
I ricercatori Liberato de Caro e Cinzia Giannini (nella foto)
dell'Istituto di Cristallografia di Bari hanno sottoposto una minuscola
fibra della Sindone di Torino a una datazione tramite la tecnologia del
Wide-Angle X-ray Scattering (WAXS), che misura il degrado strutturale e
l'invecchiamento dei materiali antichi. "È una specie di radiografia,
simile al tipo di scansione che si farebbe su un osso per vedere se c'è
una frattura. Ma questa radiografia penetra il materiale molto in
profondità per analizzarlo a livello microscopico", afferma il Prof. De
Caro. "Col tempo, la struttura del materiale si degrada. Da questo
possiamo capire quanto tempo è passato e quindi datare l'oggetto". La
datazione riportata dall'apparecchio è di circa 2000 anni fa, e c'è una
sorprendente corrispondenza con una simile analisi su un brandello di
lino proveniente dalla fortezza di Masada, conquistata dai romani nel 73
d.C. Il brandello di stoffa di Masada è stato datato tra il 55 e il 74
d.C.
Sulla rivista peer-reviewed Heritage dell'agosto 2022,
gli scienziati hanno affermato: "Il grado di invecchiamento naturale
della cellulosa che costituisce il lino del campione esaminato, ottenuto
tramite analisi a raggi X, ha mostrato che il tessuto della Sindone di
Torino è molto più antico dei sette secoli proposti dalla datazione al
radiocarbonio del 1988. I risultati sperimentali sono compatibili con
l'ipotesi che la Sindone di Torino sia una reliquia di 2000 anni, come
supposto dalla tradizione cristiana".
Cosa significa questo risultato nella controversia sulla Sindone?
1) In primo luogo, un ridimensionamento della insistente (e in molti
casi fideistica) narrativa sorta dai risultati della datazione al
radiocarbonio del 1988. Oggi chi sostiene l'autenticità della Sindone
non potrà più essere accusato di attaccamento oscurantista a leggende
tardive.
2) In secondo luogo, la distruzione della dicotomia "autentica reliquia
o mero falso medioevale" (come se non fosse possibile alcuna altra
ipotesi intermedia), che ha fatto schierare gli studiosi
anti-autenticisti su una sola possibile linea di ragionamento. I
risultati del team di Bari sono molto meno dogmatici nelle loro
affermazioni: se anche il lino viene fatto risalire al I secolo d.C.,
questo non dice ancora nulla della natura dell'immagine e della sua
formazione.
3) In terzo luogo, una possibilità di riesame futuro: a differenza del
test del radiocarbonio, la tecnologia del WAXS non è distruttiva, e i
campioni della Sindone di Torino e del lino di Masada sono ancora
intatti, e conservati presso l'Università di Padova.
4) Infine, si delinea una strada ancora molto in salita. In un mondo
onesto, la notizia della ricerca pubblicata oltre due anni fa avrebbe
fatto il giro del mondo (e dei media) in poche settimane, mentre ancora
oggi molti tra i semplici interessati al fenomeno della Sindone di
Torino ne sono ancora all'oscuro. Questo dovrebbe farci riflettere su
quanto siano onesti i rappresentanti di un'ideologia che afferma di
voler liberare il mondo dalle superstizioni medioevali.
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