mercoledì 18 settembre 2024

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 Pasqua "con i cattolici": emozione, coincidenza o preoccupazione?

del vescovo Petru (Pruteanu)

Teologie.net, 11 settembre 2024

Quasi ogni giorno ricevo messaggi sulla "celebrazione della Pasqua CON i cattolici" nel 2025. A questo proposito devo fare alcune importanti precisazioni:

1) La preposizione "CON" può avere il significato di "INSIEME A", ma anche "ALLO STESSO TEMPO / CONTEMPORANEAMENTE CON". Fate attenzione alle sfumature e non lasciatevi manipolare dai "complottisti", perché le due interpretazioni significano cose totalmente diverse! In ogni caso, celebriamo la Pasqua ALLO STESSO TEMPO CON i cattolici romani una volta ogni pochi anni (2010, 2011, 2014, 2017, 2025, 2028, 2031, ecc.) e questo non ha nulla a che fare con "accordi ecumenici", ma solo con matematica e astronomia. Per esempio, gli ortodossi di nuovo calendario celebrano il Natale INSIEME (cioè in comunione con) gli ortodossi di vecchio calendaro e viceversa, anche se alla fine non lo celebrano CONTEMPORANEAMENTE a loro. D’altra parte, ciò che si festeggia CONTEMPORANEAMENTE – per esempio il Natale a Bucarest e ad Atene rispetto a quello a Roma, non significa automaticamente INSIEME. Allo stesso modo, da quasi cento anni la Chiesa ortodossa di Finlandia celebra la Pasqua INSIEME ai cattolici romani (e ai luterani), ma rimane ortodossa e in comunione con gli ortodossi, non con il Vaticano. Quindi prestate attenzione alla preposizione "CON" e a cosa significa in un caso o nell'altro.

2) Il patriarca di Costantinopoli non può decidere qualcosa in nome di tutti gli ortodossi (nemmeno quelli di lingua/etnia greca), e se, attraverso un consenso pan-ortodosso (impossibile al momento!) si raggiungerà un accordo per celebrare la Pasqua CONTEMPORANEAMENTE con i cristiani in Occidente, come volevano anche i Padri del primo Concilio ecumenico, ciò non significherà necessariamente una caduta dall'Ortodossia perché, in questo caso, perfino san Policarpo di Smirne (discepolo di san Giovanni il Teologo, † 155 d.C.) non sarebbe ortodosso. Del resto, stando alle dichiarazioni del patriarca Bartolomeo, i cattolici romani sono pronti ad accettare il "calcolo ortodosso" (anche se meno accurato dal punto di vista scientifico) e non il contrario. Se siamo arrivati a temere il fatto che i cattolici romani accettino insegnamenti e tradizioni ortodosse, allora abbiamo davvero un problema!

3) Personalmente credo che ognuno si atterrà al proprio calcolo e alla propria tradizione, e la celebrazione simultanea nel 2025 sarà una semplice coincidenza simbolica, come ce ne sono state molte altre. Purtroppo (o forse per fortuna) i cristiani di oggi non sono più capaci di riforme come quella del primo Concilio ecumenico, soprattutto perché non c’è un imperatore che imponga tali decisioni come leggi statali, e questo va interpretato piuttosto come una presa in giro dell’eredità lasciata da quel Concilio, piuttosto che un modo di rendergli onore!

4) Superare questo problema in un senso (giuliano) o in un altro (gregoriano) non significa automaticamente il ripristino della comunione dogmatica ed eucaristica. La differenza nella celebrazione della Pasqua tra Oriente e Occidente si manifestò solo alla fine del XVI secolo, e la comunione eucaristica si sciolse nell'XI secolo a causa di ben più gravi problemi dogmatici e canonici non ancora superati. Quindi, per la riconciliazione e la piena comunione tra ortodossi e cattolici romani, occorre molto di più dell'uniformità della data della Pasqua, che è una questione importante, ma non essenziale. Sarebbe assurdo pensare a una "unità pasquale" con i cattolici romani, in un tempo in cui non esiste unità canonica ed eucaristica tra gli ortodossi!

5) Non vedo come sarebbe possibile ripristinare la comunione eucaristica tra Roma e Costantinopoli senza superare le differenze dogmatiche e un consenso pan-ortodosso al riguardo. Se, per esempio, adesso il patriarca Bartolomeo concelebrasse con il papa – e non parliamo di un Tedeum formale (come potrebbe essere organizzato a Nicea nel maggio 2025), ma di una Liturgia e di una comunione eucaristica – sicuramente questo non sarebbe accettato dalla maggioranza dei chierici e dei fedeli del Patriarcato di Costantinopoli (che comprende il Monte Athos) e ancor meno dai chierici e dai fedeli delle altre Chiese locali; il patriarca di Costantinopoli non ha alcuna influenza per imporre la sua posizione sulle altre Chiese locali. Sono convinto che il patriarca Bartolomeo lo capisca e quindi, anche se sarà esercitata pressione politica su di lui, non arriverà a una simile escalation.

La mia opinione è che nel 2025, a parte alcune dichiarazioni formali e nessuna conseguenza pragmatica, non accadrà assolutamente nulla. E coloro che cercano pretesti per dichiararsi "non commemoranti" o "veri ortodossi", d'ora in poi dovrebbero pensare a ragioni più serie.

 

venerdì 24 settembre 2021

Chiesa ortodossa
Parrocchia San Giovanni di Kronstadt
Castrovillari:

Domenica 26 settembre ore 9,30 DIVINA LITURGIA.

Lunedi 27 settembre:
Festa della Esaltatazione della Vivificante Croce del Signore
Ore 9,30 DIVINA lITURGIA
Al termine processione.

 

mercoledì 5 agosto 2020

  Chiesa Ortodossa 

 Patriarcato di Mosca

Parrocchia

San Giovanni di Kronstadt

Palazzo Gallo

 P.zza Vittorio Em. II 

 Castrovillari (cs)

 Calendario Ufficiature

del mese di AGOSTO

2020

CELEBRAZIONI DEL MESE DI AGOSTO 2020

VENERDI 14 AGOSTO  — Inizio del digiuno della Dormizione – Divina Liturgia ore 09,30 – Processione della preziosa e vivificante Croce de Signore.

DOMENICA 16 AGOSTO  — Tono I - Divina Liturgia: Ore 09.30   

MERCOLEDI 19 AGOSTO Trasfigurazione di Nostro Signore Gesù Cristo – Divina Liturgia ore 09,30

DOMENICA 23 AGOSTO – Tono II – Divina Liturgia: ore 09,30

VENERDI 28 AGOSTODormizione della Santissima Genitrice di Dio – Divina Liturgia Ore 09,30      Processione con l’Epitafio della festa

DOMENICA 30 AGOSTO  Tono III – Divina Liturgia: Ore Ore 09,30   

domenica 14 giugno 2020

PATRIARCATO  DI  MOSCA
 Patriarhia Moscovei  
МОСКОВСКОГО ПАТРИАРХАТA
Parrocchia Ortodossa
PAROHÌA ORTODOXĂ
ПРАВОСЛАВНЫЙ  ПРИХОД
San Giovanni di Kronstadt
Sf. Ioan de la Cronstadt
Святой Иоанн Кронштадский
CASTROVILLARI
КАСТРОВИЛЛАРИ

Православный календар  - Глас 1-й ь

Воскресенье 21 июня 2020 / 8 июня 2020

Вмч. Феодора Стратилата (319)
Всех русских святых
Tropari :
Камени запечатану от иудей и воином стрегущим Пречистое Тело Твое, воскресл еси тридневный, Спасе, даруяй мирови жизнь. Сего ради силы небесныя вопияху Ти, Жизнодавче: слава воскресению Твоему, Христе, слава Царствию Твоему, слава смотрению Твоему, едине Человеколюбче.
Воинствосло́вием и́стинным, стpастоте́pпче,/ Небе́снаго Цаpя́ воево́да пpедо́бpый был еси́, Фео́доpе:/ оpу́жиями бо ве́pы ополчи́лся еси́ му́дpенно/ и победи́л еси́ де́монов полки́,/ и победоно́сный яви́лся еси́ стpада́лец./ Те́мже тя ве́pою// пpи́сно ублажа́ем.
Я́коже плод кра́сный Твоего́ спаси́тельнаго се́яния,/ земля́ Росси́йская прино́сит Ти, Го́споди, вся святы́я, в той просия́вшия./ Тех моли́твами в ми́ре глубо́це// Це́рковь и страну́ на́шу Богоро́дицею соблюди́, Многоми́лостиве.
.Слава Отцу, и Сыну, и Святому Духу.
Православныя веры поборниче, земли Российския печальниче, пастырем правило и образе верным, покаяния и жизни во Христе проповедниче, Божественных Таин благоговейный служителю и дерзновенный о людех молитвенниче, отче праведный Иоанне, целителю и предивный чудотворче, граду Кронштадту похвало и Церкве нашея украшение, моли Всеблагаго Бога умирити мир и спасти души наша.
И ныне и присно и во веки веков. Аминь.
Предстательство христиан непостыдное, ходатайство ко Творцу непреложное, не презри грешных молений гласы, но предвари, яко Благая, на помощь нас, верно зовущих Ти; ускори на молитву и потщися на умоление, предстательствующи присно, Богородице, чтущих Тя.

mercoledì 13 maggio 2020

Dal Sito del confratello p. Ambrogio di Torino.

Un uomo chiamato Gesù
dell'arciprete Andrej Tkachev
Orthochristian.com, 11 maggio 2020

 

 
Il nostro Signore Gesù Cristo è senza dubbio Dio al di sopra di tutte le creature. La sua natura divina si manifestò sufficientemente in azioni che nessuno tranne lui fu in grado di fare: risuscitare i morti, scacciare i demoni, esercitare potere sulla materia del mondo creato... Eppure, comunque, Gesù era una persona reale e non uno spirito.
Che tipo di persona era allora?
Inerente in Gesù c'era quell'apertura e vulnerabilità dell'anima che si possono osservare – in misura molto minore, ovviamente – nelle persone più o meno pure o che stanno cercando di acquisire la purezza. Il nostro Signore fu coraggioso senza insolenza, generoso senza vanteria e compassionevole senza essere sentimentale. Possiamo osservare in lui quella misura morale, quella "aurea via di mezzo" che è ricercata da tutti coloro che cercano la virtù pura. Tuttavia, resta ancora una persona. Non solo una persona ideale, ma anche una persona normale. Dal punto di vista fisico, cose come la stanchezza, la fame, il dolore, oltre alla soddisfazione, alla sperimentazione della gioia dell'attività fisica e alla dolcezza del riposo, erano tutte cose a lui note. Psicologicamente, ha sperimentato tutto ciò che sperimenta un essere umano– tutto tranne il peccato.
Questa frase "tutto tranne il peccato" mette a dura prova il nostro cervello e capovolge le nostre esperienze interiori. Poiché il peccato ha messo radici così profonde in noi che, senza timore di contraddizione, possiamo dire che non siamo in grado di immaginare com'è essere "senza peccato". Tutta l'attività umana è avvelenata dal peccato; l'indimenticabile scrittore Nikolaj Gogol' ha ragione cento volte quando ci dice come lo rattrista non vedere "ogni bene nel bene".
Un incontro con l'assenza di peccato è possibile solo in Cristo. Noi siamo guariti e nutriti da Cristo, per quanto utilitaristico e rozzo questo possa sembrare. Ma è così che dovrebbe essere. Non è sufficiente ammirare Cristo da lontano, riconoscendo il suo "contributo all'insegnamento morale". Tale "distante ammirazione" e il riconoscimento dei suoi successi sono semplicemente autentiche assurdità mascherate da "spiritualità". È davvero necessario essere nutriti da Cristo, poiché è lui la manna discesa dal cielo. È necessario che sia lui a guarire, poiché è l'unica medicazione efficace per le ulcere che ricoprono le nostre anime.
Tuttavia, voglio parlare, anche se in parte, di ciò che un uomo chiamato Gesù sentì realmente quando viveva su questa terra: ciò che lo preoccupava, ciò che lo circondava e quali pressioni morali erano esercitate sulla sua anima senza peccato. Era solo. È stato perseguitato e distrutto dagli intrighi della gente. È stato una vittima ben prima della sua morte. Aveva familiarità con il dolore, un fatto che lo rende molto vicino a noi e quindi molto necessario per noi. Perché anche noi possiamo essere circondati da una fitta nuvola di incomprensioni. Anche noi abbiamo paura, proviamo dolore e sappiamo che moriremo...
Dal momento in cui ha iniziato a insegnare e predicare, hanno continuamente cercato di trovare il modo di ucciderlo. Il Vangelo è pieno di frasi come "cercavano di ucciderlo" (Gv 5,16); "cercavano ancora di più di ucciderlo" (Gv 5,18); "cercavano di prenderlo" (Gv 7,30); "allora gli ebrei presero di nuovo le pietre per lapidarlo" (Gv 10,31); "perché cercate di uccidermi?" (Gv 7,19). Queste e altre espressioni simili trasmettono la vera natura di quegli eventi indimenticabili; vale a dire, la caccia a colui che è senza peccato, alla ricerca di un'opportunità per versare il suo sangue.
I tre brevi anni che trascorse viaggiando e predicando furono, allo stesso tempo, tre lunghi anni in previsione della morte. Sebbene non visti da un occhio normale, questi erano anni di persecuzioni, anni in cui il Dio-uomo era perseguitato. Al suono delle sue parole i morti risorgono e i demoni fuggono. Eppure le persone che sono in vita continuano a cercare pietre e gli scribi si ritirano in fretta per farsi consigliare tra loro al fine di decidere come eliminare "quell'uomo". Non è orribile? Proviamo questo orrore? Lo notiamo, quando osserviamo il corso della storia, perché cos'è la storia se non una battaglia tra peccato e santità e un tentativo di estinguere la fiamma della giustizia una volta per tutte?
Gesù si offrirà a noi di propria iniziativa. In effetti, lo ha già fatto attraverso la sua incarnazione. Poiché l'incarnazione del Figlio di Dio è l'unione eterna dell'uomo e di Dio. Tuttavia, non è sufficiente diventare parenti di Dio. Inoltre, come sappiamo, i parenti troppo spesso si tormentano a vicenda. E questo nuovo parente deve essere ucciso.
Ne è consapevole. Perfino nel giardino del Getsemani dimostra il suo potere dicendo: "Io sono lui" e facendo cadere a terra la folla armata. Il che vuol dire che tutto ciò che gli è successo – essere preso in custodia, la sua successiva umiliazione e morte – è stato, da parte sua, volontario. Non sarebbe successo se non l'avesse voluto. Ma questo è ciò che si è incarnato per sopportare. Ricordiamo ancora una volta che non è semplicemente Dio onnipotente nella carne umana, ma anche una persona reale, solo un uomo. Ciò significa che per tre anni ha vissuto in un'atmosfera di costante pericolo e d'ansia innescata da esso. Era sempre calmo come un re o i suoi nervi avvertivano la tensione che accompagna l'anticipazione del pericolo?
Noi che siamo pieni di sciocchezze televisive spesso guardiamo film in cui qualcuno vuole uccidere qualcun altro e quel qualcuno scappa, si nasconde e cerca rifugio presso diverse persone. Siamo assillati dalla paura inventata di un attore, mentre ci sediamo sulle nostre comode poltrone guardando come il personaggio principale riesce a sconfiggere i suoi nemici e rimanere in vita. Tuttavia, dovremmo pensare, almeno a volte, a come il nostro Signore è stato tormentato dall'anticipazione delle sue inevitabili sofferenze, per le quali è venuto in questo mondo. Questo è ciò che lui stesso ha detto: "Ma ho un battesimo con cui essere battezzato, e quanto sono angosciato fino a quando non sarà compiuto!" (Lc 12,50).
Il re Davide trascorse la sua vita terrena tra frequenti minacce, scappando dai suoi nemici o inseguendoli. Una volta, mentre cercava rifugio dai re vicini, dovette persino fingere di essere pazzo e lasciarsi colare la saliva dalla barba. Gesù, il figlio di Davide, non fa queste cose. Non scappa dai suoi nemici, ma va in giro per le città di Israele. Tuttavia, incontra così spesso animosità ed è circondato da così tante trame che il suo trasferimento da una città all'altra, a volte, sembra una fuga.
Giovanni il battista e precursore, che nacque sei mesi prima di Gesù, dovette anch'egli morire un po' prima di lui. Agli occhi di Gesù, la morte di Giovanni doveva essere diventata un segno della sua morte che si avvicinava. Questo è il motivo per cui, quando venne a sapere della morte di Giovanni, "partì da lì in barca verso un luogo deserto da solo" (Mt 14,13). Spesso doveva essere da solo. Non solo perché pensava alla sua futura sofferenza e parlava con suo Padre durante la preghiera. Non solo quello. Questo frequente allontanamento di se stesso da tutti e queste notti trascorse in preghiera non sono solo esempi del suo ascetismo, ma sono anche il suo modo di sopravvivere. Altrimenti, se non fosse fuggito di tanto in tanto dalla gente, non sarebbe sopravvissuto. Più una persona è giusta, più è severa questa legge. Tanto più se ciò riguarda il santissimo Verbo di Dio.
Probabilmente ha lottato anche solo per vivere tra le persone, figuriamoci per insegnare loro e prepararsi a morire per loro. Essenzialmente, era l'unica persona sana che doveva vivere tra peccatori amareggiati e malati. L'emorroissa, il posseduto, il paralitico formano uno sfondo su cui la figura di Gesù – che è giovane, senza peccato e perfetta, ma già condannata a morte – si distingue molto chiaramente.
Non guarisce semplicemente le persone. Vede i loro pensieri (Mt 9, 4). La copertura che nasconde l'agitazione caotica e l'orrore del cuore umano, e che è impenetrabile a un occhio normale, è messa da parte da Gesù. E anche questa è una fonte di sofferenza per lui, un tipo di sofferenza che non possiamo comprendere. È una sofferenza che sarebbe insopportabile, se non amassi quelli i cui segreti ti vengono rivelati.
Quindi è molto solo, quest'uomo chiamato Gesù. "...spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini" (Fil 2,7). In tutto tranne che nel peccato, è diventato come noi fino a quando non ha compiuto la sua missione ed è ritornato da dove veniva. Sulla terra è molto solo. Le persone mangiano dalle sue mani e ricevono guarigione toccando i suoi vestiti; ma è ancora solo, anche se circondato dalle moltitudini. E anche questo è tormento.
Solo poche anime come Lazzaro consolano il nostro Signore con la loro semplicità e sincerità. Come Lazzaro, possono persino ricevere, come se fosse un titolo, il nome di "amico di Gesù". Nella casa di persone affettuose e desiderose come Marta, Maria e Lazzaro, Cristo può godere di un raro e prezioso momento di riposo. Potrebbe sembrare che gli apostoli che aveva scelto fossero più vicini a lui. Tuttavia, sono così terribilmente lontani dalla comprensione delle sue opinioni e della sua missione che in un'occasione egli ha dovuto dire a Pietro: "Lungi da me, satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini" (Mc 8,33). E questo è stato detto subito dopo il famoso annuncio di Gesù di Cristo come Cristo!
Salgono a Gerusalemme con lui, ma per via discutono su chi tra loro è il maggiore. Lui va lì per essere crocifisso, ma discutono della loro gloria. Il suo modo di pensare e il loro sono separati da un abisso, e non era questo di cui parlava Isaia? "Poiché come i cieli sono più alti della terra, così sono le mie vie più alte delle tue vie e i miei pensieri dei tuoi pensieri" (Is 55,9).
Siamo consapevoli di lui e lo ricordiamo come qualcuno che ci ama, motivo per cui siamo probabilmente pronti a immaginarlo sorridente e felice. Opuscoli e biglietti di auguri protestanti lo ritraggono esattamente così – come un amico sorridente, a noi ben noto, le cui braccia sono spalancate. Tuttavia, da un punto di vista storico, questo è completamente sbagliato. Nel caso di Gesù, essere amorevoli significa essere crocifissi.
"Amare", per quanto riguarda Cristo, non significa "sorridere felicemente", ma "essere macchiato di sangue, indebolito, appeso alla Croce con la testa chinata". I Vangeli non lo descrivono mai come "sorridente". Al contrario, menzionano la sua rabbia. Guarda i farisei con rabbia e afflizione per i loro cuori induriti. È arrabbiato quando gli apostoli proibiscono ai bambini di venire da lui. Lo zelo per la casa di Dio suscita in lui due volte la rabbia, e scaccia i commercianti fuori dal tempio. Si potrebbero citare altri esempi.
La rabbia è l'altra faccia dell'amore, o meglio una delle forme che l'amore assume. Colui che non è in grado di amare, non può nemmeno essere arrabbiato. Può essere irritato quando il suo orgoglio vanitoso è ferito, ma non è in grado di arrabbiarsi. È tollerante o, più precisamente, indifferente. In questo senso, Gesù è estremamente intollerante.
È veramente l'uomo più sorprendente. Tutta la storia che chiamiamo cristiana è piena, nelle sue parti migliori, di sforzi diretti a una comprensione genuina e profonda di lui. Ci sta cercando, ma tendiamo a dimenticarci di lui. Quando siamo felici, raramente abbiamo bisogno di lui. Ma quando siamo spaventati, angosciati o soli, solo allora diventiamo capaci di incontrarlo. Ecco perché, quando visse qui sulla terra, non aveva un posto dove sdraiare la testa; fu perseguitato, calunniato e diffamato più volte; visse sotto la minaccia della morte; ma alla fine fece ciò per cui era venuto: morire per i nostri peccati e risorgere.

lunedì 11 maggio 2020

Dal sito del nostro confratello Padre Ambrogio di Torino

La Chiesa ucraina cresce anche sotto le persecuzioni
 perché i fedeli cercano Dio, non la politica
 
Orthochristian.com, 8 maggio 2020

  


Nonostante la manipolazione dell'opinione pubblica da parte dei media e della precedente amministrazione presidenziale, la Chiesa ortodossa ucraina canonica continua a crescere ed espandersi perché i fedeli vanno in chiesa alla ricerca di Dio, non di idee politiche, come ha recentemente dichiarato alla televisione ucraina sua Eminenza il metropolita Antonij di Borispol' e Brovary, cancelliere della Chiesa ortodossa ucraina.
"In effetti, nonostante la pressione e la manipolazione della coscienza pubblica, la Chiesa ortodossa ucraina non si sta riducendo, anche considerando il sequestro delle nostre chiese e le ri-registrazioni; ogni anno cresciamo", ha spiegato il metropolita Antonij tramite il Centro informazioni della Chiesa ortodossa ucraina.
Alla fine dello scorso anno, è stato riferito che la Chiesa canonica ucraina sotto sua Beatitudine il metropolita Onufrij di Kiev e di Tutta l'Ucraina era cresciuta di circa 250 parrocchie e più di 100 monaci nel 2019.
"Questo significa che i fedeli comprendono perché vanno in chiesa. Non vanno in un ente politico; i fedeli cercano Dio e lo trovano nelle chiese vere, le chiese della Chiesa canonica. Questa apertura del popolo ucraino a Dio si traduce così attraverso l'apertura di nuove parrocchie", dice il metropolita Antonij.
Sotto Poroshenko, c'era l'ordine di non registrare nuove parrocchie della Chiesa ortodossa ucraina UOC, anche se questa situazione ha iniziato gradualmente a essere rettificate sotto il presidente Zelenskij. Tuttavia, anche sotto la precedente amministrazione, la Chiesa canonica cresceva ogni anno sia in numero di parrocchie che in numero di parrocchiani, ha osservato il metropolita Antonij.
"Se i fedeli non sono alla ricerca di un'idea politica, ma di Dio, arrivano in una vera chiesa dove Dio è presente", ha aggiunto.
Tuttavia, un certo numero di media e stazioni televisive continua a diffondere informazioni false e fuorvianti sulla canonica Chiesa ucraina. Anche se la Chiesa ortodossa ucraina è la più grande chiesa in Ucraina, le stazioni finanziate dai contribuenti si sono rifiutate di trasmettere le sue funzioni pasquali, ha osservato il cancelliere.
Tuttavia, sotto Zelenskij, non ci sono operazioni pianificate e sistematiche contro la Chiesa ortodossa ucraina, ha detto il metropolita Antonij, sebbene l'apparato e l'eredità di Poroshenko siano tenaci e molte persone stiano ancora tentando di distruggere la Chiesa.
"Le persone credono a ciò che vedono in TV. In precedenza, credevano a ciò che era scritto nei libri, ma ora credono a ciò che viene detto dagli schermi TV. Le persone che non sono profondamente radicate nella Chiesa valutano la vita attraverso il prisma di ciò che viene loro detto", ha lamentato sua Eminenza.