Diario dal Kossovo – 23 novembre 2013
Il resoconto di oggi da Decani deve essere più breve, perché resta poco
tempo prima della Veglia della festa patronale. Gli ospiti importanti
stanno iniziando ad arrivare; da poco è giunto sua Santità il Patriarca
Irinej, che dopo la dossologia di benvenuto nella chiesa sta visitando
il nuovo konak (edificio di abitazione dei monaci), offerto in
parte grazie a una generosa donazione del governo norvegese, ma frutto
degli sforzi di tutti. C’è ancora un embargo sulle immagini dei nuovi
quartieri monastici, che dovrebbe durare fino alla loro benedizione da
parte del patriarca e all’inaugurazione ufficiale, ma credo di poter già
condividere alcune delle impressioni della visita che mi hanno concesso
di fare ieri ai locali. In parte la nuova costruzione monastica riesce a
offrire un poco d’isolamento all’interno del complesso di Decani, ormai
visitato da sempre più persone: tutto, in questo “monastero all’interno
del monastero”, parla di serietà e di mentalità monastica autentica:
costruzioni sobrie ma solide, fatte per durare, realizzate con cura ma
senza sprecare nulla, nella consapevolezza che tutti quelli che hanno
donato qualcosa per il monastero lo hanno fatto a grande costo
personale. I nuovi quartieri danno anche testimonianza della devozione
espressa dalla comunità, che per oltre due decenni ha dovuto vivere
piuttosto allo stretto.
Le notizie non si fermano, purtroppo, al momento di gioia della festa:
questa mattina ho avuto la prima occasione di fare una visita - che mi
era stata impossibile dieci anni fa - alle poche enclave serbe ancora
rimaste in Metohija. Le sensazioni sono troppo complesse per essere
descritte in breve: in particolare, le continue notizie di violazioni di
diritti umani (che farebbero inorridire chiunque in Italia) meriteranno
qualche ulteriore approfondimento. Per ora, affidiamo al santo re
Stefano (che da sovrano secolare era molto sensibile al grido di dolore
del suo popolo) le speranze che ancora portiamo nel cuore.
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