sabato 22 febbraio 2014

Dal sito: http://www.asianews.it

Il Patriarcato di Mosca gela il cammino ecumenico: il papa non ha mai comandato in Oriente. Una nota del metropolita Hilarion, presidente del Dipartimento delle relazioni esterne del patriarcato, contesta la radice stessa del recente incontro della Commissione mista tra cattolici e ortodossi sul ruolo del vescovo di Roma nella Chiesa del primo millennio, negando che il papa abbia mai avuto giurisdizione sulle Chiesa orientali.

Mosca (AsiaNews) – Doccia fredda del Patriarcato di Mosca sui progressi del cammino ecumenico nell’appena conclusa riunione di Vienna della Commissione mista tra cattolici e ortodossi (nella foto). Il metropolita Hilarion, presidente del Dipartimento delle relazioni esterne del patriarcato, in una nota pubblicata sul sito del Patriarcato sostiene che “nessun passo avanti è stato compiuto” sull’oggetto dell’incontro, interamente dedicato al ruolo del vescovo di Roma nel primo millennio, e contesta la radice stessa dell’incontro, negando che il papa abbia mai avuto giurisdizione sulle Chiesa orientali. 
I due co-presidenti della Commissione, mons. Kurt Koch e il metropolita Ioannis Zizioulas, illustrando il 24 settembre i risultati dell’incontro, erano apparsi ottimisti sui risultati raggiunti. “Non ci sono nubi di incomprensione tra le nostre due Chiese”, aveva dichiarato il rappresentante del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli. “Se andiamo avanti come ora - aveva aggiunto - Dio troverà la strada per superare le difficoltà che ancora restano”. 
Zizioulas aveva sostenuto che per raggiungere la piena unità - quella esistente fino al 1054, quando ci fu lo scisma tra Oriente e Occidente - ortodossi e cattolici aveva bisogno “non di una riforma, ma di un adattamento da entrambe le parti”. Per gli ortodossi, ha spiegato, ciò significa riconoscere che una universale Chiesa cristiana è a un livello più alto delle loro Chiese nazionali e che il vescovo di Roma ne è il tradizionale capo. Per i cattolici ciò comporta il rafforzamento del principio di sinodalità, ossia del ruolo che i sinodi di vescovi hanno nei processi decisionali. 
Hilarion contesta tutto. A partire dal documento elaborato l’anno scorso a Cipro, nel corso del precedente incontro della Commissione (al quale il patriarcato di Mosca non partecipò per la presenza della Chiesa ortodossa estone, che esso non riconosce), che egli definisce mero “instrumentum laboris”, cioè documento di lavoro “che non ha alcuno status ufficiale”. 
Quel documento, aggiunge, “ha natura strettamente storica e, parlando del ruolo del vescovo di Roma, quasi non menziona i vescovi delle altre Chiese locali del primo millennio, il che crea un equivoco su come era distribuito il potere nella Chiesa antica. Di più, il documento non contiene una chiara e precisa affermazione del fatto che la giurisdizione del vescovo di Roma nel primo millennio non si estendeva a Oriente. E’ da sperare che queste lacune e omissioni siano colmate nella elaborazione finale del testo”. 
“Per gli ortodossi, è ovvio che nel primo millennio la giurisdizione del vescovo di Roma era estesa solo all’Occidente, mentre nei territori orientali era divisa tra quattro patriarcati – Costantinopoli, Alessandria, Antiochia e Gerusalemme. Il vescovo di Roma non aveva diretta giurisdizione sull’Oriente, malgrado il fatto che in alcuni casi i vescovi orientali lo hanno chiamato come arbitro in discussioni teologiche. Questo fatto non aveva natura sistematica e in nessun modo può essere interpretato nel senso che il vescovo di Roma fosse visto a Oriente come il titolare di una autorità suprema nell’intera Chiesa universale”.

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