mercoledì 28 ottobre 2009

Dal sito cattolio: Zenit.org

Halloween e le zucche vuote
di Antonio Fasol*

VERONA, martedì, 27 ottobre 2009 (ZENIT.org).-
L’occasione dell’imminente festa cristiana di Ognissanti, ormai per popolarità superata dalla più democratica e politically correct festa di Halloween ci offre l’opportunità per tentare di andare al di là dell’immagine ironico grottesca delle zucche dipinte e per cercare di esplorarne simbolicamente l’interno.
In tale percorso ci aiuterà il critico francese Damien Le Guay, di cui è appena uscita una interessante pubblicazione, a carattere ironico e provocatorio “La faccia nascosta di Halloween (ed. Elledici) significativamente sottotitolata “Come la festa della zucca ha sconfitto Tutti i Santi!”.
La prima considerazione che viene spontanea è che nell’attuale risvegliarsi, in Europa, di una cultura caparbiamente laicista, che rifiuta, forzando perfino la storia, di riconoscere le proprie origini cristiane, non meraviglia il fatto che una festa di arcane origini paganeggianti, miratamente trasformata in occasione consumistica e di vago sapore carnevalesco, abbia ormai sopraffatto l’originaria festa cristiana non a caso con essa coincidente temporalmente.
Vi è, per la verità, un esempio ancora più emblematico di tale processo di sovrapposizione tra mondo secolare-paganeggiante e cristiano: il Natale, che, preso a sua volta in prestito (come data) dalla precedente festa pagana del dio sole e divenuto il “dies natalis” di Gesù per secoli, è ora ormai insidiato, soprattutto in ambito anglosassone e nordico, dalle renne di babbo natale e dagli alberi colorati, con annesso tutto l’indotto commerciale e consumistico che ha, tra l’altro, relegato il francescano presepe, originariamente veicolo religioso di meditazione sul mistero dell’Incarnazione, in rassegne artistiche dedicate dal vago sapore naturalistico e spesso più attente a rendere l’effetto meccanico di mulini e cascate piuttosto che a manifestare la nascita del Salvatore!
Ma tornando alla festa in oggetto, ciò che invece insospettisce il nostro autore è innanzitutto la pressoché totale indolenza e passività con cui la maggioranza della gente ha in pochi anni (l’inizio risale al 1995), dapprima timidamente tollerato, poi sempre più accettato tale sorpasso festaiolo, secondo la logica del “in fondo che c’è di male”.
Giornalisti e sociologi, per la verità, hanno pure tentato interpretazioni, almeno negli intenti, più filosofiche, affermando, per esempio, che “le cucurbitacee (la famiglia delle zucche) si adeguano perfettamente ai valori emergenti” (sic), o ancora che “Halloween è una nuova educazione alla vita e alla morte” (editoriale di “Le Monde” del 1° novembre 2000), articolo nel quale l’autore interpreta la grande diffusione della festa e la relativa ostilità dei cristiani come una rottura del monopolio religioso - e cristiano in particolare - sui riti e sulla simbologia nella società occidentale; c’è anche chi, infine, arriva a considerare la cultura indoeuropea, celtica e pagana come la vera originaria rispetto a quella giudaico-cristiana, che “ne avrebbe soffocato lo sviluppo” (J. Markale).
Ma da dove viene in realtà Halloween? Diciamo subito che il nome è già una sorta di malcelato acronimo inglese di “Ognissanti”; si tratta poi di una arcaica - e in parte mitizzata - tradizione celtica, veicolata successivamente da tradizioni irlandesi e americane, che univa il passaggio agricolo al nuovo anno con la festa religiosa-popolare del dio Samhain, divinità che nella notte tra il 31 ottobre e il 1° novembre consentiva il passaggio di spiriti malefici dal mondo dei morti a quello dei vivi. In tale occasione gli antichi druidi, travestiti con teste di animali, compivano gesti propiziatori in cambio di offerte che, se rifiutate, ricambiavano con puntuali maledizioni! Per scacciare i medesimi spiriti, pare che fuori dalle case venissero appese zucche e lampade.
Chi pensasse, però che si tratti di una delle tante rivalutazioni tradizional-folcloristiche di culture arcaiche minoritarie, verrà subito smentito dall’apprendere che, in realtà, fu il frutto di una autentica pianificazione consumistico-commerciale su scala mondiale operata da una società (Cesar) nel 1992. Essa individuò il periodo “a metà strada tra l’inizio dell’anno scolastico e Natale” e lanciò la festa con maschere (di cui era produttrice), teschi e costumi da strega; successivamente, grazie ad una mirata pubblicità mass-mediatica e all’apporto di grosse multinazionali dello svago (da Disney a McDonalds), raggiunse la diffusione che conosciamo diventando una sorta di “folklorizzazione religiosa” (M.de Certeau).
Il paradosso di Halloween e delle sue bizzarrie è, quindi, quello di essere nel contempo ipermoderna (nel modo di presentarsi) ed iperarcaica (nelle idee), e rappresentare il massimo della credulità in un mondo – per dirla con Chesterton – che ha smesso di credere in Dio.
Nell’attuale cultura, in stile tipicamente new age e rigorosamente a-confesionale, dove impera la logica della festa per la festa, a prescindere dai contenuti da celebrare, si spiega il facile e veloce successo della penetrazione sociale di Halloween, emblema e icona del vuoto, delle zucche ma specialmente delle teste che in esse si perdono.
Perfino l’apparentemente innocuo gioco infantile del “dolcetto o scherzetto”, ad un’analisi più approfondita, non è che la rappresentazione dei ruoli invertiti bambini-adulti, dove questi ultimi sono ricattati a dare dolcetti ai primi per cautelarsi contro la maledizione, sia pur scherzosa: e qui sta la differenza tra lo scambio gratificante e il dono estorto (considerando anche che il carnevale è ancora lontano).
Per quanto riguarda l’ambito scolastico, poi, mentre la tendenza imperante, dai programmi ai testi adottati, è quella di evitare o ridurre al minimo ogni accenno a riferimenti religiosi - e in particolare cristiani - assistiamo, per occasioni come Halloween (proprio per la sua malcelata aura di gioiosa e giocosa neutralità) ad una vera e propria adozione laica universalmente accettata, con tanto di lezioni di cultura anglosassone (?) e similia. A tale filone culturale sono da ascrivere i successi, tra gli adolescenti, di alcune serie televisive americane (Buffy, Streghe).
In definitiva, quindi, la differenza tra Halloween e Ognissanti è sostanziale, sia come contenuto – per la prima pressoché inesistente – sia come rappresentazione temporale: per la prima, infatti, il tempo è ciclico e costituito da stagioni che ritornano uguali, mentre per la seconda, il tempo cristiano è lineare e caratterizzato dalla tensione tra nascita e parusìa di Cristo, sia pur nella ciclicità liturgica.
La più nostrana e genuina tradizione popolare metteva giustamente in guardia: “scherza con i fanti…!”.
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*Antonio Fasol è Presidende del Gruppo di Ricerca e Informazione Socioreligiosa di Verona

sabato 24 ottobre 2009

Dal sito cattolio: Zenit.org

La Commissione cattolico-ortodossa analizza il ruolo del Vescovo di Roma
In una riunione a Cipro tra le proteste dei radicali

di Jesús Colina

PAPHOS (Cipro), venerdì, 23 ottobre 2009 (ZENIT.org).-

La riunione della Commissione Congiunta Internazionale per il Dialogo Teologico tra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa, svoltasi dal 16 al 23 ottobre a Paphos (Cipro), ha fatto passi avanti nella riflessione comune sull'argomento decisivo per ritrovare l'unità: il ruolo del Vescovo di Roma.
L'ambiente cordiale della riunione è stato alterato dalle manifestazioni di protesta di alcuni radicali ortodossi contro il dialogo con la Chiesa cattolica. Di fronte alla violenza delle protesta, la Polizia di Cipro ha arrestato quattro cittadini e due monaci del Monastero di Stavrovuni, secondo quanto ha confermato
Amen.gr.
Un comunicato congiunto inviato dagli organizzatori dopo la riunione conferma che nell'incontro si è andati avanti nella redazione di un documento congiunto sul tema "Il ruolo del Vescovo di Roma nella comunione della Chiesa nel primo millennio".
Il documento si basa su una "bozza preparata dal Comitato Congiunto di Coordinamento, che si è riunito a Elounda (Creta, Grecia) lo scorso anno".
"Durante questa plenaria, la Commissione ha preso in considerazione e ha emendato la bozza del Comitato Congiunto di Coordinamento, e ha deciso di completare la sua opera sul testo il prossimo anno, convocando un altro incontro della Commissione Congiunta", segnala la nota.
Il documento risponde alla richiesta rivolta da Giovanni Paolo II nella sua Enciclica "
Ut unum sint" sull'"impegno ecumenico" (25 maggio 1995), in cui proponeva di "trovare una forma di esercizio del primato che, pur non rinunciando in nessun modo all'essenziale della sua missione, si apra ad una situazione nuova" (n. 95).
Ciò, aggiungeva, è possibile perché "per un millennio i cristiani erano uniti dalla fraterna comunione della fede e della vita sacramentale, intervenendo per comune consenso la sede romana, qualora fossero sorti fra loro dissensi circa la fede o la disciplina".
Lo stesso Papa ha invitato a cercare, "evidentemente insieme, le forme nelle quali questo ministero possa realizzare un servizio di amore riconosciuto dagli uni e dagli altri".
Alla riunione hanno partecipato 20 membri cattolici ed erano rappresentate tutte le Chiese ortodosse, con l'eccezione del Patriarcato di Bulgaria.
La Commissione ha lavorato sotto la direzione dei suoi due co-presidenti, il Cardinale Walter Kasper e il Metropolita Ioannis Zizioulas di Pergamo.
Sabato 17 ottobre i co-presidenti e altri partecipanti, tra i quali il Cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, sono stati ricevuti al Palazzo Presidenziale dal Presidente di Cipro, Dimitris Christofias, che ha espresso la speranza che questo importante dialogo continui in un mondo ancora diviso, come la stessa Cipro, e ha porto i suoi auguri per il progresso sulla via della comunione tra le due Chiese in futuro.
Secondo quanto si è spiegato nel comunicato finale, i rappresentanti ortodossi "hanno discusso tra le altre cose le reazioni negative al dialogo da parte di certi circoli ortodossi, e le hanno unanimemente ritenute infondate e inaccettabili, dicendo che diffondono informazioni false e fuorvianti".
"Tutti i membri ortodossi della Commissione hanno ribadito che il dialogo continua per decisione di tutte le Chiese ortodosse e viene perseguito con fedeltà alla Verità e alla Tradizione della Chiesa".
Secondo Amen.gr, il rappresentante stampa della Polizia, il Commissario superiore Michele Katsunotos, ha dichiarato che gli arrestati erano entrati e avevano occupato la cappella di San Giorgio, che si trova nella sede di Paphos, dove si sono svolti i lavori della Commissione Mista.
Precedentemente si era recato alla cappella il Metropolita di Paphos Giorgio, accompagnato da un gruppo di poliziotti per dissuadere i manifestanti.
Da parte loro, aggiunge il comunicato, i rappresentanti cattolici hanno considerato la bozza sul primato del Vescovo di Roma "una buona base per il nostro lavoro" e hanno confermato "l'intenzione di portare avanti il dialogo con fiducia reciproca, in obbedienza alla volontà del Signore".
La Commissione Mista, istituita da Papa Giovanni Paolo II e dal Patriarca ecumenico Demetrio I a Istanbul il 30 novembre 1979, festa di Sant'Andrea (patrono di Costantinopoli), ha iniziato il suo operato nel 1980 e ha ripreso i lavori nel 2006 dopo una parentesi di sei anni dovuta ad alcune divergenze.

giovedì 22 ottobre 2009

Dal Sito amico: Eleousa.net


Russia - In nome dell’unica fede ortodossa

Una nuova presenza della Chiesa russa nel mondo La prima visita pastorale del Patriarca di Mosca e di tutta la Russia in Turchia, in Ucraina, in Bielorussia e nel mese di novembre in Egitto, mostrano un nuovo stile ed una nuova presenza della Chiesa russo-ortodossa nel mondo. L’incontro con il Patriarca Bartolomeo I di Costantinopoli, così come con il Presidente Yushchenko (Ucraina) e Lukashenko (Bielorussia) indicano che la sua influenza va ben al di là dei confini della Russia. Nel colloquio avuto con il Presidente ucraino Yushchenko, il Patriarca Kirill ha chiaramente espresso la sua gioia di poter continuare "il dialogo sulla situazione religiosa in Ucraina" e ha ribadito l'importanza della sua visita come pastore a Kiev, "la madre delle città russe", la culla della spiritualità e della cultura per i russi ortodossi. Secondo il Patriarca, Kiev è, per gli eredi della fede di Vladimir, "la nostra Gerusalemme e la nostra Costantinopoli”. Il presidente Yushchenko, a sua volta, ha sottolineato l'importanza della prima visita del Patriarca Kirill in Ucraina e la possibilità di uno scambio "sincero, onesto e fiducioso" sui problemi della vita religiosa nel paese. La visita al Patriarca di Alessandria e di tutta l'Africa conferma la volontà del Patriarca di Mosca di salvaguardare l’unità dell’ortodossia in vista del prossimo Grande Concilio della Chiesa ortodossa orientale, che dovrà tener conto di alcune pressanti questioni che richiedono una decisione panortodossa, come la nascita di nuove Chiese locali. Non vi è dubbio che questi movimenti mostrano il ruolo che la Chiesa russa riveste in questa direzione. Terminando la visita in Bielorussia, il Patriarca Kirill ha invitato tutti a prendere consapevolezza che « con la Russia, l'Ucraina, la Bielorussia e la Moldavia costituiscono una civiltà unica, che si basa sulla fede ortodossa comune".
(Pubblicato sul n.5/2009 del Magazine ELEOUSA, pg. 27)

martedì 20 ottobre 2009

Dal sito: eleousa.net

Russia - Rostov, il tesoro inestimabile della fede


Discorso del Patriarca Kirill a Rostov, alla vigilia della festa della Protezione della Madre di Dio.

Signor Cardinale, Arcivescovo Panteleimon, cari padri, fratelli e sorelle!
Con profonda gioia sono arrivato nel sud della Russia, nella principale città del Sud della Russia, Rostov sul Don, per pregare con voi.
Pochi giorni fa ho avuto l'opportunità di visitare Rostov in occasione del 300° anniversario del beato riposo di San Demetrio di Rostov. Due città in Russia, hanno lo stesso nome, ed entrambe sono associate al nome di san Demetrio. Rostov ha svolto un ruolo importante nella storia della Russia medioevale. Rostov sul Don è molto importante per la vita moderna della Russia.
La mia visita nella diocesi di Rostov è coincisa con la festa della Protezione della Beata Vergine Maria. Questa festa è stata istituita per il miracolo della Vergine. Gli abitanti di Costantinopoli fecero appello alla Regina del Cielo nel momento più terribile della loro vita, quando il nemico era vicino alle mura della città, e c'era poca speranza di salvezza. Gli abitanti si recano nella Chiesa di Blacherne per pregare la Regina del Cielo, che compì il grande miracolo. Il nemico si ritirò, senza causare alcun danno. Questo evento è sigillato come festa della Protezione. L’Omophorion della Regina del Cielo è un simbolo di protezione, la protezione della Santa Madre verso coloro che nella preghiera fanno appello a Lei. Prendiamo questo fatto storico come una grande prova della presenza della Regina del Cielo nella nostra vita.
In Russia, la Madre di Dio è sempre stata venerata in modo speciale. La nostra terra viene percepita come molto amata dalla Beata Vergine. E’ sorprendente che la festa della Protezione di Costantinopoli sia celebrata in Russia in maniera così solenne. Il Popolo russo ha sempre avuto nel cuore e nella mente ciò che è successo a Bisanzio, ritenendo pertanto indispensabile rivolgersi alla Regina del Cielo.
La consapevolezza della vicinanza della Beata Vergine Maria è stata la ragione per la nostra gente di rivolgersi a Lei nei momenti di gioia e di dolore per chiederLe aiuto. I templi più maestosi sono stati costruiti in onore della Beata Vergine. E oggi noi preghiamo in uno di questi templi, esprimendo così la fede verso la Regina del Cielo, nella sua intercessione per la nostra terra. Questa fede, oggi come in passato, non muore, la fede nel miracolo di Dio, concesso a tutti in risposta alle Sue preghiere.
Sappiamo che molti miracoli, piccoli e grandi, abbiamo ricevuto nella nostra vita. Attraverso la nostra sensibilità spirituale, possiamo percepire, vedere queste meraviglie. Non è un miracolo ciò che accade oggi nella nostra terra?
Nel corso di quasi 20 anni, abbiamo passato molte difficoltà, ma nonostante questo siamo andati avanti verso il nostro obiettivo. Abbiamo costruito templi e monasteri. Intorno a questa grande opera, che unisce il meglio dei nostri laici, tra cui i leader politici, intellettuali, rappresentanti delle imprese e la nostra nazione, c’è la convinzione che anche con pochi mezzi e molti sacrifici abbiamo fatto rivivere questo o quel santuario.
Quello che sta accadendo oggi nel nostro paese è opera della Vergine Madre in risposta alle preghiere dei nostri martiri, confessori, che hanno dato la vita per Cristo e per la Chiesa, in risposta alle nostre preghiere e a quelle di madri e padri, che non hanno abbandonato la fede, l’ hanno conservata nel cuore e trasmessa ai loro figli e nipoti.
La preghiera autentica viene dal cuore. I nostri figli e nipoti stanno cominciando a conoscere la verità di Dio, analizzando da un lato ciò che è successo al nostro popolo, dall'altro sono vigili nel guardare alla propria vita e scoprire la presenza di Dio nella loro vita. E diventano custodi della fede ortodossa e delle tradizioni morali, con amore per la Patria.
Rostov è stata sempre terra gloriosa di figli e figlie che hanno avuto questo amore per la Patria. I nostri cosacchi hanno dimostrato la loro fede Durante le persecuzioni nel sud della Russia, così sanguinose e spaventose, hanno dimostrato una forte identità religiosa e nazionale.
Oggi, vediamo che gradualmente tutto questo si sta riprendendo. I cosacchi hanno un compito difficile e non senza difficoltà. Ma ricordiamoci: se manteniamo la preghiera nel nostro cuore, se custodiamo la nostra fede, allora le difficoltà saranno superate.
Mi rallegro per la possibilità di effettuare domani la Divina Liturgia nella Cattedrale di Novočerkassk, per incontrare i cosacchi, e parlare con loro.
Grazie per il dono che mi avete fatto. Ma il dono più grande è l'opportunità di incontrarmi con voi in questa cattedrale affollata, miei cari fratelli e sorelle. Conservare la fede ortodossa, come il più grande ed inestimabile tesoro della nostra terra. Poi tutte le controversie saranno risolte, perché crediamo che sotto la Protezione dell’ Immacolata Regina del Cielo tutto fiorisca come sua eredità terrena.
In memoria di questo giorno nella cattedrale e nella città di Rostov sul Don, vorrei donare l’Icona della Theotokos di San Teodoro con un’ iscrizione commemorativa. Dinanzi a Lei, pregate per la vostra terra, per i parenti e gli amici, per le famiglie, soprattutto per i giovani, affinché diventino forti spiritualmente, qui, nel sud della Russia.
Pregate anche per me, per il vostro Patriarca. Senza la preghiera, nulla può prosperare. Non ho la possibilità di benedire ciascuno di voi, ma vorrei trasmettere a ciascuno di voi questa immagine della protezione della Beata Vergine Maria con la mia benedizione patriarcale sul retro. Prendete questa immagine, portatela a casa, e così saremo in collegamento spirituale, tra il Patriarca e ognuno di voi, con le vostre famiglie e le vostre case. Tutto questo non è solo un simbolo, ma è la realtà. La comunicazione nella preghiera - questo campo enorme di energia della forza - ha un tale potere, che non solo le persone si connettono tra di loro, ma è in grado di collegare la terra al cielo, e ogni uomo a Dio.
La Protezione dell’ Immacolata Regina del Cielo si stenda nel nostro paese, sulla nostra chiesa, nel sud della Russia e su tutti voi, miei cari fratelli e sorelle.
Il Signore Vi protegga sempre.

(fonte: Ufficio stampa del Patriarca di Mosca e di tutta la Russia; www.patriarchia.ru; nostra traduzione dal russo)

Madre di Dio, proteggi tutti noi e purifica i nostri cuori fino a scarnificarli. Per Te, Divina Madre.

Interessantissimo Editoriale della rivista Italo-albanese: Jeta Arbëreshe, 63 / llonar - vjesht 2009


Arbërishtja e Shqjpja

Cinque secoli e mezzo fa, la storia degli Arbresh si separa da
quella Albanese. Il Ramo arbresh si stacca dal Tronco
albanese. Il Ramo fuori dalla Patria si sparpaglia per l’Italia
straniera; il tronco resta in Patria, ma oppressa dal turco
straniero. Due popoli si allontanano l’uno dall’altro non solo
fisicamente, ma col tempo anche linguisticamente. Ognuno si
misura con lo straniero: l’arbresh ce l’ha intorno, ma fuori
casa; l’albanese ce l’ha addosso, e dentro casa.
Linguisticamente, oggi l’Arberia non solo ha una lingua
diversa da quella albanese, ma ogni paese arbresh, rispetto a
ciascun altro paese arbresh, ha un parlata diversa. Nel cuore
degli Arbresh vive, acceso, l’amore verso la Patria albanese
al di là del mare, ma la lingua albanese resta una montagna
troppo alta da scalare. Non si capisce. Dopo cinque secoli e
mezzo di lontananza, l’oggi linguistico dei paesi arbresh
impastata nelle parlate e nelle loro tradizioni: il solo pane
mangiabile, per loro. Chi pensa il contrario – e lavora per
cambiare questa realtà – non onora l’Arberia nè gli Arbresh.
Le parlate arbreshe non le salva la lingua albanese: le strade
linguistiche dei due popoli si sono allontanate.
Tuttavia, gli intellettuali arbresh che hanno studiato, o
studiano, l’albanese nei corsi regolari universitari o l’hanno
imparata/approfondita nei Seminari di Prishtina o di Tirana,
hanno aggiunto alle loro conoscenze linguistiche, e culturali in
generale, un tesoro prezioso. Una ricchezza che resta personale
e ognuno usa come vuole; ma quantomeno aumenta l’amore
per la Madreatria, verso i fratelli albanesi.
Ma gli Arbresh semplici vivono da arbresh non perchè
glielo dice qualcuno, non perchè riconosciuti dall’art.6 della
Costituzione Italiana o perchè difesi dalla Legge 482/99; non
perchè su di essi si fanno Convegni o Congressi o perchè si
scrivono libri; non perchè la loro lingua si insegna a scuola o
all’università o perchè si scrive su riviste arbreshe.
L’”albanesità” dei paesi arbresh vive anche senza tutti questi
“aiuti”. A dire la verità vive anche meglio senza questi aiuti.
Perchè ogni “aiuto”, l’arbresh lo vede come una forzatura,
una intromissione, non richieste: da qualsiasi parte provenga,
arbreshe o italiana.
La lingua arbreshe degli Arbresh semplici non ha bisogno
della lingua albanese. Bastano le parole che hanno: brevi, dolci
o aspre. Impastate di versi e di lacrime, di sudori e di vento. Il
tempo queste parole le ha indurite, e le ha murate una ad una
intorno ai cuori arbresh. Fortezze più alte di Kruja.
Le parlate arbreshe – soprattutto quelle più danneggiate dal
tempo – possono essere aiutate solo dalle parlate sorelle
arbreshe. Solo questa è la strada per salvare le parlate
arbreshe dai danni del tempo. Un aiuto che non provoca nè
terremoti psicologici nè linguistici. Un aiuto che resta
all’interno dei confini arbresh dentro la casa arbreshe.
Dalla “lingua-madre” albanese dobbiamo prendere in prestito
solo quelle parole che mancano alle parlate arbreshe.
Se poi - come si è fatto in Albania, ma senza “paraocchi”
localistici - anche in Arberia facciamo linguisticamente un
passo in avanti e cominciamo a costruire l’“arbresh standard”,
dove sta lo scandalo? Il protopapas Emanuele Giordano, col
“Vangelo” tradotto in arbresh, ha già aperto questa strada.

lunedì 19 ottobre 2009

Inaugurazione della nuova Chiesa Ortodossa a Ravenna

Domenica 18 ottobre 2009

è stata inaugurata la nuova Chiesa Ortodossa "Protezione della Madre di Dio"
in via Candiano, 1 angolo piazza d'Armi - Ravenna

Durante il sacro rito Sua Eminenza l'Arcivescovo Innokentij ha benedetto il nuovo Tempio e ha ordinato sacerdote Sergey Averin che viene così ad affiancarsi agli altri due sacerdoti della parrocchia: il rettore e parroco Archimandrita Mark Davitti e lo ieromonaco Seraphim Valeriani.
Dal mese di novembre ogni domenica alle ore 9 sarà celebrata regolarmente la Divina Liturgia.
Ecco alcune fotografie scattate durante la funzione.

venerdì 16 ottobre 2009

Dal Sito amico: Eleousa.net


Russia - La via di Cristo
Mosca - Nel centro culturale delle Forze Armate della Russia, il 21 ottobre 2009 sarà presentato il libro "La via di Cristo", dedicato alla memoria di Sua Santità il Patriarca di Mosca e di tutta la Russia, Alessio II. Il libro si apre con la riflessione di Sua Santità il Patriarca di Mosca e di tutta la Russia, Kirill. "L'alta reputazione, che la nostra Chiesa ha oggi in tutto il mondo è in gran parte connesso con il nome e il ministero di Sua Santità il Patriarca Alessio", - afferma Sua Santità il Patriarca Kirill. Nei momenti più difficili e di conflitto, il Patriarca Alessio II ha fatto appello al popolo per la pace e l'armonia, l'unità della Chiesa. Egli ha cercato di fare tutto il possibile "per l'eredità spirituale della Santa Russia, divenendo parte integrante della vita dei nostri contemporanei", scrive Sua Santità il Patriarca Kirill. Il libro si apre con articoli introduttivi del Presidente della Russia Medvedev e del Primo Ministro Putin. “Sotto la guida del Patriarca Alessio II – scrive il presidente Medvedev - la Chiesa russa è diventata "una delle istituzioni più autorevoli, con buoni rapporti con lo Stato ed un impatto su molti settori dello sviluppo sociale." "Non è esagerato dire che la vastità della personalità del Patriarca ha avuto un enorme impatto sulla vita spirituale e la condizione morale della società russa, rafforzando la coscienza nazionale del popolo", - ha detto Dmitry Medvedev. Secondo il presidente Medvedev, il Patriarca Alessio II ha svolto una grande opera, quella di riunire la Chiesa ortodossa russa. Dmitry Medvedev ha anche richiamato l'attenzione alla cultura della comunicazione, che aveva il Primate della Chiesa russa. A sua volta, Vladimir Putin, nel suo articolo introduttivo, ricorda che il Patriarca Alessio II ha aiutato migliaia di fedeli a trovare la fede, la speranza e l’amore. Ha insegnato la compassione per il prossimo, ampliando notevolmente la sua azione in campo sociale. Secondo il primo ministro, grazie al contributo del Patriarca "si è aperta una nuova pagina nella storia della Chiesa ortodossa". Il libro consta di 19 capitoli, ognuno dei quali si apre con la storia del Patriarca Alessio II, il suo servizio a Dio e alle persone. Il volume comprende 704 pagine e contiene oltre un migliaio di fotografie, anche inedite. Alla sua stesura hanno contribuito scienziati, artisti, attivisti sociali,e leader stranieri.
(fonte: www.patriarchia.ru)

mercoledì 14 ottobre 2009

Amministrazione Comunale, Mandanici

Monastero SS. Annunziata di Mandanici
Il monastero della SS.Annunziata di Mandanici è stato in questi ultimi tempi oggetto di animata discussione all’interno delle forze politiche che in atto amministrano Mandanici. Ad una prima fase interlocutoria, in seguito alla venuta di S.E.Ghennadios, nella quale sembrava che tutto si risolvesse con la concessione agli ortodossi di una sola parte dell’immobile, è seguita una seconda fase nella quale la linea dura è prevalsa per cui sembra che i monaci ortodossi dovranno lasciare definitivamente il monastero. Abbiamo ricevuto dei velati rimproveri perché ancora questo sito manda le immagini del Patriarca di Costantinopoli e di Padre Nilo. Non dipende da noi,ci limitiamo a registrare i fatti a prescindere di quelle che sono le nostre opinioni personali. Non condividiamo comunque lo sfogo della lettera che segue nella quale si accusa l’amministrazione di avere riposto nel monastero speranze di rinascita civile,economica e culturale per la nostra zona escludendo quelli che potevano essere i caratteri religiosi. Non crediamo sia compito dell’amministrazione la cura delle anime. A Cesare quello che è di Cesare….Per completezza d’informazione pubblichiamo quanto ricevuto.e-mail del 11/10/09 - Gentilissimi del sito, oggi ho saputo dell'ordine di sgombero del monastero... Mi domando perché mettiate ancora in bella mostra le immagini scorrevoli degli ortodossi a Mandanici... L'impressione che se ne ricava, a prescindere dagli errori da parte ortodossa, è che questi monaci siano stati "utilizzati" per scopi tutt'altro che consoni alla loro funzione... Non è sicuramente il caso del sito, il cui staff mi sembra abbia sempre sostenuto le loro ragioni. Ma fino a quando e a che pro? E' una triste storia... che certo non dà lustro a nessuno. Saluti Giuseppe Iannelloe-mail del 05/10/09 - Gentilissimi del sito "Mandanici", vi invio la seguente lettera aperta che sto per spedire al sindaco e all'amministrazione tutta. I più cordiali saluti Giuseppe Iannello "Russianecho" : LETTERA APERTA - Gentilissimo Sindaco, Giunta, Consiglio comunale e Amministrazione tutta di Mandanici, la scorsa settimana mi sono recato nel Monastero della SS. Annunziata di Badia. Ho avuto modo di incontrarmi e discorrere a lungo con padre Arsenio e padre Alessio che mi hanno fatto visitare tutta la struttura che non vedevo da tempo.Come redattore del sito di cultura russa “Russianecho” e personale stimatore del patrimonio della tradizione e della spiritualità ortodossa, mi ero già rivolto a voi nel gennaio di quest'anno chiedendovi di pazientare prima di prendere decisioni definitive di “sfratto”, di dare ancora una chance al clero ortodosso greco di riorganizzarsi. E da parte vostra mi sembra che nei mesi successivi ci furono dei segni e dei gesti di buona volontà volti in questa direzione.I colloqui dei giorni scorsi avuti con i due sacerdoti ortodossi sopraccitati mi hanno convinto dello sforzo fatto da quest'ultimi per “riparare” ad una situazione veramente critica che si era venuta a creare. Da maggio è stato fatto tutto il possibile per assicurare una presenza costante al monastero. Per questo non capisco la vostra intenzione di portare avanti la procedura di rottura del contratto. Il monastero per quello che compete ai monaci è stato curato, ovviamente nei limiti e nei mezzi a loro disposizione. La struttura presenta dei problemi seri di umidità ed infiltrazioni, ma questo è dovuto ad errori seri di progettazione ed esecuzione dei lavori originari (mancano completamente ad esempio i canali scolo dell'acqua piovana, pluviali...).Ma quello su cui più voglio soffermarmi in questa mia è un equivoco di fondo che avevo notato fin da quando avevo iniziato ad interessarmi al monastero. Il ritorno in chiave economica e turistica della presenza dei religiosi non può essere compito dei monaci, di qualunque confessione essi siano. I monaci son monaci e il monastero deve rispondere alle logiche del monastero. Chi ha pensato di fare del monastero un'attrazione turistica ha sbagliato e sbaglia!Le ricadute economiche possono essere indirette, ma sono compito degli amministratori del territorio che comunque devono tenere in debito conto le esigenze dei monaci. Molti sono i piani e le iniziative su cui si può collaborare, ma nel rispetto dell'identità religiosa del plesso. Io stesso ho avuto modo di discutere con i monaci su possibili idee di vitalizzazione e di “sfruttamento” dei locali in maniera consona alla loro natura.Molto ora dipende da voi, nel continuare a dialogare con questi monaci e a sostenerli nella gestione della struttura. Molto potete fare!Rompere da parte vostra il contratto sarebbe oggi molto meno comprensibile di sei mesi fa. E annullerebbe con un colpo di spugna la “storia” di questi ultimi dieci anni di un luogo che era stato riscoperto e chiamato alla rinascita. In primis spirituale.con i più cordiali salutiGiuseppe Iannello Redattore del sito “Russianecho”