
Parrocchia Ortodossa - San Arsenio di Cappadocia - Altomonte (CS - Italia))
mercoledì 23 dicembre 2009
giovedì 17 dicembre 2009
Piena solidarietà alle mamme di Acquaformosa

Tema:
Nel pomeriggio il parroco della chiesa cattolica, come fa da qualche tempo, riunisce il popolo cristiano del paese per discutere e conversare di problemi vari. Sembra che qualche fedele abbia riferito nel corso della riunione che presso la nostra Chiesa c’era un nutrito numero di persone ad assistere alla Divina Liturgia e che qualcuno abbia sostenuto che c’erano più fedeli presso la Chiesa Ortodossa che quella parrocchiale. Furbescamente il parroco ha interrogato i fedeli presenti chiedendo l’identità di chi frequenta la Parrocchia ortodossa, i quali candidamente hanno fatto nomi e cognomi.
Svolgimento:
Da questo stato di cose e di avvenimenti, il parroco, intelligentemente, non si è permesso di alzare la voce, perché è cosciente che la Chiesa Parrocchiale Ortodossa, essendo parte integrante del grande Patriarcato Ortodosso di Mosca, è legittimamente autorizzata, nell’ambito del territorio italiano, di aprire Chiese, Parrocchie, Missioni o Cappelle, per espletare la sua funzione ecclesiale.
Articolo 8 della Costituzione Italiana: “Tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge.
Le confessioni religiose diverse dalla cattolica hanno diritto di organizzarsi secondo i propri statuti, in quanto non contrastino con l'ordinamento giuridico italiano. I loro rapporti con lo Stato sono regolati per legge sulla base di intese con le relative rappresentanze."
Quindi tutti i cittadini italiani, io parlo di cittadini italiani, nati cresciuti e dimoranti nel territorio italiano e in particolare in quello di Acquaformosa, sono liberi di seguire la propria coscienza anche nella scelta di frequentare sporadicamente la Chiesa che ritengono più opportuno. La libertà è una prerogativa del cittadino dal punto di vista giuridico, la libertà dal punto di vista Cristiano è qualcosa di più sublime.
Cristo con la sua venuta, ‘quando venne la pienezza dei tempi’, ci ha ridato quella libertà che il principe di questo mondo, nel corso dei millenni ci aveva tolto.
E questa libertà, per l’umanità , è diventata la presa di coscienza del suo essere “Creatura di Dio” e recuperare la sua dimensione divina.
I fedeli, che una volta al mese frequentano la Chiesa Parrocchiale Ortodossa, sanno molto bene e possono anche testimoniarlo, che il Parroco ortodosso non ha mai, dico mai, sparlato contro la consorella parrocchia cattolica del paese; ha spiegato solamente la differenza, anzi le differenze che intercorrono tra le due strutture ecclesiali.
Era doveroso che i fedeli comprendessero le diversità e le uguaglianze, le analizzassero e di conseguenza recepissero le spiegazioni, fatte sempre in modo garbato, semplice e sintetico. Se quindi i fedeli hanno continuato a seguire la Liturgia presso la Chiesa Ortodossa, vuol dir che nessuno ha coartato pesantemente e diabolicamente la loro coscienza. Io mi chiedo, come mai nessuno si strappa le vesti se in paese aumentano i seguaci dei Testimoni di Geova (e ce ne sono veramente tanti), mentre si fanno fuoco e fiamme per denigrare una Chiesa canonica, con cui Roma intrattiene rapporti di stima e fratellanza ed è sicuramente la Chiesa ortodossa più potente della terra e cercare con grida e schiamazzi, inopportuni, di intimorire un popolo libero e cosciente come quello di Acquaformosa che innegabilmente non ha bisogno di essere ammonito da chi con la realtà italo-albanese, la sua storia, le sue tradizioni politiche e religiose non ha nulla da spartire in quanto nato a migliaia e migliaia di km lontano, parla una lingua diversa dalla nostra, ed è stato catapultato nel nostro comune per grazia ricevuta?
Assurdo !!!!!!!
Ora, noi Arbresh, nonostante nel nostro trascorso passato abbiamo dovuto subire umiliazioni da parte di potenti e signorotti ignoranti, quando pensavamo che potevamo avere una vita tranquilla e pacifica, in pieno secondo millennio, ecco che all’orizzonte spuntano nubi nere come la pece, impersonificate attualmente da chi, solamente perché indossa una veste nera e porta un colletto bianco, si arroga il diritto di umiliare le nostre madri di famiglia, le quali mentre cercano una parola di conforto, ricevono invece una bastonata tra i denti.
Vergogna !!!
Invece di prendere esempio da queste sante donne, le quali con tanti sacrifici portano avanti la propria famiglia e l’educazione dei propri figli, che si dannano per far quadrare i bilanci familiari causa recessione e crisi, che almeno la domenica si ritagliano un orario per seguire la Divina Liturgia e per avvicinarsi al Signore, succede il contrario, ricevono umiliazioni e mortificazioni da chi potrebbe essere certamente loro figlio.
Mai nel passato è successo una cosa del genere, mai il nostro compianto parroco P. Vincenzo Matrangolo, di felice memoria, si è permesso di sgridare il suo gregge, mai ha alzato la voce contro il suo popolo ed in special modo contro le madri di Acquaformosa.
Ed ecco che invece di trovare grazia, le nostre mamme trovano giustizia.
Per questi motivi si alza con forza e senza tentennamenti, la voce di un figlio della Terra di Acquaformosa, che voi conoscete molto bene perché di lui sapete vita e miracoli, Prete Ortodosso come i nostri Avi per primi venuti in Italia, che dopo attenta analisi e tanto studio è ritornato alla Fede dei nostri Santi e Martiri Padri, il quale consiglia ai fedeli di Acquaformosa:
“ Sorelle e Fratelli, non abbiate paura, non intimoritevi, non preoccupatevi, non angustiatevi, non addoloratevi, ricordatevi che nessuno, dico nessuno, può costringervi ed obbligarvi ad agire contro la vostra volontà. Siate coscienti delle vostre azioni e delle vostre scelte, perché solo di uno dobbiamo avere timore, e questi è Gesù Cristo, Figlio di Dio, Seconda Persona della Santissima Trinità. Quando e quanto vorrete venire presso la nostra e vostra Chiesa, quella Ortodossa, la porta la troverete sempre aperta e nessuno sarà dietro questa porta ad angustiarvi e tormentarvi. Anzi ci sarà sempre il Parroco a ringraziarvi e ricevervi con il sorriso e la riverenza che vi meritate."
La vostra libertà di scelta sarà la sua libertà ed il suo orgoglio di darvi il benvenuto.
Per questo vi aspetta sempre più numerosi presso la Chiesa di Santa Caterina Megalomartire ogni qualvolta ci sarà la celebrazione della Divina Liturgia.
Grazie Mamme, siete il perno della società Acquaformositana.
martedì 1 dicembre 2009
Divina Liturgia mensile ad Acquaformosa (CS)


Cari Fedeli:
Vi annuncio che Domenica 13 Dicembre 2009, presso la Chiesa Ortodossa Italo-Albanese
di Santa Caterina M. ad Acquaformosa (CS), in Via Garibaldi, 64 con inizio alle ore 10.00
celebreremo la Divina Liturgia mensile.
Vi aspetto, numerosi come sempre, per cantare le lodi al Signore.
mercoledì 11 novembre 2009
da Il Fatto Quotidiano n°38 del 5 novembre 2009 - Marco Travaglio
5 novembre 2009
Dipendesse da me, il crocifisso resterebbe appeso nelle scuole. E non per le penose ragioni accampate da politici e tromboni di destra, centro, sinistra e persino dal Vaticano. Anzi, se fosse per quelle, lo leverei anch’io. Fa ridere Feltri quando, con ignoranza sesquipedale, accusa i giudici di Strasburgo di “combattere il crocifisso anziché occuparsi di lotta alla droga e all’immigrazione selvaggia”: non sa che la Corte può occuparsi soltanto dei ricorsi degli Stati e dei cittadini per le presunte violazioni della Convenzione sui diritti dell’uomo. Fa tristezza Bersani che parla di “simbolo inoffensivo”, come dire: è una statuetta che non fa male a nessuno, lasciatela lì appesa, guardate altrove. Fa ribrezzo Berlusconi, il massone puttaniere che ieri pontificava di “radici cattoliche”. Fanno schifo i leghisti che a giorni alterni impugnano la spada delle Crociate e poi si dedicano ai riti pagani del Dio Po e ai matrimoni celtici con inni a Odino. Fa pena la cosiddetta ministra Gelmini che difende “il simbolo della nostra tradizione” contro i “genitori ideologizzati” e la “Corte europea ideologizzata” tirando in ballo “la Costituzione che riconosce valore particolare alla religione cattolica”. La racconti giusta: la Costituzione non dice un bel nulla sul crocifisso, che non è previsto da alcuna legge, ma solo dal regolamento ministeriale sugli “arredi scolastici”. Alla stregua di cattedre, banchi, lavagne, gessetti, cancellini e ramazze. Se dobbiamo difendere il crocifisso come “arredo”, tanto vale staccarlo subito. Gesù in croce non è nemmeno il simbolo di una “tradizione” (come Santa Klaus o la zucca di Halloween) o della presunta “civiltà ebraico-cristiana” (furbesco gingillo dei Pera, dei Ferrara e altri ateoclericali che poi non dicono una parola sulle leggi razziali contro i bambini rom e sui profughi respinti in alto mare). Gesù Cristo è un fatto storico e una persona reale, morta ammazzata dopo indicibili torture, pur potendosi agevolmente salvare con qualche parola ambigua, accomodante, politichese, paracula. È, da duemila anni, uno “scandalo” sia per chi crede alla resurrezione, sia per chi si ferma al dato storico della crocifissione. L’immagine vivente di libertà e umanità, di sofferenza e speranza, di resistenza inerme all’ingiustizia, ma soprattutto di laicità (“date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio”) e gratuità (“Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno”). Gratuità: la parola più scandalosa per questi tempi dominati dagli interessi, dove tutto è in vendita e troppi sono all’asta. Gesù Cristo è riconosciuto non solo dai cristiani, ma anche dagli ebrei e dai musulmani, come un grande profeta. Infatti fu proprio l’ideologia più pagana della storia, il nazismo – l’ha ricordato Antonio Socci - a scatenare la guerra ai crocifissi. È significativo che oggi nessun politico né la Chiesa riescano a trovare le parole giuste per raccontarlo. Eppure basta prendere a prestito il lessico familiare di Natalia Ginzburg, ebrea e atea, che negli anni Ottanta scrisse: “Il crocifisso non genera nessuna discriminazione. Tace. È l’immagine della rivoluzione cristiana, che ha sparso per il mondo l’idea dell’uguaglianza fra gli uomini fino ad allora assente… Perché mai dovrebbero sentirsene offesi gli scolari ebrei? Cristo non era forse un ebreo e un perseguitato morto nel martirio come milioni di ebrei nei lager? Nessuno prima di lui aveva mai detto che gli uomini sono tutti uguali e fratelli. A me sembra un bene che i bambini, i ragazzi lo sappiano fin dai banchi di scuola”. Basterebbe raccontarlo a tanti ignorantissimi genitori, insegnanti, ragazzi: e nessuno – ateo, cristiano, islamico, ebreo, buddista che sia - si sentirebbe minimamente offeso dal crocifisso. Ma, all’uscita della sentenza europea, nessun uomo di Chiesa è riuscito a farlo. Forse la gerarchia è troppo occupata a fare spot per l’8 per mille, a batter cassa per le scuole private e le esenzioni fiscali, a combattere Dan Brown e Halloween, e le manca il tempo per quell’uomo in croce. Anzi, le mancano proprio le parole. Oggi i peggiori nemici del crocifisso sono proprio i chierici. E i clericali.
martedì 3 novembre 2009
Dal sito cattolio: Zenit.org - Pima reazione del vaticano
Il Vaticano: negando il crocifisso nelle scuole si disconosce il ruolo del cristianesimo
CITTA' DEL VATICANO, martedì, 3 novembre 2009 (ZENIT.org).- La sentenza della Corte europea che definisce la presenza del crocifisso nelle aule scolastiche italiane una violazione della libertà di religione degli alunni "è stata accolta in Vaticano con stupore e rammarico". E' quanto ha affermato padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa vaticana, parlando alla "Radio Vaticana" e al TG1.
"Il Crocifisso è stato sempre un segno di offerta di amore di Dio e di unione e accoglienza per tutta l'umanità - ha ricordato -. Dispiace che venga considerato come un segno di divisione, di esclusione o di limitazione della libertà. Non è questo, e non lo è nel sentire comune della nostra gente".
"In particolare, è grave voler emarginare dal mondo educativo un segno fondamentale dell'importanza dei valori religiosi nella storia e nella cultura italiana", ha rilevato.
Per padre Lombardi, "la religione dà un contributo prezioso per la formazione e la crescita morale delle persone, ed è una componente essenziale della nostra civiltà". Per questo motivo, "è sbagliato e miope volerla escludere dalla realtà educativa".
"Stupisce poi che una Corte europea intervenga pesantemente in una materia molto profondamente legata alla identità storica, culturale, spirituale del popolo italiano", ha aggiunto.
"Non è per questa via che si viene attratti ad amare e condividere di più l'idea europea, che come cattolici italiani abbiamo fortemente sostenuto fin dalle sue origini".
"Sembra che si voglia disconoscere il ruolo del cristianesimo nella formazione dell'identità europea, che invece è stato e rimane essenziale", ha concluso il portavoce vaticano.
Il cristianesimo sotto attacco dal principe di questo mondo.
Ecco che il Simbolo dei Simboli viene criticato perchè si dice che è "una violazione alla libertà di religione degli alunni".
Il Cristianesimo minato dalle sue radici, il nostro Credo messo alla berlina da chi pretende, venendo nei nostri paesi da nazioni fondamentaliste non cristiane, di dettare la loro legge disprezzando ciò che ancora di buono abbiamo: la fede in Cristo.
E noi che ci chiamiamo cristiani, noi che professiamo la vera ed unica Fede, quella rivelataci direttamente dal Creatore di tutte le cose, come reaggiamo a questi soprusi, prepotenze ed angherie? Ci chiudiamo nel nostro guscio ed accettiamo supinamente le violenze di una minoranza ignorante, prevaricatrice e maligna.
Fratelli, sorelle, credenti nella Vera Fede, ribelliamoci e lottiamo aspramente contro il demonio che si annida e fiorisce tutto intorno a noi; armiamoci con le armi che il Signore stesso ci ha lasciate al momento della sua salita in cielo e combattiamo con tutte le nostre forze questa guerra dichiarata, la quale giorno dopo giorno, sentenza dopo sentenza debilita il nostro Credere nel Padre, nel Figlio e nel Santo Spirito.
Non dobbiamo avere paura di esprimere la nostra Fede e come i Santi Martiri, risultare vincitori contro il male.
(P. Giovanni Capparelli - Prete ed ortodosso)
No a crocifisso in classe Strasburgo: lede libertà
STRASBURGO - La presenza dei crocifissi nelle aule scolastiche costituisce "una violazione dei genitori ad educare i figli secondo le loro convinzioni" e una violazione alla "libertà di religione degli alunni". E' quanto ha stabilito oggi la Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo nella sentenza su un ricorso presentato da una cittadina italiana.Il caso era stato sollevato da Soile Lautsi, cittadina italiana originaria della Finlandia, che nel 2002 aveva chiesto all'istituto statale "Vittorino da Feltre" di Abano Terme (Padova), frequentato dai suoi due figli, di togliere i crocefissi dalle aule. A nulla, in precedenza, erano valsi i suoi ricorsi davanti ai tribunali in Italia. Ora i giudici di Strasburgo le hanno dato ragione.La sentenza emessa oggi dalla Corte europea dei diritti dell'uomo sul ricorso presentato da Soile Lautsi, cittadina italiana di origine finlandese, contro l'esposizione dei crocefissi nelle scuole ha previsto che il governo italiano dovrà pagare alla donna un risarcimento di cinquemila euro per danni morali. La sentenza, rende noto l'ufficio stampa della Corte, è la prima in assoluto in materia di esposizione dei simboli religiosi nelle aule scolastiche.Il governo italiano ricorrera' contro la sentenza emessa oggi dalla Corte europea dei diritti dell'uomo relativa al caso dei crocifissi nelle aule scolastiche. Lo ha dichiarato all'ANSA il giudice Nicola Lettieri, che difende l'Italia davanti alla Corte di Strasburgo. Se la Corte accoglierà il ricorso del governo italiano, il caso verrà ridiscusso nella Grande Camera. Qualora il ricorso del governo non dovesse essere accolto, la sentenza emessa oggi diverrà definitiva tra tre mesi, e allora spetterà al Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa decidere, entro sei mesi, quali azioni il governo italiano deve prendere per non incorrere in ulteriori violazioni legate alla presenza dei crocifissi nelle aule scolastiche."Per noi è una novità. Prenderemo visione della sentenza poi la scuola prenderà una decisione": questa la posizione espressa dalla dirigenza della scuola media "Vittorino da Feltre", ad Abano Terme (Padova), di fronte al pronunciamento della Corte europea dei diritti dell'uomo sulla vicenda dei crocifissi nelle classi. Una questione sollevata nel 2002 da Soile Lautsi, una donna finlandese ma residente e sposata in Italia da una ventina d'anni, i cui figli frequentavano all'epoca l'istituto padovano. "Chiaramente - dicono ancora dalla scuola - i figli della signora non sono più qui. Speriamo che adesso siano all'Università. In ogni caso abbiamo tenuto sempre ferma la disponibilità alle decisioni di legge che sono state prese sulla vicenda sollevata dalla madre degli alunni". Un iter giudiziario che il consiglio di Stato nel 2006 aveva in qualche modo chiuso con una sentenza che indicava il valore di simbolo del crocifisso anche su un piano di valori civili.
NO COMMENT DAL VATICANO, PER LA CEI DECISIONE 'IRRESPONSABILE'
Il Vaticano vuole leggere la motivazione, prima di pronunciarsi sulla sentenza oggi della Corte europea di Strasburgo che ha condannato la presenza dei crocifissi nelle aule come una "violazione" delle convinzioni religiose dei genitori. "Credo che ci voglia una riflessione, prima di commentare", ha detto padre Federico Lombardi, portavoce della Santa Sede, durante una conferenza stampa per presentare un prossimo convegno sull'immigrazione. Anche mons. Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio consiglio della pastorale per i migranti, presente in conferenza stampa, si è unito alla linea di padre Federico Lombardi. "Preferisco non parlare della questione del crocifisso perché sono cose che mi danno molto fastidio", ha detto di fronte alle insistenze dei giornalisti. Prima di commentare la sentenza della corte di Strasburgo, mons. Veglio' ha premesso che ''e' una fortuna vivere in un mondo multiculturale'' e che la convivenza tra diverse religioni ''e' una ricchezza''. Tuttavia a proposito del 'no' europeo al crocifisso nelle aule italiane il presule ha ribadito che la sentenza ''e' un po' forte'' e lo infastidisce perche' ''l'identita' nostra bisogna pure conservarla''. Pur affermando di rispettare comunque le decisioni della giustizia, ha aggiunto di sperare che si trovi una soluzione per preservare la cultura di un Paese.Il crocifisso rappresenta "una dimensione anche di peso culturale ed educativo che è davvero irresponsabile voler cancellare". Lo ha affermato in un'intervista alla Radio Vaticana, mons. Vincenzo Paglia, responsabile della commissione Cei per il dialogo interculturale, commentando la sentenza della Corte europea di Strasburgo.
GELMINI, RAPPRESENTA TRADIZIONI"
La presenza del crocifisso in classe non significa adesione al cattolicesimo ma è un simbolo della nostra tradizione". Lo ha affermato il ministro dell'istruzione Mariastella Gelmini in relazione alla sentenza della Corte Europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo sulla presenza del crocifisso nelle classi.
CORO DI NO DAL CENTRODESTRA"
In attesa di conoscere le motivazioni attraverso le quali la Corte di Strasburgo ha deciso che i crocifissi offenderebbero la sensibilità dei non cristiani, non posso che schierarmi con tutti coloro, credenti e non, religiosi e non, cristiani e non, che si sentono offesi da una sentenza astratta e fintamente democratica". Così il ministro delle politiche agricole alimentari e forestali Luca Zaia interviene in merito alla notizia della sentenza della Corte europea dei diritti dell'Uomo di Strasburgo sui crocefissi nelle scuole. "Chi offende i sentimenti dei popoli europei nati dal cristianesimo è senza dubbio la Corte di Strasburgo. Senza identità non ci sono popoli, e senza cristianesimo non ci sarebbe l'Europa. Che destino paradossale: proprio coloro che dovrebbero tutelare il senso comune si danno da fare per scardinare la nostra civiltà. Si vergognino!".''Trovo assurda e gravissima la sentenza della Corte di Strasburgo contro la presenza del crocefisso nelle scuole italiane. Gia' il Tar ed il Consiglio di Stato si erano pronunciati sulla vicenda rigettando le richieste della cittadina finlandese e dichiarando che: 'il crocifisso e' il simbolo della storia e della cultura italiana, e di conseguenza dell'identita' del Paese, ed e' il simbolo dei principi di eguaglianza, liberta' e tolleranza e del secolarismo dello Stato.' Un pronunciamento ineccepibile che viene completamente sovvertito dalla Corte europea''. E' quanto dice Gabriella Carlucci, vice Presidente della Commissione Bicamerale per l'Infanzia. ''Ancora una volta un organismo europeo, entra a gamba tesa nelle questioni interne del nostro Paese, calpestando valori e principi su cui si fondano la nostra societa', la nostra cultura, la nostra identita'. Lo Stato italiano deve opporsi in giudizio a questo pericolosissimo precedente'', conclude.''La Corte europea dei diritti dell'uomo, con questa sentenza, ha calpestato i nostri diritti, la nostra cultura, la nostra storia, le nostre tradizioni e i nostri valori. In ogni caso, i crocifissi da noi resteranno sulle pareti delle nostre scuole, dove sono sempre stati, cosi' come continueremo ad avere i presepi o a festeggiare il Natale. Perche' siamo orgogliosi di questi nostri simboli e del loro significato e perche' fanno parte di ognuno di noi''. Lo afferma Roberto Calderoli, ministro per la Semplificazione Legislativa commentando la sentenza della Corte europea di Strasburgo.
CASINI, CONSEGUENZA PAVIDITA' UE
"La scelta della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo di bocciare la presenza del crocifisso nelle scuole è la prima conseguenza della pavidità dei governanti europei, che si sono rifiutati di menzionare le radici cristiane nella Costituzione Europea". Lo afferma il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini in un'intervista al Tg2. "Comunque, nessun crocifisso nelle aule scolastiche ha mai violato la nostra libertà religiosa, né la crescita e la libera professione delle fedi religiose. Quel simbolo - conclude - è un patrimonio civile di tutti gli italiani, perché è il segno dell'identità cristiana dell'Italia e anche dell'Europa".
MURA (IDV), ADEGUARE SCUOLA A SOCIETA' MULTIETNICA"
La sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo può legittimamente suscitare reazioni di segno profondamente diverso motivate da un lato dalla tradizione, dalla storia e dalla cultura del nostro paese, dall'altro invece da una sentenza, approvata all'unanimità, da un autorevole tribunale europeo. Ma la cosa più sbagliata che si può fare è quella di dar vita ad una accesa battaglia tra chi vuole il crocifisso nelle aule e chi non lo vuole, perché non è questo il vero problema da risolvere nella scuola italiana". Lo dichiara Silvana Mura, deputata di Idv. "La questione fondamentale invece riguarda una scuola destinata ad avere studenti che sempre di più saranno di etnie e culture diverse. L'offesa nei confronti di studenti di religioni diverse da quella cattolica non credo sia rappresentata tanto da un crocifisso appeso al muro, ma piuttosto da programmi che non si pongano il problema di conciliare le caratteristiche fondamentali che l'insegnamento di stato deve avere con la nuova realtà multiculturale e multietnica che in futuro sarà rappresentata dagli studenti della scuola italiana", conclude.
FRANCO (PD), E' RISPETTO LIBERTA' RELIGIOSA"
Il crocifisso non è e non può essere considerato unicamente espressione delle tradizioni italiane, come sostiene il ministro Gelmini, a meno di non voler svalutare questo simbolo religioso. Certo, fa parte della nostra storia. Ma di fronte a questa sentenza è chiaro che occorre riflettere sui modi migliori di promuovere la convivenza civile tra la molteciplicità di culture e religioni che caratterizzano attualmente la popolazione che vive in Italia". Lo dice la senatrice Vittoria Franco, responsabile nazionale Pari Opportunità del Pd. "Invece di arroccarsi nella difesa e nella conservazione - prosegue Vittoria Franco - la vera riflessione da promuovere è come arrivare a favorire ancora meglio, nelle nostre scuole che ospitano da tempo bambini portatori di molteplici culture e religioni, la convivenza pacifica e il rispetto. Mi sorprende dunque il ministro Gelmini, che si preoccupa delle tradizioni anziché pensare al fatto che le classi italiane sono multietniche da tempo. La Corte europea - ha concluso Vittoria Franco - ha semplicemente richiesto allo Stato italiano il rispetto della libertà religiosa e non mi pare che questo sia in contrasto con la nostra Costituzione come sostiene il ministro Gelmini".
Governo di Strasburgo: VERGOGNATI !!!!!
DA: LA REPUBBLICA.IT
La Corte europea dei diritti dell'uomo ha dato ragione ad una cittadina italiana che nel 2002 aveva chiesto all'istituto frequentato dai figli di togliere il simbolo.
Strasburgo, no al crocifisso in aula. Il governo annuncia il ricorso
Il ministro Gelmini attacca: "La Corte europea offende le nostre tradizioni"
STRASBURGO - La presenza dei crocifissi nelle aule scolastiche è "una violazione della libertà dei genitori ad educare i figli secondo le loro convinzioni e della libertà di religione degli alunni". E' quanto ha stabilito oggi la Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo nella sentenza su un'istanza presentata da una cittadina italiana. Ma il governo italiano annuncia il ricorso contro la decisione di Strasburgo. In caso di accoglimento, il caso verrà ridiscusso nella Grande Camera. Altrimenti la sentenza diventerà definitiva tra tre mesi. Durissime le prime reazioni, soprattutto nel centrodestra tra i cattolici. A partire dal ministro Gelmini che parla di tradizioni italiane offese.
Risarcimento per la donna che ha denunciato.
Il caso era stato sollevato da Soile Lautsi, cittadina italiana originaria della Finlandia, che nel 2002 aveva chiesto all'istituto statale "Vittorino da Feltre" di Abano Terme, in provincia di Padova, frequentato dai suoi due figli, di togliere i crocifissi dalle aule. A nulla, in precedenza, erano valsi i suoi ricorsi davanti ai tribunali in Italia. Ora i giudici di Strasburgo le hanno dato ragione, stabilendo inoltre che il governo italiano debba pagare alla donna un risarcimento di cinquemila euro per danni morali. La sentenza è la prima in assoluto in materia di esposizione dei simboli religiosi nelle aule scolastiche.
La decisione della Corte europea.
I sette giudici della Corte europea hanno sentenziato che la presenza dei crocifissi nelle aule può facilmente essere interpretata dai ragazzi di ogni età come un evidente "segno religioso" e, dunque, potrebbe condizionarli. E se questo condizionamento può essere di "incoraggiamento" per i bambini già cattolici, può invece "disturbare" quelli di altre religioni, in particolare se appartengono a "minoranze religiose" o gli atei.
Le reazioni.
In attesa che vengano depositate le motivazioni della sentenza, arriva la prima levata di scudi da parte del ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini: "La presenza del crocifisso in classe non significa adesione al cattolicesimo, ma è un simbolo della nostra tradizione". Poi l'affondo a Strasburgo: "Nessuno, nemmeno qualche corte europea ideologizzata, riuscirà a cancellare la nostra identità". Sulla stessa linea il ministro per le Politiche agricole Luca Zaia: "Non posso che schierarmi con tutti coloro, credenti e non, religiosi e non, cristiani e non, che si sentono offesi da una sentenza astratta e fintamente democratica". Per il leader del'Udc Rocco Buttiglione si tratta di "una decisione aberrante da respingere con fermezza". Il sindaco di Roma Gianni Alemanno si dice "estererrefatto per una sentenza che considero folle". E' cauta, invece, la reazione del Vaticano: "Credo che ci voglia una riflessione, prima di commentare", ha detto padre Federico Lombardi, portavoce della Santa Sede. Esprime soddisfazione il presidente dell'Unione musulmani d'Italia Adel Smith, protagonista, qualche anno fa, di un episodio analogo a quello della donna finlandese: "Una sentenza così era inevitabile, perché in uno Stato che si definisce laico non si possono opprimere tutte le altre religioni esibendo un simbolo di una determinata confessione".
I precedenti in Italia e Spagna.
L'ultimo round dell'annosa polemica sui crocifissi a scuola si era chiuso a febbraio, con una sentenza della Cassazione. In quell'occasione la Corte aveva annullato una condanna per interruzione di pubblico ufficio nei confronti del giudice Luigi Tosti, che aveva rifiutato di celebrare udienze in un'alula dove era affisso un crocifisso. La questione non coinvolge solo il nostro Paese. Duri scontri tra Stato e vescovi sono avvenuti anche in Spagna nel novembre dello scorso anno, in seguito a una decisione di un giudice di Valladolid di far rimuovere tutti i simboli cattolici da una scuola.
(3 novembre 2009)