giovedì 17 dicembre 2009

Piena solidarietà alle mamme di Acquaformosa


Storie di ordinaria….follia !!!!!!

Tema:
Domenica 13 Dicembre presso la Parrocchia della Chiesa ortodossa Arbëreshe del Patriarcato di Mosca ad Acquaformosa, si è svolta la celebrazione della Divina Liturgia mensile. Nonostante la Cappella è inserita, come nei tempi antichi dei primi cristiani quando le grandi chiese o le cattedrali non esistevano, nella cucina della casa paterna del parroco, c’era un nutrito numero di fedeli ad accompagnare, cantando le lodi al Signore, l’ufficiatura.
Nel pomeriggio il parroco della chiesa cattolica, come fa da qualche tempo, riunisce il popolo cristiano del paese per discutere e conversare di problemi vari. Sembra che qualche fedele abbia riferito nel corso della riunione che presso la nostra Chiesa c’era un nutrito numero di persone ad assistere alla Divina Liturgia e che qualcuno abbia sostenuto che c’erano più fedeli presso la Chiesa Ortodossa che quella parrocchiale. Furbescamente il parroco ha interrogato i fedeli presenti chiedendo l’identità di chi frequenta la Parrocchia ortodossa, i quali candidamente hanno fatto nomi e cognomi.
Svolgimento:
Da questo stato di cose e di avvenimenti, il parroco, intelligentemente, non si è permesso di alzare la voce, perché è cosciente che la Chiesa Parrocchiale Ortodossa, essendo parte integrante del grande Patriarcato Ortodosso di Mosca, è legittimamente autorizzata, nell’ambito del territorio italiano, di aprire Chiese, Parrocchie, Missioni o Cappelle, per espletare la sua funzione ecclesiale.
Articolo 8 della Costituzione Italiana: “Tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge.
Le confessioni religiose diverse dalla cattolica hanno diritto di organizzarsi secondo i propri statuti, in quanto non contrastino con l'ordinamento giuridico italiano. I loro rapporti con lo Stato sono regolati per legge sulla base di intese con le relative rappresentanze."
Quindi tutti i cittadini italiani, io parlo di cittadini italiani, nati cresciuti e dimoranti nel territorio italiano e in particolare in quello di Acquaformosa, sono liberi di seguire la propria coscienza anche nella scelta di frequentare sporadicamente la Chiesa che ritengono più opportuno. La libertà è una prerogativa del cittadino dal punto di vista giuridico, la libertà dal punto di vista Cristiano è qualcosa di più sublime.
Cristo con la sua venuta, ‘quando venne la pienezza dei tempi’, ci ha ridato quella libertà che il principe di questo mondo, nel corso dei millenni ci aveva tolto.
E questa libertà, per l’umanità , è diventata la presa di coscienza del suo essere “Creatura di Dio” e recuperare la sua dimensione divina.
I fedeli, che una volta al mese frequentano la Chiesa Parrocchiale Ortodossa, sanno molto bene e possono anche testimoniarlo, che il Parroco ortodosso non ha mai, dico mai, sparlato contro la consorella parrocchia cattolica del paese; ha spiegato solamente la differenza, anzi le differenze che intercorrono tra le due strutture ecclesiali.
Era doveroso che i fedeli comprendessero le diversità e le uguaglianze, le analizzassero e di conseguenza recepissero le spiegazioni, fatte sempre in modo garbato, semplice e sintetico. Se quindi i fedeli hanno continuato a seguire la Liturgia presso la Chiesa Ortodossa, vuol dir che nessuno ha coartato pesantemente e diabolicamente la loro coscienza. Io mi chiedo, come mai nessuno si strappa le vesti se in paese aumentano i seguaci dei Testimoni di Geova (e ce ne sono veramente tanti), mentre si fanno fuoco e fiamme per denigrare una Chiesa canonica, con cui Roma intrattiene rapporti di stima e fratellanza ed è sicuramente la Chiesa ortodossa più potente della terra e cercare con grida e schiamazzi, inopportuni, di intimorire un popolo libero e cosciente come quello di Acquaformosa che innegabilmente non ha bisogno di essere ammonito da chi con la realtà italo-albanese, la sua storia, le sue tradizioni politiche e religiose non ha nulla da spartire in quanto nato a migliaia e migliaia di km lontano, parla una lingua diversa dalla nostra, ed è stato catapultato nel nostro comune per grazia ricevuta?
Assurdo !!!!!!!
Ora, noi Arbresh, nonostante nel nostro trascorso passato abbiamo dovuto subire umiliazioni da parte di potenti e signorotti ignoranti, quando pensavamo che potevamo avere una vita tranquilla e pacifica, in pieno secondo millennio, ecco che all’orizzonte spuntano nubi nere come la pece, impersonificate attualmente da chi, solamente perché indossa una veste nera e porta un colletto bianco, si arroga il diritto di umiliare le nostre madri di famiglia, le quali mentre cercano una parola di conforto, ricevono invece una bastonata tra i denti.
Vergogna !!!
Invece di prendere esempio da queste sante donne, le quali con tanti sacrifici portano avanti la propria famiglia e l’educazione dei propri figli, che si dannano per far quadrare i bilanci familiari causa recessione e crisi, che almeno la domenica si ritagliano un orario per seguire la Divina Liturgia e per avvicinarsi al Signore, succede il contrario, ricevono umiliazioni e mortificazioni da chi potrebbe essere certamente loro figlio.
Mai nel passato è successo una cosa del genere, mai il nostro compianto parroco P. Vincenzo Matrangolo, di felice memoria, si è permesso di sgridare il suo gregge, mai ha alzato la voce contro il suo popolo ed in special modo contro le madri di Acquaformosa.
Ed ecco che invece di trovare grazia, le nostre mamme trovano giustizia.
Per questi motivi si alza con forza e senza tentennamenti, la voce di un figlio della Terra di Acquaformosa, che voi conoscete molto bene perché di lui sapete vita e miracoli, Prete Ortodosso come i nostri Avi per primi venuti in Italia, che dopo attenta analisi e tanto studio è ritornato alla Fede dei nostri Santi e Martiri Padri, il quale consiglia ai fedeli di Acquaformosa:
“ Sorelle e Fratelli, non abbiate paura, non intimoritevi, non preoccupatevi, non angustiatevi, non addoloratevi, ricordatevi che nessuno, dico nessuno, può costringervi ed obbligarvi ad agire contro la vostra volontà. Siate coscienti delle vostre azioni e delle vostre scelte, perché solo di uno dobbiamo avere timore, e questi è Gesù Cristo, Figlio di Dio, Seconda Persona della Santissima Trinità. Quando e quanto vorrete venire presso la nostra e vostra Chiesa, quella Ortodossa, la porta la troverete sempre aperta e nessuno sarà dietro questa porta ad angustiarvi e tormentarvi. Anzi ci sarà sempre il Parroco a ringraziarvi e ricevervi con il sorriso e la riverenza che vi meritate."
La vostra libertà di scelta sarà la sua libertà ed il suo orgoglio di darvi il benvenuto.
Per questo vi aspetta sempre più numerosi presso la Chiesa di Santa Caterina Megalomartire ogni qualvolta ci sarà la celebrazione della Divina Liturgia.
Grazie Mamme, siete il perno della società Acquaformositana.
Con profonda stima ed ammirazione, il Vostro affezionatissimo Figlio
Padre Giovanni Capparelli

martedì 1 dicembre 2009

Divina Liturgia mensile ad Acquaformosa (CS)


CHIESA CRISTIANA ORTODOSSA
PATRIARCATO DI MOSCA
PARROCCHIA DELLA
CHIESA ORTODOSSA ITALO-ALBANESE

"SANTA CATERINA MEGALOMARTIRE"


ACQUAFORMOSA





Cari Fedeli:

Vi annuncio che Domenica 13 Dicembre 2009, presso la Chiesa Ortodossa Italo-Albanese

di Santa Caterina M. ad Acquaformosa (CS), in Via Garibaldi, 64 con inizio alle ore 10.00

celebreremo la Divina Liturgia mensile.

Vi aspetto, numerosi come sempre, per cantare le lodi al Signore.



mercoledì 11 novembre 2009

da Il Fatto Quotidiano n°38 del 5 novembre 2009 - Marco Travaglio

Ma io difendo quella croce
(Maro Travaglio)

5 novembre 2009

Dipendesse da me, il crocifisso resterebbe appeso nelle scuole. E non per le penose ragioni accampate da politici e tromboni di destra, centro, sinistra e persino dal Vaticano. Anzi, se fosse per quelle, lo leverei anch’io. Fa ridere Feltri quando, con ignoranza sesquipedale, accusa i giudici di Strasburgo di “combattere il crocifisso anziché occuparsi di lotta alla droga e all’immigrazione selvaggia”: non sa che la Corte può occuparsi soltanto dei ricorsi degli Stati e dei cittadini per le presunte violazioni della Convenzione sui diritti dell’uomo. Fa tristezza Bersani che parla di “simbolo inoffensivo”, come dire: è una statuetta che non fa male a nessuno, lasciatela lì appesa, guardate altrove. Fa ribrezzo Berlusconi, il massone puttaniere che ieri pontificava di “radici cattoliche”. Fanno schifo i leghisti che a giorni alterni impugnano la spada delle Crociate e poi si dedicano ai riti pagani del Dio Po e ai matrimoni celtici con inni a Odino. Fa pena la cosiddetta ministra Gelmini che difende “il simbolo della nostra tradizione” contro i “genitori ideologizzati” e la “Corte europea ideologizzata” tirando in ballo “la Costituzione che riconosce valore particolare alla religione cattolica”. La racconti giusta: la Costituzione non dice un bel nulla sul crocifisso, che non è previsto da alcuna legge, ma solo dal regolamento ministeriale sugli “arredi scolastici”. Alla stregua di cattedre, banchi, lavagne, gessetti, cancellini e ramazze. Se dobbiamo difendere il crocifisso come “arredo”, tanto vale staccarlo subito. Gesù in croce non è nemmeno il simbolo di una “tradizione” (come Santa Klaus o la zucca di Halloween) o della presunta “civiltà ebraico-cristiana” (furbesco gingillo dei Pera, dei Ferrara e altri ateoclericali che poi non dicono una parola sulle leggi razziali contro i bambini rom e sui profughi respinti in alto mare). Gesù Cristo è un fatto storico e una persona reale, morta ammazzata dopo indicibili torture, pur potendosi agevolmente salvare con qualche parola ambigua, accomodante, politichese, paracula. È, da duemila anni, uno “scandalo” sia per chi crede alla resurrezione, sia per chi si ferma al dato storico della crocifissione. L’immagine vivente di libertà e umanità, di sofferenza e speranza, di resistenza inerme all’ingiustizia, ma soprattutto di laicità (“date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio”) e gratuità (“Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno”). Gratuità: la parola più scandalosa per questi tempi dominati dagli interessi, dove tutto è in vendita e troppi sono all’asta. Gesù Cristo è riconosciuto non solo dai cristiani, ma anche dagli ebrei e dai musulmani, come un grande profeta. Infatti fu proprio l’ideologia più pagana della storia, il nazismo – l’ha ricordato Antonio Socci - a scatenare la guerra ai crocifissi. È significativo che oggi nessun politico né la Chiesa riescano a trovare le parole giuste per raccontarlo. Eppure basta prendere a prestito il lessico familiare di Natalia Ginzburg, ebrea e atea, che negli anni Ottanta scrisse: “Il crocifisso non genera nessuna discriminazione. Tace. È l’immagine della rivoluzione cristiana, che ha sparso per il mondo l’idea dell’uguaglianza fra gli uomini fino ad allora assente… Perché mai dovrebbero sentirsene offesi gli scolari ebrei? Cristo non era forse un ebreo e un perseguitato morto nel martirio come milioni di ebrei nei lager? Nessuno prima di lui aveva mai detto che gli uomini sono tutti uguali e fratelli. A me sembra un bene che i bambini, i ragazzi lo sappiano fin dai banchi di scuola”. Basterebbe raccontarlo a tanti ignorantissimi genitori, insegnanti, ragazzi: e nessuno – ateo, cristiano, islamico, ebreo, buddista che sia - si sentirebbe minimamente offeso dal crocifisso. Ma, all’uscita della sentenza europea, nessun uomo di Chiesa è riuscito a farlo. Forse la gerarchia è troppo occupata a fare spot per l’8 per mille, a batter cassa per le scuole private e le esenzioni fiscali, a combattere Dan Brown e Halloween, e le manca il tempo per quell’uomo in croce. Anzi, le mancano proprio le parole. Oggi i peggiori nemici del crocifisso sono proprio i chierici. E i clericali.
da Il Fatto Quotidiano n°38 del 5 novembre 2009

martedì 3 novembre 2009

Dal sito cattolio: Zenit.org - Pima reazione del vaticano

Il Vaticano: negando il crocifisso nelle scuole si disconosce il ruolo del cristianesimo


Commento del portavoce della Santa Sede, padre Federico Lombardi


CITTA' DEL VATICANO, martedì, 3 novembre 2009 (ZENIT.org).- La sentenza della Corte europea che definisce la presenza del crocifisso nelle aule scolastiche italiane una violazione della libertà di religione degli alunni "è stata accolta in Vaticano con stupore e rammarico". E' quanto ha affermato padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa vaticana, parlando alla "Radio Vaticana" e al TG1.
"Il Crocifisso è stato sempre un segno di offerta di amore di Dio e di unione e accoglienza per tutta l'umanità - ha ricordato -. Dispiace che venga considerato come un segno di divisione, di esclusione o di limitazione della libertà. Non è questo, e non lo è nel sentire comune della nostra gente".
"In particolare, è grave voler emarginare dal mondo educativo un segno fondamentale dell'importanza dei valori religiosi nella storia e nella cultura italiana", ha rilevato.
Per padre Lombardi, "la religione dà un contributo prezioso per la formazione e la crescita morale delle persone, ed è una componente essenziale della nostra civiltà". Per questo motivo, "è sbagliato e miope volerla escludere dalla realtà educativa".
"Stupisce poi che una Corte europea intervenga pesantemente in una materia molto profondamente legata alla identità storica, culturale, spirituale del popolo italiano", ha aggiunto.
"Non è per questa via che si viene attratti ad amare e condividere di più l'idea europea, che come cattolici italiani abbiamo fortemente sostenuto fin dalle sue origini".
"Sembra che si voglia disconoscere il ruolo del cristianesimo nella formazione dell'identità europea, che invece è stato e rimane essenziale", ha concluso il portavoce vaticano.

Il cristianesimo sotto attacco dal principe di questo mondo.

Piano piano, passo dopo passo, il principe di questo mondo, continua seminando la zizzania a mettere discredito sul Figlio di Dio e sui suoi seguaci: i cristiani.
Ecco che il Simbolo dei Simboli viene criticato perchè si dice che è "una violazione alla libertà di religione degli alunni".
Il Cristianesimo minato dalle sue radici, il nostro Credo messo alla berlina da chi pretende, venendo nei nostri paesi da nazioni fondamentaliste non cristiane, di dettare la loro legge disprezzando ciò che ancora di buono abbiamo: la fede in Cristo.
E noi che ci chiamiamo cristiani, noi che professiamo la vera ed unica Fede, quella rivelataci direttamente dal Creatore di tutte le cose, come reaggiamo a questi soprusi, prepotenze ed angherie? Ci chiudiamo nel nostro guscio ed accettiamo supinamente le violenze di una minoranza ignorante, prevaricatrice e maligna.
Fratelli, sorelle, credenti nella Vera Fede, ribelliamoci e lottiamo aspramente contro il demonio che si annida e fiorisce tutto intorno a noi; armiamoci con le armi che il Signore stesso ci ha lasciate al momento della sua salita in cielo e combattiamo con tutte le nostre forze questa guerra dichiarata, la quale giorno dopo giorno, sentenza dopo sentenza debilita il nostro Credere nel Padre, nel Figlio e nel Santo Spirito.
Non dobbiamo avere paura di esprimere la nostra Fede e come i Santi Martiri, risultare vincitori contro il male.
(P. Giovanni Capparelli - Prete ed ortodosso)

No a crocifisso in classe Strasburgo: lede libertà

STRASBURGO - La presenza dei crocifissi nelle aule scolastiche costituisce "una violazione dei genitori ad educare i figli secondo le loro convinzioni" e una violazione alla "libertà di religione degli alunni". E' quanto ha stabilito oggi la Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo nella sentenza su un ricorso presentato da una cittadina italiana.Il caso era stato sollevato da Soile Lautsi, cittadina italiana originaria della Finlandia, che nel 2002 aveva chiesto all'istituto statale "Vittorino da Feltre" di Abano Terme (Padova), frequentato dai suoi due figli, di togliere i crocefissi dalle aule. A nulla, in precedenza, erano valsi i suoi ricorsi davanti ai tribunali in Italia. Ora i giudici di Strasburgo le hanno dato ragione.La sentenza emessa oggi dalla Corte europea dei diritti dell'uomo sul ricorso presentato da Soile Lautsi, cittadina italiana di origine finlandese, contro l'esposizione dei crocefissi nelle scuole ha previsto che il governo italiano dovrà pagare alla donna un risarcimento di cinquemila euro per danni morali. La sentenza, rende noto l'ufficio stampa della Corte, è la prima in assoluto in materia di esposizione dei simboli religiosi nelle aule scolastiche.Il governo italiano ricorrera' contro la sentenza emessa oggi dalla Corte europea dei diritti dell'uomo relativa al caso dei crocifissi nelle aule scolastiche. Lo ha dichiarato all'ANSA il giudice Nicola Lettieri, che difende l'Italia davanti alla Corte di Strasburgo. Se la Corte accoglierà il ricorso del governo italiano, il caso verrà ridiscusso nella Grande Camera. Qualora il ricorso del governo non dovesse essere accolto, la sentenza emessa oggi diverrà definitiva tra tre mesi, e allora spetterà al Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa decidere, entro sei mesi, quali azioni il governo italiano deve prendere per non incorrere in ulteriori violazioni legate alla presenza dei crocifissi nelle aule scolastiche."Per noi è una novità. Prenderemo visione della sentenza poi la scuola prenderà una decisione": questa la posizione espressa dalla dirigenza della scuola media "Vittorino da Feltre", ad Abano Terme (Padova), di fronte al pronunciamento della Corte europea dei diritti dell'uomo sulla vicenda dei crocifissi nelle classi. Una questione sollevata nel 2002 da Soile Lautsi, una donna finlandese ma residente e sposata in Italia da una ventina d'anni, i cui figli frequentavano all'epoca l'istituto padovano. "Chiaramente - dicono ancora dalla scuola - i figli della signora non sono più qui. Speriamo che adesso siano all'Università. In ogni caso abbiamo tenuto sempre ferma la disponibilità alle decisioni di legge che sono state prese sulla vicenda sollevata dalla madre degli alunni". Un iter giudiziario che il consiglio di Stato nel 2006 aveva in qualche modo chiuso con una sentenza che indicava il valore di simbolo del crocifisso anche su un piano di valori civili.

NO COMMENT DAL VATICANO, PER LA CEI DECISIONE 'IRRESPONSABILE'

Il Vaticano vuole leggere la motivazione, prima di pronunciarsi sulla sentenza oggi della Corte europea di Strasburgo che ha condannato la presenza dei crocifissi nelle aule come una "violazione" delle convinzioni religiose dei genitori. "Credo che ci voglia una riflessione, prima di commentare", ha detto padre Federico Lombardi, portavoce della Santa Sede, durante una conferenza stampa per presentare un prossimo convegno sull'immigrazione. Anche mons. Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio consiglio della pastorale per i migranti, presente in conferenza stampa, si è unito alla linea di padre Federico Lombardi. "Preferisco non parlare della questione del crocifisso perché sono cose che mi danno molto fastidio", ha detto di fronte alle insistenze dei giornalisti. Prima di commentare la sentenza della corte di Strasburgo, mons. Veglio' ha premesso che ''e' una fortuna vivere in un mondo multiculturale'' e che la convivenza tra diverse religioni ''e' una ricchezza''. Tuttavia a proposito del 'no' europeo al crocifisso nelle aule italiane il presule ha ribadito che la sentenza ''e' un po' forte'' e lo infastidisce perche' ''l'identita' nostra bisogna pure conservarla''. Pur affermando di rispettare comunque le decisioni della giustizia, ha aggiunto di sperare che si trovi una soluzione per preservare la cultura di un Paese.Il crocifisso rappresenta "una dimensione anche di peso culturale ed educativo che è davvero irresponsabile voler cancellare". Lo ha affermato in un'intervista alla Radio Vaticana, mons. Vincenzo Paglia, responsabile della commissione Cei per il dialogo interculturale, commentando la sentenza della Corte europea di Strasburgo.

GELMINI, RAPPRESENTA TRADIZIONI"

La presenza del crocifisso in classe non significa adesione al cattolicesimo ma è un simbolo della nostra tradizione". Lo ha affermato il ministro dell'istruzione Mariastella Gelmini in relazione alla sentenza della Corte Europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo sulla presenza del crocifisso nelle classi.

CORO DI NO DAL CENTRODESTRA"

In attesa di conoscere le motivazioni attraverso le quali la Corte di Strasburgo ha deciso che i crocifissi offenderebbero la sensibilità dei non cristiani, non posso che schierarmi con tutti coloro, credenti e non, religiosi e non, cristiani e non, che si sentono offesi da una sentenza astratta e fintamente democratica". Così il ministro delle politiche agricole alimentari e forestali Luca Zaia interviene in merito alla notizia della sentenza della Corte europea dei diritti dell'Uomo di Strasburgo sui crocefissi nelle scuole. "Chi offende i sentimenti dei popoli europei nati dal cristianesimo è senza dubbio la Corte di Strasburgo. Senza identità non ci sono popoli, e senza cristianesimo non ci sarebbe l'Europa. Che destino paradossale: proprio coloro che dovrebbero tutelare il senso comune si danno da fare per scardinare la nostra civiltà. Si vergognino!".''Trovo assurda e gravissima la sentenza della Corte di Strasburgo contro la presenza del crocefisso nelle scuole italiane. Gia' il Tar ed il Consiglio di Stato si erano pronunciati sulla vicenda rigettando le richieste della cittadina finlandese e dichiarando che: 'il crocifisso e' il simbolo della storia e della cultura italiana, e di conseguenza dell'identita' del Paese, ed e' il simbolo dei principi di eguaglianza, liberta' e tolleranza e del secolarismo dello Stato.' Un pronunciamento ineccepibile che viene completamente sovvertito dalla Corte europea''. E' quanto dice Gabriella Carlucci, vice Presidente della Commissione Bicamerale per l'Infanzia. ''Ancora una volta un organismo europeo, entra a gamba tesa nelle questioni interne del nostro Paese, calpestando valori e principi su cui si fondano la nostra societa', la nostra cultura, la nostra identita'. Lo Stato italiano deve opporsi in giudizio a questo pericolosissimo precedente'', conclude.''La Corte europea dei diritti dell'uomo, con questa sentenza, ha calpestato i nostri diritti, la nostra cultura, la nostra storia, le nostre tradizioni e i nostri valori. In ogni caso, i crocifissi da noi resteranno sulle pareti delle nostre scuole, dove sono sempre stati, cosi' come continueremo ad avere i presepi o a festeggiare il Natale. Perche' siamo orgogliosi di questi nostri simboli e del loro significato e perche' fanno parte di ognuno di noi''. Lo afferma Roberto Calderoli, ministro per la Semplificazione Legislativa commentando la sentenza della Corte europea di Strasburgo.

CASINI, CONSEGUENZA PAVIDITA' UE

"La scelta della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo di bocciare la presenza del crocifisso nelle scuole è la prima conseguenza della pavidità dei governanti europei, che si sono rifiutati di menzionare le radici cristiane nella Costituzione Europea". Lo afferma il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini in un'intervista al Tg2. "Comunque, nessun crocifisso nelle aule scolastiche ha mai violato la nostra libertà religiosa, né la crescita e la libera professione delle fedi religiose. Quel simbolo - conclude - è un patrimonio civile di tutti gli italiani, perché è il segno dell'identità cristiana dell'Italia e anche dell'Europa".

MURA (IDV), ADEGUARE SCUOLA A SOCIETA' MULTIETNICA"

La sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo può legittimamente suscitare reazioni di segno profondamente diverso motivate da un lato dalla tradizione, dalla storia e dalla cultura del nostro paese, dall'altro invece da una sentenza, approvata all'unanimità, da un autorevole tribunale europeo. Ma la cosa più sbagliata che si può fare è quella di dar vita ad una accesa battaglia tra chi vuole il crocifisso nelle aule e chi non lo vuole, perché non è questo il vero problema da risolvere nella scuola italiana". Lo dichiara Silvana Mura, deputata di Idv. "La questione fondamentale invece riguarda una scuola destinata ad avere studenti che sempre di più saranno di etnie e culture diverse. L'offesa nei confronti di studenti di religioni diverse da quella cattolica non credo sia rappresentata tanto da un crocifisso appeso al muro, ma piuttosto da programmi che non si pongano il problema di conciliare le caratteristiche fondamentali che l'insegnamento di stato deve avere con la nuova realtà multiculturale e multietnica che in futuro sarà rappresentata dagli studenti della scuola italiana", conclude.

FRANCO (PD), E' RISPETTO LIBERTA' RELIGIOSA"

Il crocifisso non è e non può essere considerato unicamente espressione delle tradizioni italiane, come sostiene il ministro Gelmini, a meno di non voler svalutare questo simbolo religioso. Certo, fa parte della nostra storia. Ma di fronte a questa sentenza è chiaro che occorre riflettere sui modi migliori di promuovere la convivenza civile tra la molteciplicità di culture e religioni che caratterizzano attualmente la popolazione che vive in Italia". Lo dice la senatrice Vittoria Franco, responsabile nazionale Pari Opportunità del Pd. "Invece di arroccarsi nella difesa e nella conservazione - prosegue Vittoria Franco - la vera riflessione da promuovere è come arrivare a favorire ancora meglio, nelle nostre scuole che ospitano da tempo bambini portatori di molteplici culture e religioni, la convivenza pacifica e il rispetto. Mi sorprende dunque il ministro Gelmini, che si preoccupa delle tradizioni anziché pensare al fatto che le classi italiane sono multietniche da tempo. La Corte europea - ha concluso Vittoria Franco - ha semplicemente richiesto allo Stato italiano il rispetto della libertà religiosa e non mi pare che questo sia in contrasto con la nostra Costituzione come sostiene il ministro Gelmini".

Governo di Strasburgo: VERGOGNATI !!!!!


DA: LA REPUBBLICA.IT

La Corte europea dei diritti dell'uomo ha dato ragione ad una cittadina italiana che nel 2002 aveva chiesto all'istituto frequentato dai figli di togliere il simbolo.

Strasburgo, no al crocifisso in aula. Il governo annuncia il ricorso

Il ministro Gelmini attacca: "La Corte europea offende le nostre tradizioni"
Rocco Buttiglione: "Sentenza aberrante da respingere con fermezza"

STRASBURGO - La presenza dei crocifissi nelle aule scolastiche è "una violazione della libertà dei genitori ad educare i figli secondo le loro convinzioni e della libertà di religione degli alunni". E' quanto ha stabilito oggi la Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo nella sentenza su un'istanza presentata da una cittadina italiana. Ma il governo italiano annuncia il ricorso contro la decisione di Strasburgo. In caso di accoglimento, il caso verrà ridiscusso nella Grande Camera. Altrimenti la sentenza diventerà definitiva tra tre mesi. Durissime le prime reazioni, soprattutto nel centrodestra tra i cattolici. A partire dal ministro Gelmini che parla di tradizioni italiane offese.
Più cauto il Vaticano che si trincera dietro un temporaneo no comment.

Risarcimento per la donna che ha denunciato.

Il caso era stato sollevato da Soile Lautsi, cittadina italiana originaria della Finlandia, che nel 2002 aveva chiesto all'istituto statale "Vittorino da Feltre" di Abano Terme, in provincia di Padova, frequentato dai suoi due figli, di togliere i crocifissi dalle aule. A nulla, in precedenza, erano valsi i suoi
ricorsi davanti ai tribunali in Italia. Ora i giudici di Strasburgo le hanno dato ragione, stabilendo inoltre che il governo italiano debba pagare alla donna un risarcimento di cinquemila euro per danni morali. La sentenza è la prima in assoluto in materia di esposizione dei simboli religiosi nelle aule scolastiche.

La decisione della Corte europea.

I sette giudici della Corte europea hanno sentenziato che la presenza dei crocifissi nelle aule può facilmente essere interpretata dai ragazzi di ogni età come un evidente "segno religioso" e, dunque, potrebbe condizionarli. E se questo condizionamento può essere di "incoraggiamento" per i bambini già cattolici, può invece "disturbare" quelli di altre religioni, in particolare se appartengono a "minoranze religiose" o gli atei.

Le reazioni.

In attesa che vengano depositate le motivazioni della sentenza, arriva la prima levata di scudi da parte del ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini: "La presenza del crocifisso in classe non significa adesione al cattolicesimo, ma è un simbolo della nostra tradizione". Poi l'affondo a Strasburgo: "Nessuno, nemmeno qualche corte europea ideologizzata, riuscirà a cancellare la nostra identità". Sulla stessa linea il ministro per le Politiche agricole Luca Zaia: "Non posso che schierarmi con tutti coloro, credenti e non, religiosi e non, cristiani e non, che si sentono offesi da una sentenza astratta e fintamente democratica". Per il leader del'Udc Rocco Buttiglione si tratta di "una decisione aberrante da respingere con fermezza". Il sindaco di Roma Gianni Alemanno si dice "estererrefatto per una sentenza che considero folle". E' cauta, invece, la reazione del Vaticano: "Credo che ci voglia una riflessione, prima di commentare", ha detto padre Federico Lombardi, portavoce della Santa Sede. Esprime soddisfazione il presidente dell'Unione musulmani d'Italia Adel Smith, protagonista, qualche anno fa, di un
episodio analogo a quello della donna finlandese: "Una sentenza così era inevitabile, perché in uno Stato che si definisce laico non si possono opprimere tutte le altre religioni esibendo un simbolo di una determinata confessione".

I precedenti in Italia e Spagna.

L'ultimo round dell'annosa polemica sui crocifissi a scuola si era chiuso a febbraio, con una
sentenza della Cassazione. In quell'occasione la Corte aveva annullato una condanna per interruzione di pubblico ufficio nei confronti del giudice Luigi Tosti, che aveva rifiutato di celebrare udienze in un'alula dove era affisso un crocifisso. La questione non coinvolge solo il nostro Paese. Duri scontri tra Stato e vescovi sono avvenuti anche in Spagna nel novembre dello scorso anno, in seguito a una decisione di un giudice di Valladolid di far rimuovere tutti i simboli cattolici da una scuola.

(3 novembre 2009)

mercoledì 28 ottobre 2009

Dal sito cattolio: Zenit.org

Halloween e le zucche vuote
di Antonio Fasol*

VERONA, martedì, 27 ottobre 2009 (ZENIT.org).-
L’occasione dell’imminente festa cristiana di Ognissanti, ormai per popolarità superata dalla più democratica e politically correct festa di Halloween ci offre l’opportunità per tentare di andare al di là dell’immagine ironico grottesca delle zucche dipinte e per cercare di esplorarne simbolicamente l’interno.
In tale percorso ci aiuterà il critico francese Damien Le Guay, di cui è appena uscita una interessante pubblicazione, a carattere ironico e provocatorio “La faccia nascosta di Halloween (ed. Elledici) significativamente sottotitolata “Come la festa della zucca ha sconfitto Tutti i Santi!”.
La prima considerazione che viene spontanea è che nell’attuale risvegliarsi, in Europa, di una cultura caparbiamente laicista, che rifiuta, forzando perfino la storia, di riconoscere le proprie origini cristiane, non meraviglia il fatto che una festa di arcane origini paganeggianti, miratamente trasformata in occasione consumistica e di vago sapore carnevalesco, abbia ormai sopraffatto l’originaria festa cristiana non a caso con essa coincidente temporalmente.
Vi è, per la verità, un esempio ancora più emblematico di tale processo di sovrapposizione tra mondo secolare-paganeggiante e cristiano: il Natale, che, preso a sua volta in prestito (come data) dalla precedente festa pagana del dio sole e divenuto il “dies natalis” di Gesù per secoli, è ora ormai insidiato, soprattutto in ambito anglosassone e nordico, dalle renne di babbo natale e dagli alberi colorati, con annesso tutto l’indotto commerciale e consumistico che ha, tra l’altro, relegato il francescano presepe, originariamente veicolo religioso di meditazione sul mistero dell’Incarnazione, in rassegne artistiche dedicate dal vago sapore naturalistico e spesso più attente a rendere l’effetto meccanico di mulini e cascate piuttosto che a manifestare la nascita del Salvatore!
Ma tornando alla festa in oggetto, ciò che invece insospettisce il nostro autore è innanzitutto la pressoché totale indolenza e passività con cui la maggioranza della gente ha in pochi anni (l’inizio risale al 1995), dapprima timidamente tollerato, poi sempre più accettato tale sorpasso festaiolo, secondo la logica del “in fondo che c’è di male”.
Giornalisti e sociologi, per la verità, hanno pure tentato interpretazioni, almeno negli intenti, più filosofiche, affermando, per esempio, che “le cucurbitacee (la famiglia delle zucche) si adeguano perfettamente ai valori emergenti” (sic), o ancora che “Halloween è una nuova educazione alla vita e alla morte” (editoriale di “Le Monde” del 1° novembre 2000), articolo nel quale l’autore interpreta la grande diffusione della festa e la relativa ostilità dei cristiani come una rottura del monopolio religioso - e cristiano in particolare - sui riti e sulla simbologia nella società occidentale; c’è anche chi, infine, arriva a considerare la cultura indoeuropea, celtica e pagana come la vera originaria rispetto a quella giudaico-cristiana, che “ne avrebbe soffocato lo sviluppo” (J. Markale).
Ma da dove viene in realtà Halloween? Diciamo subito che il nome è già una sorta di malcelato acronimo inglese di “Ognissanti”; si tratta poi di una arcaica - e in parte mitizzata - tradizione celtica, veicolata successivamente da tradizioni irlandesi e americane, che univa il passaggio agricolo al nuovo anno con la festa religiosa-popolare del dio Samhain, divinità che nella notte tra il 31 ottobre e il 1° novembre consentiva il passaggio di spiriti malefici dal mondo dei morti a quello dei vivi. In tale occasione gli antichi druidi, travestiti con teste di animali, compivano gesti propiziatori in cambio di offerte che, se rifiutate, ricambiavano con puntuali maledizioni! Per scacciare i medesimi spiriti, pare che fuori dalle case venissero appese zucche e lampade.
Chi pensasse, però che si tratti di una delle tante rivalutazioni tradizional-folcloristiche di culture arcaiche minoritarie, verrà subito smentito dall’apprendere che, in realtà, fu il frutto di una autentica pianificazione consumistico-commerciale su scala mondiale operata da una società (Cesar) nel 1992. Essa individuò il periodo “a metà strada tra l’inizio dell’anno scolastico e Natale” e lanciò la festa con maschere (di cui era produttrice), teschi e costumi da strega; successivamente, grazie ad una mirata pubblicità mass-mediatica e all’apporto di grosse multinazionali dello svago (da Disney a McDonalds), raggiunse la diffusione che conosciamo diventando una sorta di “folklorizzazione religiosa” (M.de Certeau).
Il paradosso di Halloween e delle sue bizzarrie è, quindi, quello di essere nel contempo ipermoderna (nel modo di presentarsi) ed iperarcaica (nelle idee), e rappresentare il massimo della credulità in un mondo – per dirla con Chesterton – che ha smesso di credere in Dio.
Nell’attuale cultura, in stile tipicamente new age e rigorosamente a-confesionale, dove impera la logica della festa per la festa, a prescindere dai contenuti da celebrare, si spiega il facile e veloce successo della penetrazione sociale di Halloween, emblema e icona del vuoto, delle zucche ma specialmente delle teste che in esse si perdono.
Perfino l’apparentemente innocuo gioco infantile del “dolcetto o scherzetto”, ad un’analisi più approfondita, non è che la rappresentazione dei ruoli invertiti bambini-adulti, dove questi ultimi sono ricattati a dare dolcetti ai primi per cautelarsi contro la maledizione, sia pur scherzosa: e qui sta la differenza tra lo scambio gratificante e il dono estorto (considerando anche che il carnevale è ancora lontano).
Per quanto riguarda l’ambito scolastico, poi, mentre la tendenza imperante, dai programmi ai testi adottati, è quella di evitare o ridurre al minimo ogni accenno a riferimenti religiosi - e in particolare cristiani - assistiamo, per occasioni come Halloween (proprio per la sua malcelata aura di gioiosa e giocosa neutralità) ad una vera e propria adozione laica universalmente accettata, con tanto di lezioni di cultura anglosassone (?) e similia. A tale filone culturale sono da ascrivere i successi, tra gli adolescenti, di alcune serie televisive americane (Buffy, Streghe).
In definitiva, quindi, la differenza tra Halloween e Ognissanti è sostanziale, sia come contenuto – per la prima pressoché inesistente – sia come rappresentazione temporale: per la prima, infatti, il tempo è ciclico e costituito da stagioni che ritornano uguali, mentre per la seconda, il tempo cristiano è lineare e caratterizzato dalla tensione tra nascita e parusìa di Cristo, sia pur nella ciclicità liturgica.
La più nostrana e genuina tradizione popolare metteva giustamente in guardia: “scherza con i fanti…!”.
--------

*Antonio Fasol è Presidende del Gruppo di Ricerca e Informazione Socioreligiosa di Verona

sabato 24 ottobre 2009

Dal sito cattolio: Zenit.org

La Commissione cattolico-ortodossa analizza il ruolo del Vescovo di Roma
In una riunione a Cipro tra le proteste dei radicali

di Jesús Colina

PAPHOS (Cipro), venerdì, 23 ottobre 2009 (ZENIT.org).-

La riunione della Commissione Congiunta Internazionale per il Dialogo Teologico tra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa, svoltasi dal 16 al 23 ottobre a Paphos (Cipro), ha fatto passi avanti nella riflessione comune sull'argomento decisivo per ritrovare l'unità: il ruolo del Vescovo di Roma.
L'ambiente cordiale della riunione è stato alterato dalle manifestazioni di protesta di alcuni radicali ortodossi contro il dialogo con la Chiesa cattolica. Di fronte alla violenza delle protesta, la Polizia di Cipro ha arrestato quattro cittadini e due monaci del Monastero di Stavrovuni, secondo quanto ha confermato
Amen.gr.
Un comunicato congiunto inviato dagli organizzatori dopo la riunione conferma che nell'incontro si è andati avanti nella redazione di un documento congiunto sul tema "Il ruolo del Vescovo di Roma nella comunione della Chiesa nel primo millennio".
Il documento si basa su una "bozza preparata dal Comitato Congiunto di Coordinamento, che si è riunito a Elounda (Creta, Grecia) lo scorso anno".
"Durante questa plenaria, la Commissione ha preso in considerazione e ha emendato la bozza del Comitato Congiunto di Coordinamento, e ha deciso di completare la sua opera sul testo il prossimo anno, convocando un altro incontro della Commissione Congiunta", segnala la nota.
Il documento risponde alla richiesta rivolta da Giovanni Paolo II nella sua Enciclica "
Ut unum sint" sull'"impegno ecumenico" (25 maggio 1995), in cui proponeva di "trovare una forma di esercizio del primato che, pur non rinunciando in nessun modo all'essenziale della sua missione, si apra ad una situazione nuova" (n. 95).
Ciò, aggiungeva, è possibile perché "per un millennio i cristiani erano uniti dalla fraterna comunione della fede e della vita sacramentale, intervenendo per comune consenso la sede romana, qualora fossero sorti fra loro dissensi circa la fede o la disciplina".
Lo stesso Papa ha invitato a cercare, "evidentemente insieme, le forme nelle quali questo ministero possa realizzare un servizio di amore riconosciuto dagli uni e dagli altri".
Alla riunione hanno partecipato 20 membri cattolici ed erano rappresentate tutte le Chiese ortodosse, con l'eccezione del Patriarcato di Bulgaria.
La Commissione ha lavorato sotto la direzione dei suoi due co-presidenti, il Cardinale Walter Kasper e il Metropolita Ioannis Zizioulas di Pergamo.
Sabato 17 ottobre i co-presidenti e altri partecipanti, tra i quali il Cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, sono stati ricevuti al Palazzo Presidenziale dal Presidente di Cipro, Dimitris Christofias, che ha espresso la speranza che questo importante dialogo continui in un mondo ancora diviso, come la stessa Cipro, e ha porto i suoi auguri per il progresso sulla via della comunione tra le due Chiese in futuro.
Secondo quanto si è spiegato nel comunicato finale, i rappresentanti ortodossi "hanno discusso tra le altre cose le reazioni negative al dialogo da parte di certi circoli ortodossi, e le hanno unanimemente ritenute infondate e inaccettabili, dicendo che diffondono informazioni false e fuorvianti".
"Tutti i membri ortodossi della Commissione hanno ribadito che il dialogo continua per decisione di tutte le Chiese ortodosse e viene perseguito con fedeltà alla Verità e alla Tradizione della Chiesa".
Secondo Amen.gr, il rappresentante stampa della Polizia, il Commissario superiore Michele Katsunotos, ha dichiarato che gli arrestati erano entrati e avevano occupato la cappella di San Giorgio, che si trova nella sede di Paphos, dove si sono svolti i lavori della Commissione Mista.
Precedentemente si era recato alla cappella il Metropolita di Paphos Giorgio, accompagnato da un gruppo di poliziotti per dissuadere i manifestanti.
Da parte loro, aggiunge il comunicato, i rappresentanti cattolici hanno considerato la bozza sul primato del Vescovo di Roma "una buona base per il nostro lavoro" e hanno confermato "l'intenzione di portare avanti il dialogo con fiducia reciproca, in obbedienza alla volontà del Signore".
La Commissione Mista, istituita da Papa Giovanni Paolo II e dal Patriarca ecumenico Demetrio I a Istanbul il 30 novembre 1979, festa di Sant'Andrea (patrono di Costantinopoli), ha iniziato il suo operato nel 1980 e ha ripreso i lavori nel 2006 dopo una parentesi di sei anni dovuta ad alcune divergenze.

giovedì 22 ottobre 2009

Dal Sito amico: Eleousa.net


Russia - In nome dell’unica fede ortodossa

Una nuova presenza della Chiesa russa nel mondo La prima visita pastorale del Patriarca di Mosca e di tutta la Russia in Turchia, in Ucraina, in Bielorussia e nel mese di novembre in Egitto, mostrano un nuovo stile ed una nuova presenza della Chiesa russo-ortodossa nel mondo. L’incontro con il Patriarca Bartolomeo I di Costantinopoli, così come con il Presidente Yushchenko (Ucraina) e Lukashenko (Bielorussia) indicano che la sua influenza va ben al di là dei confini della Russia. Nel colloquio avuto con il Presidente ucraino Yushchenko, il Patriarca Kirill ha chiaramente espresso la sua gioia di poter continuare "il dialogo sulla situazione religiosa in Ucraina" e ha ribadito l'importanza della sua visita come pastore a Kiev, "la madre delle città russe", la culla della spiritualità e della cultura per i russi ortodossi. Secondo il Patriarca, Kiev è, per gli eredi della fede di Vladimir, "la nostra Gerusalemme e la nostra Costantinopoli”. Il presidente Yushchenko, a sua volta, ha sottolineato l'importanza della prima visita del Patriarca Kirill in Ucraina e la possibilità di uno scambio "sincero, onesto e fiducioso" sui problemi della vita religiosa nel paese. La visita al Patriarca di Alessandria e di tutta l'Africa conferma la volontà del Patriarca di Mosca di salvaguardare l’unità dell’ortodossia in vista del prossimo Grande Concilio della Chiesa ortodossa orientale, che dovrà tener conto di alcune pressanti questioni che richiedono una decisione panortodossa, come la nascita di nuove Chiese locali. Non vi è dubbio che questi movimenti mostrano il ruolo che la Chiesa russa riveste in questa direzione. Terminando la visita in Bielorussia, il Patriarca Kirill ha invitato tutti a prendere consapevolezza che « con la Russia, l'Ucraina, la Bielorussia e la Moldavia costituiscono una civiltà unica, che si basa sulla fede ortodossa comune".
(Pubblicato sul n.5/2009 del Magazine ELEOUSA, pg. 27)

martedì 20 ottobre 2009

Dal sito: eleousa.net

Russia - Rostov, il tesoro inestimabile della fede


Discorso del Patriarca Kirill a Rostov, alla vigilia della festa della Protezione della Madre di Dio.

Signor Cardinale, Arcivescovo Panteleimon, cari padri, fratelli e sorelle!
Con profonda gioia sono arrivato nel sud della Russia, nella principale città del Sud della Russia, Rostov sul Don, per pregare con voi.
Pochi giorni fa ho avuto l'opportunità di visitare Rostov in occasione del 300° anniversario del beato riposo di San Demetrio di Rostov. Due città in Russia, hanno lo stesso nome, ed entrambe sono associate al nome di san Demetrio. Rostov ha svolto un ruolo importante nella storia della Russia medioevale. Rostov sul Don è molto importante per la vita moderna della Russia.
La mia visita nella diocesi di Rostov è coincisa con la festa della Protezione della Beata Vergine Maria. Questa festa è stata istituita per il miracolo della Vergine. Gli abitanti di Costantinopoli fecero appello alla Regina del Cielo nel momento più terribile della loro vita, quando il nemico era vicino alle mura della città, e c'era poca speranza di salvezza. Gli abitanti si recano nella Chiesa di Blacherne per pregare la Regina del Cielo, che compì il grande miracolo. Il nemico si ritirò, senza causare alcun danno. Questo evento è sigillato come festa della Protezione. L’Omophorion della Regina del Cielo è un simbolo di protezione, la protezione della Santa Madre verso coloro che nella preghiera fanno appello a Lei. Prendiamo questo fatto storico come una grande prova della presenza della Regina del Cielo nella nostra vita.
In Russia, la Madre di Dio è sempre stata venerata in modo speciale. La nostra terra viene percepita come molto amata dalla Beata Vergine. E’ sorprendente che la festa della Protezione di Costantinopoli sia celebrata in Russia in maniera così solenne. Il Popolo russo ha sempre avuto nel cuore e nella mente ciò che è successo a Bisanzio, ritenendo pertanto indispensabile rivolgersi alla Regina del Cielo.
La consapevolezza della vicinanza della Beata Vergine Maria è stata la ragione per la nostra gente di rivolgersi a Lei nei momenti di gioia e di dolore per chiederLe aiuto. I templi più maestosi sono stati costruiti in onore della Beata Vergine. E oggi noi preghiamo in uno di questi templi, esprimendo così la fede verso la Regina del Cielo, nella sua intercessione per la nostra terra. Questa fede, oggi come in passato, non muore, la fede nel miracolo di Dio, concesso a tutti in risposta alle Sue preghiere.
Sappiamo che molti miracoli, piccoli e grandi, abbiamo ricevuto nella nostra vita. Attraverso la nostra sensibilità spirituale, possiamo percepire, vedere queste meraviglie. Non è un miracolo ciò che accade oggi nella nostra terra?
Nel corso di quasi 20 anni, abbiamo passato molte difficoltà, ma nonostante questo siamo andati avanti verso il nostro obiettivo. Abbiamo costruito templi e monasteri. Intorno a questa grande opera, che unisce il meglio dei nostri laici, tra cui i leader politici, intellettuali, rappresentanti delle imprese e la nostra nazione, c’è la convinzione che anche con pochi mezzi e molti sacrifici abbiamo fatto rivivere questo o quel santuario.
Quello che sta accadendo oggi nel nostro paese è opera della Vergine Madre in risposta alle preghiere dei nostri martiri, confessori, che hanno dato la vita per Cristo e per la Chiesa, in risposta alle nostre preghiere e a quelle di madri e padri, che non hanno abbandonato la fede, l’ hanno conservata nel cuore e trasmessa ai loro figli e nipoti.
La preghiera autentica viene dal cuore. I nostri figli e nipoti stanno cominciando a conoscere la verità di Dio, analizzando da un lato ciò che è successo al nostro popolo, dall'altro sono vigili nel guardare alla propria vita e scoprire la presenza di Dio nella loro vita. E diventano custodi della fede ortodossa e delle tradizioni morali, con amore per la Patria.
Rostov è stata sempre terra gloriosa di figli e figlie che hanno avuto questo amore per la Patria. I nostri cosacchi hanno dimostrato la loro fede Durante le persecuzioni nel sud della Russia, così sanguinose e spaventose, hanno dimostrato una forte identità religiosa e nazionale.
Oggi, vediamo che gradualmente tutto questo si sta riprendendo. I cosacchi hanno un compito difficile e non senza difficoltà. Ma ricordiamoci: se manteniamo la preghiera nel nostro cuore, se custodiamo la nostra fede, allora le difficoltà saranno superate.
Mi rallegro per la possibilità di effettuare domani la Divina Liturgia nella Cattedrale di Novočerkassk, per incontrare i cosacchi, e parlare con loro.
Grazie per il dono che mi avete fatto. Ma il dono più grande è l'opportunità di incontrarmi con voi in questa cattedrale affollata, miei cari fratelli e sorelle. Conservare la fede ortodossa, come il più grande ed inestimabile tesoro della nostra terra. Poi tutte le controversie saranno risolte, perché crediamo che sotto la Protezione dell’ Immacolata Regina del Cielo tutto fiorisca come sua eredità terrena.
In memoria di questo giorno nella cattedrale e nella città di Rostov sul Don, vorrei donare l’Icona della Theotokos di San Teodoro con un’ iscrizione commemorativa. Dinanzi a Lei, pregate per la vostra terra, per i parenti e gli amici, per le famiglie, soprattutto per i giovani, affinché diventino forti spiritualmente, qui, nel sud della Russia.
Pregate anche per me, per il vostro Patriarca. Senza la preghiera, nulla può prosperare. Non ho la possibilità di benedire ciascuno di voi, ma vorrei trasmettere a ciascuno di voi questa immagine della protezione della Beata Vergine Maria con la mia benedizione patriarcale sul retro. Prendete questa immagine, portatela a casa, e così saremo in collegamento spirituale, tra il Patriarca e ognuno di voi, con le vostre famiglie e le vostre case. Tutto questo non è solo un simbolo, ma è la realtà. La comunicazione nella preghiera - questo campo enorme di energia della forza - ha un tale potere, che non solo le persone si connettono tra di loro, ma è in grado di collegare la terra al cielo, e ogni uomo a Dio.
La Protezione dell’ Immacolata Regina del Cielo si stenda nel nostro paese, sulla nostra chiesa, nel sud della Russia e su tutti voi, miei cari fratelli e sorelle.
Il Signore Vi protegga sempre.

(fonte: Ufficio stampa del Patriarca di Mosca e di tutta la Russia; www.patriarchia.ru; nostra traduzione dal russo)

Madre di Dio, proteggi tutti noi e purifica i nostri cuori fino a scarnificarli. Per Te, Divina Madre.

Interessantissimo Editoriale della rivista Italo-albanese: Jeta Arbëreshe, 63 / llonar - vjesht 2009


Arbërishtja e Shqjpja

Cinque secoli e mezzo fa, la storia degli Arbresh si separa da
quella Albanese. Il Ramo arbresh si stacca dal Tronco
albanese. Il Ramo fuori dalla Patria si sparpaglia per l’Italia
straniera; il tronco resta in Patria, ma oppressa dal turco
straniero. Due popoli si allontanano l’uno dall’altro non solo
fisicamente, ma col tempo anche linguisticamente. Ognuno si
misura con lo straniero: l’arbresh ce l’ha intorno, ma fuori
casa; l’albanese ce l’ha addosso, e dentro casa.
Linguisticamente, oggi l’Arberia non solo ha una lingua
diversa da quella albanese, ma ogni paese arbresh, rispetto a
ciascun altro paese arbresh, ha un parlata diversa. Nel cuore
degli Arbresh vive, acceso, l’amore verso la Patria albanese
al di là del mare, ma la lingua albanese resta una montagna
troppo alta da scalare. Non si capisce. Dopo cinque secoli e
mezzo di lontananza, l’oggi linguistico dei paesi arbresh
impastata nelle parlate e nelle loro tradizioni: il solo pane
mangiabile, per loro. Chi pensa il contrario – e lavora per
cambiare questa realtà – non onora l’Arberia nè gli Arbresh.
Le parlate arbreshe non le salva la lingua albanese: le strade
linguistiche dei due popoli si sono allontanate.
Tuttavia, gli intellettuali arbresh che hanno studiato, o
studiano, l’albanese nei corsi regolari universitari o l’hanno
imparata/approfondita nei Seminari di Prishtina o di Tirana,
hanno aggiunto alle loro conoscenze linguistiche, e culturali in
generale, un tesoro prezioso. Una ricchezza che resta personale
e ognuno usa come vuole; ma quantomeno aumenta l’amore
per la Madreatria, verso i fratelli albanesi.
Ma gli Arbresh semplici vivono da arbresh non perchè
glielo dice qualcuno, non perchè riconosciuti dall’art.6 della
Costituzione Italiana o perchè difesi dalla Legge 482/99; non
perchè su di essi si fanno Convegni o Congressi o perchè si
scrivono libri; non perchè la loro lingua si insegna a scuola o
all’università o perchè si scrive su riviste arbreshe.
L’”albanesità” dei paesi arbresh vive anche senza tutti questi
“aiuti”. A dire la verità vive anche meglio senza questi aiuti.
Perchè ogni “aiuto”, l’arbresh lo vede come una forzatura,
una intromissione, non richieste: da qualsiasi parte provenga,
arbreshe o italiana.
La lingua arbreshe degli Arbresh semplici non ha bisogno
della lingua albanese. Bastano le parole che hanno: brevi, dolci
o aspre. Impastate di versi e di lacrime, di sudori e di vento. Il
tempo queste parole le ha indurite, e le ha murate una ad una
intorno ai cuori arbresh. Fortezze più alte di Kruja.
Le parlate arbreshe – soprattutto quelle più danneggiate dal
tempo – possono essere aiutate solo dalle parlate sorelle
arbreshe. Solo questa è la strada per salvare le parlate
arbreshe dai danni del tempo. Un aiuto che non provoca nè
terremoti psicologici nè linguistici. Un aiuto che resta
all’interno dei confini arbresh dentro la casa arbreshe.
Dalla “lingua-madre” albanese dobbiamo prendere in prestito
solo quelle parole che mancano alle parlate arbreshe.
Se poi - come si è fatto in Albania, ma senza “paraocchi”
localistici - anche in Arberia facciamo linguisticamente un
passo in avanti e cominciamo a costruire l’“arbresh standard”,
dove sta lo scandalo? Il protopapas Emanuele Giordano, col
“Vangelo” tradotto in arbresh, ha già aperto questa strada.

lunedì 19 ottobre 2009

Inaugurazione della nuova Chiesa Ortodossa a Ravenna

Domenica 18 ottobre 2009

è stata inaugurata la nuova Chiesa Ortodossa "Protezione della Madre di Dio"
in via Candiano, 1 angolo piazza d'Armi - Ravenna

Durante il sacro rito Sua Eminenza l'Arcivescovo Innokentij ha benedetto il nuovo Tempio e ha ordinato sacerdote Sergey Averin che viene così ad affiancarsi agli altri due sacerdoti della parrocchia: il rettore e parroco Archimandrita Mark Davitti e lo ieromonaco Seraphim Valeriani.
Dal mese di novembre ogni domenica alle ore 9 sarà celebrata regolarmente la Divina Liturgia.
Ecco alcune fotografie scattate durante la funzione.

venerdì 16 ottobre 2009

Dal Sito amico: Eleousa.net


Russia - La via di Cristo
Mosca - Nel centro culturale delle Forze Armate della Russia, il 21 ottobre 2009 sarà presentato il libro "La via di Cristo", dedicato alla memoria di Sua Santità il Patriarca di Mosca e di tutta la Russia, Alessio II. Il libro si apre con la riflessione di Sua Santità il Patriarca di Mosca e di tutta la Russia, Kirill. "L'alta reputazione, che la nostra Chiesa ha oggi in tutto il mondo è in gran parte connesso con il nome e il ministero di Sua Santità il Patriarca Alessio", - afferma Sua Santità il Patriarca Kirill. Nei momenti più difficili e di conflitto, il Patriarca Alessio II ha fatto appello al popolo per la pace e l'armonia, l'unità della Chiesa. Egli ha cercato di fare tutto il possibile "per l'eredità spirituale della Santa Russia, divenendo parte integrante della vita dei nostri contemporanei", scrive Sua Santità il Patriarca Kirill. Il libro si apre con articoli introduttivi del Presidente della Russia Medvedev e del Primo Ministro Putin. “Sotto la guida del Patriarca Alessio II – scrive il presidente Medvedev - la Chiesa russa è diventata "una delle istituzioni più autorevoli, con buoni rapporti con lo Stato ed un impatto su molti settori dello sviluppo sociale." "Non è esagerato dire che la vastità della personalità del Patriarca ha avuto un enorme impatto sulla vita spirituale e la condizione morale della società russa, rafforzando la coscienza nazionale del popolo", - ha detto Dmitry Medvedev. Secondo il presidente Medvedev, il Patriarca Alessio II ha svolto una grande opera, quella di riunire la Chiesa ortodossa russa. Dmitry Medvedev ha anche richiamato l'attenzione alla cultura della comunicazione, che aveva il Primate della Chiesa russa. A sua volta, Vladimir Putin, nel suo articolo introduttivo, ricorda che il Patriarca Alessio II ha aiutato migliaia di fedeli a trovare la fede, la speranza e l’amore. Ha insegnato la compassione per il prossimo, ampliando notevolmente la sua azione in campo sociale. Secondo il primo ministro, grazie al contributo del Patriarca "si è aperta una nuova pagina nella storia della Chiesa ortodossa". Il libro consta di 19 capitoli, ognuno dei quali si apre con la storia del Patriarca Alessio II, il suo servizio a Dio e alle persone. Il volume comprende 704 pagine e contiene oltre un migliaio di fotografie, anche inedite. Alla sua stesura hanno contribuito scienziati, artisti, attivisti sociali,e leader stranieri.
(fonte: www.patriarchia.ru)

mercoledì 14 ottobre 2009

Amministrazione Comunale, Mandanici

Monastero SS. Annunziata di Mandanici
Il monastero della SS.Annunziata di Mandanici è stato in questi ultimi tempi oggetto di animata discussione all’interno delle forze politiche che in atto amministrano Mandanici. Ad una prima fase interlocutoria, in seguito alla venuta di S.E.Ghennadios, nella quale sembrava che tutto si risolvesse con la concessione agli ortodossi di una sola parte dell’immobile, è seguita una seconda fase nella quale la linea dura è prevalsa per cui sembra che i monaci ortodossi dovranno lasciare definitivamente il monastero. Abbiamo ricevuto dei velati rimproveri perché ancora questo sito manda le immagini del Patriarca di Costantinopoli e di Padre Nilo. Non dipende da noi,ci limitiamo a registrare i fatti a prescindere di quelle che sono le nostre opinioni personali. Non condividiamo comunque lo sfogo della lettera che segue nella quale si accusa l’amministrazione di avere riposto nel monastero speranze di rinascita civile,economica e culturale per la nostra zona escludendo quelli che potevano essere i caratteri religiosi. Non crediamo sia compito dell’amministrazione la cura delle anime. A Cesare quello che è di Cesare….Per completezza d’informazione pubblichiamo quanto ricevuto.e-mail del 11/10/09 - Gentilissimi del sito, oggi ho saputo dell'ordine di sgombero del monastero... Mi domando perché mettiate ancora in bella mostra le immagini scorrevoli degli ortodossi a Mandanici... L'impressione che se ne ricava, a prescindere dagli errori da parte ortodossa, è che questi monaci siano stati "utilizzati" per scopi tutt'altro che consoni alla loro funzione... Non è sicuramente il caso del sito, il cui staff mi sembra abbia sempre sostenuto le loro ragioni. Ma fino a quando e a che pro? E' una triste storia... che certo non dà lustro a nessuno. Saluti Giuseppe Iannelloe-mail del 05/10/09 - Gentilissimi del sito "Mandanici", vi invio la seguente lettera aperta che sto per spedire al sindaco e all'amministrazione tutta. I più cordiali saluti Giuseppe Iannello "Russianecho" : LETTERA APERTA - Gentilissimo Sindaco, Giunta, Consiglio comunale e Amministrazione tutta di Mandanici, la scorsa settimana mi sono recato nel Monastero della SS. Annunziata di Badia. Ho avuto modo di incontrarmi e discorrere a lungo con padre Arsenio e padre Alessio che mi hanno fatto visitare tutta la struttura che non vedevo da tempo.Come redattore del sito di cultura russa “Russianecho” e personale stimatore del patrimonio della tradizione e della spiritualità ortodossa, mi ero già rivolto a voi nel gennaio di quest'anno chiedendovi di pazientare prima di prendere decisioni definitive di “sfratto”, di dare ancora una chance al clero ortodosso greco di riorganizzarsi. E da parte vostra mi sembra che nei mesi successivi ci furono dei segni e dei gesti di buona volontà volti in questa direzione.I colloqui dei giorni scorsi avuti con i due sacerdoti ortodossi sopraccitati mi hanno convinto dello sforzo fatto da quest'ultimi per “riparare” ad una situazione veramente critica che si era venuta a creare. Da maggio è stato fatto tutto il possibile per assicurare una presenza costante al monastero. Per questo non capisco la vostra intenzione di portare avanti la procedura di rottura del contratto. Il monastero per quello che compete ai monaci è stato curato, ovviamente nei limiti e nei mezzi a loro disposizione. La struttura presenta dei problemi seri di umidità ed infiltrazioni, ma questo è dovuto ad errori seri di progettazione ed esecuzione dei lavori originari (mancano completamente ad esempio i canali scolo dell'acqua piovana, pluviali...).Ma quello su cui più voglio soffermarmi in questa mia è un equivoco di fondo che avevo notato fin da quando avevo iniziato ad interessarmi al monastero. Il ritorno in chiave economica e turistica della presenza dei religiosi non può essere compito dei monaci, di qualunque confessione essi siano. I monaci son monaci e il monastero deve rispondere alle logiche del monastero. Chi ha pensato di fare del monastero un'attrazione turistica ha sbagliato e sbaglia!Le ricadute economiche possono essere indirette, ma sono compito degli amministratori del territorio che comunque devono tenere in debito conto le esigenze dei monaci. Molti sono i piani e le iniziative su cui si può collaborare, ma nel rispetto dell'identità religiosa del plesso. Io stesso ho avuto modo di discutere con i monaci su possibili idee di vitalizzazione e di “sfruttamento” dei locali in maniera consona alla loro natura.Molto ora dipende da voi, nel continuare a dialogare con questi monaci e a sostenerli nella gestione della struttura. Molto potete fare!Rompere da parte vostra il contratto sarebbe oggi molto meno comprensibile di sei mesi fa. E annullerebbe con un colpo di spugna la “storia” di questi ultimi dieci anni di un luogo che era stato riscoperto e chiamato alla rinascita. In primis spirituale.con i più cordiali salutiGiuseppe Iannello Redattore del sito “Russianecho”

venerdì 18 settembre 2009

Ultime notizie dal fiorente Monastero romeno(??????)-ortodosso di Bivongi...

Perplessità bivongesi sulla possibilità di nuovi cambiamenti relativi alla custodia del nostro Monastero di San Giovanni Theristis.Da un mese a questa parte veniamo con frequenza interrogati, (da bivongesi e da quanti sono stati testimoni in questi ultimi anni delle sconcertanti vicende che hanno visto l’allontanamento da Bivongi dei due Eremiti Greci provenienti dalla Santa Montagna dell’Athos), sulla veridicità della notizia che, su richiesta del Patriarcato di Costantino-poli, il Patriarcato di Romania abbia manifestato disponibilità a “restituire” il Monastero di San Giovanni Theristis all’Arcidiocesi Greco-Ortodossa d'Italia e Malta.Non siamo naturalmente in grado di rispondere su possibili recenti contatti, relativi al nostro Monastero, intercorsi tra i Patriarcati di Costantinopoli e di Romania, in seguito alle note sentenze che riba-discono l’assoluta legittimità degli atti doverosamente compiuti dalla nostra Civica Amministrazione a salvaguardia del monumento. Nel merito della questione la Theristis International è però in grado di presentare ai suoi lettori le seguenti osservazioni:1) l’assegnazione della custodia del Monastero e la vigilanza sull’ef-fettiva idoneità dei custodi rientra tra le competenze del Comune di Bivongi;2) per questo motivo il TAR ha giustamente affermato, nel rigettare il ricorso presentato dal Metropolita ortodosso d'Italia (Sua Eccellen-za Zervos) contro il Comune di Bivongi, che il Comune non solo non ha compiuto abusi ma ha piuttosto adempiuto ad un suo preciso one-re nel revocare l’assegnazione della custodia del monumento alla Sa-cra Arcidiocesi Ortodossa d'Italia e Malta che in questi ultimi anni ha evidentemente dimostrato di non essere in grado di assicurare con stabilità l’adeguata custodia del nostro Monastero.L’allontanamento, per ben due volte, dei monaci greci custodi, inap-pellabilmente ordinato da Sua Eccellenza Zervos, pur privo di alme-no un successore idoneo ad assicurare l’immediata custodia del Mo-nastero, (assente, dunque, dal San Giovanni tanto alla partenza di P. Kosmas quanto a quella di P. Gennadios, malgrado l’espressa ri-chiesta presentata a Sua Eccellenza Zervos dalla Civica Amministra-zione nel maggio dell’anno scorso ), ha profondamente amareggiato bivongesi, pellegrini e visitatori ammirati dall’opera compiuta dai Pa-dri Kosmas e Gennadios.Nel 2008 Sua Eminenza Zervos non si è limitato a rinviare in Grecia il P. Gennadios ma ha esautorato anche il P. Nilos colpevole di avere richiesto insistentemente, come Vicario della Calabria, di non proce-dere all’allontanamento di P. Gennadios dal nostro Monastero.Come è noto il reato compiuto da entrambi i Padri consiste nell’ave-re sollecitato Venezia ad assicurare l’indispensabile necessario per la sussistenza e la custodia del nostro Monastero.Ma, a differenza dell’attenzione all’adeguata custodia e valorizzazio-ne del monumento, manifestata immediatamente dai rappresentanti in Italia dei Patriarcati di Russia e di Romania, il Patriarcato di Co-stantinopoli si è di fatto limitato a confermare tutte le decisioni adot-tate da Sua Eccellenza Zervos, (finanche le cause contro il Comune).Contatti diretti tra il nostro Comune e il Patriarcato di Costantinopoli, pur pazientemente riavviati dall’Esarchia Patriarcale, (la Commissione Ecclesiastica di inchiesta inviata nello scorso settembre in Calabria e in Sicilia da Sua Santità il Patriarca Ecumenico Bartolomeo I), sono stati bruscamente interrotti in ottobre dello scorso anno dal rifiuto pa-triarcale di ricevere in Vaticano l’ossequio del rappresentante dell’Am-ministrazione Comunale Bivongese, ufficialmente inviato dal Sindaco, impedito di essere presente quel giorno a Roma, malgrado gli accordi presi in merito con l’Esarchia Patriarcale.Tutti questi avvenimenti hanno logorato nella nostra pubblica opinione la fiducia nei riguardi di chi ha consentito l’allontanamento da Bivongi di tutti e tre i Padri (Kosmas, Gennadios e Nilos), dei quali, forse, solo noi bivongesi conosciamo i generosi sacrifici e le tante energie spese per la rifioritura del nostro Monastero, per assicurare nuovo prestigio in Calabria al Patriarcato di Costantinopoli e per risvegliare l’abbando-nata grecità calabrese.Purtroppo i nostri Padri Aghioriti sono rimasti nell’ultimo decennio della loro permanenza al San Giovanni del tutto privi di sostegno da parte di chi invece di capirli, apprezzarli e sorreggerli, ha operato con deci-sione solo quando ha deciso di allontanarli senza neppure essere in grado di valutare le nefaste conseguenze di tali provvedimenti.Alla luce di tali eventi, non possiamo non rimanere grati a San Gio-vanni Theristis per l’imprevedibile felice conclusione della vicenda, dovuta all’arrivo di una stabile e fervente comunità monastica (mai giunta dalla Grecia in 15 anni!) appartenente alla dinamica Diocesi dei romeni ortodossi d'Italia.Da un anno l’eremo, dove hanno in precedenza operato i Padri Aghioriti, (con enormi difficoltà e solitudine, fino al loro allontana-mento voluto dalla autorità ecclesiastica greca d'Italia), è divenu-to un piccolo cenobio che, in continuità all’opera avviata dai prece-denti Padri aghioriti, accoglie tutti i visitatori.Ortodossi residenti in Calabria, insieme a pellegrini e turisti, conti-nuano ad accorrere in numero crescente, dall’Italia e dall’estero, per godere della sacralità trasmessa dal nostro Monastero.Certo non siamo in grado di conoscere il futuro. Rimane comunque importante, se vera, la notizia che responsabili ecclesiastici hanno finalmente capito il danno arrecato in Italia all’immagine della Chie-sa Ortodossa ricorrendo a vie giudiziarie avviate, in realtà, non tan-to contro il nostro Comune, quanto contro altri ortodossi rei, forse, di avere finalmente trasformato in fiorente cenobio l’eremo dove si sono sacrificati due asceti aghioriti, indimenticabili per i bivongesi che hanno avuto la sorte di essere abbandonati e infine mandati via da quella stessa autorità ecclesiastica che pretende adesso, in ogni modo, di riottenere la custodia del monumento dal quale ha ripetuta-mente allontanato quanti hanno dedicato tutte le loro forze al nostro Monastero. Comunque, al di là della veridicità della notizia (su possi-bili accordi tra greci e rumeni ortodossi relativi al futuro del nostro Monastero) rimane chiaro che l’assegnazione della custodia del Mo-nastero appartiene al nostro Comune soddisfatto della custodia assi-curata dalla comunità monastica romena subentrata a singoli Eremiti Greci.Pertanto nella male augurata ipotesi che i Padri adesso impegnati alla rifioritura del Monastero decidessero di andare via, (o fossero anche loro obbligati a lasciare il nostro Monastero, per qualunque motivo le-gale, di accordi interecclesiali o di qualunque altro genere), ricorre nell’opinione pubblica bivongese la convinzione che l’Amministrazione Comunale, (nel caso in cui dovesse procedere ad una nuova assegna-zione di custodia), non potrà di nuovo sottrarsi a vagliare anche richie-ste non provenienti da Chiese Ortodosse. Alcuni ritengono infine che il Comune debba, nell’eventualità, assumere la custodia diretta del mo-numento secondo quanto già ipotizzato all’avvio dei lavori di restauro 30 anni or sono. Bivongi, 30 giugno 2009. Theristis International.

P.S.: Scusate i punti interrogativi che mi sono permesso di inserire dopo la parola, nel titolo, "romeno". Dobbiamo senza ombra di smentita, dire, che il Monastero di San Giovanni il Mietitore di romeno non ha nulla, ad eccezione di chi attualmente lo gestisce. Quindi sarebbe opportuno specificare a chi legge, che il Monastero è e farà sempre parte dell'ortodossia dell'italia medidionale, la quale con l'ortodossia romena non ha nulla da spartire.
Lode, però solo, a questi monaci che sono stati catapultati in Calabria per sopperire alle stupidità commesse dall'Arcidiocesi Costantinopolitana di Venezia. La quale, come si suol dire, dopo aver perso i buoi, ha cercato di chiudere i cancelli. Ma era troppo tardi e le sue lacrime non sono state altro che lacrime di coccodrillo. (P. Giovanni capparelli)

martedì 15 settembre 2009

Padre Giovanni Capparelli ha inviato un messaggio ai membri di Qisha Ortodokse Arbëreshe.

Care Sorelle, Cari Fratelli:
con orgoglio devo comunicarvi che il nostro gruppo, giorno dopo giorno cresce.E' una sensazione meravigliosa vedere, almeno sulla carta, che l'ortodossia, la Fede con cui i nostri Padri vennero in Italia, viene recepita e ritorna ad essere amata e riverita. La conoscenza della nostra vera Fede è sinonimo di un voler ritornare a parlare della nostra condizione di minoranza linguistica e perchè no anche religiosa. Una minoranza che all'Italia ha dato uomini ed idee che si trovano non soltanto sui libri di storia, ma nel cuore e nella mente di un popolo che per tanto tempo è stato maltrattato, ma che nel corso dei secoli ha dato il meglio di se stesso integrandosi e sviluppando un immenso amore per la terra che lo ha ospitato. Il nostro popolo ha donato all'Italia uomini di scienza, politici illustri, eroi nelle varie guerre da quelle per l'indipendenza, a quelle per l'unità e per finire a quelle delle guerre mondiali; sempre con grande partecipazione e contributo di sangue. Ora un'altra cosa spetta agli arbëreshë (Italo-albanesi), il ritorno alla Fede dei Padri, Fede persa con l'annessione forzata al cattolicesimo romano, Fede che ha un solo nome: ORTODOSSIA.

martedì 25 agosto 2009

Vespro della Dormizione (calendario giuliano)




Chiesa Ortodossa Italo-albanese


"Patriarcato di Mosca"




Cappella Ortodossa

'Santa Caterina Megalomartire'

Via Garibaldi, 64

87010 Acquaformosa (CS)


Vigilia Festa della Dormizione

27 Agosto 2009

Cari Fedeli: Vi informo che giovedì

27 agosto 2009,

con inizio alle ore 17.00 (circa) presso la Cappella

di Santa Caterina ad Acquaformosa,

CELEBREREMO

il Santo Vespro della Festa della Dormizione

della Madre di Dio.




mercoledì 29 luglio 2009

DIVINA LITURGIA MENSILE




CHIESA ORTODOSSA ARBRESHE
PATRIARCATO DI MOSCA
CAPPELLA
SANTA CATERINA MEGALOMARTIRE
Via Garibaldi, 64
87010 ACQUAFORMOSA (cs)
Care sorelle, cari fratelli:
Vi comunico che Domenica 09 Agosto 2009, celebrazione
mensile presso la nostra Cappella Ortodossa, della
Divina Liturgia.
Non mancate, testimoniate la Vostra appartenenza alla Retta Fede, la Fede dei nostri Padri.

venerdì 24 luglio 2009

Traduzione

In questi ultimi giorni , da quando ho inserito e pubblicato l’intervento del Prof. Gjovalin Shkurtaj, un uomo di immensa cultura e grande amante del popolo Arbëreshë e Professore presso l’Università Albanese di Tirana, si è alzato il grido, a ragione, di una traduzione di questo intervento. Ieri sono stato ad Acquaformosa il mio grande paese natale, dove abbiamo la nostra Cappella Ortodossa, e visto che abbiamo un carissimo amico, il ragioniere Tuço Capparelli, il quale la lingua Shqipe la parla correttamente e bene, mi sono rivolto perché facesse una traduzione secondo i crismi letterari, ed ecco la traduzione dell’intervento del Prof. Gjovalin:

“La Chiesa Ortodossa Albanese ha dato un contributo decisivo per la salvaguardia e per la diffusione della cultura, delle tradizioni e della lingua degli Arbëreshë in tutti i siti dell’Italia ove essi vivono.
La difesa di questa istituzione non è soltanto un sentimento individuale e spirituale, ma anche un obbligo morale e nazionale verso questa istituzione che ha saputo salvaguardare e stimolare per secoli il sentimento nazionale presso gli Arbëreshë d’Italia. Ringrazio Padre Giovanni Capparelli per il contributo e per il prezioso lavoro che svolge in questo senso. Grazie a questa opera instancabile possiamo affermare che lo Spirito Albanese vive”.

Cari amici, cari fratelli Arbëreshë, carissimi fratelli e sorelle ka Shqipëria, queste sono le parole ed i sentimenti di chi ama svisceratamente le proprie tradizioni, la propria lingua e le proprie radici e non le potrà mai e poi mai rinnegare. Grazie Caro Professore oltre alla immensa cultura, hai anche un cuore che batte per la salvaguardia della nostra e vostra dignità.
Grazie P. Giovanni capparelli

giovedì 23 luglio 2009

Gjovalin ha pubblicato qualcosa sulla tua Bacheca e scritto:

Gjovalin Shkurtaj ha scritto sulla tua bacheca...

"Kisha Ortodokse Arbereshe ka dhene nji
kontribut vendimtar
ne ruajtjen dhe mbareshtrimin e kultures,
traditave dhe gjuhes se arbereshve ne
te gjithe viset e italise ku ata jetojne.
Mbrojtja e ketij insitucioni nuk eshte vetem nji ndjenje individuale shpirterore
por edhe nje detyrim moral dhe
kombetar ndaj ketij institucioni
qe ka ditur te ruaj e te nxise per qindra vjet
ndjenjen kombetare tek arbereshet e italise.
Falenderoj Padre Giovanni Capparellin
per kontributin dhe
punen e vyer qe ben ne kete drejtim.
Fale kesaj pune te palodhur mund
te themi se Shpirti i Arberit Rron".

martedì 21 luglio 2009

Mojë e bukura More

Mojë e bukura More
si të le u më ngit pe.
A tjè kam Zotin Tatë
a tjè kam Zonjinë Mëmë
a tjè kam edhè t’im vëlla.
Gjithë mbuluar ndën dhe.
Mojë e bukura More
si të le u më ngit pe.