martedì 10 maggio 2011

Dalla Chiesa Ortodossa Russa

Dichiarazione del Presidente del Dipartimento sulle aggressioni alle chiese copte


Il 7 e l’8 maggio nella città egiziana di Giza estremisti musulmani hanno dato fuoco a due chiese copte. 12 persone sono morte e circa 200 sono rimaste ferite. In seguito a questi episodi il metropolita Hilarion di Volokolamsk, presidente del Dipartimento per le relazioni esterne della Chiesa Russa, ha rilasciato la dichiarazione seguente.
La Chiesa Ortodossa Russa con gran dolore ha appreso la notizia della tragica morte dei cristiani egiziani e degli incendi provocati nelle chiese copte in seguito ai disordini nella città di Giza il 7 e l’8 maggio. Preghiamo per il riposo eterno delle vittime di questa tremenda tragedia e esprimiamo le nostre condoglianze ai familiari e parenti dei defunti.
Ancora di recente, l’Egitto era considerato un buon esempio di convivenza pacifica tra la maggioranza musulmana e la minoranza cristiana. Tuttavia, gli avvenimenti degli ultimi tempi, a cominciare dall’atto terroristico realizzato nei pressi di una chiesa copta ad Alessandria nella notte di capodanno, e fino agli attuali incendi causati nelle chiese di Giza, causano apprensione e dolore a molti milioni di credenti di tutto il mondo.
La Chiesa Ortodossa Russa già da qualche tempo cerca di sensibilizzare l’opinione pubblica mondiale circa i tentativi di sfruttare le differenze religiose per aggravare i conflitti sociali negli ultimi mesi in Egitto. Purtroppo questi processi non sono finiti dopo i cambiamenti politici che tutti conosciamo nel Paese.
Noi sosteniamo le misure adottate dal governo per porre fine ai disordini a Giza, stabilite in seguito alle dichiarazioni dei leader musulmani egiziani che senza mezzi termini hanno condannato l’operato degli estremisti violenti di questa provincia. Speriamo che in avvenire i responsabili della comunità islamica esortino con forza i propri seguaci a rinunciare ad ogni forma di attentato alla vita e libertà religiosa dei cristiani egiziani, che per secoli hanno vissuto insieme ai musulmani in rapporti di pace e buon vicinato.
Siamo convinti che il futuro politico dell’Egitto sia inimmaginabile senza la difesa delle comunità cristiane locali, che hanno sempre sostenuto lo stato di diritto e l’ordine nel Paese. Garantire i diritti della minoranza cristiana è un problema interno e un obbligo per le autorità egiziane. E proprio nelle legittime autorità dello stato noi vorremmo vedere i garanti della pace interreligiosa in Egitto.
I fatti avvenuti recentemente in Egitto, non sono purtroppo che una parte di un processo globale concernente la vita dei cristiani in una serie di Paesi in cui essi rappresentano una minoranza religiosa. La continua crescita delle persecuzioni contro i cristiani nelle regioni del mondo in cui essi hanno vissuto per molti secoli non può che suscitare una seria inquietudine. Questa cristianofobia, che si esprime in attentati alla vita e ai diritti dei nostri fratelli in tutto il mondo, negli ultimi anni sta acquistando i caratteri di un’azione sistematicamente pianificata e realizzata; diverse organizzazioni internazionali, comprese l’ONU e il Parlamento Europeo, hanno a questo proposito già espresso la propria preoccupazione.
Molto si fa nel mondo per lottare contro l’antisemitismo, l’islamofobia e altri fenomeni negativi che vorrebbero limitare i diritti della persona secondo la sua appartenenza confessionale. I Paesi europei prestano una particolare attenzione alla tutela dei diritti delle minoranze non-cristiane del continente, garantendone la libertà religiosa e dando ad esse garanzie sociali di ogni tipo. Purtroppo, nonostante la flagrante minaccia per la vita dei cristiani, il problema della cristianofobia non è diventato oggetto di una cura particolare del governo nei Paesi in cui la comunità cristiana costituisce una minoranza religiosa. Speriamo che l’Egitto, che ha appena aperto una nuova pagina della propria storia politica, si occupi seriamente della difesa della minoranza cristiana, e che negli altri Paesi in cui i cristiani sono oggetto di discriminazione e persecuzione, i governi adottino misure adeguate per la loro difesa.
Esortiamo la comunità internazionale, e prima di tutto i Paesi europei, che storicamente hanno sostenuto la sorte dei cristiani negli altri continenti, ad elaborare un meccanismo generale di difesa delle comunità cristiane del mondo intero, basato sul dialogo aperto e la collaborazione onesta tra gli stati, le comunità religiose storiche e la società civile. Soltanto ponendo il tema della difesa dei diritti dei cristiani  all’ordine del giorno della comunità internazionale e facendo ogni sforzo per la sua soluzione si potranno evitare tragedie come quelle appena avvenute a Giza.

martedì 3 maggio 2011

LA STORIA DEGLI ARBËRESHË
ARVANITIS NAZORAIOS
Libretto di 80 pagine scritto da un'arbreshe per far conoscere la storia e le vicissitudine del suo popolo
Segue una parte del prologo e l'inizio del primo capitolo
BREVE PROLOGO
Vedendo oggi, il cammino di estinzione “intrapreso” dalle ultime “tribù” Arbëreshë esistenti in Italia, abbiamo pensato di accompagnare gli ultimi resti di questo popolo, con i “lamenti”
(funebri e anticipatori nella speranza della resurrezione), del (nostro) cantore dell’Arberia, Girolamo De Rada (Jeronim Radanjvet), che a noi sembrano appropriati per “commentare”
quanto sta accadendo alla nostra povera gente “dostoevskijana:
“Qui, quando la primavera coi miti venti educe i fiori, e le nuvole bianche e lievi move pel cielo come verso regioni senza confino, o quando l’està si empie di frutta in copia da saziare per oltre un anno uomini ed animali, o quando i venti nevosi nei giorni corti ci percuotono ai muri delle case quasi riscuotendoci ad avvisarci del tempo che vola; qui se dal sonno pomeridiano aprendo gli occhi si guarda in quel mondo si sente la sorgente della vita fluire da fuori ed riempirci tutto l’essere; ed a quella ti attieni e il pensiero si eleva al Padre che nella vita ci mise insieme con tanti e può anche là ritenerci per i tempi tutti. Si in questi riposi è la vita. Coloro che incedono absorti dalle cure del vivere e del risplendere in terra, passano quasi distratti dal proprio essere, e quando sono al tramonto forse che chi riguardi indietro a sé domandi: ma io perché fui?
Ma l’uomo di pensieri frugasi là ove respira in lieta sanità continuata, e il tempo che ha gli è libero in cui s’affisi alle apparizioni spirituali tante che deificano la vita; ha egli l’esser suo pieno degli affetti immortali che spirano
nel mondo, e inebriato della vista dell’ordine che regge, svillupandosi dalle materiali cose transitorie. Justitiae domine recate, la etificantes corda. […] Quindi da che la Fede non è più il grande Faro agli uomini, le coscienze
dei fedeli sono turbate guardando nell’avvenire che non sanno. Noi siamo troppo lontani dall’anima di chi al fine può ricordare e dire: “La terra che mi avvinse si lungo tempo non mi macchiò”. Ma l’amore alla patria
e ai santi Padri della Grecia – egli diceva – aver questa aiutata a risorgere nei tempi nostri “ (....).
CAPITOLO I

QUELLI DI UNA VOLTA
“I nostri antenati e padri arbëreshë, parlo di quelli dell’esodo biblico sbarcati nel XV secolo, erano ortodossi: altro che Concilio di Firenze che risulta un falso storico e una falsa unione (…). So benissimo cosa evoca e provoca questa parola: Ortodossi- Ortodossia, ma non dobbiamo fare come lo struzzo che nasconde la testa sotto la sabbia per non vedere e non sentire, quello che ormai tutti vedono e tutti benissimo sentono, perché forse
disturbatore del quieto vivere della vita insipida dei nostri tempi, senza cioè quel “sale”, che cristianamente parlando dà sapore alla nostra vita, che cristiana voglia dirsi!… Quindi ortodossi è quello che eravamo e “cattolici di rito greco”, quello che nel corso di 500 anni siamo diventati.”
Queste illuminanti e semplici parole del papàs Demetrio Braile ci introducono nella storia religiosa degli arbëreshë e ci dicono cosa una volta erano i cristiani arbëreshë, e cosa invece sono diventati e sono oggi. (...).
Direttore della collana Stilianos Bouris
Chi è interessato E-mail: testimonianza.ortodossa@ortodoxia.it