L'iconostasi non è solo un elemento
fondamentale dell'arredo di una chiesa ortodossa odierna: è anche un
piccolo compendio di verità di fede e di storia della salvezza cristiana
sotto forma di immagini. Pertanto ha un forte valore di testimonianza
di fede.
Negli ultimi decenni si sono moltiplicate
in Italia le iconostasi ortodosse, costruite secondo i più diversi usi
locali, con diversi materiali e tecniche, spesso rispondendo alle più
diverse esigenze di adattamento, e anche con diversi stadi di
complessità (dalle più semplici e provvisorie alle più elaborate), ma
tutte riflettono una profonda unità di fede nella diversità delle
ambientazioni.
Quello che vi presentiamo qui è un
viaggio di scoperta delle iconostasi ortodosse presenti in Italia
(includiamo anche esempi da Malta e da San Marino), antiche e nuove,
temporanee e definitive, di luoghi di culto dei quali per uniformità
indichiamo solo la località e la dedicazione della chiesa.
Come in tutti i viaggi, abbiamo dovuto seguire alcune regole per l'itinerario. Eccole qui, in breve:
1) L'ordine di presentazione dei locali
di culto è rigorosamente l'ordine alfabetico dei nomi di località, e
all'interno della stessa località, l'ordine alfabetico della
dedicazione. Che Dio ci scampi, in una descrizione così vasta e
complessa, dalla necessità di stabilire un ordine di priorità di un
luogo di culto su di un altro!
2) Laddove la cosa non è essenziale alla
comprensione di una determinata iconostasi, non ci siamo presi la briga
di specificare se questa appartiene a una parrocchia, a una cappella, a
un monastero o via dicendo. In alcuni casi, le iconostasi hanno avuto
una loro evoluzione da strutture temporanee a quelle più definitive, e
talvolta le iconostasi iniziali di una chiesa sono state "ereditate" da
un'altra.
3) Abbiamo preso liberamente esempi
disponibili in rete, oltre ad alcuni esempi di foto e cartoline che
avevamo a disposizione. La qualità e chiarezza delle immagini è spesso
disomogenea, così come il loro formato. Se siamo riusciti a far bene il
nostro lavoro, tuttavia, scoprirete che pur nelle loro diverse
tipologie, le iconostasi sono più armoniche tra loro di quanto non lo
siano le loro fotografie!
4) Ci siamo limitati alle iconostasi
ortodosse, pur consapevoli che in Italia ci sono esempi di iconostasi
delle Chiese cattoliche orientali, delle Chiese ortodosse
antico-orientali, e di diverse giurisdizioni non canoniche. Anche queste
meriterebbero un'analisi, ma la loro è una storia che dovrà essere
raccontata un'altra volta. Per il momento, vogliamo offrire oltre alla
testimonianza iconografica anche una testimonianza di unità
ecclesiologica: ovvero, un fedele ortodosso che può comunicarsi in una
di queste chiese è autorizzato a comunicarsi anche in tutte le altre,
senza eccezioni.
5) Di preferenza, abbiamo voluto usare
immagini con le chiese vuote. Questo non è perché non ci piaccia vedere
gente in chiesa (anzi, le iconostasi perdono senso, se non ci sono
fedeli che le osservano); piuttosto, è perché le foto con persone
davanti alle iconostasi non ci permettono di vederne appieno i dettagli.
Purtroppo, non è stato sempre possibile trovare immagini più sgombre, e
in loro assenza abbiamo fatto ricorso a immagini di momenti delle
funzioni, oppure con gruppi di persone in posa davanti alle iconostasi.
6) Laddove ci sembrava rilevante, abbiamo
aggiunto alcuni nostri commenti, senza alcuna pretesa generalizzata di
metterci a fare valutazioni teologiche o artistiche. Ovviamente,
offriamo maggiori dettagli delle iconostasi che conosciamo di più. Se ci
permettiamo di presentare un maggior numero di immagini e di commenti
sulla nostra parrocchia di san Massimo a Torino, non è per
auto-promozione, ma è perché si tratta dell'ambiente che conosciamo in
maggior dettaglio, e di cui possiamo spiegare i particolari con
cognizione di causa. Se pensate che nei nostri commenti abbiamo omesso
alcuni dettagli importanti... non ce ne vogliate. Possiamo osservare le
cose solo dal nostro limitato punto di vista.
7) Siamo consapevoli del fatto che la
maggior parte delle immagini è ospitata su siti istituzionali delle
diverse giurisdizioni ortodosse. Siamo particolarmente grati alla lista delle chiese e delle parrocchie della
Sacra Arcidiocesi d'Italia e di Malta, che ha fatto un lavoro
particolarmente puntiglioso e ammirevole nel provvedere adeguate
fotografie degli interni delle sue chiese, nonché all'almanacco della diocesi romena, strumento indispensabile per familiarizzarsi con il numero sempre crescente delle sue parrocchie.
Quello che per ora mancava è un colpo
d'occhio generale su TUTTE le iconostasi ortodosse, e speriamo che
questo nostro viaggio non sia altro che una premessa di uno studio più
attento e dettagliato.
8) Che cos'è un'iconostasi vera e propria, e che cosa non lo è? Di per sé, il termine iconostasi significa piedistallo delle icone,
per cui qualsiasi balaustra con un paio di icone appoggiate sopra, o
qualsiasi parete che abbia delle icone appese, potrebbe aspirare a
questa definizione. Notiamo però che molte ambientazioni provvisorie non
aggiungerebbero granché di sostanziale al nostro viaggio. Abbiamo
deciso arbitrariamente di includere un certo numero di luoghi di culto
con iconostasi di tipo minimale, laddove la loro particolare scelta ci
sembrava rilevante.
9) Occorre ricordare che questo è un
campo in continua crescita e trasformazione. Alcune delle iconostasi qui
descritte oggi non esistono più, e altre non ci saranno più in breve
tempo (per essere sostituite, ci auguriamo, da strutture più definitive e
ancor più significative). Forse qualcuno che segue questo viaggio
assieme a noi potrà trovare qualche idea o soluzione per i problemi
dell'allestimento dell'iconostasi nella propria stessa chiesa. Se non
fosse che per questo, il viaggio non sarà stato intrapreso invano.
A tutti, buon viaggio alla scoperta delle iconostasi ortodosse!
Alessandria – santi Varlaam e Parascheva
La struttura dell'iconostasi è stata
realizzata interamente in ferro battuto, la più imponente di questo
genere da noi vista in Italia. Purtroppo la foto è piuttosto scura, e
non ci dà la possibilità di apprezzarne appieno i dettagli (se ne
possono esaminare alcuni in corrispondenza della luce della finestra in
alto a sinistra).
Alghero (SS) – santa Barbara
L'iconostasi, che aveva un certo effetto
nella chiesa non ancora decorata, ha perso rilievo quando le pareti sono
state affrescate, fino a rimanere appena definibile. È stato tolto il
fregio superiore, verosimilmente per non ostruire la vista degli
affreschi.
Asolo (TV) – santo profeta Mosè
Una struttura bassa e semplice, che
riesce a spezzare il grigiore del locale con diversi elementi, anche di
decorazione folcloristica. Le icone sulle porte sante sono piuttosto
belle, ma purtroppo non si vedono nella foto.
Avezzano (AQ) – santi Epitteto e Astione
Con un artificio diffuso in molte
comunità ortodosse in Italia, soprattutto agli inizi, o quando non ci
sono i permessi di erigere una parete, sono stati utilizzati
provvisoriamente due elementi di proskynitaria parietali, di pregevole fattura.
Bari – cripta della basilica di san Nicola
Allestita negli anni dell'avvicinamento
ecumenico dopo il concilio Vaticano II, la cappella 'orientale' è stata
pensata come luogo di culto per i numerosi pellegrini ortodossi in
visita alla tomba di san Nicola, che si trova immediatamente alla sua
sinistra. Questa destinazione di servizio non le ha impedito di servire
per diversi anni come luogo di culto della parrocchia ortodossa romena a
Bari.
Bari – podvor'e di san Nicola
La chiesa superiore del podvor'e
(rappresentanza patriarcale) è studiata per accogliere un certo numero
di pellegrini. Durante le feste di san Nicola, si presta bene ad
allestimenti floreali, e a ricevere un flusso costante di pellegrini in
venerazione. Purtroppo, non abbiamo trovato in rete immagini della
chiesa inferiore, dedicata a san Spiridione.
Barletta – Madonna degli angeli
Un'iconostasi antica restaurata in modo
impeccabile, dall'intenso cromatismo, che risalta ancor di più sullo
sfondo bianco della chiesa non affrescata. Una delle particolarità è la
presenza di una sola porta laterale, quella destra, che raffigura san
Spiridione. Inoltre, ha rappresentazioni iconografiche negli spazi al di
sotto delle icone regali e negli elementi laterali del fregio, punti in
cui la presenza di icone è normalmente molto rara.
Bergamo – icona Vladimirskaja
L'iconostasi temporanea è realizzata con
elementi di grata di legno per i supporti delle icone, e di metallo
battuto per gli archetti sulle porte. L'aggiunta al di sotto delle icone
di tendaggi colorati dello stesso materiale dei paramenti è a nostro
parere una soluzione molto felice, che blocca la visione di alcuni
pannelli a grata che potrebbero dare un'immagine troppo simile a quella
di un gazebo da giardino, e al tempo stesso possono essere intonati alla
particolare stagione liturgica. Va aggiunto che questa è una chiesa
dove l'elemento cromatico deve essere trattato con estrema attenzione,
per la presenza di vetrate colorate di epoca post-Vaticano II, che non
solo proiettano luci sgradevoli e innaturali (è sufficiente vedere gli
aloni verdi nel santuario), ma che possono anche creare un contrasto
quanto mai spiacevole con le icone.
Biella – san Cipriano
Le decorazioni natalizie in questa foto
non ci permettono di valutare quanto questa iconostasi di legno semplice
e leggera, ma ricca di elementi iconografici, riesca ad armonizzarsi
con il resto dell’ambiente della chiesa.
Bivongi (RC) – san Giovanni il Mietitore
Le prime due foto mostrano le due fasi
dello sviluppo dell'iconostasi nella chiesa principale del monastero: da
una semplice struttura a griglia a una ricca iconostasi in legno
scolpito. La terza foto è quella dell'iconostasi interna nella cappella
dell'edificio monastico.
Bologna – san Basilio
Nel corso di oltre 40 anni di servizio,
la chiesa di san Basilio ha visto diverse fasi di crescita della sua
iconostasi, e un cambio di icone per ben due volte (le icone della prima
serie sono passate alla chiesa della Trasfigurazione a Genova, e oggi
sono state installate nuove icone regali). Alcuni dettagli
dell'iconostasi (come le porte laterali situate alle estremità) sono
adattamenti dovuti alla speciale conformazione del santuario, che ha una
mensa eucaristica in marmo di un'insolita larghezza.
Bologna – san Demetrio
Gli ampi spazi di doratura sulle icone e
sulle cornici delle porte sante, oltre ad alcuni inconsueti elementi di
decorazione scolpita, sono verosimilmente un tentativo di armonizzazione
con gli elementi decorativi preesistenti, oltre a creare un risalto
armonioso con gli affreschi interni. A quanto riusciamo a vedere, la
chiesa è l’unica in Italia ad avere nelle icone regali la tipologia di
Gesù il Buon Pastore.
Bologna – san Nicola
Da una leggera struttura in legno pendono
teli con riproduzioni plastificate di icone. Questa soluzione è stata
adottata anche in altre chiese in cui, per diverse ragioni, non era
possibile montare un'iconostasi più stabile.
Bolzano – fonte della guarigione
Un'iconostasi in legno scolpito con due caratteristiche insolite: due massicci proskinitaria
con piano inclinato proprio sotto alle icone regali, e una sporgenza a
baldacchino proprio sopra le porte sante. Spesso gli elementi aggettanti
creano nelle iconostasi un'impressione di volume, e conferiscono una
singolare gradevolezza all'insieme.
Brescia – gioia degli afflitti
Un'iconostasi a lungo attesa e per ora
ancora priva di icone dipinte, ma già pregevole a vedersi per l'eleganza
delle forme e l'armonia con gli elementi decorativi della chiesa.
Brescia – santi Costantino ed Elena
La copertura in velluto fa pensare a una
soluzione ancora temporanea, ma le icone sono già di un certo pregio, e
siamo certi che non sfigureranno nella stessa posizione, in una
struttura più stabile.
Brindisi – san Nicola
L'alta iconostasi è reminiscente di
quelle delle vicine Isole Ionie. Il problema dell'illuminazione nel
santuario (che spesso si pone con iconostasi così alte) è risolto
dall'ampia finestra sul lato destro.
Calascibetta (EN) – san Giovanni il Precursore
Iconostasi a uno stadio ancora piuttosto
rudimentale, con elementi che potevano essere meglio armonizzati, tra
cui l'apertura laterale squadrata, e il colore dello sfondo che poco si
adatta al cromatismo della chiesa (appena leggermente riallineato dal
colore delle guide sul pavimento).
Caltanissetta – san Calogero
Qui abbiamo invece l'opposto dell'esempio
precedente, con una voluta esagerazione degli elementi decorativi,
anche se nella chiesa sarebbero andati bene anche elementi più semplici.
L'aggiunta alle pareti di stasidia da coro in legno conferisce
un particolare aspetto monastico alla chiesa (il che non guasta, in una
chiesa il cui santo patrono ha un nome che significa 'monaco').
Canicattì (AG) – santa Filotea
L'iconostasi dalle linee molto sobrie ha
un aspetto severo. Non sappiamo giudicare se sia dovuto ai suoi tratti
di semplicità, oppure alla presenza di tendaggi di impronta quaresimale.
Carmagnola (TO) – santi Cosma e Damiano
Ancora un gioco di proskinitaria in legno, di tendaggi e di stendardi, qui comprensibili per non occultare l'ancor più ricca iconografia del fondo absidale.
Carrara – san Giovanni Crisostomo
Questo è l'unico esempio, tra gli oltre
centoquaranta da noi analizzati, che si discosta alla grande dai binari
dell'iconografia e della pietà ortodossa per dare spazio alla genialità
personale del suo pittore. Non obiettiamo che Sorin Dumitrescu sia un
grande artista contemporaneo, ma l'impressione generale che ci lascia
questa sua opera è che il suo posto ideale sia la parete di un museo di
arte moderna, e non quella di un santuario ortodosso.
Castelfranco Veneto (TV) – san Giacomo
Iconostasi minimale, con due elementi semplici che sostengono icone regali piuttosto ampie, e un elemento centrale di raccordo.
Castiglione delle Stiviere (MN) – san Giovanni Crisostomo
Un discreto equilibrio di semplicità e di
armonia di proporzioni, con le riproduzioni plastificate delle icone
degli arcangeli piuttosto inadatte a essere cucite sulle tende (sul
tessuto sarebbero state più adatte icone ricamate, oppure le stesse
riproduzioni sarebbero state più gradevoli una volta distese su un paio
di porte laterali leggere).
Castrovillari (CS) – san Giovanni di Kronstadt
Una delle poche iconostasi di cui si possono seguire in rete (sul blog Arberia ortodossa)
tutte le fasi di costruzione e di allestimento. Si notano elementi
tipici di diversi usi locali ortodossi. Il risultato è ancora
provvisorio, e attende sviluppi. L'unica icona dipinta, quella
dell'Annunciazione sulle porte sante, era stata sulla prima iconostasi
della nostra chiesa di san Massimo a Torino.
Catania – sant'Agata (I)
La parrocchia degli ortodossi romeni a
Catania, ospitata in una chiesa lunga e stretta, ha fatto una scelta di
visibilità: poche icone nella parte superiore (appena le 12 grandi
feste, disposte su due file di 6 icone, la Cena mistica e il
crocifisso), ma molto ampie e ben visibili da lontano. Le icone poste a
semicerchio davanti ai due archi del soffitto costituiscono un ideale
complemento.
Catania – sant'Agata (II)
Nella chiesa in cui gli ortodossi russi
celebrano a Catania non c'è invece il problema di visibilità presente
nella chiesa precedente, per cui le icone (sostanzialmente le stesse
presenti nell'altra parrocchia di sant'Agata, più il Mandylion) possono
essere di dimensioni più contenute.
Cerignola (FG) – san Potito
Oltre a una dedicazione insolita al santo
martire locale, l'iconostasi di Cerignola presenta anche alcuni
elementi insoliti in legno traforato. La sistemazione delle icone sembra
ancora provvisoria, per cui dobbiamo ancora aspettare di capire la
destinazione finale degli spazi sugli archi superiori.
Chianciano (SI) – san Giovanni Evangelista
L'iconostasi è completa nella sola fascia
inferiore. A giudicare dalle dimensioni e dalla complessità del lavoro,
l'effetto finale sarà indubbiamente imponente.
Chioggia (VE) – san Nicola
Pochi elementi, ma estremamente ampi
(inclusa la croce sulla sommità); la mancanza di ali laterali li fa
risaltare ancor di più, dando alla parte centrale un aspetto di una
certa leggerezza.
Civitavecchia (Roma) – Incontro del Signore
La sede della parrocchia romena di
Civitavecchia è stata ottenuta e restaurata con grandi sforzi. La chiesa
è spaziosa, ma molto lunga e stretta; è anche di altezza limitata, il
che esclude una sopraelevazione dell'area dell'altare. In tali
condizioni, in cui la maggioranza dei fedeli presenti in chiesa non è
neppure in grado di vedere l'iconostasi, quest’ultima rimane ancora al livello minimale di poche icone appese a una parete divisoria.
Como – Dormizione della Madre di Dio
Pochi elementi leggeri, adatti a una
sistemazione temporanea, raccordati da archetti semicircolari, come
nella parrocchia madre (quella di san Nicola a Lecco). Si nota anche un
gusto per l'armonizzazione cromatica, con le parti in legno della stessa
tonalità degli stalli da coro sui lati, e le dorature (anche sulle
riproduzioni di icone) che si fondono in quelle dell'altare maggiore.
Como – Santi Pietro e Paolo
La parrocchia ha avuto nei suoi anni di
formazione un'ospitalità presso la chiesa locale della metropolia di
Milano (unico caso in Italia, per quanto ne sappiamo, di ospitalità
concessa da ortodossi non canonici). La tipologia dell'iconostasi nella
chiesa in prestito non si discosta molto da quelle delle parrocchie
ortodosse di modeste dimensioni che si formavano negli anni precedenti
alle grandi immigrazioni di fine millennio. Con lo spostamento nella
nuova sede, una chiesa di dimensioni molto grandi, si è dovuta
improvvisare un'iconostasi temporanea (dopo anni in cui non ci si era
posti il problema, perché ce n'era già una disponibile): il risultato
pare un po' precario, ma sappiamo che è stato dato il permesso per la
costruzione di un'iconostasi fissa, e attendiamo fiduciosi buoni
risultati.
Cremona – Natività della Madre di Dio
Iconostasi di impianto molto semplice, ma
abbellita da diversi elementi decorativi, estesa in avanti nella parte
centrale (è un artificio che vediamo in diverse iconostasi in Italia,
usato per offrire uno spazio leggermente maggiore attorno alla mensa
dell'altare, e che come effetto collaterale crea anche una
sovrapposizione di insiemi non sgradevole a vedersi).
Fabriano (AN) – san Bartolomeo
In una chiesa barocca molto elaborata, in
cui verosimilmente manca qualsiasi permesso per sistemare
un'iconostasi, ne hanno creata una temporanea... usando diversi
stendardi processionali in fila. Anche se il risultato non arriva a
soddisfare la definizione di 'iconostasi', è d'obbligo un complimento
per una soluzione priva di conflitti.
Fano (PU) – santi Antonio, Teodoro e Tatiana
L'iconostasi occupa l'interno di un
santuario molto stretto, in una chiesa dall'insolita pianta ellittica.
Evidentemente non era possibile piazzare l'iconostasi appena al di fuori
della balaustra: purtroppo, ne risente la visibilità (per non parlare
della facilità di accesso) delle porte laterali. Si nota certamente un
tentativo di armonizzare l'iconostasi con gli elementi stilistici della
chiesa (anche se l'armonia dei cromatismi richiederebbe forse un
verdetto a parte).
Fidenza (PR) – santissima Trinità
La prima foto è di un periodo in cui la
chiesa soffriva di un divieto assoluto di ergere strutture
architettoniche, per quanto temporanee. C'era tuttavia il permesso di
usare delle tende, e il divieto è stato aggirato in modo geniale
tendendo un robusto filo metallico tra due anelli sulle pareti del
santuario, e appendendovi un'ampia iconostasi di velluto, usando come
icone riproduzioni su carta plastificata. In seguito, all'arrivo dei
permessi, è stata eretta un'iconostasi più stabile. Il colore rosa
intenso è reso un po' meno scioccante dai tendaggi rossi, e forse
dovrebbe essere esaminato nel suo contrasto con le pareti di mattoni a
vista della chiesa.
Firenze – Ascensione del Signore
Una comunità storica in cui è stata
installata in tempi relativamente recenti un'iconostasi molto elegante e
ampia, evidentemente studiata per non sacrificare la luminosità
naturale nella chiesa. Le colonne centrali rubano visibilità
all’insieme, ma sono state opportunamente armonizzate con la
sovrapposizione di due proskinitaria nello stesso stile di legno scolpito.
Firenze – Natività del Signore
Per apprezzare l'iconostasi marmorea di
quella che è stata considerata la più bella chiesa russa dell'Europa
occidentale, occorre vederla in un quadro d'insieme con i due cori
laterali, di fattura e decorazioni simili, e osservarla nel contesto
della cupola, che permette di comprendere la sua disposizione arretrata
nella navata absidale.
L'iconostasi della cripta, proveniente da una cappella privata, è altrettanto ben inserita nel contesto.
Francavilla Fontana (BR) – santa Protezione
Una delle più eleganti realizzazioni tra i
locali di culto in ambiente domestico (un ampio salone sotterraneo). La
fotografia risale a un periodo in cui era estremamente difficile
procurarsi icone dipinte su misura, per cui vediamo l'uso di
riproduzioni di icone antiche adattate alle dimensioni reali della
parete lignea.
Gallicianò (RC) – santa Maria di Grecia
Una struttura semplice, ma che riesce a richiamare l'ambiente di molte chiese rupestri del mondo ortodosso greco.
Genova – san Demetrio
Iconostasi lignea elegante, imponente e perfettamente incastonata nel contesto della chiesa.
Genova – san Nicola
L'iconostasi semplice, con pochi ma
eleganti elementi decorativi, va vista nel contesto di una delle più
straordinarie chiese ortodosse in Italia, dove si è riusciti a
trasformare un appartamento sfruttando al massimo ogni suo elemento e
particolarità, e realizzando un gioiello, soprattutto nell'iconografia
parietale.
Genova – Trasfigurazione
In una chiesa realizzata nei locali di un
lungo e stretto magazzino del vecchio porto, gli spazi hanno dovuto
essere sfruttati con precisione millimetrica. Si è dovuta sacrificare
una delle porte laterali (espediente usato in numerose chiese e cappelle
rupestri), ma al tempo stesso questo ha permesso lo spazio per icone
regali piuttosto ampie (sono quelle ereditate dalla chiesa di san
Basilio a Bologna). Ci scusiamo per la qualità della foto, che non
riesce a rendere la complessità e la ricchezza delle icone, e purtroppo
non permette la visione a porte sante aperte, che lasciano intravedere
un santuario con una splendida Platytera. Ci associamo ai commenti di quanti hanno definito questa chiesa "la grotta di Betlemme dell'Ortodossia in Italia".
Genzano (Roma) – santa Anastasia Romana
Iconostasi imponente, elegante e ben
posizionata, sia grazie alla sopraelevazione del presbiterio, sia per
l'effetto aggettante della parte centrale.
Giaveno (TO) – san Teotimo
In una chiesa neogotica caratterizzata da
decorazione parietale a bande orizzontali, l'ampia struttura estesa in
avanti sulla navata è realizzata proprio con pannelli di legno a motivi
orizzontali. Forse questo è uno dei rari casi in cui non avrebbe
sfigurato (o quanto meno, avrebbe armonizzato meglio con l'insieme della
chiesa) un'iconostasi con archi a sesto acuto.
Imola (BO) – santi Costantino ed Elena
Una combinazione essenziale di elementi
iconografici e decorativi, ben studiati per armonizzarsi con le linee,
il cromatismo e le pitture della chiesa barocca preesistente.
Ivrea (TO) – san Leonzio
Una grande abbondanza di componenti
pittoriche è stata incastonata in modo sapiente e armonioso con il resto
della chiesa. Notevole il risultato ottenuto con la giustapposizione di
elementi circolari, ellittici e ad arco.
Lecce – san Nicola
Per ora una struttura molto semplice e
lineare, ha tutte le potenzialità per svilupparsi in modo armonioso con
le linee eleganti e solide della chiesa.
Lecco – san Nicola
Un'iconostasi che merita una menzione di
merito per quella che è, a nostro modesto avviso, la più bella
iconostasi d'Italia per rapporto tra la semplicità ed essenzialità della
struttura e la ricchezza e bellezza delle icone dipinte. Se la cosa più
importante di un'iconostasi sono le icone, questa particolare
iconostasi ha fatto centro al cento per cento. Un unico neo: la
sistemazione dell'elemento aggettante centrale ha dovuto mantenere
diagonali i pannelli immediatamente contigui a quello centrale, invece
dei successivi pannelli con le porte laterali, per cui ci si trova con
le icone regali messe per traverso. Ci auguriamo che con qualche
successiva risistemazione si possa risolvere anche questo problema.
Limbiate (MB) – santi Bretanione e Parascheva
In una chiesa di grandi dimensioni, è
stata realizzata una parete divisoria sulla quale per ora appaiono
appena sovrapposti elementi di legno scolpito, tra cui porte e proskinitaria con icone. Tutto fa presagire che una struttura di iconostasi più complessa sia in preparazione.
Lodi – santi Tre Ierarchi
L'iconostasi, ricca ed elegante, sembra
inserirsi in modo perfetto nel locale, nonostante l’evidente
dissimmetria. La trasformazione delle colonne centrali in altrettanti proskinitaria sembra una soluzione particolarmente ingegnosa e felice.
Lucca – sant'Antonio il Grande
Ogni discorso sull'iconostasi (di per sé
molto bella e imponente) di questa chiesa sarebbe riduttivo se non
inserito nel contesto della sua splendida iconografia parietale, che ne
fa una delle più belle chiese d'Italia, in assoluto. Ci piange il cuore a
non aver trovato in rete immagini più nitide di questo gioiello.
Lunghezza (Roma) – san Giovanni il Digiunatore
Una semplice parete divisoria, con le
porte già installate: qui la vediamo quasi del tutto spoglia, ma
speriamo che possa essere arricchita quanto prima da una decorosa
iconostasi.
Malta – Natività di san Giovanni Battista
Vedendo questa foto, ci sembra di essere
in una situazione surreale: come può una parrocchia formatasi nel 2014
avere un'iconostasi tanto elegante e storica nella sua fase iniziale? La
risposta al dilemma è semplice: la parrocchia ortodossa romena è
ospitata presso la chiesa greco-cattolica della Madonna di Damasco. Ci
complimentiamo con i suoi fedeli, ai quali è stata risparmiata la fatica
di costruire da zero la propria iconostasi, e ci auguriamo che questo
aiuti uno sviluppo più sereno di un loro luogo di culto.
Malta – san Giorgio
La cattedrale greco-ortodossa a La
Valletta ha una partizione a colonne tra la navata e il santuario: il
risultato è indubbiamente elegante, ma lascia poco spazio per
un'eventuale iconostasi. Le icone sono sistemate sulle pareti
circostanti.
Marrubiu (OR) – perpetuo soccorso
Una delle iconostasi in Italia (e forse
nel mondo) più ricche di elementi decorativi. L'unico rimpianto è che,
con una superficie di parete tanto vasta e alta, non si sia potuto
sistemare qualche ulteriore ordine di icone.
Merano (BZ) – san Nicola
Una storica iconostasi russa del XIX
secolo, in cui gli elementi iconografici e decorativi sono condivisi
armoniosamente con i due cori laterali.
Messina – san Nicola
Un aspetto estremamente curioso
dell'ospitalità di una comunità ortodossa in una chiesa evangelica. Al
di là del lodevole gesto di accoglienza, si nota che il contrasto degli
elementi tipici delle due chiese non potrebbe essere più stridente.
Milano - Annunciazione
La più antica chiesa ortodossa ancora in
funzione a Milano presenta numerosi esempi di iconografia e decorazione
di origine greca; è l'unico esempio in Italia in cui abbiamo visto
colonne di iconostasi con capitelli ionici.
Milano – inno Acatisto
Nella nuova chiesa ortodossa greca a
Milano, verosimilmente a causa di vincoli architettonici, si è fatto
ricorso a un'iconostasi minimale, con ampie icone che formano proskinitaria sottili.
Milano – Pentecoste
Una delle più imponenti iconostasi in
legno intagliato, elegantemente sistemata nel contesto della chiesa di
Santa Maria della Vittoria a Milano. Non siamo rimasti molto convinti
dall'icona di sant'Ambrogio in paramenti medioevali (soprattutto in
presenza di iconografie di sant'Ambrogio ben più antiche, e a lui quasi
coeve), ma questo non è che un dettaglio di gusti personali.
Milano – sant'Ambrogio
L'iconostasi proveniente dal convento di
Novodevich a Mosca è stata la prima iconostasi provvisoria della chiesa
di santa Caterina a Roma, prima di essere portata a Milano, dove non
poteva essere più adatta di così, per dimensioni, linee e ambientazione.
Milano – santi Sergio e Serafino
La prima sede della parrocchia (in una casa privata) aveva un'iconostasi semplice ma gradevole, con una particolarità: tutte
le icone (ad eccezione di quelle delle dodici grandi feste, che erano
riproduzioni del Dodecaorto di Fotis Kontoglou) erano dipinte dal
parroco.
Nella successiva sede, si è affrontato il
problema di conciliare le esigenze di un'iconostasi ortodossa con il
vincolo architettonico della visibilità dell'affresco absidale. Si è
giunti a una soluzione con un'iconostasi in ferro battuto, che permette
la massima visibilità attraverso l'ampia apertura centrale, e al
contempo dona un particolare risalto al numero selezionato di icone
presenti sulla struttura.
Milano – santi Silvano e Benedetto
La prima sede della parrocchia dei santi
Sergio e Serafino è stata nuovamente allestita come cappella, dedicata
ai santi Silvano e Benedetto, e fornita di un'iconostasi con nuove
icone.
Modena – tutti i Santi
L'iconostasi in gesso è un piccolo
gioiello, che risalta ancor di più in una cappella completamente
affrescata. L'insieme iconografico della chiesa, estremamente omogeneo
per stile (è uno dei rarissimi casi in cui sia le icone dell'iconostasi
sia quelle alle pareti sono dello stesso autore), ma incredibilmente
vasto per soggetti di vari paesi, è non solo un capolavoro, ma anche un
paradigma dell'internazionalità dell'Ortodossia in Italia. Ci dispiace
di non poter contare su un'immagine di miglior qualità. L'icona della
Madre di Dio sull'iconostasi è dipinta sul modello della Modenskaja, un'icona che negli ultimi secoli ha costituito un forte legame ideale tra Modena e la Russia.
Moncalieri (TO) – santi 40 Martiri
La chiesa lignea recentemente edificata a
Moncalieri, nello stile architettonico del 'gotico del Maramureș', ha
un'iconostasi con uno stile pittorico assolutamente singolare, ma a
differenza dello stile dell'iconostasi della chiesa di san Giovanni
Crisostomo a Carrara, si tratta di uno stile pittorico genuinamente
popolare, e per quanto possa sembrare insolito, molto più ortodosso.
Mondovì (CN) – san Giovanni di Suceava
Fin dall'ingresso in questo locale, la
comunità ha dovuto convivere con un elemento architettonico di grande
disturbo: un pilastro di cemento proprio in mezzo alla sala e proprio
davanti alle porte sante. La foto testimonia i tentativi di nascondere
il pilastro, cercando di utilizzare elementi da proskinitarion,
l'icona della Cena Mistica che abitualmente si mette sopra alle porte
sante, e la grande riproduzione dell'icona del Pantocratore che era
stata sopra all'iconostasi della nostra parrocchia a Torino.
Montaner (TV) – santa Barbara
Iconostasi pregevole per elementi
pittorici, decorazione e armonizzazione con gli affreschi circostanti.
Peccato che non si sia potuto ricavare un posto per un'icona patronale.
Dopo il recente incendio nella chiesa (che grazie a Dio non ha intaccato
le icone) potremo assistere a una risistemazione generale di questi
elementi.
Montecatini (PT) – santa Pelagia
Elementi decorativi semplici, come le
cornici delle icone e il fregio superiore, oltre a una disposizione
garbata e armoniosa, creano un effetto di antichità in un locale di per
sé piuttosto pesantemente squadrato e per nulla elegante.
Montecorvino Rovella (SA) – santi Cosma e Damiano
Un'iconostasi semplice, arricchita di spessore dai bordi dorati attorno alle porte e sulla sommità.
Monza – tutti i Santi
In una chiesa dall'ampio nartece esterno,
ma dal limitato spazio interno, era necessario trovare una soluzione
che limitasse il più possibile lo spazio attorno all'altare. Questa
soluzione è stata la creazione di un'iconostasi 'a scatola', con le
porte diaconali sui lati. La soluzione si può apprezzare meglio
attraverso la foto panoramica.
Musadino (VA) – icona Blagoukhannyj tsvet
La cappella dell'eremo è stata realizzata
suddividendo una stanza che (nemmeno a farlo apposta) aveva il soffitto
con la volta a croce, e applicando riproduzioni di icone
sull'iconostasi, sulle pareti e sul soffitto.
Napoli – sant'Andrea
L'iconostasi barocca si armonizza bene
con l'interno della chiesa. Anche se alcuni possono considerarla
manieristica e preferirle uno stile più tradizionalmente ortodosso,
bisogna stare attenti a creare ibridi con elementi barocchi.
Napoli – santi Pietro e Paolo
L'iconostasi della storica chiesa greca
di Napoli è molto maestosa e solenne, e perfettamente inquadrata nel
contesto della chiesa.
Oderzo (TV) – santa Irina
Iconostasi ampia e con elementi
decorativi gradevoli; le icone sembrano un po' perse negli spazi, ma
immaginiamo che in questa sistemazione siano ancora provvisorie.
Orvieto (TR) – san Nicola
Una soluzione minimalista, fatta con elementi di proskinitaria verticali collegati a mo' di paravento, che lascia una piena visibilità sul ciborio centrale.
Padova – Natività della Madre di Dio
Un'iconostasi ben bilanciata tra elementi
iconografici e decorativi. Il leggero prolungamento in avanti non è
tanto funzionale ad avere più spazio attorno all'altare (il santuario è
infatti abbastanza lungo), quanto piuttosto a permettere il giusto
spazio alle icone delle dodici grandi feste.
Padova – santa Parascheva
Iconostasi bassa e ampia, riccamente scolpita, con elementi di proskinitaria coordinati.
Padova – santi Pietro e Paolo
Un'iconostasi su cui vediamo tende davanti
a tutte le porte e, particolarità unica in Italia, un'icona patronale
circolare (un modello che si adatta di solito ai medaglioni dipinti a
parete).
Palermo – san Marco di Efeso
L'iconostasi ospita i ripidia (che
abitualmente sono conservati dietro alla santa mensa, o ai lati del
trono) e poiché le porte laterali sono costituite da tende, le icone
degli arcangeli sono poste ai loro fianchi.
Parma – san Nettario
L'iconostasi è limitata all'essenziale
(due pannelli con icone duplici, e tende), mentre invece le pareti sono
ricche di elementi iconografici.
Pavia – sant'Ambrogio
I larghi elementi di colonna conferiscono all'insieme un aspetto di grande solidità.
Perugia – san Gerasimo
Iconostasi minimale, con pannelli di balaustra in legno e icone di grandi dimensioni.
Pesaro – san Giovanni di Prislop
Se lo spazio del santuario coincide con
l'arco interno (come può sembrare dalle dimensioni contenute delle
porte, con spazi alquanto stretti per le icone regali) allora
l'estensione dell'iconostasi all'arco esterno è un artificio davvero
geniale, che ha guadagnato all'iconostasi tutto lo spazio della corona
dell'arco esterno per le icone della Trinità e degli apostoli. Quanto
alle nicchie laterali, se si dovevano proprio coprire le statue per
mezzo di icone, troviamo che sarebbe stato più corretto coprirle
interamente, e non solo per metà.
Pesaro – santa Protezione
Uno dei rari casi in cui gli elementi
aggettanti non sono quelli centrali, con le porte sante, ma piuttosto
quelli laterali (cosa che non nuoce comunque allo sguardo d'insieme). È
anche piuttosto infrequente (e leggermente irrispettoso) che
l'Annunciazione sulle porte sante sia ottenuta dividendo in due una
singola icona, con il triste effetto di tagliare in due la mano
dell'arcangelo.
Pescara – Natività della Madre di Dio
Singolare adattamento di un salone con
una marcata asimmetria e un'illuminazione alquanto irregolare. Lodevole
il tentativo di mantenere un'armonia cromatica attraverso l'uso di
sfumature di bianco e azzurro chiaro.
Pescara – santi Simeone e Anna
L'unico caso in Italia in cui le icone
sono proiettate sulla parete di fondo durante le funzioni, con la stessa
tecnica con cui sono presentate durante gli incontri di catechismo
quando il salone in cui si celebra è usato come scuola. Ovviamente si
tratta di una soluzione temporanea, ma conoscendo e apprezzando la
propensione di padre Alin Iarca per il catechismo, non possiamo che
fargli i complimenti per aver saputo focalizzare l'attenzione dei fedeli
su una buona iconografia ortodossa in quello che altrimenti sarebbe
risultato un ambiente un po' squallido.
Piacenza – santi tre ierarchi
Una soluzione che dovrebbe essere presa
in considerazione da chiunque si trovi in una chiesa temporanea, povera o
con vincoli di edificazione di iconostasi. I pannelli di questa
iconostasi, che appaiono elaborati e complessi, sono in realtà molto
leggeri (laminato plastico), facili da montare e smontare, eleganti
nella loro essenzialità e – ultimo ma non da meno – estremamente
economici. Sono anche personalizzabili: le icone regali, quelle degli
arcangeli e delle feste che vedete qui sono le stesse che abbiamo
richiesto anche noi a Torino (con un'iconostasi di tutt'altra fattura)
quando abbiamo avuto bisogno di riproduzioni temporanee. Pur nella loro
leggerezza (li possiamo paragonare alle lastre di polistirolo delle
imbottiture) sono abbastanza robusti, come si vede nella foto, da
reggere lampade e sistemi di cardini e di chiusure delle porte. La loro
possibilità di impiego per usi estemporanei (incluse le celebrazioni
all'aperto) è davvero senza limiti.
Pinerolo (TO) – Santo Stefano il Grande
Vediamo diversi casi in cui pannelli con
icone sono usati per creare un'iconostasi temporanea, ma quello di
Pinerolo è l'unico caso in cui abbiamo visto usare l’Epitaffio (o
Sindone) del Signore e quello della Madre di Dio per delimitare lo
spazio dell'altare.
Pistoia – Natività della Madre di Dio
L'iconostasi a paravento viene dagli anni
in cui era richiesta con una certa frequenza la sua rimozione per la
celebrazione di funzioni cattoliche nella chiesa. Nonostante le sue
dimensioni, è stata studiata apposta per essere montata e smontata
facilmente (in caso di necessità, anche da una singola persona), e per
essere ripiegata in uno spazio minimale. Le icone regali e laterali
possono sembrare un po' troppo sottili: in effetti, erano state
originariamente pensate per gli spazi ben più stretti e alti della
nostra parrocchia a Torino.
Pomezia (Roma) – san Sebastiano
L'iconostasi della chiesa di Pomezia si
distingue in vari modi dai modelli prevalenti nella diocesi romena; le
sue particolarità danno a questa chiesa un aspetto molto elegante,
sobrio e luminoso.
Porretta Terme (BO) – santa Barbara
La struttura dell'iconostasi racchiude e
circonda la conca absidale centrale. Il fatto che le luci absidali siano
rimaste incluse all'interno di questa struttura farà sì che dopo il
montaggio delle icone questo sarà uno degli altari ortodossi più
illuminati in Italia.
Portogruaro (VE) – san Sava il Santificato
Iconostasi elegante, ampia, ricca di dettagli e di cromatismi.
Quartu Sant'Elena (CA) – san Giuda Taddeo
Questo è uno dei rari casi in cui la
parete divisoria che funge da iconostasi ha subito nel tempo modifiche
strutturali (in questo caso, per accomodare la forma delle nuove porte)
Ravenna – santa Protezione
Su un insolito sfondo azzurro, vediamo
una combinazione di icone e di elementi decorativi di un certo pregio.
In particolare, viste le difficoltà di riprodurre dignitosamente la Vladimirskaja,
dobbiamo convenire che – almeno da lontano – l'icona regale che ne
segue fedelmente la tipologia è tra le riproduzioni meglio riuscite.
Reggio Calabria – san Gregorio Decapolita
Un'iconostasi semplice e leggera, di
aspetto gradevole, ma con un archetto centrale tanto sottile da lasciar
intravedere la bacchetta della tenda.
Reggio Calabria – santi Pietro e Paolo
In una chiesa costruita secondo i criteri
architettonici ortodossi greci, l'iconostasi in legno intagliato si
adatta alla perfezione, e si estende sulle tre absidi. Davvero imponente
la parte centrale.
Reggio Emilia – san Giobbe di Pochaev
Gli elementi costitutivi dell'iconostasi
ci sono tutti, ma non sembra che sia stato fatto un grande sforzo per
armonizzare o inserire l'iconostasi nel contesto della chiesa.
Reggio Emilia – san Spiridione
Purtroppo non abbiamo trovato fotografie
con una migliore luminosità o maggiori dettagli, ma già vediamo più
attenzione all'integrazione nell'ambiente rispetto al caso precedente.
Gli archetti sulla sommità rispecchiano un poco le nicchie presenti
nella chiesa. Per farci un'idea definitiva, dovremo comunque attendere
il completamento delle icone.
Revello (CN) – san Basilio
Un'iconostasi semplice ed essenziale in
una cappella di piccole dimensioni. A differenza di quanto avevamo
notato nella chiesa della santa Protezione a Pesaro, la figura completa
dell'Annunciazione sulle porte sante qui è realizzata dipingendola su
due pannelli separati, e non, come nel caso precedente, tagliando in due
una riproduzione preesistente.
Rimini – Ingresso al tempio
Una delle icone più riccamente decorate
di motivi ornamentali, si inserisce in modo eccellente nel contesto di
una chiesa completamente dipinta.
Rimini – san Nicola
In realtà si tratta di una cappella
laterale di una chiesa cattolica: l’ingresso alla cappella è stato
decorato da una struttura di iconostasi completa di tende, per
facilitare le Liturgie per i pellegrini ortodossi che vengono a venerare
la reliquia del braccio di san Nicola.
Roma – Dormizione della Madre di Dio
In quanto cappella della residenza
episcopale, si potrebbe pensare che la struttura dell'iconostasi sia un
po' troppo minimalista, ma va tenuto conto che la cappella è frequentata
da un gran numero di preti, diaconi e servitori d'altare, soprattutto
in occasione di riunioni e raduni del clero. Questa struttura aperta e
semplice permette la massima elasticità nel caso di concelebrazioni
molto affollate, pur senza rinunciare all'eleganza e alla dignità.
Roma, Prima Porta – Ingresso al tempio
Un'iconostasi curata e pregiata, per un
locale di culto molto moderno e dalle linee squadrate. Un ulteriore
abbellimento del locale è dato da ampie riproduzioni di icone disposte
tutt'intorno sulle pareti, in file continue.
Roma – san Nicola
L'iconostasi è adattata al salone di un
palazzo nobiliare romano. È quasi un peccato che le porte sante non
siano aperte nell’immagine, perché l'abside a mosaico (di cui si
intravede appena la sommità) è davvero magnifica.
Roma – san Teodoro
Un'iconostasi essenziale, elegante, armoniosa con il resto della chiesa. Le porte diaconali sono sui lati.
Roma – sant'Andrea
La più antica chiesa greca ancora in funzione a Roma. Di dimensioni contenute, ma dall'iconostasi molto elaborata.
Roma – santa Caterina (chiesa superiore)
Un'iconostasi in marmo con icone di gran
pregio. Di recente la chiesa è stata affrescata, portando le parti
marmoree dell'iconostasi a risaltare ancora di più. Tecnicamente, non si
trova in Italia (è sul suolo extraterritoriale dell'ambasciata russa).
Roma – santa Caterina (cripta)
Iconostasi con rivestimenti in
porcellana, caso unico – per quanto ne sappiamo – tra quelli qui
analizzati. Ha di fronte uno dei più pratici battisteri a immersione per
adulti.
Roma – santa Croce
L'iconostasi in legno scolpito ospita alcune delle più grandi icone della sua tipologia.
Roma – santa Protezione
Anche qui si è scelto o si è dovuto scegliere di usare come iconostasi due elementi di proskinitaria
verticali, ma il loro aspetto modernizzante e cromato ci lascia un po'
interdetti. Troviamo interessante invece l'uso di lampade a stelo al
posto di quelle pensili, una soluzione in questo caso più
giustificabile.
Roma – santo protomartire Stefano
L'iconostasi ha linee sobrie e icone interessanti, con un mix armonico di elementi tondeggianti e quadrati. Le tende davanti
alle porte sante (particolare comune alla chiesa dei santi Pietro e
Paolo a Padova) ci sembrano fuori luogo, a differenza di quelle sulle
aperture laterali, prive di porte.
Rovereto (TN) – santa Ksenija
Iconostasi più che adeguata per il suo
scopo, anche se crea un effetto cromatico dissonante, non
sufficientemente smorzato dalla presenza di teli e drappi bianchi.
Saluzzo (CN) – san Giuda Taddeo
Iconostasi di una cappella privata, non
più esistente (alcuni elementi lignei sono passati alla prima iconostasi
della cappella di sant'Anastasia a Torino), testimonia il grado di
amore e di cura nella realizzazione di un'iconostasi anche in ambiente
domestico.
San Giovanni Valdarno (AR) – san Teodosio di Brazi
Iconostasi ricca e complessa, ben
adattata alla chiesa, anche se forse sarebbe stato un po' più armonico
un elemento più arrotondato sulla sommità al centro.
San Marino – san Michele Arcangelo
Per ora l'unica iconostasi ortodossa nella Repubblica di San Marino, ha una struttura semplice ed essenziale.
Sanremo (IM) – santi Cirillo e Metodio
Iconostasi ampia e imponente con icone
belle e luminose, e un'insolita serie di icone dei santi apostoli in
dimensioni crescenti verso il centro.
Sanremo (IM) – Cristo Salvatore
I lavori nella chiesa, interrotti dalla
rivoluzione russa, sono proceduti in modo lento ma graduale, prima con
la sopraelevazione dell'iconostasi, e quindi con la cornice degli
affreschi sulla facciata, realizzando un'opera di grande pregio.
Santa Lucia del Mela (ME) – Presentazione al Tempio
L'iconostasi dell'eremo messinese, con
icone regali molto ampie, racchiude un santuario posto curiosamente
nella parte più bassa della cappella.
Schiavonea (Corigliano Calabro – CS) – san Fantino il Nuovo
Evoluzione di un'iconostasi da una
semplice parete di legno con porte a una struttura dotata di un
elaborato schema di decorazioni.
Seminara (RC) – santi Elia e Filareto
Iconostasi molto elegante e minuta, a una sola porta laterale, ben inserita nel complesso degli affreschi del monastero.
Siena – santa Anastasia Romana
Nell'iconostasi minimale fatta con icone
fissate sopra la balaustra, l'icona della Cena Mistica costituisce
l'elemento di arcata superiore e di raccordo con le icone regali,
permettendo l'installazione della tenda centrale.
Siracusa – santa Lucia
Si nota un tentativo di riprendere le
volute barocche nelle linee dell'iconostasi, anche se il risultato
finale è ancora piuttosto disomogeneo dall'insieme della chiesa. L'ampia
icona della Madre di Dio, se non ci sbagliamo, dovrebbe essere sul
modello della Pantanassa (Regina del mondo): ci dispiace non poterla ammirare meglio nella foto.
Susa (TO) – san Niceta di Remesiana
Supporto semplice in legno, con icone
ampie e luminose; non dovrebbe essere difficile togliergli l'aspetto un
po' precario con decorazioni intonate all'interno della chiesa.
Taranto – santi Cosma e Damiano
La realizzazione dell'iconostasi è stata
una sfida alle dimensioni minuscole dell'area dell'altare. Sembra che la
sfida sia stata vinta con un certo garbo e armonia.
Torino – Natività di San Giovanni Battista
La realizzazione di questa iconostasi ha
dimostrato come sia possibile avere icone di grandi dimensioni anche
sulle porte diaconali, create con un telaio leggero rivestito di stoffa.
Torino – san Massimo
Ci soffermiamo un poco sull'evoluzione
delle iconostasi nella nostra chiesa. Quando nel 1997 la nostra comunità
ha avuto il suo primo luogo di culto in un locale privato, abbiamo
sistemato un'iconostasi, sorretta da una barra metallica fissata a
pressione ai muri (un'opzione da tenere in considerazione quando per
qualche ragione non si possono piantare chiodi nelle pareti). La prima
foto non mostra ancora il completamento, quando abbiamo ricoperto le
estremità della barra con pannelli in legno a cui abbiamo fissato delle
tende. Quando nel 2001 la comunità è stata ospitata nella sede attuale,
abbiamo costruito un'iconostasi del genere "a scatola", sul fondo della
navata orientale (la nostra chiesa ha la pianta a croce), usando come
icone regali le prime icone della parrocchia di Tutti i Santi a Modena.
La facciata dell’iconostasi è stata quindi fatta avanzare sulla parte
centrale della chiesa, racchiudendo l'intera navata orientale come
santuario. Nel 2006 è stata quindi montata la struttura lignea
dell'iconostasi definitiva, realizzata da un laboratorio di falegnameria
locale (le dimensioni della torre centrale della chiesa hanno permesso
uno sviluppo in altezza nello stile delle iconostasi russe). Sono state
sistemate riproduzioni di icone su carta, oggi disponibili con una certa
facilità in Russia, e quindi sono state gradualmente dipinte tutte le
icone (lavoro realizzato interamente all'interno della parrocchia).
Laddove si è dovuto scegliere una lingua, le scritte di tutte le icone
sull'iconostasi, così come delle icone parietali, sono state fatte in
italiano.
Torino – santa Anastasia di Sirmio
La particolarità della cappella laterale
della nostra chiesa è di non avere un santuario; perciò, le sue
iconostasi (quella lignea del 2004 e quella in cartongesso installata
nel 2010) sono appoggiate direttamente alla parete, in modo non
dissimile da quelle dei Vecchi Credenti "senza preti". Poiché nella
cappella si celebrano principalmente battesimi e offici lettorali,
comunque, l'assenza del santuario non crea particolari problemi. Al
contrario, l'iconostasi crea immediatamente un'atmosfera di preghiera
anche in un luogo in cui non si celebra la Liturgia. Nella seconda
iconostasi, hanno trovato un posto le riproduzioni di icone che erano
state sistemate temporaneamente sull'iconostasi principale, in attesa
dell'arrivo delle icone dipinte.
Torino – santa Croce
La parrocchia di Santa Croce, fin dai
suoi inizi, si è trovata in una situazione simile alla nostra: avendo la
chiesa principale in restauro, ha dovuto tenere le funzioni nel coro
sul retro, e ha scelto quindi di installare un'iconostasi "a scatola",
come nella nostra prima soluzione, per economizzare lo spazio in vista
della partecipazione di un gran numero di fedeli. Tuttavia, invece di
far avanzare la parte centrale con le porte sante, ha preferito far
avanzare le parti laterali, realizzandovi spazi di deposito per
paramenti e altri oggetti. Recentemente, la struttura è stata sostituita
con un'altra di impianto simile, ma con più ordini di icone, e
realizzata in legno intagliato (ci scusiamo per la bassa risoluzione
dell'immagine). Quanto alla struttura precedente, è stata trasportata e
sistemata presso la parrocchia di san Matteo a Ciriè (TO).
Torino – santa Parascheva
La più antica delle iconostasi ortodosse
tuttora esistenti a Torino, e una delle prime portate in Italia dalla
Romania. Ha servito come modello per molti altri esempi di iconostasi,
ed è caratterizzata da una grande eleganza e armonia di stile. In
seguito è stata arretrata dietro le colonne che si intravedono nella
foto, e le due ali superiori, con le icone dei santi profeti, sono state
sistemate sulla balaustra del coro all'ingresso. Questo ha permesso una
migliore visibilità delle pitture murali nell'area dell'altare.
Trieste – san Nicolò
L'iconostasi ha icone di gran pregio, che
rischiano di essere trascurate a causa della grande quantità di
elementi decorativi e dalla profusione di candelabri e proskinitaria, che riflettono i loro bagliori sul pavimento più lucido di tutto il mondo ortodosso in Italia.
Trieste – san Spiridione
Anche qui gli alti candelabri sottraggono
qualcosa alla vista d'insieme dell'iconostasi, che è meglio inquadrata
nel contesto della conca absidale.
Udine – san Basilio
Elegante iconostasi lignea, con la particolarità piuttosto insolita di avere le icone laterali più grandi delle icone regali.
Urbino – santi Sergio e Bacco
Iconostasi realizzata affrescando il
precedente muro di partizione tra la navata e il santuario, e
posizionando tende sulle aperture. Una soluzione tutt’altro che
sgradevole, anche se le dimensioni della 'porta' centrale rimangono
esagerate.
Varese – santi Cipriano e Giustina
È stato creato un vero e proprio
'muretto' davanti al santuario, con uno spazio di nicchia che accomoda
le icone. L'illuminazione elettrica contribuisce sicuramente a una loro
maggiore visibilità, anche se lascia una certa nostalgia delle lampade
votive...
Venezia – Mirofore
L'iconostasi è stata mantenuta bassa ed essenziale, ma con icone di pregio, inclusa una delle copie 'ben riuscite' della Vladimirskaja, di cui abbiamo già fatto un cenno a proposito della parrocchia della santa Protezione a Ravenna
.
Venezia – san Giorgio dei greci
La più storica delle iconostasi ortodosse
in Italia ha molti e complessi aspetti che qui sarebbe lungo elencare, e
che si trovano in presentazioni più accurate e specialistiche. Vale la
pena notare che quest'iconostasi è servita come modello per diverse
soluzioni iconografiche di chiese più recenti. Per non osservare che un
solo esempio, confrontate come la straordinaria Annunciazione nella
lunetta superiore è stata ripresa da diverse chiese (Montaner, Rimini,
Seminara...) dell'arcidiocesi che fa capo a questa cattedrale.
Venezia – santa Lucia
Due caratteristiche singolari
dell'iconostasi della chiesa di santa Lucia sono le ali molto larghe
racchiuse da semplici tende, ma sormontate da un elaborato fregio in
legno scolpito, e la disposizione dei medaglioni con le icone degli
apostoli in una corona circolare accanto all'icona del Mandylion.
Verbania – san Luca
L'iconostasi non è solo maestosa, ma
anche perfettamente inserita (anche cromaticamente) nel contesto della
chiesa. Si può vedere sugli analoghia di legno intagliato un
particolare curioso e commovente: icone da venerazione poste ad altezza
di bambino, testimonianza dell'attenzione del parroco e della sua cura
pastorale per i più piccoli.
Le foto sono state scattate in occasione
di una concelebrazione di preti dei patriarcati di Mosca, Romania e
Costantinopoli: un evento che ci piacerebbe veder accadere in più chiese
in Italia.
Verona – san Nicola
Iconostasi semplice e lineare, ma con icone di grande bellezza. Dispiace l'assenza in rete di foto più professionali.
Verona – sant'Elia
Una soluzione con struttura bassa, grandi
icone e tende, necessaria nelle chiese dove è richiesta la visibilità
di grandi pale d'altare.
Verona – sante Sofia, Fede, Speranza e Carità
Due soluzioni successive per adattare un'iconostasi a un locale dall'aspetto di salone solenne.
Vicenza – san Giorgio
Per uno spazio di santuario piuttosto ristretto, due larghi proskinitaria con le icone regali sono più che sufficienti.
Vigevano (PV) – san Giacomo
La struttura lignea è semplice, con le
forme delle icone molto uniformi tra loro. A giudicare dalle due icone
delle grandi feste già installate, si tratterà di icone già realizzate
con la sommità ad arco, piuttosto che di icone rettangolari adattate
all'interno di una cornice arcuata.
Viterbo – san Callinico di Cernica
Qui non si può parlare di 'iconostasi'
nemmeno con la più liberale delle interpretazioni, ma la soluzione
merita comunque un complimento per aver sistemato icone in tutti i posti
possibili, inclusa la pala d'altare, i frontali delle porte laterali, e
perfino... le canne dell'organo!
Voghera (PV) - sant'Eutimio
Abbiamo visto più volte i proskinitaria
prendere il posto di un'iconostasi, ma qui abbiamo modelli molto
massicci e affiancati, che conferiscono all'iconostasi provvisoria un
senso di solidità e di tridimensionalità. Interessante anche l'idea
dell'icona della Santa Cena appesa a una delle sbarre trasversali della
chiesa.
EPILOGO
Qui termina il nostro viaggio attraverso
le iconostasi ortodosse in Italia. Come per tutti i giri turistici,
siamo profondamente coscienti di avere appena scalfito la superficie
della materia, e abbiamo deliberatamente parlato poco di diversi
aspetti, per non impegolarci in problemi ancor più intricati. Lo
spieghiamo con un solo esempio: abbiamo evitato di parlare del
posizionamento delle icone patronali (che nella tradizione greca sono a
sinistra dell'icona regale della Madre di Dio, mentre nella tradizione
russa e romena sono a destra dell'icona regale del Pantocratore), che
pure sarebbe un fortissimo elemento identificativo della dedicazione di
una chiesa. Infatti, in Italia la Sacra Arcidiocesi d'Italia e di Malta
ha operato la scelta di far posizionare le icone patronali secondo la
prassi greca anche nelle chiese apertamente ispirate a modelli ucraini,
moldavi e romeni. La scelta è del tutto legittima, ma induce in
confusione chiunque valuta una chiesa partendo dalla provenienza e
dall'ambientazione delle sue icone. Pertanto, non abbiamo esaminato le
icone patronali per non essere costretti a fare distinzioni
giurisdizionali come eccezioni alle tradizioni che hanno ispirato alcune
iconostasi.
Va aggiunto che ormai il campo delle
iconostasi ortodosse in Italia è in continuo aumento, e non può più
essere ricoperto con facilità da un singolo osservatore. Occorre che si
facciano avanti ricercatori competenti, desiderosi di approfondire
singole storie e singole tipologie, senza dimenticare di gettare di
tanto in tanto un rapido sguardo a tutto l'insieme. Se il nostro sforzo
di descrizione generale potrà ispirare tali ricercatori ad andare avanti
nei loro progetti, ne saremo particolarmente soddisfatti. |