I doni dei Magi
di Maria Vinarova
Orthochristian.com, 11 gennaio 2021
i doni dei Magi. Foto di Igor' Belokopytov
la Natività di Cristo. Affresco nell'antica chiesa serba del monastero di san Paolo, Monte Athos. Foto di Anton Pospelov / Pravoslavie.ru
Ora, quando Gesù nacque a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, dei Magi giunsero da oriente a Gerusalemme, dicendo: Dov'è colui che è nato, il re dei Giudei? Poiché abbiamo visto la sua stella in oriente e siamo venuti per adorarlo (Mt 2:1-2); così racconta l'evangelista Matteo.
Sei secoli prima della nascita di Cristo, durante la cattività babilonese degli ebrei, i pensatori religiosi dell'Oriente scoprirono per la prima volta la Bibbia e l'antica profezia della stella di Betlemme, menzionata dall'indovino Balaam che aveva predetto la venuta del Messia: una stella verrà da Giacobbe e uno scettro sorgerà da Israele (Num 24:17). Fu allora, durante la cattività babilonese, che il profeta Daniele predisse la data esatta della nascita del Messia (Dan 9:25). Ogni famiglia ebraica lo sapeva. Re Erode non faceva eccezione. Ecco perché le domande dei Magi sul re bambino lo spaventarono così tanto. Erode radunò i sommi sacerdoti e gli scribi e scoprì che secondo il profeta Michea, il Messia sarebbe nato a Betlemme (Mic 5:2).
Secondo il Vangelo, Erode invitò allora segretamente i Magi al suo palazzo e apprese che la stella era apparsa nel firmamento prima della nascita di colui che stavano cercando ed era proprio quella stella che li aveva guidati nel loro viaggio. Così indirizzò i Magi alla piccola città di Betlemme per trovare il bambino, in modo che anche lui potesse andare ad adorarlo. Quando i Magi lasciarono Gerusalemme, la stella illuminò di nuovo la loro strada e li condusse direttamente alla casa dove vivevano la Madre di Dio con suo Figlio e il giusto Giuseppe, il promesso sposo: E quando furono entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua Madre, e prosternatisi, lo adorarono (Mt 2,11).
i doni dei Magi. Foto di Igor' Belokopytov
Chi erano i Magi che vennero a prosternarsi davanti al bambino Gesù? Questo evento divenne oggetto di riflessione per molti commentatori già nei primi monumenti della letteratura cristiana. Seguendo la tradizione del Nuovo Testamento, il cristianesimo fin dall'inizio ebbe un atteggiamento negativo nei confronti della magia e dell'astrologia, considerandole occupazioni incompatibili con il concetto di libero arbitrio e della Provvidenza di Dio sull'uomo. Ma l'evangelista Matteo parla dei Magi in senso positivo, come di persone che compiono un'azione divina, in contrasto con gli ebrei che non accettarono il Salvatore. Il mondo pagano accettò il Salvatore, mentre il popolo eletto non riconobbe il suo Signore e Creatore. Parlando dei Magi, l'evangelista usa il termine "μάγοι", cioè "maghi", i Magi. C'erano due significati di questo termine nella letteratura antica: in primo luogo, persone associate ai sacerdoti zoroastriani di Persia e, in secondo luogo, sacerdoti astrologi babilonesi. È impossibile dire con certezza da quale paese provenissero i saggi astrologi: molto probabilmente provenivano dalla Persia o da Babilonia. Le aspettative messianiche degli ebrei erano note in questi paesi grazie al profeta Daniele. Fin dal secondo secolo d. C., nella letteratura cristiana la penisola arabica veniva spesso indicata come la patria dei Magi, collegandoli così alle profezie dell'Antico Testamento sull'adorazione da parte degli stranieri del Re Messia di Israele:
I re di Tarsis e delle isole porteranno doni; i re di Saba e di Seba offriranno doni. Sì, tutti i re si prostreranno davanti a lui; tutte le nazioni lo serviranno. Poiché egli libererà il bisognoso quando grida; anche il povero, e colui che non ha soccorritore. Egli risparmierà il povero e il bisognoso, e salverà le anime dei bisognosi (Ps 71:10-13).
All'inizio del VII secolo, quando il re persiano Cosroe II Parviz invase la Palestina, distrusse praticamente tutte le chiese cristiane, ma risparmiò la chiesa della Natività di Cristo a Betlemme per i suoi affreschi in cui i Magi sono raffigurati con abiti persiani.
i Magi: Baldassarre, Melchiorre e Gaspare, in un mosaico
La Bibbia non dice il numero dei Magi che vennero ad adorare Gesù, ma si ritiene che fossero tre, in base al numero dei doni. I loro nomi, Baldassarre, Melchiorre e Gaspare, sono menzionati per la prima volta dal Venerabile Beda di Jarrow (+735). Alcune narrazioni hanno informazioni sul loro aspetto: Gaspare è descritto come "un giovane senza barba", Baldassarre come "un anziano barbuto" e Melchiorre come "bruno" o "nero", nativo dell'Etiopia.
E quando [i Magi] furono entrati nella casa, si prosternarono e lo adorarono; e quando ebbero aperto i loro tesori, gli offrirono in dono oro, incenso e mirra (Mt 2:11). I doni avevano significati simbolici. L'oro fu portato a Cristo come al Re della Giudea; l'incenso gli fu dato come a Dio; e la mirra, una costosa sostanza aromatica usata per l'imbalsamazione dei cadaveri, come al Salvatore che divenne il Figlio dell'Uomo e la cui sofferenza e sepoltura erano state predette.
Dopo essersi inchinati davanti al bambino Gesù e aver ricevuto in sogno l'avvertimento di Dio di non tornare da Erode (Mt 2:12), i Magi tornarono nella loro terra, evitando Gerusalemme.
La tradizione vuole che in seguito tutti loro divennero cristiani e predicatori del Vangelo. Furono battezzati dal santo apostolo Tommaso che diffuse la Buona Novella in Partia e in India. Secondo la tradizione occidentale, san Tommaso li consacrò persino vescovi. Le reliquie dei Magi furono scoperte dalla santa imperatrice Elena, uguale agli apostoli, in Persia e portate a Costantinopoli, e in seguito a Milano nel VI secolo. Oggi il reliquiario dorato con le loro reliquie è conservato nella cattedrale di Colonia in Germania. [Tuttavia, una parte delle loro reliquie fu restituita alla chiesa di sant'Eustorgio a Milano nel 1904, dove riposano ancora oggi, ndt]
La Madre di Dio conservò questi doni per tutta la vita. Poco prima della sua Dormizione li consegnò alla Chiesa di Gerusalemme dove, insieme alla sua Cintura e alla sua Veste, furono conservati fino al 400 d.C. Poi l'imperatore bizantino Arcadio (Arkadios) li trasportò a Costantinopoli dove furono in seguito collocati nella chiesa di santa Sofia.
i doni dei Magi. Foto di Igor' Belokopytov
Come sono fatti dunque i doni dei Magi?
i doni dei Magi. Foto di Igor' Belokopytov
L'oro portato dai Magi è sotto forma di ventotto piccoli pendenti di varie forme (trapezoidale, rettangolare e poligonale), ornati con un raffinato ornamento in filigrana. Ogni pendente ha un disegno diverso. L'incenso e la mirra, sebbene portati separatamente, furono successivamente uniti in piccole perle scure delle dimensioni di un'oliva. Ne sono rimaste circa settanta. Questa unione è altamente simbolica: l'incenso e la mirra che furono portati a Dio e all'Uomo sono uniti in modo inseparabile come le due nature (la divina e l'umana) sono unite in Cristo.
Nel 1453, il sultano Mehmed (Mohammed) II assediò e conquistò Costantinopoli, e l'Impero Bizantino cadde. La madre del giovane sultano era Mara (Maria) Branković, una principessa serba. Durante la prigionia ottomana, i monarchi europei spesso si sforzavano di imparentarsi con la Sublime Porta per rendere la loro vita anche solo un po' più facile. Così Mara, figlia del despota serbo Đurađ Branković, divenne la moglie del sultano Murad II (1404-1451). Mara si rifiutò di abbracciare l'islam e rimase ortodossa per il resto della sua vita. È inconcepibile cosa abbia provato Mara quando vide le mura della grande città cristiana distrutte e i suoi fratelli e sorelle in Cristo uccisi nei tormenti! Ma quella tragedia personale di una principessa serba si rivelò una vera felicità per la storia della cristianità. Grazie a lei, molte reliquie ortodosse furono salvate e sopravvissero. Mehmed II, che amava profondamente sua madre e rispettava i suoi sentimenti religiosi, non interferì con questo.
Oltre a raccogliere reliquie sacre, il sultano permise alla madre di prendere il santo Monte Athos sotto la sua protezione personale, poiché tutti i precedenti sovrani di Costantinopoli consideravano un onore aiutare lo stato monastico. Le sultane dei secoli successivi apprezzarono così tanto la tradizione istituita da Mara Branković che, anche da musulmane, custodirono con fervore questa roccaforte dell'Ortodossia fino alla caduta della Porta.
il monastero di san Paolo sul Monte Athos. Foto di A. Pospelov / Pravoslavie.ru
Nel 1470, Mara Branković decise di visitare il Monte Athos, che aveva amato tanto fin dall'infanzia e la cui terra aveva sognato di visitare, nonostante la millenaria tradizione monastica che proibiva alle donne di recarsi sulla Montagna Santa. Voleva soprattutto vedere il monastero di san Paolo di Xeropotamou, in cui vivevano a quel tempo molti serbi. Era l'amato monastero di suo padre (Đurađ Branković), che vi aveva costruito la chiesa di san Giorgio il Vittorioso, il suo santo patrono.
La nave di Mara si fermò sulla riva vicino al monastero di san Paolo. Mara aveva portato dieci reliquiari con le reliquie salvate, tra cui i doni dei Magi. Alla testa di una solenne processione, Mara iniziò a salire sulla montagna. A metà strada verso il monastero si fermò stupita dopo aver sentito una voce:
"Non avvicinarti! Da qui inizia il regno di un'altra Sovrana, la Regina del Cielo, la Madre di Dio, la Guardiana e Protettrice della Montagna Santa!" Mara cadde in ginocchio e iniziò a pregare, chiedendo perdono alla Madre di Dio per la sua caparbietà. L'abate e i fratelli uscirono dal monastero per incontrare Mara, che consegnò loro i reliquiari con le reliquie. Dopo di che Mara tornò indietro e salì sulla nave.
Nel punto in cui Mara un tempo era inginocchiata fu eretta una croce, chiamata "la Croce della Regina". La cappella accanto raffigura l'incontro di queste grandi reliquie.
i doni dei Magi. Foto di Igor' Belokopytov
E i preziosi doni sono conservati con riverenza al monastero di san Paolo fino ad oggi. I monaci sono ben consapevoli di quanto grande sia il valore spirituale e storico delle reliquie, così dopo il servizio notturno portano i doni fuori dalla sacrestia in un piccolo scrigno d'argento perché i pellegrini li venerino. I doni emanano una forte fragranza e quando vengono aperti l'intera chiesa si riempie di una fragranza. I monaci athoniti notarono che i doni guariscono i malati mentali e i posseduti dal demonio. Alcuni pellegrini dicono che quando i monaci portarono uno dei pendenti d'oro all'orecchio, si udì miracolosamente una specie di sussurro che raccontava della nascita miracolosa del Bambino eterno nel mondo...
Nessun commento:
Posta un commento