sabato 2 aprile 2011

IV Domenica di Quaresima


Domenica  03 Aprile  2011
Quarta Domenica di Quaresima
  Domenica di San Giovanni Climaco
Tono IV    Digiuno con licenza di olio e vino
Liturgia di San Basilio

Antifone della festa:

1) Lettore: Agathòn to exomologhìsthe to Kirìo,
ke psàllin to onòmatì su, Ìpsiste.

Coro: Tes presvìes tis Theotòku, Sòter, sòson
imàs.


2) Lettore: O Kìrios evasìlefsen, efprèpian
enedhìsato, enedhìsato
o Kìrios dhìnamin ke periezòsato.


Coro: Sòson imàs, Iiè Theù, o anastàs
ek nekròn, psàllondàs si:
Alliluia.

3) Lettore: Dhèfte agalliasòmetha to Kirìo,
alalàxomen to Theò to
Sotìri imòn.


Coro: To fedhròn tis anastàseos kìrigma * ek tu anghèlu mathùse * e tu Kirìu mathìtrie, * ke tin progonikìn apòfasin aporrìpsase * tis Apostòlis kafchòmene èlegon: * Eskìlefte o thànatos, * ighèrthi Christòs o Theòs, * dhorùmenos to kòsmo to mèga èleos.

Tropari


Tono IV
To fedhròn tis anastàseos kìrigma * ek tu anghèlu mathùse * e tu Kirìu mathìtrie, * ke tin progonikìn apòfasin aporrìpsase * tis Apostòlis kafchòmene èlegon: * Eskìlefte o thànatos, * ighèrthi Christòs o Theòs, * dhorùmenos to kòsmo to mèga èleos.
Appreso dall’Angelo il lieto annunzio della Resurrezione e rigettata l’ereditaria condanna, le discepole del Signore esultanti dissero agli Apostoli: È stata sconfitta la morte, Cristo Dio è risorto, elargendo al mondo la grande misericordia.

(Tropario del Santo della Chiesa)

………   …….    ……..

Tropario del Santo del giorno

Tes tón dakrìo̱n sou roés, tís erímou tó ágonon egeórghisas, kiè tís ek váthus stenagmís, is ekatón toús pónus ekarpofóri̱sas, kiè gégonas fostír, tí Oikouméni lámpon tís thávmasin Ioánni Patír imón ósie, présveve Christó tó Theó, so̱thíne tás psichás imón.
Con lo scorrere delle tue lacrime, hai reso fertile la sterilità del deserto e con gemiti dal profondo hai fatto fruttare al centuplo le tue fatiche, e sei divenuto un astro che illumina e risplende su tutta la terra. Per i tuoi  prodigi, o santo padre nostro Giovanni, intercedi presso Cristo Dio per la salvezza delle anime nostre.


Kontakion

Ti ipermàcho stratigò ta nikitìria, os litrothìsa ton dhinòn evcharistìria anagràfo si i Pòlis su, Theotòke. All’òs èchusa to kràtos aprosmàchiton, ek pandìon me kindhìnon elefthèroson, ìna kràzo si: Chère, Nìmfi anìmfevte.
A te che, qual condottiera, per me combattesti, innalzo l’inno della vittoria; a te porgo i dovuti ringraziamenti io che sono la tua città, o Madre di Dio. Tu, per la invincibile tua potenza, liberami da ogni sorta di pericoli, affinché possa a te gridare: salve, o sposa sempre vergine.


Apostolo  (Ebrei 6,13-20)

Lettura dalla lettera di San Paolo agli Ebrei.

Fratelli, quando infatti Dio fece la promessa ad Abramo, non potendo giurare per uno superiore a sé, giurò per se stesso, dicendo: Ti benedirò e ti moltiplicherò molto. Così, avendo perseverato, Abramo conseguì la promessa. Gli uomini infatti giurano per qualcuno maggiore di loro e per loro il giuramento è una garanzia che pone fine ad ogni controversia. Perciò Dio, volendo mostrare più chiaramente agli eredi della promessa l'irrevocabilità della sua decisione, intervenne con un giuramento perché grazie a due atti irrevocabili, nei quali è impossibile che Dio mentisca, noi che abbiamo cercato rifugio in lui avessimo un grande incoraggiamento nell'afferrarci saldamente alla speranza che ci è posta davanti. In essa infatti noi abbiamo come un'àncora della nostra vita, sicura e salda, la quale penetra fin nell'interno del velo del santuario, dove Gesù è entrato per noi come precursore, essendo divenuto sommo sacerdote per sempre alla maniera di Melchìsedek.

Vangelo  (Marco 9,17-31)

In quel tempo uno della folla disse a Gesù: «Maestro, ho portato da te mio figlio, posseduto da uno spirito muto. Quando lo afferra, lo getta al suolo ed egli schiuma, digrigna i denti e si irrigidisce. Ho detto ai tuoi discepoli di scacciarlo, ma non ci sono riusciti». Egli allora in risposta, disse loro: «O generazione incredula! Fino a quando starò con voi? Fino a quando dovrò sopportarvi? Portatelo da me». E glielo portarono. Alla vista di Gesù lo spirito scosse con convulsioni il ragazzo ed egli, caduto a terra, si rotolava spumando. Gesù interrogò il padre: «Da quanto tempo gli accade questo?». Ed egli rispose: «Dall'infanzia; anzi, spesso lo ha buttato persino nel fuoco e nell'acqua per ucciderlo. Ma se tu puoi qualcosa, abbi pietà di noi e aiutaci». Gesù gli disse: «Se tu puoi! Tutto è possibile per chi crede». Il padre del fanciullo rispose ad alta voce: «Credo, aiutami nella mia incredulità». Allora Gesù, vedendo accorrere la folla, minacciò lo spirito immondo dicendo: «Spirito muto e sordo, io te l'ordino, esci da lui e non vi rientrare più». E gridando e scuotendolo fortemente, se ne uscì. E il fanciullo diventò come morto, sicché molti dicevano: «È morto». Ma Gesù, presolo per mano, lo sollevò ed egli si alzò in piedi.
Entrò poi in una casa e i discepoli gli chiesero in privato: «Perché noi non abbiamo potuto scacciarlo?». Ed egli disse loro: «Questa specie di demòni non si può scacciare in alcun modo, se non con la preghiera».
Partiti di là, attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Istruiva infatti i suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell'uomo sta per esser consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma una volta ucciso, dopo tre giorni, risusciterà».

Megalinarion
Epì si chère, Kecharitomèni, pàsa i ktìsis, anghjèlon to sìstema, kje anthròpon to ghènos, ighiasmène naè, kje paràdise loghikè, parthenikòn kàfchima, ex is Theòs esàrkothi, kje pedìon ghègonen o pro eònon ipàrchon Theòs imòn; tin gar sin mìtran thrònon epìise, kje tin sin gastèra platitèran uranòn apirgàsato. Epì si chère, Kecharitomèni, pàsa i ktìsis, dhòxa si.


Kinonikon

Enìte ton Kirion ek ton uranòn;
enite aftòn en tis ipsìstis.
Alliluia

Riceviamo dal nostro amico Gabriele e pubblichiamo


SS. MADRE DI DIO “ FIORE IMMARCESCIBILE 

 TOU AMARANTOU RODOU

SINASSI 3 APRILE

 La miracolosa icona della S. Madre di Dio “ fiore immarcescibile” era venerata nel monastero di Alexeevskij..
La prima menzione dell'icona originale del monastero Alexeevskij si ha nel 1757, anche se molto probabilmente l'icona si trovava nel monastero già molto prima; oggi di questa se ne sono perdute le tracce.
Questo tipo iconografico nacque sul Monte Athos e risente di alcune influenze dell'arte sacra occidentale; la sua massima diffusione e rinomanza la si ha nel XIX° secolo. La composizione allegorica dell'immagine si basa sulle profezie e sugli archetipi veterotestamentari della Santa Vergine e sugli inni sacri a Lei dedicati. Generalmente nel centro dell'icona ci sono l'immagine della Madre di Dio e di Gesù Bambino vestiti in abiti regali, decorati in oro. Il tempio sullo sfondo è immagine delle "dimore del Re di tutti"; Gesù Bambino sta in piedi su una tavola davanti alla Madre segno della vicinanza della Vergine alla sede di Dio, Lei stessa che è "la sede del Re". Sulle icone più complete di questo tipo iconografico attorno alla Madre di Dio ed al Bambino si dipingono il sole e la luna, la stella, l'incensiere, la candela e altri oggetti che sono simboli di Maria. Lo scettro pieno di fiori nella mano della Madonna richiama il germoglio dal tronco di Iesse da Isaia 11. I rami fioriti e le fioriere piene di fiori sono legati al nome della icona "Fiore immarcescibile".
  
INNO ACATISTOS ALLA SANTA MADRE DI DIO FIORE IMMARCESCIBILE
(TOU AMARANTOU RODOU)
 Kontakion  1
Madre di Dio, Vergine benedetta, prostrati davanti alla tua santa icona noi ti rivolgiamo un cantico di lode, presentando le nostre angosce, le nostre tristezze e le nostre lacrime a te che sei così vicina alle pene da noi provate sulla terra; accogli i nostri sospiri e, correndo in nostro soccorso, liberaci dalle ansie. Senza sosta e di tutto cuore noi difatti a te cantiamo: Alleluja.
Ikos 1
Come benedizione divina e dono del cielo, o Madre di Dio, tu sei stata mandata ai tuoi santi genitori Gioacchino e Anna, che se ne sono molto rallegrati. Tu hai poi lasciato il loro grembo, o Vergine da Dio scelta, e come fiamma inestinguibile della fede e turibolo spandente soave profumo, umilmente ti sei recata nell’atrio del Signore, dove la potenza dell’Altissimo, innalzandoti fino all’ingresso nel Tempio, ti fece entrare nel Santo dei santi e ti rivelò tutti i misteri del Cielo. Vergine compassionevole, divina Madre, fai salire anche la nostra preghiera verso tuo Figlio e nostro Dio, affinché possiamo a te così inneggiare:
Gioisci, inaccessibile purezza, ineffabile consolazione.
Gioisci, per la tua umiltà il Signore ti ha esaltata.
Giosci, strumento scelto dal nostro Dio.
Gioisci, tu che ci proteggi con ardore.
Gioisci, Madre di Dio, immarcescibile Fiore.
Kontakion 2
Siamo sollecitati da pensieri di peccato, trascinati da vergognose azioni, il nostro cuore si gela, i nostri occhi sono appesantiti e sul punto di chiudersi; ma tu, o Vergine santa, immarcescibile Fiore, annaffiaci con la tua mattinale rugiada, riscaldaci al sole della misericordia e dell’amore; o nostra Signora, sollevaci dalla terrestre polvere per condurci verso il Signore, così da poter offrirgli questa umile supplica e cantargli: Alleluja.
Ikos 2
L’Arcangelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea per recarti, o Vergine purissima, il santo annuncio, dicendo:
Gioisci, Piena di grazia, il Signore è con te! Noi invece, peccatori, alla vista di tale meraviglia, nella tenerezza del nostro cuore a te inneggiamo;
Gioisci, tu hai trovato grazia presso il Signore che ti ha elevata al di sopra degli Angeli e dei Santi.
Gioisci, tu che hai messo al mondo il Figlio erede del trono di Davide.
Gioisci, tu che hai acceso nelle nostre tenebre la luce che non tramonta.
Gioisci, tu che hai aperto a noi le porte dell’eterna felicità.
Gioisci, Madre di Dio, immarcescibile Fiore.

Kontakion 3
Siamo piegati sotto l’afflizione, trascorrendo nella tristezza e nella vanità i giorni della nostra vita; ma tu, o Vergine benedetta, fai risplendere le nostre anime della tua umiltà, così da poter chinare il capo ed esclamare: ‘Ecco i servi del Signore, sia fatto a noi secondo il suo volere!’. Per te, o immarcescibile Fiore, e per il Figlio nato da te noi non tralasciamo di cantare: Alleluja.
Ikos 3
In quei giorni, o Maria, tu ti sei recata in una contrada di Giuda e hai salutato con un abbraccio la tua cugina Elisabetta, che fu ricolma di Spirito Santo e disse ad alta voce: "Come è che viene da me la Madre del mio Signore?". O Vergine purissima, visita anche noi che siamo deboli e indigenti e fai salire il nostro gemito come fumo d’incenso fino al trono del Dio potentissimo, così che con tutto il cuore e in azione di grazia possiamo a te esclamare:
Gioisci, perché sull’umiltà della sua serva si è chinato il Signore.
Gioisci, perché benedetta ti dicono tutte le generazioni.
Gioisci, perché l’Onnipotente ha operato meraviglie per te.
Gioisci, fonte di vita e di immortalità.
Gioisci, Madre di Dio, immarcescibile Fiore.
Kontakion  4
In questa nostra valle di lacrime visitaci, tu immarcescibile Fiore così bello e profumato; prega tuo Figlio di liberarci dalla collera e dai pianti, da ogni dolore e malore; faccia egli scendere la pace nei nostri cuori, conceda ciò che chiediamo, ci copra con la sua inesauribile misericordia. Nell’attesa del tuo onnipotente soccorso, noi con tutta l’anima magnifichiamo il Signore e a lui cantiamo: Alleluja.
Ikos 4
I pastori che vigilavano di notte ricevettero dall’Angelo del Signore con grande gioia l’annuncio della nascita di Cristo nella città di Davide, adagiato in un presepe e in fasce. O Madre purissima che hai messo al mondo il tuo Figlio primogenito, accogli da noi le seguenti lodi:
Gioisci, vergine Madre di Dio, per mezzo della quale è sorta la luce che non tramonta.
Gioisci, stella che ci indichi nelle tenebre la via.
Gioisci, tu porti alle nostre anime uno spirito rinnovato.
Gioisci, sicuro rifugio nell’afflizione e pronto soccorso.
Gioisci, Madre di Dio, immarcescibile Fiore.

Kontakion  5
Ecco procedere il sacrificio mistico, il Re dell’universo; anche gli Angeli cantano dal Cielo: "Gloria a Dio nell’alto, gloria a Dio!". Ecco procedere il grande divino mistero! Quanto a noi, suoi indegni servitori, noi deponiamo ogni preoccupazione mondana e, con timore e gioia, come i pastori ed i Magi, ci chiniamo davanti a te, o Madre di Dio, e senza posa al tuo divin Figlio cantiamo: Alleluja.
Ikos 5
Ecco Simeone che, sospinto dallo Spirito, si introduce nel Tempio e accoglie tra le braccia il bambino Gesù; egli benedisse il Signore chiedendo di lasciarlo andare – lui, il suo servo – in pace. Quanto a te, una spada trafisse l’anima, o Vergine Maria, aprendo di molti il cuore ed i pensieri; quanto a noi, da te salvati, a te inneggiamo:
Gioisci, Madre benedetta che hai mutato la tristezza in grande gioia.
Gioisci, divina Madre che hai provato grande gioia e immensa pena per tuo Figlio.
Gioisci, speranza e consolazione di tutti gli afflitti.
Gioisci, Madre di Dio, immarcescibile Fiore.
Kontakion  6
Una frenetica tempesta agita l’oceano di questa vita, ed è sul punto di inghiottirci nei suoi abissi, tanto da offuscare la nostra gioia; ma tu, o buona Madre, dolce e compassionevole, prega il tuo Figlio, nel mezzo delle nostre tristezze, di venire in soccorso degli orfani e di noi afflitti . Rendici degni con Simeone il Teoforo di cantare con gioia: ‘Adesso, o Signore, lascia partire il tuo servo’. Vieni in nostro aiuto, o tu immarcescibile Fiore; non abbandonarci, ma salva quanti a Dio cantano: Alleluja.


Ikos 6
Il fanciullo cresceva e si fortificava in grazia e spirito, e tu, sua Madre, custodivi in cuore ogni parola che lo riguardava. Afflitta e dolente, tu lo hai cercato fra gli amici, i parenti, i conoscenti; poi con immensa gioia lo hai trovato nel Tempio, seduto in mezzo ai dottori stupiti per il suo divino sapere. O immacolata dolcezza, soave bontà che riscalda il cuore del mondo intero, presta orecchio a questi nostri elogi:
Gioisci, tu che hai fatto crescere il tuo bambino con amore.
Gioisci, inconcusso baluardo dei bambini e dei piccoli.
Gioisci, Madre di Dio, immarcescibile Fiore.
Kontakion  7
"Figlio, perché hai fatto questo a noi?"hai chiesto a Gesù, stupita di vederlo seduto fra i saggi e sapienti. O divino sapiente, o divino rivelatore, era per te indispensabile stare alle cose di tuo Padre celeste. Buona Madre, vieni anche tu presso i tuoi figli, coprici col lembo del tuo velo profumato, illumina i nostri figli e le nostre figlie con la luce del sapere, fortifica il loro corpo e la loro anima, conservali nella sottomissione ai loro genitori, fa’ che crescano per la gloria di Dio e il bene della loro patria . Fiore immarcescibile, è con grande fede e inalterata speranza che noi ci prosterniamo ai tuoi piedi e senza mai cessare cantiamo a Dio: Alleluja.
Ikos 7
Tu intercedi con calore in nostro favore, ed è per la tua parola alle Nozze di Cana in Galilea che tuo Figlio e Dio operò il suo primo miracolo. Divina Madre, chiedi a tuo Figlio ancora presente in mezzo a noi di operare un altro miracolo: di cambiare i nostri giorni di afflizione, lacrime e oppressione nella gioia della novità di vita, così da eliminare dai nostri cuori il male. Tu, inaccessibile purezza, misericordia ineffabile, porgi l’orecchio alla nostra preghiera e concedi a noi di cantarti così:
Gioisci, splendida luce dell’amore e del perdono.
Gioisci, perché la parola di tuo Figlio opera il miracolo che dona agli uomini la gioia.
Gioisci, Madre di Dio, immarcescibile Fiore.
Kontakion  8
Non c’è più amore, la verità è scomparsa, il nemico ha seminato nei cuori la menzogna, l’odio, la collera, l’invidia. O Dio di misericordia, chi ha infestato la tua ammirabile messe, chi ha seminato tra il grano l’erbaccia? La tua collera è giusta; contro il tronco è già pronta l’ascia; ma ecco che la tua Madre si china ai tuoi piedi come calda avvocata del mondo intero. O forza dell’amore, o soavità del cuore! Allontana da noi la collera del nostro Dio, benedici quanti ci odiano, dona ai nostri nemici il perdono, attenua il loro furore, fai splendere in loro il luminoso amore di Cristo. Fiore soave, abbi pietà di noi che siamo come vasi vuoti e riempili con la pura gioia del rinnovamento spirituale, così da non cessare, in azione di grazia, di cantare: Alleluja.


Ikos 8
O divino Maestro ovunque presente, nel Cielo e quaggiù, che guarisci i malati e riempi del tuo amore tutto quanto il mondo; o dolce vittima, eccoti appeso e inchiodato alla Croce in mezzo ai malfattori; la marmaglia ti prende in giro, assieme ai prìncipi del popolo ed ai soldati. E tu, Madre afflitta, chini il capo sotto la Croce e una spada trafigge il tuo cuore materno. Quanto a noi, meditando sui dolori di tuo Figlio, ti rivolgiamo questi saluti:
Gioisci, dolce Vergine, la tua pena sarà cambiata in gioia, e la tua gioia non ti sarà tolta.
Gioisci, alla vista del Figlio umiliato, tu hai capito che i suoi dolori erano destinati alla gloria.
Gioiscii, perché tu sarai chiamata Regina del mondo e sederai alla destra di Gesù tuo Figlio.
Gioisci, divina Madre, celeste immagine della purezza e della bontà.
Rallegrati, Madre di Dio, immarcescibile Fiore.
Kontakion  9
Vedendo la condanna a morte di Cristo, appeso alla Croce come un malfattore, noi gridiamo: Abbi pietà di noi peccatori, tu che per noi e per le nostre colpe soffri questo terribile castigo! Madre dei dolori, non distogliere da noi il tuo volto, purifica i nostri cuori per poter, in fervore di spirito, come ceri di pentimento bruciare davanti alla Croce del tuo divin Figlio, pregandolo senza sosta:
Ricordati di noi, Signore, nel tuo regno! E tu, o Madre, per i tuoi dolori rendici degni di cantare a Dio: Alleluja.
Ikos 9
"Tutto è consumato: Padre io depongo il mio spirito tra le tue mani!" . O Madre addolorata, tu sentivi la terra tremare di tristezza, il tuo cuore spezzarsi, il velo del Tempio spaccarsi. Tu vedevi le tenebre coprire la terra e il popolo come tramortito che diceva: "Veramente quest’uomo è Figlio di Dio!". Quanto a noi, ammirando tale prodigio, a te ci rivolgiamo con gioia:
Gioisci, sacrario del mistero più profondo.
Gioisci, dispensatrice della grazia di Dio.
Gioisci, Madre di Dio, immarcescibile Fiore.
Kontakion 10
Faccia silenzio ogni carne umana, si trattenga con timore e tremore: ecco che per i peccati del mondo è offerto il sacrificio più grande; deponiamo ogni vano pensiero terrestre e con un cuore puro prostriamoci davanti al trono del Re della gloria, inneggiando senza sosta: ‘Santo, santo, santo sei tu, Signore Sabaoth!’. E tu, o Madre della nostra salvezza, all’eterna beatitudine fai partecipare anche noi, mentre cantiamo a Dio: Alleluja.

Ikos 10
Il primo giorno della settimana, di gran mattino, le donne vennero al sepolcro portando aromi; la pietra era rotolata e il corpo del Signore non si trovava. "Donne, non abbiate paura, non cercate il Vivente fra i morti, perché Cristo è risuscitato, come aveva promesso". E tu, o nostra Signora, hai dato al mondo di poter a te così inneggiare:
Gioisci, perché il tuo Figlio è risuscitato dal sepolcro il terzo giorno.
Gioisci, perché la terra esulta e nei Cieli gli Angeli cantano il Cristo risuscitato dai morti.
Gioisci i, perché per te le catene eterne sono state spezzate.
Gioisci, perché dalle tenebre eterne noi siamo stati liberati per le tue preghiere e il tuo amore.
Gioisci, Madre di Dio, immarcescibile Fiore.
Kontakion  11
O Gerusalemme, tu che uccidi i profeti, Gerusalemme, ecco perdonati da Dio i tuoi gravi misfatti, e sul mondo intero splende il Sole senza declino. O Vergine immacolata, purifica le nostre anime e coprici dell’abito nuziale, così che con gioia noi possiamo entrare nella splendida camera nuziale di Cristo, cantando: Alleluja.
Ikos 11
Quando venne l’ora della tua ascesa presso Dio, o divina Madre, un Angelo del Signore venne di nuovo a stare davanti a te, splendente di luce; allora tu hai accolto il volere divino con gioia e umiltà, e con dolcezza sei andata verso il tuo divin Figlio. Tu che non tralasci di intercedere per noi, nella tua misericordia permetti anche a noi di uscire in pace e senza dolore da questa valle di lacrime e afflizione, così da poterti rivolgere queste salutazioni :
Gioisci, celeste Regina salita nei Cieli.
Gioisci, tu che nella tua Assunzione al Cielo non ci hai abbandonati.
Gioisci, Madre di Dio, immarcescibile Fiore.
Kontakion  12
O tremendo destino della nostra ultima ora! Il nostro cuore e tutte le nostre membra tremano a questo pensiero. Come lasceremo i nostri vicini e quanti ci sono cari? Come andremo in solitudine verso la nuova vita? Come staremo davanti al terribile tribunale del nostro Dio e Creatore? Tu, o nostra consolatrice, nostro buon soccorso, vieni in nostro aiuto in quel giorno, poggia sulla nostra fronte la tua materna mano per addolcire la nostra pena e sollevare la nostra anima dall’afflizione. Placa l’angoscia della separazione e risplenda davanti ai nostri occhi la luce dell’eterna verità. O Madre purissima, in te noi speriamo e a te lo chiediamo, a Dio cantando: Alleluja.

Ikos 12
Anima mia, cosa stai per rispondere al Signore quando verrà per giudicare la terra con severità ? Da una parte all’altra della terra la tromba dell’Arcangelo suonerà per radunare tutte le Nazioni, e in tutta la sua gloria il Figlio dell’uomo verrà; e la moltitudine delle nostre colpe coprirà il Cielo.
O compassionevole Madre di Dio, solo in te in quel giorno noi potremo sperare: sii nostra forza e sostegno; davanti alla tua santa icona noi ci prostriamo a terra, gridando con speranza e ardente fede:
Gioisci, baluardo e protezione del mondo intero.
Gioisci, nostro soccorso di fronte al tribunale di tuo Figlio.
Gioisci i, celeste Regina, divina Madre del Signore della terra e del Cielo.
 Gioisci, Madre di Dio, immarcescibile Fiore.
Kontakion 13
Immarcescibile Fiore, santa Vergine Maria, tu che hai messo al mondo il Verbo più santo di tutti i santi, accogliendo l’offerta della nostra preghiera, liberaci da ogni pericolo e rendi degni del regno dei cieli noi che a Dio cantiamo: Alleluja.
 

venerdì 25 marzo 2011

Domenica 27 marzo 2011
Terza Domenica di Quaresima
  Adorazione della preziosa e vivificante Croce 
  Tono III  –   Digiuno con licenza di olio e vino
Liturgia di San Basilio



Antifone della festa:

1) Lettore: Esimiòthi ef’imàs to fos tu prosòpu su, Kirie.
E’dhokas efrosìnin is tin kardhìan mu.

Coro: Tes presvìes tis Theotòku,
Sòter, sòson imàs.


2) Lettore: Ìdhosan panda ta pèrata tis ghìs
To sotìrion tu Theù imòn.

Coro: Sòson imàs, Iiè Theù, o anastàs
ek nekròn, psàllondàs si:
Alliluia.



3) Lettore: Ipsùte Kìrion ton Theòn imòn, ke proskinìte
To ipopodhìo ton podhòn aftù, òti àghiòs estìn.

Coro: Sòson Kìrie, ton laòn su, ke evlòghison tin klironomìan su,
nìkas tis vasilèfsi katà varvàron dhorùmenos, ke to sòn
filàtton dhià tu Stravrù su polìtevma.


Tropari


Tono III

Evfrenèstho ta urània, *
agalliàstho ta epìghia, * òti
epìise kràtos * en vrachìoni
aftù * o Kìrios; epàtise to
thanàto ton thànaton, * pro-
tòtokos ton nekròn eghèneto;
* ek kilìas Àdhu errìsato
imàs, * ke parèsche to kòsmo
to mèga èleos.

Tropario della festa

Sòson Kìrie, ton laòn su, ke evlòghison
tin klironomìan su, nìkas tis vasilèfsi katà
 varvàron dhorùmenos, ke to sòn
filàtton dhià tu Stravrù su polìtevma.

(Tropario del Santo della Chiesa)

………   …….    ……..


Kontakion

Ti ipermàcho stratigò ta nikitìria,
os litrothìsa ton dhinòn efcharistìa
anagràfo si i pòlis su, Theotòke.
All’os èchusa to kràtos aprosmàchiton,
Ek pandìon me kindhìnon elefthèroson,
Ìna kràzo si: Chère, Nìmfi anìmfefte.


Invece del Trisajon  (Santo Dio ……..)

Ton Stavròn su proskinùmen, Dhèspota,
ke tin aghìan su Anàstasin dhoxàzomen.


Apostolo  (Ebrei 4,14 – 5,6))

- Salva, o Signore, il tuo popolo e  benedici la tua eredità.

- A te grido, Signore; non restare in silenzio, mio Dio.

Lettura dalla lettera di San Paolo agli Ebrei.
Poiché dunque abbiamo un grande sommo sacerdote, che ha attraversato i cieli, Gesù, Figlio di Dio, manteniamo ferma la professione della nostra fede. Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non sappia compatire le nostre infermità, essendo stato lui stesso provato in ogni cosa, a somiglianza di noi, escluso il peccato. Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia, per ricevere misericordia e trovare grazia ed essere aiutati al momento opportuno. Ogni sommo sacerdote, preso fra gli uomini, viene costituito per il bene degli uomini nelle cose che riguardano Dio, per offrire doni e sacrifici per i peccati.  In tal modo egli è in grado di sentire giusta compassione per quelli che sono nell'ignoranza e nell'errore, essendo anch'egli rivestito di debolezza;  proprio a causa di questa anche per se stesso deve offrire sacrifici per i peccati, come lo fa per il popolo.  Nessuno può attribuire a se stesso questo onore, se non chi è chiamato da Dio, come Aronne.  Nello stesso modo Cristo non si attribuì la gloria di sommo sacerdote, ma gliela conferì colui che gli disse:
Mio figlio sei tu, oggi ti ho generato.  Come in un altro passo dice:
Tu sei sacerdote per sempre, alla maniera di Melchìsedek.

Alliluia (3 volte).

Ricordati, Signore, del tuo popolo che ti sei acquistato
da principio; hai riscattato lo scettro della tua eredità.

Alliluia (3 volte).
Eppure Dio che è stato nostro re prima dei secoli,
ha operato la salvezza nella nostra terra.

Alliluia (3 volte).

Vangelo  (Mc. 8,34b-9,1)

«Se qualcuno vuol venire dietro di me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del vangelo, la salverà. Che giova infatti all'uomo guadagnare il mondo intero, se poi perde la propria anima? E che cosa potrebbe mai dare un uomo in cambio della propria anima? Chi si vergognerà di me e delle mie parole davanti a questa generazione adultera e peccatrice, anche il Figlio dell'uomo si vergognerà di lui, quando verrà nella gloria del Padre suo con gli angeli santi». E diceva loro: «In verità vi dico: vi sono alcuni qui presenti, che non morranno senza aver visto il regno di Dio venire con potenza».

Megalinarion

Epì si chère, Kecharitomèni, pàsa i ktìsis, anghjèlon to sìstema, kje anthròpon to ghènos, ighiasmène naè, kje paràdise loghikè, parthenikòn kàfchima, ex is Theòs esàrkothi, kje pedìon ghègonen o pro eònon ipàrchon Theòs imòn; tin gar sin mìtran thrònon epìise, kje tin sin gastèra platitèran uranòn apirgàsato. Epì si chère, Kecharitomèni, pàsa i ktìsis, dhòxa si.

Kinonikon

Esimiòthi ef’imàs to fòs
tu prosòpu su, Kìrie.
Alleluia  

mercoledì 16 marzo 2011

Dal sito: http://katundetarbereshe.jimdo.com/

“C’era una volta…” Così inizia la “favola”raccontata e apparsa nella rivista dell’Arberia, Jeta Arbëreshë” (n. 47 del 2006, pag. 3). L’autore Gaetano Passarelli è un illustre professore, dove mette in evidenza il caso del “feudo” di Villa Badessa.
     Il piccolo villaggio arbëreshë di Villa Badessa,in provincia di Pescara, si trova a pochi chilometri dal comune di Rosciano (in Abruzzo), dove esiste una delle parrocchie uniate (la più settentrionale in Italia) delle 29 appartenenti alla diocesi di Lungro (in provincia di Cosenza). Anche a Villa Badessa è accaduto di assistere a quanto ormai avviene in quasi tutta l’isola (o ghettizzata) “chiesa bizantina arbëreshë”.
     Dell’articolo ci interessa soprattutto sottolineare (se mai abbiamo inteso bene) il valore “feudale” del popolo di Dio nella chiesa uniata-arbëreshë, o per dirla in termini moderni il numero “politico”. Purtroppo ben sappiamo, che per chi vive (come i fedeli arbëreshë) all’interno della gabbia vaticanista, esiste e “canta”, alla stessa s-tregua di quell’uccello del celebre proverbio popolare dove si dice che: “chiuso in gabbia, non canta per amore, ma per rabbia”. Quindi comprendiamo la nostra povera gente arbëreshë.
     Una cosa comunque è certa: la scomparsa silenziosa di tutto un popolo (quello arbëreshë appunto) si sta compiendo davanti agli occhi di tutti. E chi fino a ieri si vantava di aver aiutato, difeso, custodito l’identità degli arbëreshë e il “rito greco-bizantino” (la classe levitica, cortigiana e/o scriba-cchina di popolo) oggi si sta procedendo di gran corsa, alla cancellazione di quel poco che è rimasto di una tradizione orientale nei piccoli villaggi arbëreshë. Insomma, pare che vogliano mettere fine alla presenza secolare degli Arbëreshë.
 
 
UNA FAVOLA ROMENA: IL FEUDO DI VILLA BADESSA
 
 
di Gaetano Passarelli
veduta interna del paese arbershe di Villa Badessa
   C’era una volta. Così cominciavano e cominciano le storie, e così comincia anche quella che vi voglio raccontare.
   C’era una volta un conte, un signorotto in Calabria che, non si sa perché, non si sa per come, aveva ereditato un piccolo feudo in Abruzzo, di nome Villa Badessa.
   Questo signorotto, duro di cuore e di cervice, aveva diversi vassalli barbuti che amministravano le sue terre. Un giorno morì quello del feudo di Badessa, ma non si diede pensiero, lasciò che un mezzadro lo conducesse. Il poveretto s’era però lasciato abbindolare da una nobile famiglia. Così, nel piccolo feudo, non c’era foglia che non fosse soppesata al generoso desco della nobile famiglia.
   Un giorno il signorotto decise di nominare un vassallo barbuto per questa sua terra lontana. I sudditi, diffidenti, pensavano che nulla sarebbe cambiato: l’uno vale l’altro, si dicevano sconsolati, ma ben presto dovettero ricredersi. Questa terra cominciò a verdeggiare, a fiorire, e tanto era il profitto che tutti erano convinti, tranne la nobile famiglia spodestata. Non si diede, tuttavia, per vinta, e intensificò l’invito di piccioni viaggiatori al signorotto che solitamente non ascoltava alcuno, ma, per uno strano scherzo del destino, prestava sempre orecchio ai messaggi della nobile famiglia.
   Ora, avvenne che da un regno lontano cominciarono a venire dal signorotto uomini imberbi, tanti che gli riempirono la corte. “Sono incapaci di amministrare – si disse il signorotto – ma prima o poi impareranno”; e, all’insaputa di qualche vassallo, cominciava a nominare qualche uomo imberbe come valvassore. “tanto che cosa possono dire: loro sono miei vassalli ed io sono al di sopra della legge, anzi io sono la legge”, si rassicurava il signorotto. Ed essendo lui la legge, spesso non si peritava di passare maldestramente sopra a vassalli, valvassori e valvassini. Voi mi chiederete: ed i sudditi? Facile a dirsi. Quelli erano sempre poveretti, sia che appartenessero al grande o al piccolo feudo. Erano solo numeri.
   Un giorno in cui il vassallo di Badessa era lontano, arrivò all’improvviso, il signorotto con un valvassino imberbe. La nobile famiglia gli preparò il desco. Il cibo abbondante, la grande disponibilità, e chissà cos’altro, fecero prendere al signorotto una decisione: “Io sono la legge, quindi, tolgo quel vassallo barbuto e nomino il mio fedele ciambellano che si può servire del valvassino imberbe!”.
   Così avvenne che, senza nessun preavviso, nel piccolo feudo di Badessa giunse il ciambellano dalla voce possente, lesse il proclama del signorotto che lo nominava vassallo di quella terra, ma, lui impegnato a corte, lasciava il valvassino imberbe, coadiuvato dalla nobile famiglia.
   I sudditi piangevano tutti, tranne la nobile famiglia, che dopo tre anni di sofferenza, finalmente, riprendeva il controllo di ogni foglia.
   Avvenne in tal modo che i sudditi del piccolo feudo di Badessa dovettero constatare che il loro signorotto dalla lontana Calabria ancora una volta non li aveva considerati neppure numeri, ma questo poco importava, al signorotto, al suo ciambellano, alla nobile famiglia.
Una storia d’altri tempi, direte. L’epilogo è avvenuto solo l’altro giorno, 4 giugno,[i] giorno della Pentecoste. Perché questa precisazione cronologica? Perché la storia è molto chiara per i badessani, ma il lettore ignaro adesso deve sapere che quel signorotto è il vescovo di Lungro, il ciambellano il suo Vicario, il valvassino imberbe il vice-parroco romeno. Sì, l’ennesimo romeno. Esagerato aver usato una tale figura per designare il vescovo, mi si potrà dire. Certo, il comportamento non è stato paterno né rispettoso delle persone, di quella che spesso vien detta “la comunità ecclesiale”. Eh, sì, la realtà spesso supera la fantasia e la finzione. Chi ha orecchie da intendere, intenda.

lunedì 14 marzo 2011

Dal sito: dirittodicronaca.it

Nato il primo bimbo africano di Acquaformosa


ACQUAFORMOSA – E' un giorno di festa per Acquaformosa che, venerdì sera, ha accolto con gioia la nascita del primo bambino africano, Onawi Giovanni, avuto grazie all'adesione della comunità arbëreshe al progetto Sprar 2011-2013.
Infatti, il comune “deleghistizzato”, in linea con il primo articolo del regolamento stilato, che recita: “noi non togliamo le panchine agli immigrati anzi le dotiamo di cuscini”, ha accolto diversi nuclei familiari dal 17 gennaio scorso.
«Non solo abbiamo accolto i bisognosi -ha detto il sindaco Giovanni Manoccio- ma siamo andati oltre, perché gli abbiamo dato una casa, un vitto, delle prestazioni mediche e sociali e abbiamo messo in campo tutte quelle azioni che mirano ad accogliere e successivamente ad integrare nel tessuto sociale ed economico queste persone». Un'opera che annovera fra i primi arrivi quelli di due nuclei familiari armeni di cinque persone l'uno. Ma la storia del neonato Giovanni, di origini nigeriane, ha albori molto sofferti. Infatti, papà Larry e mamma Blesing partono dalla Nigeria con il figlioletto David, oggi di due anni. La famiglia attraversa il Niger, poi il deserto quindi si imbarca per Lampedusa dove viene trasferita a Crotone. Dopo un periodo a Signano, eccola arrivare sulle montagne del Pollino ad Acquaformosa.
Qui, grazie all'associazione don Vincenzo Matrangolo che gestisce il progetto, la famiglia nigeriana ha trovato accoglienza, anche nella comunità, ed oggi, dopo la nascita del piccolo Giovanni, chiamato così in onore del sindaco Manoccio, è il presidente Cosimo Vicchio a darne il lieto annuncio.
«La venuta al mondo di Onawi Giovanni -afferma Vicchio- è stato un evento di un'emozione incredibile, l'arrivo di questo piccoletto è una speranza per tutta la nostra comunità, il primo nato ad Acquaformosa nel 2011, quindi un momento di gioia per tutti per l'arrivo di questo nostro concittadino». Dal canto suo, papà Larry ha ringraziato i membri dell'associazione ed i medici e gli infermieri del nosocomio di Castroviallri per la “professionalità e l'affetto dimostrato durante il parto”.

venerdì 11 marzo 2011

Dal sito cattolico: Zenit.org

Anche l'Etiopia teatro di scontri tra cristiani e musulmani
Incerto il bilancio dei morti, edifici e luoghi di culto cristiani dati alle fiamme
di Paul De Maeyer

ROMA, venerdì, 11 marzo 2011 (ZENIT.org).- Anche dall'Etiopia giungono notizie di un'ondata di violenza interreligiosa. Come ha riferito il sito Compass Direct News (CDN, 7 marzo), l'epicentro dei pesanti scontri fra musulmani e cristiani è la città centro-occidentale di Asendabo, nei pressi di Gimma (o Jimma, capoluogo dell'ex provincia di Kaffa), nella più grande e popolosa regione del Paese del Corno d'Africa, Oromia (o Oromya).
Un bilancio molto provvisorio parla di almeno due cristiani uccisi. Lo ha confermato a Voice of America (8 marzo) il portavoce del governo etiope, Shimelis Kemal. Una delle vittime sarebbe un credente della Chiesa ortodossa etiope (che si definisce "Tewahedo" o miafisita), la cui figlia appartiene alla Chiesa Evangelica Etiope Mekane Yesus (di tradizione luterana). "È difficile fare delle stime in termini di decessi, dato che non abbiamo accesso a nessun posto", ha detto una fonte a Compass. I danni materiali sono molto pesanti: decine di edifici e di luoghi di culto cristiani, fra cui anche alcune scuole bibliche, e case sono state date alle fiamme. La violenza ha provocato inoltre alcune migliaia di sfollati.
Mentre più della metà della popolazione dell'Etiopia è cristiana (secondo l'ultimo censimento, del 2007, il 44% degli abitanti appartiene alla Chiesa ortodossa etiope e il 19% alle varie denominazioni evangeliche e pentecostali), la zona di Asendabo e Gimma è a maggioranza islamica e da tempo teatro di rivalità tra le due comunità. Secondo una fonte di Compass, gli attacchi contro le chiese sono diventati all'ordine del giorno nelle zone a maggioranza musulmana dell'Etiopia, come appunto Gimma o anche Giggiga (o Jijiga), la regione somala nell'est del Paese, dove vige la legge islamica o sharia.
La scintilla che ha fatto scoppiare il 2 marzo scorso l'ondata di violenza è stata una notizia - non confermata - di una presunta profanazione del Corano. Un cristiano avrebbe strappato una copia del libro sacro dell'islam.
Secondo le informazioni raccolte da Compass, dopo i primi scontri avvenuti ad Asendabo la violenza si è propagata a macchia d'olio ad altri centri della zona, come Chiltie, Gilgel Gibe, Busa e Koticha. Migliaia di musulmani hanno dato l'assalto a decine di obiettivi cristiani. Dei 59 luoghi di culto distrutti ed incendiati dalle folle, ben 38 appartengono alla Ethiopian Kale Hiwot Church (EKHC, l'equivalente etiope della Chiesa battista), 12 alla Mekane Yesus e 6 alla Chiesa Avventista del Settimo Giorno.
Secondo quanto riportato da Compass, alcuni capi evangelici hanno riferito gli episodi alle autorità che finora non hanno fatto nulla per fermare l'ondata, che potrebbe raggiungere Gimma, che con i suoi circa 160.000 abitanti è il più grande centro urbano dell'Etiopia occidentale. Secondo alcune testimonianze, le forze dell'ordine non sarebbero intervenute, nonostante le richieste di protezione da parte della comunità cristiana.
L'inazione o incapacità da parte del governo etiope di fermare la violenza è stata fortemente criticata dall'organizzazione International Christian Concern (ICC). "I pubblici ufficiali etiopi hanno la responsabilità di proteggere i loro cittadini dagli attacchi. È uno scandalo e una violazione del loro obbligo contemplato nel diritto internazionale dei diritti umani che il governo lasci i musulmani uccidere i cristiani e distruggere le loro proprietà", ha detto Jonathan Racho, responsabile regionale per l'Africa dell'ICC (4 marzo).
A respingere l'accusa è stato lo stesso portavoce del governo centrale di Addis Abeba, Shimelis, che sempre a Voice of America ha annunciato l'arresto di 130 "estremisti" sospettati di aver fomentato l'odio religioso e la violenza.
La nuova ondata di violenza settaria coincide con i gravi combattimenti in corso al confine tra Kenya, Etiopia e Somalia, dove le forze del debole governo transitorio della Somalia cercano di cacciare con l'appoggio attivo dell'esercito etiope i miliziani del movimento islamista di Al-Shabaab dalla città di Bulahawo, nei pressi della città keniana di Mandera. Il capo della famigerata milizia estremista, sostenuta dall'Iran, Sheikh Mahad Omar Abdikarim, ha lanciato d'altronde la settimana scorsa un appello ai musulmani "oppressi" in Kenya e in Etiopia di insorgere contro i loro rispettivi governi e di "liberarsi" dal dominio cristiano (Africa Review, 4 marzo).
Il fondamentalismo islamico è d'altronde in crescita in Etiopia. Il 18 novembre scorso, un cristiano di Moyale (città della regione Oromia, sul confine con il Kenya) - Tamirat Woldegorgis, membro della Full Gospel Church - era stato condannato ad una pena di tre anni di prigione per aver dissacrato il Corano ed era stato trasferito in un carcere a Giggiga. Un collega musulmano aveva accusato l'uomo, che di mestiere faceva il sarto ed era stato arrestato ad agosto, di aver scritto "Gesù è il Signore" su un pezzo di stoffa e in un esemplare del Corano, accuse d'altronde mai comprovate dai fatti, come ha sottolineato Compass Direct News (29 novembre 2010).
Sono stati, inoltre, condannati al pagamento di una multa anche due amici di Woldegorgis per aver sostenuto un criminale che aveva dissacrato il Corano ed insultato l'islam. La loro colpa: avevano visitato lo sfortunato sarto in carcere e gli avevano procurato del cibo.
Sempre a Giggiga era stato arrestato dalla polizia ed incarcerato il 23 maggio del 2009 un noto convertito dall'islam al cristianesimo, Bashir Musa Ahmed, perché in possesso di otto esemplari della Bibbia. Nonostante la libertà di religione sia garantita dalla Costituzione etiope e si trattasse di un'edizione della Bibbia molto diffusa nella regione somala del Paese, l'accusa mossa nei confronti di Ahmed è stata di distribuzione di letteratura religiosa con intenti "maliziosi" (CDN, 18 febbraio 2010).
L'attività o zelo dei predicatori evangelici sembra infastidire non solo la comunità musulmana, ma anche la Chiesa ortodossa locale. Il 27 gennaio 2010, due edifici appartenenti rispettivamente alla Brethren Church e alla Mekane Yesus Church sono stati assaltati da gruppi di fedeli ortodossi nella località di Olenkomi, a circa 65 km ad ovest della capitale Addis Abeba, sempre nella regione Oromia (CDN, 15 aprile 2010). Nell'attacco un predicatore in visita nella cittadina, Abera Ongeremu, era rimasto gravemente ferito. All'origine del doppio attacco c'era stato un incendio di natura accidentale che aveva distrutto una chiesa ortodossa. Malvisto nella zona a predominanza ortodossa è anche il fatto che molti insegnanti della scuola secondaria di Olenkomi sono di fede evangelica.