. Kosmas quanto a quella di P. Gennadios, malgrado l’espressa ri-chiesta presentata a Sua Eccellenza Zervos dalla Civica Amministra-zione nel maggio dell’anno scorso ), ha profondamente amareggiato bivongesi, pellegrini e visitatori ammirati dall’opera compiuta dai Pa-dri Kosmas e Gennadios.Nel 2008 Sua Eminenza Zervos non si è limitato a rinviare in Grecia il P. Gennadios ma ha esautorato anche il P. Nilos colpevole di avere richiesto insistentemente, come Vicario della Calabria, di non proce-dere all’allontanamento di P. Gennadios dal nostro Monastero.Come è noto il reato compiuto da entrambi i Padri consiste nell’ave-re sollecitato Venezia ad assicurare l’indispensabile necessario per la sussistenza e la custodia del nostro Monastero.Ma, a differenza dell’attenzione all’adeguata custodia e valorizzazio-ne del monumento, manifestata immediatamente dai rappresentanti in Italia dei Patriarcati di Russia e di Romania, il Patriarcato di Co-stantinopoli si è di fatto limitato a confermare tutte le decisioni adot-tate da Sua Eccellenza Zervos, (finanche le cause contro il Comune).Contatti diretti tra il nostro Comune e il Patriarcato di Costantinopoli, pur pazientemente riavviati dall’Esarchia Patriarcale, (la Commissione Ecclesiastica di inchiesta inviata nello scorso settembre in Calabria e in Sicilia da Sua Santità il Patriarca Ecumenico Bartolomeo I), sono stati bruscamente interrotti in ottobre dello scorso anno dal rifiuto pa-triarcale di ricevere in Vaticano l’ossequio del rappresentante dell’Am-ministrazione Comunale Bivongese, ufficialmente inviato dal Sindaco, impedito di essere presente quel giorno a Roma, malgrado gli accordi presi in merito con l’Esarchia Patriarcale.Tutti questi avvenimenti hanno logorato nella nostra pubblica opinione la fiducia nei riguardi di chi ha consentito l’allontanamento da Bivongi di tutti e tre i Padri (Kosmas, Gennadios e Nilos), dei quali, forse, solo noi bivongesi conosciamo i generosi sacrifici e le tante energie spese per la rifioritura del nostro Monastero, per assicurare nuovo prestigio in Calabria al Patriarcato di Costantinopoli e per risvegliare l’abbando-nata grecità calabrese.Purtroppo i nostri Padri Aghioriti sono rimasti nell’ultimo decennio della loro permanenza al San Giovanni del tutto privi di sostegno da parte di chi invece di capirli, apprezzarli e sorreggerli, ha operato con deci-sione solo quando ha deciso di allontanarli senza neppure essere in grado di valutare le nefaste conseguenze di tali provvedimenti.Alla luce di tali eventi, non possiamo non rimanere grati a San Gio-vanni Theristis per l’imprevedibile felice conclusione della vicenda, dovuta all’arrivo di una stabile e fervente comunità monastica (mai giunta dalla Grecia in 15 anni!) appartenente alla dinamica Diocesi dei romeni ortodossi d'Italia.Da un anno l’eremo, dove hanno in precedenza operato i Padri Aghioriti, (con enormi difficoltà e solitudine, fino al loro allontana-mento voluto dalla autorità ecclesiastica greca d'Italia), è divenu-to un piccolo cenobio che, in continuità all’opera avviata dai prece-denti Padri aghioriti, accoglie tutti i visitatori.Ortodossi residenti in Calabria, insieme a pellegrini e turisti, conti-nuano ad accorrere in numero crescente, dall’Italia e dall’estero, per godere della sacralità trasmessa dal nostro Monastero.Certo non siamo in grado di conoscere il futuro. Rimane comunque importante, se vera, la notizia che responsabili ecclesiastici hanno finalmente capito il danno arrecato in Italia all’immagine della Chie-sa Ortodossa ricorrendo a vie giudiziarie avviate, in realtà, non tan-to contro il nostro Comune, quanto contro altri ortodossi rei, forse, di avere finalmente trasformato in fiorente cenobio l’eremo dove si sono sacrificati due asceti aghioriti, indimenticabili per i bivongesi che hanno avuto la sorte di essere abbandonati e infine mandati via da quella stessa autorità ecclesiastica che pretende adesso, in ogni modo, di riottenere la custodia del monumento dal quale ha ripetuta-mente allontanato quanti hanno dedicato tutte le loro forze al nostro Monastero. Comunque, al di là della veridicità della notizia (su possi-bili accordi tra greci e rumeni ortodossi relativi al futuro del nostro Monastero) rimane chiaro che l’assegnazione della custodia del Mo-nastero appartiene al nostro Comune soddisfatto della custodia assi-curata dalla comunità monastica romena subentrata a singoli Eremiti Greci.Pertanto nella male augurata ipotesi che i Padri adesso impegnati alla rifioritura del Monastero decidessero di andare via, (o fossero anche loro obbligati a lasciare il nostro Monastero, per qualunque motivo le-gale, di accordi interecclesiali o di qualunque altro genere), ricorre nell’opinione pubblica bivongese la convinzione che l’Amministrazione Comunale, (nel caso in cui dovesse procedere ad una nuova assegna-zione di custodia), non potrà di nuovo sottrarsi a vagliare anche richie-ste non provenienti da Chiese Ortodosse. Alcuni ritengono infine che il Comune debba, nell’eventualità, assumere la custodia diretta del mo-numento secondo quanto già ipotizzato all’avvio dei lavori di restauro 30 anni or sono. Bivongi, 30 giugno 2009. Theristis International.

P.S.: Scusate i punti interrogativi che mi sono permesso di inserire dopo la parola, nel titolo, "romeno". Dobbiamo senza ombra di smentita, dire, che il Monastero di San Giovanni il Mietitore di romeno non ha nulla, ad eccezione di chi attualmente lo gestisce. Quindi sarebbe opportuno specificare a chi legge, che il Monastero è e farà sempre parte dell'ortodossia dell'italia medidionale, la quale con l'ortodossia romena non ha nulla da spartire.
Lode, però solo, a questi monaci che sono stati catapultati in Calabria per sopperire alle stupidità commesse dall'Arcidiocesi Costantinopolitana di Venezia. La quale, come si suol dire, dopo aver perso i buoi, ha cercato di chiudere i cancelli. Ma era troppo tardi e le sue lacrime non sono state altro che lacrime di coccodrillo. (P. Giovanni capparelli)

martedì 15 settembre 2009

Padre Giovanni Capparelli ha inviato un messaggio ai membri di Qisha Ortodokse Arbëreshe.

Care Sorelle, Cari Fratelli:
con orgoglio devo comunicarvi che il nostro gruppo, giorno dopo giorno cresce.E' una sensazione meravigliosa vedere, almeno sulla carta, che l'ortodossia, la Fede con cui i nostri Padri vennero in Italia, viene recepita e ritorna ad essere amata e riverita. La conoscenza della nostra vera Fede è sinonimo di un voler ritornare a parlare della nostra condizione di minoranza linguistica e perchè no anche religiosa. Una minoranza che all'Italia ha dato uomini ed idee che si trovano non soltanto sui libri di storia, ma nel cuore e nella mente di un popolo che per tanto tempo è stato maltrattato, ma che nel corso dei secoli ha dato il meglio di se stesso integrandosi e sviluppando un immenso amore per la terra che lo ha ospitato. Il nostro popolo ha donato all'Italia uomini di scienza, politici illustri, eroi nelle varie guerre da quelle per l'indipendenza, a quelle per l'unità e per finire a quelle delle guerre mondiali; sempre con grande partecipazione e contributo di sangue. Ora un'altra cosa spetta agli arbëreshë (Italo-albanesi), il ritorno alla Fede dei Padri, Fede persa con l'annessione forzata al cattolicesimo romano, Fede che ha un solo nome: ORTODOSSIA.